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Solo una vita può accendere una vita - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 10:15

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Solo una vita può accendere una vita

Fulcro del corso è stato l’intervento di Sakae Takahashi dopo le esperienze sulle riunioni di discussione, i luoghi dove si creano legami fra le persone e si impara ad apprezzare gli altri. Seguendo le orme dei tre maestri è importante incoraggiare ciascuno come se si trattasse di un’occasione irripetibile

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Fulcro del corso è stato l’intervento di Sakae Takahashi dopo le esperienze sulle riunioni di discussione, i luoghi dove si creano legami fra le persone e si impara ad apprezzare gli altri. Seguendo le orme dei tre maestri è importante incoraggiare ciascuno come se si trattasse di un’occasione irripetibile

Momento principe del corso del Nord-Italia è stato l’intervento sulle riunioni di discussione tenuto da Sakae Takahashi, responsabile della Divisione donne e giovani donne della SGI europea. Dopo aver ringraziato con tutto il cuore i responsabili di gruppo e di settore, definendoli i veri discepoli, ha iniziato la lezione partendo dall’editoriale di Daisaku Ikeda dedicato a questo argomento: La riunione di discussione, il punto di partenza di kosen-rufu (NR, 361, 3). «È un giardino di felicità e pace per la creazione di valore, luogo d’origine del rapporto di non dualità tra il mae­stro e il discepolo, e anche sorgente per la vittoria completa»: Ikeda inizia così a spiegare il significato delle riunioni di gruppo.
Nichiren Daishonin per primo dava valore al dialogo. Nel poscritto di Lettera da Sado invita i suoi discepoli a riunirsi e a incoraggiarsi l’un l’altro. Proprio per questa ragione la riunione è “il punto di partenza di kosen-rufu”. Nell’epoca moderna, caratterizzata da un contesto sociale difficile, le nostre riu­nioni di discussione, a maggior ragione, dovrebbero rappresentare un porto sicuro dove sentire gioia, vitalità e speranza. L’editoriale di Ikeda ripercorre la storia della riunione di discussione attraverso i tre presidenti: Makiguchi, che conduceva le riunioni per la propagazione del corretto insegnamento, senza farsi intimorire dalla presenza della polizia; Toda, che ricostruì la Soka Gakkai partendo proprio dallo zadankai e Ikeda, che promosse un grande sviluppo grazie ai risultati delle riunioni. Ikeda, ricordando il suo primo incontro con Josei Toda, cita la frase dello scrittore tedesco Jean Paul (1763-1825): «Solo una vita può accendere una vita». Infatti il giovane Ikeda disse a proposito dell’incontro col suo mentore avvenuto proprio a una riunione: «Ho incontrato un essere umano di nome Toda» e, a partire da quell’incontro, decise di fare di lui il suo maestro. Allo stesso modo, molte altre persone hanno deciso di iniziare a praticare dopo una riunione di discussione.
Durante i suoi viaggi fuori dal Giappone, come il primo del 1960, Daisaku Ikeda desiderava ardentemente incoraggiare ogni singola persona che incontrava con la consapevolezza che forse era l’unica occasione per farlo. Noi abbiamo la possibilità di incontrare più volte le persone intorno a noi, ma dovremmo vivere al massimo ogni occasione pregando sinceramente per avere lo stesso atteggiamento. Questo è ciò che permette di superare i propri limiti personali.
Dai racconti di Toda sappiamo che Makiguchi arrivava sempre per primo alle riunioni perché desiderava accogliere le persone a una a una, dialogando con cura con ogni singolo partecipante. Per Makiguchi non era importante il numero dei partecipanti, ma trasmettere il Buddismo affinché ognuno potesse diventare felice.
«Il nostro obiettivo – diceva invece Toda a proposito delle riunioni – è che ogni singola persona possa approfondire la propria fede e uscire completamente soddisfatta». Sono importanti inoltre le esperienze personali, perché sono proprio quelle che rimangono più impresse. Nell’ultima parte dell’editoriale, Ikeda scrive che le riunioni di discussione hanno un significato sociale. Alcuni studiosi le hanno definite «un modello d’integrazione per creare armonia fra i popoli del mondo». Viviamo in un mondo caratterizzato dalla sfiducia e dalla tendenza a spezzare i legami fra gli esseri umani. Le nostre riunioni, invece, sono luoghi dove si stringono e si rafforzano questi legami. Sakae Takahashi ha raccontato che recentemente uno studioso tedesco aveva chiesto di partecipare a una riunione di discussione in Giappone. All’inizio dell’incontro una donna, credendo che lui praticasse, gli si rivolse direttamente chiedendogli un consiglio di fede. Il professore, anche se un po’ timoroso, non esitò a incoraggiarla a superare i suoi problemi, facendole notare quante belle persone ci fossero intorno a lei. Il professore era stato colpito dal modo in cui la donna gli aveva parlato sinceramente dei suoi problemi e da come gli altri partecipanti le avevano prestato attenzione. Si era commosso perché le persone ascoltavano con estrema partecipazione. Qualche giorno dopo, assistendo all’apertura dell’anno accademico dell’Università Soka, era rimasto ulteriormente sorpreso dalla relazione che c’era fra Ikeda e i singoli studenti.
«Non importa quanto buia e desolata possa essere la società, fate in modo che le nostre riunioni di discussione siano sempre splendenti e gioiose, permeate di coraggio e convinzione», affermava Toda. Questa gioia, ha suggerito infine Sakae Takahashi, è quella che dovremmo trasportare sempre nelle riunioni.

