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Volume 27, capitolo 4 "Spirito di ricerca", puntate 1-8 - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 11:31

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Volume 27, capitolo 4 “Spirito di ricerca”, puntate 1-8

Lo spirito della Gakkai è prendersi cura di ogni persona. Shin’ichi cercava di trasmetterlo ai responsabili, spiegandone il senso da più punti di vista. Anche Megumi, grazie all’attività nella Divisione donne aveva imparato che quella era davvero l’unica strada per realizzare kosen-rufu

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Lo spirito della Gakkai è prendersi cura di ogni persona. Shin’ichi cercava di trasmetterlo ai responsabili, spiegandone il senso da più punti di vista. Anche Megumi, grazie all’attività nella Divisione donne aveva imparato che quella era davvero l’unica strada per realizzare kosen-rufu

Nella narrazione, l’autore, Daisaku Ikeda, rappresenta se stesso con lo pseudonimo Shin’ichi Yamamoto

[1] Le foglie verdi sono un’immagine di speranza, una forza giovane che si protende verso il futuro. Possono sicuramente essere considerate un simbolo del Tohoku, una regione che possiede un potenziale infinito. Era la stagione in cui Sendai, detta “la città degli alberi”, era piena di queste bellissime giovani foglie, splendide nel loro verde fresco e intenso ai lati delle strade.
Shin’ichi Yamamoto, atterrato all’areoporto di Sendai alle 14,20 del 27 maggio 1978, si diresse in macchina verso il Centro della pace del Tohoku appena completato (l’attuale Centro della pace di Aoba), nel quartiere di Nishikicho. In macchina con lui c’erano il vicepresidente Hisao Seki, che per lungo tempo aveva assunto una responsabilità nell’organizzazione del Tohoku, e il vicepresidente Susumu Aota, responsabile generale di regione.
Shin’ichi conversava con loro: «La Soka Gakkai del Tohoku è diventata veramente forte! La forza dei membri del Tohoku si è forgiata attraverso le dure prove che hanno dovuto affrontare, come lo tsunami provocato dal grande terremoto cileno del 1960, o i gravi danni causati dal gelo. Respingendo ogni avversità, hanno continuato a rafforzare l’energia con cui hanno portato avanti le attività per kosen-rufu.
Come il fiore del loto che fiorisce in acque melmose, affrontando difficoltà e sofferenze, avete preso coscienza della vostra missione per kosen-rufu e manifestato la forza e lo splendore umano, mostrando il potere della fede. Anche nelle peggiori situazioni, senza lasciarvi abbattere, avete dimostrato la grandezza del Buddismo, ognuno attraverso il proprio modo di vivere, da veri Bodhisattva della Terra. Vedo in voi l’immagine del Budda.
In qualsiasi circostanza, le persone del Tohoku mostrano la loro risolutezza di non lasciarsi mai sconfiggere: questo è “lo spirito della Gakkai”. Ecco perché nutro un profondo rispetto per i compagni di fede del Tohoku. Coltivando sempre più questa forza, ognuno di voi contribuisce a un grande progresso, sia individuale, conseguendo la Buddità in questa esistenza, sia della regione, realizzando la sua prosperità. Giungerà per voi un’epoca meravigliosa».
«A questo scopo, credo sia importante tenere sempre in massima considerazione coloro che si sforzano nella prima linea del nostro movimento, e strutturare tutte le attività in modo da sostenere questi membri», disse Aota, che era seduto accanto al conducente.
«Giusto – rispose Shin’ichi -. Desidero che queste persone che agiscono in prima linea possano rafforzare la loro convinzione e la loro fede ascoltando le guide e le esperienze dei massimi responsabili. Prego quindi i responsabili, quali i vicepresidenti e i responsabili di prefettura, di creare regolarmente delle occasioni di incontro e di dialogo con i membri. È così che bisogna agire».

