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Volume 27, capitolo 4 "Spirito di ricerca", puntate 21-38 - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 13:28

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Volume 27, capitolo 4 “Spirito di ricerca”, puntate 21-38

È importante non smettere mai di sfidarsi, non accontentarsi di come siamo adesso, bensì coltivare l’atteggiamento di elevare se stessi come esseri umani e avanzare sempre. Coltivando questo spirito vedrete scaturire idee di ogni genere

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È importante non smettere mai di sfidarsi, non accontentarsi di come siamo adesso, bensì coltivare l’atteggiamento di elevare se stessi come esseri umani e avanzare sempre. Coltivando questo spirito vedrete scaturire idee di ogni genere

Nella narrazione, l’autore, Daisaku Ikeda, rappresenta se stesso con lo pseudonimo Shin’ichi Yamamoto

[21] Shin’ichi proseguì: «Non solo tra maestro e discepolo, ma anche tra compagni di fede, in una coppia o tra fratelli, quando si condividono sia i momenti di gioia che quelli di sofferenza, si rafforza l’unità tra esseri umani e si sprigiona una meravigliosa luce spirituale. Questo è il fattore principale della forza dell’unità che caratterizza la Soka Gakkai.
Nelle attività per kosen-rufu a volte ci troviamo ad affrontare problematiche dolorose che nella vita si rivelano dei momenti cruciali. In quelle occasioni i compagni di fede che hanno saputo stringere i denti e incoraggiarsi l’un l’altro a impegnarsi fino in fondo, a non mollare mai tenendo alto il vessillo della vittoria, hanno costruito forti legami e coltivato amicizie eterne.
Tra i nostri amici molti sono afflitti da preoccupazioni di ogni tipo, soffrono a causa di malattie, di problemi economici o discordie familiari. Ci sono anche persone che sono state abbandonate dai loro familiari e parenti. Noi abbiamo la missione di prestare ascolto alle sofferenze e ai problemi dei nostri amici, desiderare la loro felicità e trasmettere il Buddismo del Daishonin.
È proprio così che abbiamo continuato ad agire nella realtà. A volte piangendo insieme, a volte leggendo il Gosho o pregando insieme, continuando tenacemente a dialogare per incoraggiarli.
Attraverso questi sforzi, molti sono riusciti a rialzarsi grazie alla fede e a superare le proprie sofferenze, mentre chi ha incoraggiato gli amici condividendo i momenti dolorosi, ha potuto assaporare insieme a loro anche la gioia conquistata superando quelle sofferenze e rafforzare la convinzione nel potere della fede prendendo coscienza dei grandi benefici ottenuti.
Per queste persone che sono state aiutate nei momenti più bui e dolorosi, i compagni che hanno fatto proprio il loro dolore sostenendoli e incoraggiandoli, sono diventati degli amici insostituibili, persone verso cui avranno per tutta la vita un’enorme gratitudine. Il patrimonio più prezioso che noi esseri umani possiamo accumulare in questa esistenza è l’esperienza degli incoraggiamenti offerti a persone con cui condividiamo i momenti più difficili, risvegliando la loro fede.
Diventiamo individui di cui decine, centinaia di persone possano dire: “Non potrò mai dimenticare come mi sono stati vicini nel dolore e hanno pregato per me”, oppure: “La felicità che provo oggi, la devo a loro”. Non esiste gioia più grande per un essere umano. Persone come queste sono i più nobili campioni di umanità. Un insieme di persone unite tra loro grazie alle guide personali, questa è la Soka Gakkai».

