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Sessione di Domande e risposte - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 10:13

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Sessione di Domande e risposte

Durante la riunione, Anna Conti e Michele Giuseppone hanno risposto a due domande dei partecipanti. Sono numerose le recitazioni di Daimoku che si svolgono online, a volte anche prima delle riunioni. Accade di frequente che queste iniziative si scontrino con la rigidità di alcuni responsabili che oppongono un divieto senza offrire spiegazioni plausibili e condivisibili basate sul buon senso e la saggezza. Possiamo confrontarci su come rispettare un momento così intimo e profondo come la nostra preghiera davanti al Gohonzon?

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Durante la riunione, Anna Conti e Michele Giuseppone hanno risposto a due domande dei partecipanti

1. Sono numerose le recitazioni di Daimoku che si svolgono online, a volte anche prima delle riunioni. Accade di frequente che queste iniziative si scontrino con la rigidità di alcuni responsabili che oppongono un divieto senza offrire spiegazioni plausibili e condivisibili basate sul buon senso e la saggezza. Possiamo confrontarci su come rispettare un momento così intimo e profondo come la nostra preghiera davanti al Gohonzon?

Risponde Anna Conti, responsabile nazionale donne

Questa è una domanda che ricorre spesso, e più volte ci siamo confrontati al Consiglio nazionale, anche di recente. Vorrei condividere degli spunti su cui riflettere.
Il 23 febbraio segnerà un anno da quando abbiamo chiuso i nostri Centri culturali e sospeso le attività in presenza. Dopo un anno siamo più o meno allo stesso punto, con l’incertezza, la preoccupazione, i problemi che sono aumentati per tantissime persone.
Rispetto a un anno fa siamo tutti più stanchi, tante persone si sentono più sole, più isolate.
E tanti membri hanno difficoltà a recitare Daimoku da soli: questa è una realtà che esisteva già prima, ma con la pandemia è diventata ancora più evidente.
Per questo recitare Daimoku insieme su zoom o su skype è un grande sostegno per tante persone e col passar del tempo si sono diffuse sempre di più le recitazioni online. Spesso recitare insieme facilita chi non riesce a farlo da solo.
Da un certo punto di vista, queste iniziative sono la manifestazione dello spirito di ricerca delle persone che cercano nuove modalità per sostenersi l’un l’altra.
Molto probabilmente è un fenomeno tipico di questo periodo di pandemia, che finirà quando ricominceremo a riunirci di persona e a recitare insieme.

In base alla mia esperienza di questi mesi, credo sia importante prima di tutto mostrare empatia e sensibilità verso queste persone, ascoltando le loro richieste, i loro bisogni, senza mettere divieti, ma aiutandole ad approfondire la fede e facendole sentire comunque libere.
Un giorno una donna mi ha detto: «In fondo cosa facciamo di male? Semplicemente recitiamo Daimoku insieme. Prima lo facevamo nelle case, ora lo facciamo su zoom».
Dovremmo distinguere due livelli:

  1. Uno riguarda le nostre riunioni ufficiali: zadankai, studio, riunioni dei gruppi ecc. Per queste riunioni abbiamo già dato a maggio scorso l’indicazione di fare Gongyo e Daimoku prima di collegarsi (NRNewsletter, #5, 2 aprile 2020).
  2. L’altro riguarda le recitazioni che nascono spontaneamente per iniziativa di qualche membro, a cui le persone che vengono invitate sono libere di partecipare o meno.

Noi non possiamo entrare nel merito di queste iniziative personali, non possiamo dire cosa fare o non fare, ma certamente, come responsabili, possiamo cogliere questa occasione per riconfermare il significato del Daimoku, il significato della preghiera e l’importanza di approfondire sempre più la relazione personale con il Gohonzon.
Ciò a cui dovremmo puntare è cercare di migliorare la qualità della fede e della pratica, piuttosto che dare regole.
Inoltre possiamo incoraggiare i membri a ricercare sempre un rapporto diretto con il Gohonzon, quella “fusione” tra noi e il Gohonzon che nel Buddismo viene spiegata con il principio di kyochi-myogo (fusione tra realtà oggettiva e saggezza soggettiva, Dizionario di Buddismo, pag. 212).
Fare Daimoku non è semplicemente recitare Nam-myoho-renge-kyo con la bocca, piuttosto significa pregare dal profondo del cuore, ricercando una connessione intima e profonda con il Gohonzon: è questo che ci permette di attivare e risvegliare la nostra natura di Budda.
Perciò la concentrazione durante la recitazione del Daimoku è fondamentale. Anche se è normale che i pensieri vanno e vengono mentre recitiamo Daimoku, è importante ricercare quell’intensità nella nostra preghiera di cui parla Nichiren Daishonin nel Gosho: «Sto pregando con tanta convinzione come se dovessi accendere il fuoco con la legna bagnata o estrarre l’acqua dal terreno riarso» (RSND, 1, 395).