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I gruppi si raccontano

Sette responsabili di gruppo hanno raccontato quali sono le loro determinazioni, le lotte sul territorio, le fatiche e le gioie di compiere chilometri, a volte con condizioni metereologiche non troppo incoraggianti, per andare a sostenere un membro o un principiante. Una scelta che racchiude un profondo significato: sono le esperienze sul campo, le vittorie di ognuno la linfa pulsante di kosen-rufu, non sono solo le parole, la teo­ria, le spiegazioni, ma i fatti che rendono vivo il nostro movimento. A partire dagli incontri del gruppo.
«I nostri
zadankai sono un momento di gioia grazie a un segreto: il rapporto fra maestro e discepolo. Siamo partiti in due, mia moglie Rita e io, e ora siamo un settore con quattro gruppi. Coinvolgere i giovani, funziona! – ha raccontato Mario Marino, dalla Liguria – Quando la vita quotidiana e la pratica vanno in parallelo si fanno tante esperienze».
Per Santina Bozzacon, Luciana Conti e Vilma Pietrobon gli inizi non sono stati affatto semplici. Complice anche la distanza tra le colline piemontesi, queste tre donne hanno collezionato risultati positivi grazie alla decisione di trasformare le colline da barriere a ponti. «A novembre otto persone riceveranno il Gohonzon» ha commentato luminosa Vilma, mentre Santina, con i suoi settantaquattro anni, di cui venti di pratica, ha aggiunto: «È grazie al sostegno del gruppo e dei compagni di fede, se mio figlio è uscito dall’ospedale». Luciana, invece, ha ricordato l’importanza dello spirito dell’offerta. «Per noi partecipare all’offerta è espressione del senso di gratitudine per la Soka Gakkai che tutto il gruppo nutre».
Eleonora, dalla Lombardia, è partita con un gruppo composto da due persone. «Ora siamo in quattordici, mano a mano che la mia vita “cresceva” arrivavano gli ospiti». Infine, due donne del Trentino Alto Adige, Melanie Gröpel e Tanja Kerschbaumer, hanno trasmesso la forza che deriva dalla scelta di non risparmiare i propri sforzi raccontando come in sei mesi i partecipanti del gruppo siano passati da tre a sedici, creando il primo gruppo a Bressanone, e vincendo, ancora una volta, grazie alla forza dei legami (vedi a pagina 19).
Infine, il video “
Zadankai in forma con sattva-body”, realizzato dal gruppo Leonardo e dagli studenti di Milano, ha fatto ridere a crepapelle tutti i partecipanti, alle prese con la “gym che illumina”.

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Confini in comune

A Bressanone nasce il primo gruppo dove si parla anche in tedesco. È il frutto della scoperta che il punto di forza è sapersi offrire agli altri con sincerità. Un confine, un limite ha sempre un lato in comune con l’altro, basta trovarlo

Sono tedesca e dal 1994 vivo a Bolzano. Dieci anni fa mi fu chiesto di sostenere un gruppo dove mancava un po’ l’entusiasmo, proprio come a me. A un certo punto arriva un corresponsabile, Stefano, che realizza una cosa semplice ma essenziale: parlare senza problemi di Buddismo a molte persone. Raddoppia così il gruppo, ma lui se ne va dopo poco come molti altri membri. E io? Continuavo ad avere difficoltà a creare legami, nei confronti della pratica “con e per” gli altri sentivo pesantezza, vivendo tutto come qualcosa al di fuori di me. Con questo spirito la pratica diventa “una dolorosa e infinita austerità”. Continuano mesi di pratica impregnata di teoria e scarsa di esperienze. Dall’Isola d’Elba poi arriva Laura: con la sua conoscenza del Buddismo, la disponibilità e la capacità di incoraggiare porta aria nuova e il gruppo inizia a recitare ogni settimana insieme. Nuove persone vanno e vengono ma iniziano a frequentare anche membri di altri gruppi perché hanno sentito dire che da noi si sta bene. Tutto questo per noi funge da stimolo e cambiamo un aspetto profondo: imparare a creare dei legami umani veri. Anche quando Laura passa a occuparsi del settore, io non mi sento più sola.
Poi l’anno scorso realizzo un’esperienza che trasforma tutto: percepisco per la prima volta Nam-myoho-renge-kyo nella mia vita e decido di dedicarmi alla felicità di ognuno senza risparmiarmi. E da quel momento non provo più alcun peso o senso di fatica! Ora so che se avessi fatto prima questa esperienza mi sarei risparmiata un sacco di tempo.
E allora sono “emersi dalla terra”: Tanja, di madrelingua tedesca, con cui si è creato un legame speciale, condividendo lotte, sofferenze e gioie, e Pierluigi che parla di Buddismo a tante persone. Molti di loro sperimentano da subito il potere del Daimoku e fanno esperienze belle toste sostenendosi a vicenda con tanto Daimoku. Spesso sono loro a darci la spinta giusta per andare avanti grazie alla loro gioia.
Tanja è riuscita a creare il primo gruppo a Bressanone, di lingua tedesca. Ho compreso che il compito di un responsabile è trasmettere correttamente la pratica alle persone, affinché sperimentino il potere della Legge, creino un legame col Gohonzon e diventino felici. È importante anche avere cura di ognuno e imparare ad affidarsi completamente al Gohonzon, in ogni circostanza.

Melanie Gröpel

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