[22] Tutti i presenti fissavano Shin’ichi con espressioni serie e i loro occhi riflettevano il loro spirito di ricerca mentre ascoltavano il maestro. Shin’ichi percorreva con lo sguardo la sala e osservava i volti dei molti compagni che avevano lottato con lui in gioventù. Tutti avevano delle rughe in fronte e qualche filo bianco tra i capelli.
Gli venne in mente di parlare sul tema della salute. «Vorrei dire una cosa, in particolare a tutti voi della Divisione uomini: prendetevi molta cura della vostra salute. Una volta passati nella Divisione uomini, soprattutto dopo i cinquanta, sessanta anni, anche se vi sentite ancora giovani nello spirito, fisicamente siete cambiati. Pensate quindi alla salute come alla prima cosa di cui prendervi cura. Decidete di rafforzarvi per kosen-rufu e rivolgete al Gohonzon una forte preghiera con questa determinazione. Desidero che tutti voi continuiate a rimanere in buona salute per sostenere e proteggere i numerosi membri che sono Bodhisattva della Terra, e per dimostrare la grandezza del ­Buddismo del Daishonin. Desidero che viviate appieno i vostri giorni tenendo sotto controllo la vostra condizione fisica e godendovi la vita. Ci sono momenti in cui ci sentiamo un po’ stanchi e invece di riposarci subito per riacquistare le forze, diciamo a noi stessi: “Tanto ho una forte fede, quindi non c’è nessun problema”, e finiamo per sforzarci eccessivamente. È un atteggiamento che denota in qualche modo la voglia, insita nel nostro cuore, di farci notare; è un sintomo di vanità. In questo modo non faremo che accumulare stanchezza, e magari dopo sei mesi, un anno, potremmo anche ammalarci. Prendiamo l’esempio di una persona con la pressione alta: non dovrebbe pensare che è una cosa che si guarisce con la fede e che non ci sia bisogno di andare dal medico. Dovrebbe anzi consultare tempestivamente un medico, seguire le sue raccomandazioni e impegnarsi a tenere sotto controllo la sua salute. Ovviamente la preghiera è fondamentale. Se le nostre azioni sono basate sulla preghiera, il medico assumerà la funzione di una potente divinità protettrice. Potranno esserci momenti in cui, quando siamo veramente esausti, basterà recitare tre volte Nam-myoho-renge-kyo. Se ci riposiamo appena avvertiamo la stanchezza, riprenderemo velocemente le nostre forze. Eviteremo così di far soffrire i nostri familiari e tranquillizzeremo i nostri compagni di fede. Essere buddisti significa vivere creando valore, sviluppando la nostra saggezza».

[23] Nichiren Daishonin afferma: «Il saggio si può definire umano, ma gli sconsiderati non sono altro che animali» (I tre tipi di tesori, RSND, 1, 756). Per vivere una vita degna di un essere umano e promuovere kosen-rufu è necessaria la saggezza.
Non dimentichiamo che “Soka” significa “creazione di valore”. I membri della Gakkai dovrebbero quindi sviluppare ogni giorno l’inventiva, l’originalità per vivere un’esistenza ricca di valore.
Shin’ichi parlò poi della fede come base per realizzare una famiglia armoniosa, presentando l­’esperienza di una responsabile delle donne il cui marito, che per tanti anni non si era interessato alla pratica, iniziò a recitare Daimoku quando fu colpito da una malattia.
«Se un praticante prega con serietà, un giorno anche i suoi familiari che non praticano si dedicheranno con impegno alla pratica buddista. Non c’è bisogno di essere impazienti. La cosa migliore, ovviamente, sarebbe che tutti i familiari praticassero con una fede forte e salda, ma ci sono casi in cui pratica solo uno dei coniugi, oppure solo una persona in famiglia si impegna nella pratica buddista. Potranno esserci dei responsabili i cui figli non si impegnano seriamente nella pratica, e alcuni di loro tenderanno a sentirsi in qualche modo a disagio pensando che per un ­responsabile sia una situazione di cui vergognarsi, e non sapranno come giustificarsi di fronte agli altri. Magari ci saranno anche delle persone che li giudicano severamente considerando le loro circostanze non appropriate per dei responsabili. Ma non bisogna arrendersi, non c’è alcun motivo di vergognarsi. Ogni cosa ha un profondo significato. L’importante è continuare a pregare con forza ogni giorno e sforzarsi con serietà affinché i propri figli possano praticare e diventare felici. Il vero problema si manifesta se, a causa dei figli che non praticano, perdiamo la nostra convinzione, ci scoraggiamo e sentiamo venir meno l’energia e il desiderio di fare attività: questa è la dimostrazione che ci stiamo lasciando sconfiggere dalle funzioni demoniache. Qualunque sia la circostanza in cui ci troviamo, non arrendiamoci, non lasciamoci abbattere, ma andiamo avanti senza timore, con una convinzione potente e una grande forza vitale. Sosteniamo anche i nostri successori, le giovani generazioni vicine a noi e dedichiamoci alla loro crescita con tutte le forze, incoraggiandoli calorosamente. Siete d’accordo?».