La preghiera davanti al Gohonzon non è una pratica formale, è una cerimonia solenne dove ognuno di noi può rivivere la cerimonia dell’aria descritta nel Sutra del Loto, e rinnovare il proprio voto per kosen-rufu.
Sensei la descrive così nella Saggezza del Sutra del Loto: «Quando recitiamo con fede Daimoku e Gongyo davanti al Gohonzon, partecipiamo alla cerimonia dell’aria. Non c’è nulla di più meraviglioso. Toda diceva spesso che nella vita quotidiana di noi persone comuni non c’è luogo più sacro di quello in cui recitiamo Gongyo e Daimoku» (SDL, 1, 92).

Un altro aspetto importante della preghiera è “alzarsi da soli”.
Dalla nostra decisione di alzarci da soli e agire per realizzare kosen-rufu scaturisce il Daimoku che ha la forza del re leone ed è all’unisono con il maestro.
L’umanesimo buddista mira proprio a far sì che ogni persona diventi forte e capace di alzarsi da sola, con coraggio.
Inoltre, bisogna comprendere che il nostro Daimoku ha il potere di superare i limiti del tempo e dello spazio.
A questo proposito vorrei citare un estratto di un messaggio dei responsabili europei, pubblicato sulla NL Newsletter #6, 9 aprile 2020: «Il presidente Ikeda scrive: “Nam-myoho-renge-kyo è l’energia dell’universo! […] Grazie al voto, maestro e discepolo sono eternamente uniti superando i limiti del tempo e dello spazio” (NR, 621, 5). La nostra famiglia della SGI europea è distribuita su sette fusi orari: dal più lontano a ovest, nelle Azzorre, alla parte più lontana dell’Europa orientale, a Vladivostok! Pertanto, mentre preghiamo con lo stesso ruggito del leone del nostro maestro, non importa in quale fuso orario ci troviamo, non dobbiamo avere dubbi sul fatto che siamo effettivamente uniti “superando i limiti del tempo e dello spazio” e quindi in tutti i luoghi e in ogni momento! In questo modo, un’ondata di Daimoku si diffonde in tutto il nostro continente e poi il testimone passa agli altri continenti del mondo.
Infatti, grazie agli sforzi del nostro maestro, si recita Daimoku in ogni momento – 24 ore su 24, in tutto il mondo – per superare la situazione che abbiamo di fronte e per trasformare il veleno in medicina. […] Con questa convinzione, kosen-rufu continuerà ad avanzare senza sosta. Infatti, come Sensei ci incoraggia: “La nostra recitazione di Nam-myoho-renge-kyo con lo stesso spirito del maestro, è l’invincibile ruggito del leone; questo ci permette di aprire la strada della vittoria in ogni situazione”».

Per concludere vorrei condividere una mia riflessione: cerchiamo di dialogare il più possibile con ogni persona, e soprattutto cerchiamo di ascoltare! Non dovremmo mai stancarci di ascoltare. Quando le persone si sentono ascoltate, si sentono accolte, non si sentono giudicate, e si creano legami di fiducia. E quando si crea questa fiducia, allora possiamo spiegare tante cose e chiarire tanti aspetti della nostra pratica.
Così cresciamo insieme e si risolvono tanti problemi.

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2. Sono tante le iniziative che trovano ampia diffusione attraverso il web, dove si offrono opportunità di studiare insieme, condividere esperienze… Alla luce di tutto questo, possiamo riflettere insieme sull’importanza di impegnare le nostre energie nel luogo dove viviamo e facciamo attività?

