Dall’8 al 29 marzo presso la Rotonda della Besana, si è svolta la mostra Senzatomica. La conferenza di presentazione ha inaugurato l’evento. Gli interventi degli ospiti hanno posto al centro dell’attenzione l’importanza dell’impegno individuale per l’abolizione delle armi nucleari
Nel Salone degli Affreschi della Società Umanitaria si è tenuta la conferenza di inaugurazione della mostra milanese di Senzatomica. Il vicedirettore dell’Istituto Buddista Italiano Franco Malusardi ha raccontato con emozione quando trentacinque anni fa, in quella stessa sala, si tenne la terza riunione generale della Soka Gakkai italiana. Dopo il messaggio di congratulazioni di Daniela Varano, coordinatrice europea della campagna internazionale per l’abolizione delle armi nucleari ICAN, Riccardo Antonini – membro del comitato scientifico della mostra – ha spiegato gli obiettivi della campagna Senzatomica. Riguardo all’importanza di informare il mondo sulle conseguenze di uno scoppio nucleare ha parlato anche il professor Paolo Cotta Ramusino, segretario generale delle Pugwash Conferences. Durante la Guerra Fredda, ha spiegato, sono state costruite ben 130.000 testate nucleari; inoltre ha sottolineato il fatto che un numero così elevato di armi atomiche impone a tutto il pianeta il bisogno impellente di avere scopi chiari per capire come arrivare dalla situazione odierna al disarmo totale. Come madrina dell’inaugurazione la conduttrice radiofonica e televisiva Paola Maugeri ha ricordato l’importanza di partire dal disarmo del proprio cuore e, per fare un esempio, ha detto che la giraffa è il mammifero con il cuore più pesante, circa quindici chili, e un suo calcio potrebbe uccidere un elefante; però non lo fa, perché ha il collo lungo e sa guardare lontano”.
Era presente anche Roberto Baggio, messaggero di pace della FAO-World Peace Summit Award 2010, e il sindaco Giuliano Pisapia che ha concluso la conferenza esprimendo l’orgoglio di ospitare la mostra con l’obiettivo di far conoscere, soprattutto ai più giovani, le atrocità della guerra. L’impegno per il disarmo nucleare può sembrare una decisione riguardante solo i capi di stato delle grandi potenze mondiali, ma in realtà, più profondamente, parte dalla decisione di ognuno di noi: indignarsi contro ogni ingiustizia, anche la più piccola, significa non accettare un’ingiustizia più grande, la violenza. Pisapia ha infine condiviso con i presenti un pensiero: «Felici è essere nel posto giusto, al momento giusto, con le persone giuste. Sono felice di essere qui con voi oggi. L’impegno di tutti mi dà la garanzia che ce la faremo».
I milanesi hanno deciso di sostenere Senzatomica organizzando numerosi eventi tra cui il flashmob che il 2 marzo è stato realizzato in Piazza del Duomo al quale ha partecipato un migliaio di persone.
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In Norvegia contro le armi nucleari
A pochi giorni dalla Conferenza intergovernativa sulle conseguenze umanitarie dell’uso delle armi nucleari, la SGI partecipa all’incontro internazionale organizzato da ICAN e presenta la nuova edizione della mostra
Oslo – Il 2 e il 3 marzo più di cinquecento attivisti si sono riuniti a Oslo per promuovere una Convenzione che metta al bando le armi nucleari. L’occasione è stata il Forum della società civile organizzato dalla campagna internazionale ICAN per l’abolizione delle armi nucleari. Era presente anche la SGI che ha presentato ufficialmente la mostra “Everything you treasure – For A World Free From Nuclear Weapons” (“Ogni cosa che amate – Per un mondo libero dalle armi nucleari”) realizzata in partnership con ICAN.
Questo incontro ha preceduto la Conferenza intergovernativa sulle conseguenze umanitarie dell’uso delle armi nucleari che si è tenuta dal 4 al 5 marzo, organizzata dal governo norvegese a cui hanno partecipato i delegati di centoventisette nazioni. L’organizzazione prevedeva quattrocento partecipanti ma si è ritrovata a doverne ospitare oltre cinquecento, provenienti da settanta paesi. Altissima l’incidenza di giovani e giovanissimi attivisti, i quali si sono “scambiati il testimone” con quelli di vecchia data.
Il primo giorno si è parlato del perché ci sia bisogno di una Convenzione che metta al bando le armi nucleari, soprattutto quando già esiste un Trattato di Non Proliferazione Nucleare: il trattato si è spesso rivelato impotente, sia di fronte al reiterato non rispetto da parte dei cinque stati nucleari ad adempiere alla loro promessa di disarmo, sia nei confronti dei quattro stati non firmatari del trattato che producono e posseggono armi nucleari.
Nella sessione dal nome evocativo “Impatto catastrofico” è stato presentato il tema centrale di entrambe le conferenze: le conseguenze dell’uso delle armi nucleari. Si parla di: impatto immediato di morte e distruzione; impatto indiretto sul clima e l’agricoltura che porterebbero a un’epoca di fame mondiale; impatto medico e sociale su una popolazione colpita dalle radiazioni nucleari.
Il secondo giorno è stato il momento delle due sessioni dedicate agli strumenti e alle azioni concrete per raggiungere l’obiettivo. Sono state presentate le campagne di successo degli ultimi decenni, come il bando delle mine antiuomo, delle munizioni a grappolo e la creazione di una Corte penale internazionale. Agli inizi chi si faceva portatore di queste idee veniva messo in ridicolo, poi la percezione delle armi nucleari da parte dell’opinione pubblica è passata da “accettabile” a “inaccettabile”. John Borrie, dell’UNIDIR (Istituto per la ricerca sul disarmo delle Nazioni Unite), ha aperto la sessione dichiarando che «le armi nucleari sono come gli zombie, sono stupide, colpiscono in modo indiscriminato e non sanno di essere già morte».
Giulia Savarese
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L’amore per la vita vince sempre
Il Quaderno di Hiroshima, il romanzo di Daisaku Ikeda che racconta la tragedia della bomba atomica sulla città giapponese, già pubblicato da Sperling & Kupfer, esce ora per i tipi di Esperia.
Il giovane Kazushiro si reca a Hiroshima presso la zia Yaeko, una delle persone miracolosamente scampate all’esplosione della bomba atomica, che lo conduce in una sorta di visita ai luoghi della memoria. Oggetti, documenti, fotografie, ma soprattutto l’accorata testimonianza della zia ricostruiscono la tragedia di quel terribile 6 agosto 1945, quando un lampo abbagliante squarciò il cielo e una nube di morte oscurò quella che un tempo era stata una città. Migliaia di uomini, donne e bambini perirono nell’ecatombe, ma il destino dei sopravvissuti, rimasti soli e con il corpo corroso dalle radiazioni, fu un incubo ancora peggiore.
Ma “uno spirito indomabile è capace di sopportare qualsiasi avversità”, e gli oleandri di Hiroshima continuarono a fiorire, testimoni silenziosi del potere dello spirito umano che germoglia dalla sofferenza e del messaggio di pace che arde sotto la cenere.
Daisaku Ikeda, Il Quaderno di Hiroshima, Esperia, 146 pagine, € 9,00