[24] Nel corso di una grande traversata, improvvisamente potranno imperversare il vento, la pioggia, le onde del mare. Lo stesso potrà accadere nella vita di un essere umano. Anche i responsabili potranno incontrare nella vita ogni genere di avversità.
C’è chi dovrà continuare a lottare contro il “demone” della malattia; chi fallirà nel lavoro; chi si ritroverà disoccupato; chi soffrirà per la disarmonia in famiglia. Finché gli individui cercheranno di sottrarsi alle otto sofferenze universali1, per loro vivere significherà “lottare contro le sofferenze”. Perciò, essere angosciati da varie preoccupazioni non è assolutamente qualcosa di cui vergognarsi. Andiamo bene così come siamo, con tutte le nostre sofferenze. L’importante, in qualsiasi momento, è avere la forza di non arrendersi mai, non perdersi d’animo, non esitare e continuare ad avanzare con coraggio e fierezza sul cammino di kosen-rufu, trasformando il proprio karma. Alla riunione dei responsabili della prefettura di Miyagi, Shin’ichi concluse così il suo discorso: «Sono determinato a proteggere tutti voi, per sempre e a ogni costo. Il mio unico desiderio e la mia promessa è che diventiate veramente felici. Concludo augurando il successo delle attività ai nobili responsabili delle Divisioni uomini e donne del capitolo Miyagi, pregando con tutto il cuore per la fortuna e la felicità delle vostre famiglie». […]

1. Otto sofferenze universali: sono le quattro sofferenze di nascita, invecchiamento, malattia e morte, cui si aggiungono la sofferenza di separarsi dalle persone care, di dover incontrare persone che si odiano, di non poter ottenere quello che si desidera e la sofferenza che deriva dai cinque aggregati che costituiscono il corpo e la mente (DB, 430).

[29] Una volta Josei Toda, guardando in lontananza la città di Sendai dalle rovine della torre maestra del castello, disse a Shin’ichi: «[…] Anche nella Gakkai, se cresceranno numerosi leader che uniranno le loro forze, si potranno edificare le basi per un’eterna prosperità. Le persone sono veramente come un castello, con le sue mura e il fossato che le circonda. La realizzazione di un ideale grandioso come kosen-rufu dipenderà interamente dalla crescita di persone di valore».
Toda inspirò profondamente e, fissando Shin’ichi come se volesse trasmettergli le sue ultime volontà, disse: «I samurai affrontavano le battaglie partendo dal loro castello. Oggi la Gakkai parte dalla formazione di persone di valore per edificare un castello, e con un castello di persone di valore avanza verso il conseguimento di kosen-rufu!».
Quelle parole si impressero profondamente nella vita di Shin’ichi.
Toda continuò: «Bisogna cercare le persone di valore con occhi che sappiano vedere le loro qualità.
A questo scopo è necessario nutrire la convinzione che siamo tutti individui di valore. Se non si hanno occhi per vedere gli altri per ciò che sono, se si ha una mente ristretta, non si potranno riconoscere le loro qualità e capacità, il loro talento. Uno specchio appannato o distorto non rifletterà correttamente le immagini. Allo stesso modo, in una mente offuscata o distorta non si potranno riflettere esattamente né il talento, né la personalità, né le meravigliose capacità delle persone. Un leader non deve mai dimenticare di perfezionare continuamente se stesso, di sviluppare una visione giusta e imparziale e di espandere ampiamente il proprio stato vitale».
Shin’ichi chiese a Toda: «Che cosa dovranno considerare maggiormente i giovani per manifestare appieno le proprie qualità e capacità, per poter crescere e diventare persone di grande valore?».
«È una domanda importante. Tu cosa ne pensi?».
Spesso Toda non rispondeva immediatamente alle domande di Shin’ichi, ma gli chiedeva prima il suo parere desiderando che egli continuasse a riflettere e a elaborare profondamente le sue opinioni. Era il suo modo di formare persone di valore.