[2] Shin’ichi stava spiegando qual è in concreto il significato di un’attività mirata ai compagni di fede che si sforzano in prima linea.
«Lo zadankai rappresenta il luogo dove le persone possono “assorbire il nutrimento della fede”. Partendo da questa considerazione quindi, maggiore è la responsabilità nell’organizzazione, maggiore dovrà essere l’impegno dei responsabili affinché nello zadankai si respiri sempre un’atmosfera di gioia e di convinzione nella fede.
Le riunioni di studio rappresentano poi un momento importante in cui approfondire la conoscenza del Buddismo. Perciò desidero che i responsabili si impegnino personalmente nel prendersi cura di queste riunioni, a cominciare dai responsabili al vertice dell’organizzazione, e tengano lezioni così affascinanti da spingere tutti i compagni di fede a determinare in cuor loro: “Sono veramente stupito della profondità di questo Buddismo! Ho deciso: mi impegnerò al massimo!”.
I responsabili di territorio e di prefettura tendono invece ad accontentarsi, ritenendosi soddisfatti se le riunioni fra responsabili che si tengono nella prefettura, fra responsabili di capitolo ad esempio, hanno un grande successo. Ma la cosa più importante sono le riunioni che si svolgono dopo, e che vedono riuniti insieme tutti i membri di un capitolo o di un settore. Bisogna capire se queste riunioni riescono o meno a trasmettere a tutti la forza della fede. Quando un’organizzazione cresce, accade spesso che il livello di attenzione dei responsabili di territorio o di prefettura tenda a concentrarsi principalmente sui responsabili di centro e di capitolo, allontanandosi dai compagni di fede che si sforzano in prima linea.
Quando ciò accade, l’organizzazione rischia di girare a vuoto. Non bisogna mai perdere di vista le persone che si impegnano nella prima linea del nostro movimento. Per questo chiedo sempre ai responsabili, a prescindere dalla loro responsabilità, se i “loro” membri stanno tutti bene. È importante a chi è rivolto il loro pensiero in quel momento: ai responsabili che hanno a fianco o ai semplici membri dell’organizzazione di cui sono responsabili? Un vero leader della gente è chi, di fronte a questa domanda, immagina immediatamente i volti dei membri; di quello, ad esempio, a cui ha fatto visita ieri, o di quell’altro, a cui ha dato una guida l’altro ieri.
Il maestro Toda, quando il tempo glielo consentiva, in molte occasioni rispondeva alle domande poste dai membri durante le riunioni. Questo atteggiamento dimostrava che la sua attenzione era sempre rivolta a ogni singola persona e che desiderava sinceramente la felicità di ognuno; ciò nasceva dalla sua volontà di essere collegato direttamente a ciascuno di loro».
L’atteggiamento costante della Soka Gakkai è sempre quello di avere la massima considerazione per ogni singola persona.

[3] Shin’ichi e le persone che lo seguivano arrivarono al Centro della pace del Tohoku dopo le tre del pomeriggio. […] Senza un attimo di sosta, presenziò a una cerimonia di messa a dimora di due ciliegi, uno dei quali esprimeva il rispetto verso i membri della Divisione donne, le “madri di kosen-rufu“, mentre l’altro era un elogio ai meriti dei compagni defunti che avevano contribuito allo sviluppo della Divisione studenti del Tohoku.
Shin’ichi, mentre piantava il ciliegio della Divisione donne, volgendo lo sguardo verso Megumi Saima, responsabile della Divisione donne del Tohoku, e Hiromi Nozaki, segretaria della Divisione e responsabile della prefettura di Miyagi, disse: «Insieme a tutte le compagne della Divisione donne, con le vostre mani, fate in modo che questo ciliegio diventi un grande albero. I ciliegi, come le persone di valore, per poter crescere in modo imponente hanno bisogno di continue cure e attenzioni. Fate di questo albero il simbolo della formazione di persone di valore da parte delle donne del Tohoku. In questa Divisione è nata la coppia invincibile, perfettamente affiatata, formata da Saima e Nozaki.
Se le persone al centro di un’organizzazione uniscono le loro forze, ci sarà un grande sviluppo. La coesione è “edificazione” e porta alla creazione del “bene”, mentre l’antagonismo e l’ostilità contribuiscono alla “distruzione”, all’affermazione del “male”. In definitiva, chi sostiene realmente la nostra organizzazione siete tutte voi della Divisione donne. Se la vostra Divisione è forte, potrete edificare delle solide fondamenta per il progresso di kosen-rufu».