Risponde Michele Giuseppone, responsabile nazionale giovani

In quest’ultimo anno, a causa della situazione sanitaria e del conseguente distanziamento sociale, la nostra vita come membri di una organizzazione religiosa è cambiata.
Eravamo abituati a incontrarci e condividere gioie e sfide, a sostenerci di persona anche oltre le semplici attività, creando così la rete di amicizia che ci ha sempre caratterizzati.

In questo periodo ogni singolo membro si è naturalmente adattato alla situazione e grazie alla tecnologia ha convertito questo spirito e ciò che prima faceva di persona in forma virtuale, online!
Di sicuro non è stato facile per nessuno e in ognuno di noi sono sorti dubbi, domande, perplessità.
In particolare, vorrei soffermarmi a riflettere su un punto che ha visto coinvolte molte persone: la possibilità tramite i social network di connetterci e partecipare a qualunque attività della Soka Gakkai, indipendentemente dal luogo e dalla zona di appartenenza nell’organizzazione.

Non esistono divieti e nemmeno rigidità a riguardo; però è importante chiarire un aspetto fondamentale che ci contraddistingue come membri della Soka Gakkai.
Ognuno di noi ha abbracciato la fede e il Gohonzon in accordo con il mandato di Nichiren Daishonin portato avanti dalla Soka Gakkai grazie alla lotta dei tre maestri fondatori. Lo scopo quindi per ognuno di noi è perseguire la missione che ci caratterizza e ci rende tutti uguali e con lo stesso potenziale, ovvero quella dei Bodhisattva della Terra. Qual è questa missione? Emergendo dalla Terra come descritto nel Sutra del Loto, essi ereditano direttamente da Shakyamuni la missione di propagare la Legge mistica.
Ogni volta che partecipiamo a una riunione della Soka Gakkai, che è un incontro tra esseri umani desiderosi di trasformare il luogo in cui vivono nella Terra del Budda, dovremmo tenere ben presente questo aspetto.
Di conseguenza, partecipando a una riunione noi dedichiamo la nostra vita a questo scopo, quindi decidiamo ogni volta di trasformare la nostra vita e di conseguenza l’ambiente e il luogo ad essa collegati.

Il presidente Ikeda scrive: «Vorrei che ognuno di voi si prendesse l’impegno di trasformare il luogo in cui vive in una comunità ideale. Fate questo con cura, con l’amore dell’artista che lavora alla sua opera, mettendoci tutto il cuore. Questo è il Buddismo. Aiutate ognuno a diventare una persona capace, dopo tutto il Buddismo può svilupparsi solo dove le persone ne seguono l’insegnamento, non possiamo pensare di realizzare il nostro scopo senza uno sforzo costante» (NR, 191, 15).
Sulla base di questa guida del nostro maestro ho percepito quale sia davvero la mia missione, quanto sia preziosa e quanto ogni sforzo in questa direzione sia la causa fondamentale per la mia felicità: solo così ogni volta riesco a comprendere cosa significhi partecipare a una riunione dal punto di vista del “Budda Soka Gakkai”.

Sicuramente è importante sforzarsi di trasmettere questo spirito a tutti i membri, senza mai dare per scontato che sia chiaro da subito: perciò trasmettiamo le nostre sfide e vittorie in modo che sempre più persone trasformino la terra in cui vivono nella terra del Budda.
Ci sono molte guide in cui Sensei ci trasmette che lottare per far avanzare kosen-rufu là dove siamo, è la migliore causa per la nostra felicità. Questo significa che studiare nel proprio gruppo di appartenenza, partecipare alle attività nella propria zona, fa sì che, finito il lockdown, possiamo creare una nuova ondata per kosen-rufu, tutti insieme.

Concludo con un brano da La nuova rivoluzione umana: «La cosa importante è decidere di essere responsabili in prima persona di kosen-rufu nella vostra comunità e prendere l’iniziativa. Alzatevi come protagonisti della vostra organizzazione locale. Questo è il modo di vivere dei Bodhisattva della Terra. Se lo farete sperimenterete la gioia e la forza che scaturiscono da dentro di voi» (NRU, 17, 63).

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