[30] Shin’ichi espresse a Toda la sua opinione. «La cosa più importante affinché una persona possa compiere una grande crescita e manifestare il suo autentico valore non è forse che si risvegli alla propria missione? In qualità di Bodhisattva della Terra abbiamo la missione di realizzare kosen-rufu conducendo tutte le persone alla felicità e costruendo la pace nel mondo. Sento che il modo migliore per sviluppare le proprie capacità è prendere coscienza di questo fondamentale senso di missione. Partendo da questa consapevolezza, prima di tutto è importante stabilire il proprio scopo nella vita e affrontare le prove quotidiane che si presentano. Chi è consapevole della propria missione è in grado di far scaturire in ogni circostanza, dal profondo della vita, entusiasmo ed energia. Come secondo punto, è necessario possedere la volontà di continuare a migliorarsi.
È quindi importante non smettere mai di sfidarsi, non accontentarsi di come siamo adesso, bensì coltivare l’atteggiamento di elevare se stessi come esseri umani e avanzare sempre. Coltivando questo spirito vedrete scaturire idee di ogni genere.
Come ultima condizione (per compiere una grande crescita e manifestare il proprio valore), ho capito quanto sia importante la capacità di affrontare le avversità fino in fondo, con tenacia. Per quante capacità possiamo avere, per quanta forza possediamo, se non continuiamo ad allenarci non saremo mai in grado di farle fiorire e svilupparle come vorremmo». Immediatamente risuonò la voce di Toda che esclamò: «Esatto Shin’ichi, è proprio così! La prima cosa è la consapevolezza della propria missione. Senza questo non si è in grado di comprendere lo scopo fondamentale della vita, si vive nell’incertezza e non si è capaci di far emergere la propria forza. Al contrario, quando si è consapevoli della propria missione, si è in grado di manifestare tutto il potenziale come esseri umani. Il secondo punto è lo spirito di cercare continuamente di migliorarsi. L’importante è la sincera e spontanea volontà di crescere, di sfidarsi, di avanzare sempre, proprio come i giovani germogli che spuntano dal suolo. Coloro che non coltivano nel cuore l’entusiasmo di volersi sempre migliorare, potranno pure essere ventenni o trentenni, ma non potranno certo dirsi giovani. Il sinonimo della parola “giovane” dovrebbe essere “colui che possiede lo spirito di migliorarsi.”
Il terzo punto è la tenacia. Per riuscire a migliorare e a far risplendere le capacità che possediamo dentro di noi è necessario un lungo allenamento, uno sforzo costante. Fino a quel momento dobbiamo impegnarci fino in fondo, con tutte le nostre forze, con tenacia e perseveranza, qualsiasi cosa accada».