[4] Megumi Saima, responsabile della Divisione donne del Tohoku, e Hiromi Nozaki, segretaria di Divisione, erano nate nello stesso anno e, sin dai tempi in cui appartenevano alla Divisione giovani donne, si erano dedicate insieme allo sviluppo di kosen-rufu nel Tohoku.
Saima era entrata a far parte della Soka Gakkai nell’aprile del 1954, grazie a una sua collega di lavoro più anziana che aveva conosciuto nella ditta in cui aveva lavorato dopo aver terminato gli studi al liceo. La signora le aveva parlato tante volte del Buddismo del Daishonin e dell’organizzazione, ma la religione non la interessava minimamente, e ogni volta l’ascoltava con sufficienza. Addirittura ripeteva quei discorsi in casa in modo scherzoso, per far ridere i suoi familiari.
Un giorno, però, le rimase impresso ciò che le venne detto a proposito del karma. Il nonno paterno era morto quando il figlio era ancora molto piccolo e la mamma, la nonna di Megumi, si occupò da sola dell’educazione del bambino. Anche sua mamma aveva perso la propria madre quando frequentava le elementari. Avendo sentito parlare della morte precoce dei genitori, sia del padre che della madre, e delle loro infanzie infelici, l’idea di “trasformazione del karma” la scosse nel profondo del cuore.
Si immerse così nella lettura del giornale Seikyo che le era stato dato. Si commosse leggendo le numerose esperienze di persone che avevano trasformato karma inesorabili conquistando la felicità, e decise di entrare a far parte della Gakkai. Il fatto di aver criticato molto l’organizzazione la faceva sentire a disagio, ma prese comunque la decisione di iniziare a praticare. Il pomeriggio del 24 aprile, tre giorni dopo la sua adesione alla Gakkai, Josei Toda e Shin’ichi, allora responsabile della Divisione giovani, giunsero a Sendai per partecipare alla riunione generale del capitolo dell’omonima città. Un membro più anziano nella fede le disse: «Andiamo ad accogliere Toda sensei!», e così anche Saima si recò alla stazione, dove si era già accalcata una folla di persone. Tutti avevano un aspetto umile; alcune donne portavano grembiuli macchiati, dei giovani erano in tenuta da lavoro, ma i loro sguardi erano pieni di vitalità. E lì pensò: «Quanta gente pratica questo Buddismo!». Da vicino poté notare il nobile aspetto di Toda e di Shin’ichi, e si sentì come rassicurata dalla loro presenza. La riunione generale del capitolo si svolse in un clima di grande entusiasmo il giorno dopo, il 25 aprile, presso una sala comunale della città di Sendai.
Con le guance arrossate per l’emozione, ascoltò le parole di Toda: «Non esiste una via che porti alla felicità al di là della recitazione di Nam-myoho-renge-kyo», parole che trasmettevano la forte decisione di aiutare tutti i compagni di fede a diventare felici, nessuno escluso. Quella grande determinazione toccava il cuore dei presenti e Megumi decise di cominciare seriamente a praticare.

[5] Megumi Saima partecipava insieme ad alcune compagne della Divisione giovani donne più anziane nella fede alle attività di propagazione del Buddismo di Nichiren Daishonin. Una volta da Sendai si recò fino a Koriyama, nella prefettura di Fukushima, per andare a trovare una ragazza affetta da tubercolosi e con le lacrime agli occhi le parlò per cercare di introdurla al Buddismo.
I suoi sforzi non ebbero però alcun esito e in quel momento provò una profonda sofferenza, sentendosi incapace di trasmettere efficacemente il messaggio buddista. Un altro giorno in cui pioveva a dirotto, si diresse insieme a una compagna di fede verso la casa di un’amica per parlarle della pratica buddista. Camminarono per un lungo sentiero di montagna sotto la pioggia, con un ombrello ormai distrutto. Dalle ginocchia in giù erano completamente coperte di fango. Vedendole in quello stato l’amica si commosse, pensando a quanti sforzi avevano fatto appositamente per andare da lei e parlarle del Buddismo e decise di entrare a far parte della Gakkai.
Portando avanti le attività della Soka Gakkai, capita di sentirsi umiliati, mortificati, quando non vediamo subito i risultati dei nostri sforzi. Ma quando un amico si risveglia al Buddismo grazie alle nostre azioni, la gioia che ne deriva è incalcolabile. Queste esperienze realizzate in gioventù diventano delle solide fondamenta nella fede di una persona, per tutta la vita.
Circa un anno dopo che Megumi aveva iniziato a praticare, sua madre si ammalò. In ospedale le diagnosticarono un tumore maligno e il medico le disse che le restava solo un anno di vita. La donna aveva pressappoco l’età che aveva sua madre quando morì. Megumi sentì il legame karmico tra le due donne e le disse: «Mamma, pratica anche tu con me. Superiamo questo karma con il potere del Buddismo!». E così, spinta dalle parole sincere della figlia, anche la madre decise di diventare un membro della Gakkai. Cominciarono a recitare Nam-myoho-renge-kyo con grande serietà e impegno. La madre si sentiva piena di gioia e di forza vitale. La sua salute migliorò e giorno dopo giorno riacquistò energia e vitalità. Il medico non sapeva cosa dire di fronte a un tale cambiamento. In seguito, esami accurati testimoniarono che il tumore era scomparso. Madre e figlia si presero per mano e piansero commosse.
Non c’era una spiegazione medica a quanto le era accaduto: la prima diagnosi era sbagliata? Ma se era giusta, come aveva potuto ristabilirsi? Perché il tumore era sparito?
In ogni caso, ora era fuori pericolo. Quello fu il grande beneficio di cui Megumi prese coscienza agli inizi della pratica. La prima volta che la ragazza incontrò Shin’ichi di persona fu nel settembre del 1955, in occasione della seconda “Festa dello sport dei giovani”, un’iniziativa svoltasi nel campo sportivo dell’Università del Giappone, nella circoscrizione di Setagaya, a Tokyo. Come rappresentante della regione del Tohoku, partecipò a una gara in cui, dopo il “via”, bisognava correre, raccogliere un foglio e seguirne le istruzioni fino al traguardo.