[31] Toda guardò negli occhi Shin’ichi e disse con convinzione: «La pazienza è una caratteristica di cui sono sempre più carenti i giovani del dopoguerra e questa tendenza si andrà accentuando. In qualsiasi ambito, affinché una persona possa compiere una grande crescita, è indispensabile una fase di allenamento, un periodo in cui dovrà essere in grado di stringere i denti e tener duro. Possiamo dire che questa fase sarà un continuo susseguirsi di momenti spiacevoli, dolorosi e tristi; ma solo dopo averli superati, quando verrà il momento sbocceranno e fioriranno meravigliosi fiori e frutti. Se si rinuncia a metà strada, qualsiasi capacità si possieda alla fine non darà alla luce alcun frutto. D’altronde, non vi è forse un antico proverbio che dice: “Aspetta per tre anni in ogni cosa, anche sopra una pietra”? Restando pazientemente seduti per tre anni su una pietra fredda, alla fine la si può riscaldare. Senza pazienza, non è possibile crescere e diventare persone autentiche. Nella nostra società vediamo spesso giovani che, seppur validi, mancano di pazienza e, non appena si trovano ad affrontare anche minime difficoltà, gettano subito la spugna. È un vero peccato. Perciò desidero che i giovani della Soka Gakkai non fuggano mai, di fronte a qualunque cosa, e sviluppino fino in fondo la capacità di affrontare le difficoltà. Shin’ichi, facciamo crescere persone di valore! Costruiamo qui nel Tohoku il più invincibile dei castelli di persone di valore. Sono assolutamente convinto che ci riusciremo, perché la pazienza è una delle caratteristiche peculiari della gente del Tohoku». […] Nelle orecchie di Shin’ichi risuonavano le parole del maestro: «Le persone di valore rappresentano il castello della Soka Gakkai».
Sia a Sendai che in tutta la regione del Tohoku vi erano tantissime persone di valore che stavano emergendo e il castello della Soka Gakkai stava via via prendendo forma in tutto il suo splendore. Tuttavia era chiaro che lungo il cammino di kosen-rufu, come insegna il Gosho, ad attendere la Soka Gakkai ci sarebbe stato un duro scontro con le funzioni demoniache, come nessuno avrebbe mai immaginato. Ammirando quel magnifico pae­saggio notturno, Shin’ichi promise nel profondo del cuore: «Qualsiasi cosa accada, mi impegnerò a costruire il solido castello della Gakkai per il bene della gente comune».

[32] Agire con slancio dinamico, con tutte le forze. Continuare a “correre” finché siamo in vita, per i preziosi e amati compagni di fede. Dal pomeriggio del 29 maggio, dopo la prefettura di Miyagi, il palcoscenico delle attività di Shin’ichi divenne Fukushima, dove si era recato a marzo dell’anno precedente. […] In un anno a Fukushima era stato realizzato un notevole progresso del movimento di kosen-rufu. Tutti i membri si erano uniti nel sostenere il giovane responsabile di prefettura Norio Shiba, e avevano ottenuto un grande successo alla riunione generale di prefettura e in tutti gli eventi organizzati. Venti pannelli fotografici esposti nell’atrio, al primo piano del Centro, ripercorrevano il cammino realizzato quell’anno. Prima di partecipare alla riunione, ammirando quell’esposizione Shin’ichi disse a Shiba: «Fukushima ha segnato una tappa magnifica nella storia della Gakkai. Tutte le persone che incontro hanno sguardi radiosi, sereni, raggianti di gioia. Questo è l’importante.
In sintesi, la vittoria nel mondo della fede si raggiunge quando tutti si impegnano con gioia nella pratica buddista. I risultati delle attività per la diffusione del Buddismo, e quindi anche i dati statistici delle partecipazioni ad attività come le riunioni di discussione, sono necessari per verificare le condizioni dell’organizzazione. Sono informazioni preziose per pianificare al meglio le attività; ma la fede non si può cogliere solo da questi dati. Quando incontriamo i membri bisogna saper osservare bene se si stanno dedicando con gioia alla pratica buddista o se agiscono passivamente, per senso del dovere. Ciò rifletterà lo stato reale in cui si trova l’organizzazione.
La Soka Gakkai esiste per portare gioia e convinzione a tutti i membri, e per lo stesso motivo vengono nominati i responsabili».

[33] Durante l’incontro con i rappresentanti della prefettura di Fukushima, Shin’ichi, rivolgendosi al responsabile di prefettura Norio Shiba e agli altri presenti, continuò a parlare di vari argomenti, tra cui il ruolo dei responsabili nell’organizzazione.
«A volte i giovani leader tendono a portare avanti ogni cosa basandosi soltanto su considerazioni razionali. La razionalità è importante, ma anche il discorso più logico non basterà a convincere le persone ad agire. Gli esseri umani sono “animali che provano sentimenti” ed è il cuore che li spingerà all’azione. Trasmettendo al cuore delle persone la nostra comprensione, l’affetto, la sincerità e conquistando la loro fiducia, potremo far scaturire in loro la decisione di agire con coraggio ed entusiasmo. Perciò bisogna evitare che gli altri ci considerino persone brillanti ma fredde. Va bene avere una mente fredda, ma cerchiamo di avere il cuore “caldo”. Un leader buddista deve saper riscaldare i cuori infreddoliti, sciogliere il gelo che li attanaglia e rigenerarli».