[6] Megumi si mise a correre con tutte le forze e raccolse il biglietto posto sulla pista, dove trovò scritto: «Fai indossare a Shin’ichi il kappogi [grembiule giapponese tradizionale, n.d.r.] e il copricapo, e digli di tenere in mano la scopa e il piumino per pulire». Continuando a correre trovò sulla pista indumenti e attrezzi di vario genere. Megumi cercò gli indumenti e gli attrezzi indicati nel biglietto, e afferrandoli si precipitò verso la tenda dove si trovavano i responsabili. Ma Shin’ichi non era lì.
Mentre pensava a cosa fare, vide seduto in mezzo a loro il presidente Toda, e senza pensarci due volte si rivolse a lui chiedendogli: «Mi scusi, sa dov’è Shin’ichi Yamamoto?».
Toda accennò un sorriso e disse: «Si trova proprio qui dietro».
Si diresse dietro il telone che Toda le aveva indicato e trovò Shin’ichi che insieme allo staff della Divisione giovani stava suddividendo i premi da assegnare ai vincitori. Megumi quasi gli urlò: «La prego di indossare questo… Presto, presto!».
«Ho capito. Non si preoccupi…», rispose Shin’ichi. Più in fretta possibile fece indossare il kappogi e il copricapo a Shin’ichi, che mostrava invece una grande calma.
Con il sorriso Shin’ichi disse: «Forza… Andiamo allora!», e si mise a correre insieme a lei. Era davvero veloce e tagliò per primo il traguardo. Dopo essersi messo in fila davanti alla tenda per ricevere il premio, le disse: «Mi scusi, ma ora devo tornare indietro. Da dove viene? Come si chiama?». Non appena Megumi gli disse il suo nome e che veniva da Sendai, Shin’ichi la incoraggiò dicendole: «Mi ricorderò bene di lei. La prego di dedicarsi fino in fondo allo sviluppo di kosen-rufu nel Tohoku».
Spinta dal desiderio di toccare con mano il vero spirito della Soka Gakkai, Megumi partecipò con grande entusiasmo sia al Festival dello sport dei giovani che si tenne l’anno successivo, sia al festival dell’anno dopo, dove Toda fece la famosa Dichiarazione per l’abolizione delle armi nucleari.
Come le piante riescono a vivere a lungo traendo nutrimento dalla terra, allo stesso modo l’entusiasmo dello spirito di ricerca stimola la crescita della fede. Dove c’è spirito di ricerca, là si trova la vittoria.
Con il passare del tempo Megumi crebbe e divenne una figura centrale tra le giovani donne del Tohoku.

[7] Nel maggio del 1961, l’anno successivo alla nomina di Shin’ichi a terzo presidente della Soka Gakkai, Megumi divenne la responsabile giovani donne dell’area 1 del Tohoku.
Per fare attività, sballottata sul treno a vapore notturno, attraversava un ampio territorio raggiungendo anche la città di Hachinohe, nella prefettura di Aomori, e le prefetture di Iwate e Miyagi.
Si spazientiva ogni volta della lentezza del treno locale che si fermava a tutte le stazioni, pensando tra sé: «Più veloce… che gli amici mi stanno aspettando». L’attività svolta nella Divisione giovani donne cambiò radicalmente la sua concezione della fede.
Appena divenuta membro della Soka Gakkai, la consapevolezza che il karma familiare le aveva portato via, ancora giovani, la nonna materna e il nonno paterno, indirizzò la sua pratica principalmente nel cercare di ottenere il beneficio della trasformazione del suo karma.
Tuttavia, pian piano si rese conto che pregare per la felicità degli altri e vivere per kosen-rufu costituiva la sua missione in questa esistenza, e che in questa missione pulsava l’entusiasmo, la gioia della vita e la vera felicità. La sua fede ebbe perciò una notevole evoluzione, passando da una pratica egoistica, rivolta solo alla felicità della propria famiglia, a una pratica altruistica, che desiderava allo stesso modo la felicità propria e degli altri. Si consolidò dentro di lei ciò che sarebbe stato lo scopo irrinunciabile della sua vita: “una causa alla quale valesse la pena dedicare la propria esistenza”. Questo è il significato fondamentale di impegnarsi nell’attività quando si fa parte della Divisione giovani donne.
Una volta sposata Megumi lasciò le giovani donne, e nel 1965, divenne responsabile di capitolo della Divisione donne. Si dedicò al massimo all’attività, ogni giorno, portando sempre con sé i due figli piccoli, di due e tre anni.
Il suo capitolo era situato principalmente nel vivace quartiere che si trovava davanti alla stazione di Sendai. Tutti i membri del capitolo avevano i loro problemi: dissapori coniugali, malattie, problemi con i figli che avevano preso una cattiva strada… Per una donna di appena trent’anni, che proveniva dalle giovani donne e che non aveva ancora molta esperienza di vita, quella responsabilità era molto pesante. Non sapeva cosa dire ai suoi membri.
Era sempre così tesa che a volte si lasciava scappare parole inopportune. Aveva sempre paura quando dava guide personali ai membri della Divisione donne e quando faceva le visite a casa.
In questa situazione, Haruko Taoka, che in passato era stata responsabile donne del capitolo Bunkyo, venne nominata responsabile generale del capitolo Sendai, e iniziò a fare avanti e indietro da Tokyo per dare guida ai membri.
A volte si fermava anche una ventina di giorni al mese, e incontrava assiduamente i membri per le guide personali. In questi casi Megumi la accompagnava, e ciò fu per lei l’occasione di imparare da Haruko Taoka i fondamenti su come incoraggiare e dare guida alle persone.

[8] Haruko Taoka recitava sempre Daimoku con grande determinazione prima di dare una guida personale. Recitava piena di energia, determinata a non staccarsi dal Gohonzon finché non avesse percepito in tutto il corpo un’immensa forza vitale. Ogni volta che andava a trovare a casa un membro della Divisione donne, con un grande sorriso l’avvolgeva con il calore delle sue parole e riusciva a far sì che esprimesse i suoi problemi. L’ascoltava con grande attenzione e, a volte, annuendo con decisione, si lasciava scappare qualche lacrima.
Poi iniziava a spiegare con tono dolce e persuasivo la grandezza di questo Buddismo e quanto ci si potesse affidare “ciecamente” al potere del Gohonzon. Se notava nella persona un atteggiamento sbagliato nella fede era subito pronta a riprenderla con chiarezza e con franchezza, senza usare mezzi termini. La spingeva ad agire in questo modo l’assoluta convinzione nel Gohonzon e la compassione di pensare solamente al bene di quella persona. Alla fine indicava quali fossero le azioni che avrebbe dovuto compiere concretamente, come la recitazione del Daimoku e lo shakubuku; poi fissava un nuovo appuntamento per rivederla ancora.
Haruko andava nuovamente a trovare a casa le persone a cui aveva dato guida, facendosi accompagnare anche da Megumi. Andandole a trovare scopriva che ognuna di loro aveva ottenuto grandi risultati. Si può affermare che tutte riuscivano a risolvere i loro problemi. Megumi si stupiva profondamente del fatto che le persone, pur incontrando per la prima volta Haruko, le confidavano i loro problemi più gravi e complessi, che normalmente si ha difficoltà a raccontare a estranei.
Accompagnando Haruko nelle sue visite per incoraggiare e dare guida ai membri, Megumi aveva capito che la ragione di tutto questo era che il suo sincero ichinen di voler assolutamente condividere le loro sofferenze era capace di scuotere il loro cuore.
Inoltre, si era resa conto che una guida personale, in fondo, è un confronto tra due condizioni vitali che si incontrano sprigionando, a volte, anche scintille; un grandioso “duello” in cui si affrontano tra loro le anime di due persone per risvegliare la gioia e la convinzione nella fede.
Quando un membro anziano nella fede e uno giovane fanno attività insieme, quello giovane nella fede è in grado di imparare da chi ha più esperienza come si portano avanti lo shakubuku, le attività di propagazione e le guide personali.
Senza una lotta condivisa non è possibile far crescere veramente persone di valore. Megumi desiderava fortemente diventare come Haruko. Come le aveva insegnato, continuò incessantemente a recitare Daimoku e si impegnò nelle guide personali con tutta se stessa. Decise di fare ogni giorno visite a casa, e così pian piano svanirono la paura e il disagio nel dare guide personali.

(continua)

(traduzione di Marcella Morganti)

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