[35] […] Shin’ichi si recò poi con Mineko nella portineria al Centro culturale di Koriyama, dove rivolse parole di incoraggiamento a Sue Nemoto, la vedova di Takatoshi Nemoto (che si occupava della custodia del Centro culturale di Koriyama, n.d.t.). «Ora che ha perso suo marito, sarà sicuramente difficile superare il dolore, ma nella vita bisogna avere forza d’animo. Non possiamo evitare la sofferenza di separarsi dalle persone care; suo marito continuerà a vivere eternamente nel suo cuore. Pensi anche come potrebbe rallegrarlo: forse continuando ad affliggersi, addolorarsi o scoraggiarsi asciugando le lacrime? Oppure alzando il viso verso il sole e prodigandosi con il massimo impegno, anche in sua vece, per la causa di kosen-rufu? Se piange e si avvilisce suo marito si addolorerà. Se invece riuscirà a rialzarsi dal più profondo dolore, se si dedicherà sorridente, con gioia ed entusiasmo a kosen-rufu, suo marito verserà lacrime di gioia elogiandola per i suoi sforzi e per la sua grandezza di spirito. Questo sarà il miglior modo di pregare per la sua felicità. Cerchi di vivere con forza!».

[36] Shin’ichi continuò a incoraggiare Sue Nemoto: «Il Daishonin ci insegna che i praticanti che muoiono rinasceranno subito in questo mondo come esseri umani e vivranno per adempiere la missione di kosen-rufu. Forse suo marito è già rinato in un luogo non distante da qui».
Sorridendo, lei assentì con il capo. «Facciamo Gongyo nella sala grande in memoria di suo marito».
[…] Iniziò una solenne cerimonia di Gongyo. Shin’ichi pregò profondamente per la felicità di Takatoshi e di tutti i membri di Fukushima e del Tohoku deceduti lungo il cammino di kosen-rufu.
Il Daishonin afferma: «Ora, quando Nichiren e i suoi seguaci svolgono cerimonie per i defunti, declamando il Sutra del Loto e recitando Nam-myoho-renge-kyo, il raggio di luce del Daimoku penetra fino all’inferno della sofferenza incessante e rende possibile che [i defunti] conseguano immediatamente la Buddità» (Raccolta degli Insegnamenti orali, Introduzione, BS, 109).
Il Daimoku è quella forza capace di condurre i defunti al conseguimento immediato della Buddità.
Dopo la cerimonia Shin’ichi fece una foto ricordo con tutti i presenti e poi arrivò al Training Center di Tochigi, a Nasu, alle tre e mezzo del pomeriggio. In serata lo attendeva la riunione dei rappresentanti della prefettura di Tochigi con i responsabili di tutte le divisioni. La riunione si prolungò fino al giorno seguente. Alla fine delle discussioni vennero decise varie questioni, tra cui l’organizzazione della riunione generale dei giovani in agosto e della riunione generale per commemorare il 6 novembre, “giorno di Tochigi”.
Per prevenire ogni forma di incidente, Shin’ichi si accertò inoltre che nonostante le numerose attività, per le giovani donne venisse rigorosamente rispettato l’orario di chiusura di tutte le riunioni alle venti e trenta. Inoltre si raccomandò vivamente che anche gli incontri delle responsabili per preparare le varie attività non si dilungassero oltre le ventuno e trenta, e nel caso in cui ci dovessero essere ritardi, che i genitori e le famiglie venissero avvertite telefonicamente per non farle preoccupare. Se accade un incidente, non soffrirà soltanto la persona direttamente coinvolta, ma anche chi le è vicino. I buddisti dovrebbero sempre utilizzare saggezza per prevenire qualsiasi incidente.

[37] Il 31 maggio, dopo aver terminato il viaggio nel Tohoku e nella prefettura di Tochigi, dove ebbe l’opportunità di dare guide a tanti membri, Shin’ichi partecipò a un evento dopo l’altro, a Tokyo e in altre zone, e l’8 giugno partì per la “Terra del nord”. Ebbe così inizio il suo viaggio per dare guide ai membri dell’Hokkaido.
[…] Shin’ichi si recò al Centro culturale di Sapporo dove partecipò a una riunione di responsabili. «Come insegna il Daishonin nel Gosho, “la felicità in questa vita non è che un sogno dentro un sogno” (Le quattordici offese, RSND, 1, 675) e la gioia che si raggiunge ottenendo una determinata posizione sociale o una buona reputazione nella società non è che una gioia effimera. L’autentica gioia è quella che si prova agendo concretamente per kosen-rufu. E tra le varie attività, le guide nella fede e il sostegno che diamo ai nostri amici che soffrono diventeranno i più bei ricordi di questa esistenza, e le imprese più nobili che potremo scrivere nella storia della nostra vita. La fede consente a ognuno di trasformare il proprio karma, di godere pienamente della propria vita e di essere profondamente felice. Di conseguenza dovremmo sempre tenere a mente il principio fondamentale secondo cui le guide fanno nascere speranza e convinzione, e sforzarci di infondere questo nel cuore delle persone. Vi prego quindi di rivolgervi ai membri con grande premura e di incoraggiarli al massimo, in modo che possano sentirsi profondamente rassicurati, alleggeriti fisicamente e moralmente, e che possano sentire speranza dedicandosi con gioia alle attività per kosen-rufu. Non dovrà assolutamente accadere che un incoraggiamento finisca per mettere in difficoltà e far soffrire i compagni più giovani nella fede. Se questo fosse il risultato, non potrebbero essere considerate guide nella fede come le intende la Soka Gakkai. Diventate dei leader pieni di compassione in grado di offrire a ogni persona grande cura e tolleranza, “abbracciandola” con affetto».

[38] […] Nel pomeriggio dell’11 giugno, Shin’ichi partecipò alla sesta riunione generale della Divisione giovani di Hokkaido, organizzata nella piazza Josei Toda del parco cimiteriale. Mentre la brezza soffiava nella vegetazione, seimila ragazze e ragazzi con gli occhi che brillavano attendevano l’inaugurazione. Alle dodici e dieci, al potente suono delle fanfare che riecheggiavano nel parco, fu annunciato l’inizio della riunione.
Dopo il messaggio di apertura e gli interventi dei responsabili dei giovani uomini e delle giovani donne di Hokkaido, il microfono passò a Shin’ichi. L’Hokkaido era una terra in cui egli aveva infuso tutto il suo animo percorrendola con il massimo impegno per la diffusione della Legge mistica e la protezione dei membri, la terra in cui si recava in estate per dare guide ai membri e dove si era verificato l’incidente di Yubari. Era anche la terra dove avevano trascorso gli anni dell’infanzia e della giovinezza Tsunesaburo Makiguchi e il suo discepolo Josei Toda. Era il regno della relazione maestro-discepolo dei tre presidenti. Shin’ichi provò una forte emozione pensando che proprio lì in Hokkaido, e per di più ad Atsuta, dove il suo maestro aveva trascorso l’infanzia, si erano riuniti seimila brillanti successori. Shin’ichi cominciò a parlare del primo incontro con il maestro Toda, circa trent’anni addietro, un ricordo a lui tanto caro.
«Sono già trascorsi più di trent’anni da quando incontrai il mio maestro Toda, all’età di diciannove anni. In tutto questo tempo ho voluto realizzare tutte le promesse fatte al mio maestro, dalla prima all’ultima, e la formazione che ho ricevuto da lui costituisce il mio orgoglio più grande».
Può dirsi un discepolo non chi promette soltanto di realizzare la visione del maestro, ma chi porta realmente a compimento questa promessa. Ciò dimostra se una persona è un autentico discepolo.

(continua)

(traduzione di Marcella Morganti)

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