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Sensei vince sempre, e io con lui - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 12:21

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Sensei vince sempre, e io con lui

Valentina Di Fatta, Firenze

La decisione assoluta di vincere in unità profonda con il suo maestro, è la forza trainante che permette a Valentina di realizzare uno dopo l’altro tutti i suoi obiettivi, nell’attività delle giovani donne, nello shakubuku, nel lavoro e nella vita personale

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La decisione assoluta di vincere in unità profonda con il suo maestro, è la forza trainante che permette a Valentina di realizzare uno dopo l’altro tutti i suoi obiettivi, nell’attività delle giovani donne, nello shakubuku, nel lavoro e nella vita personale

A gennaio 2019 determinai: “Devo assolutamente vincere nella mia rivoluzione umana per kosen-rufu”.
Decisi di realizzare quegli obiettivi che ancora non avevo realizzato del tutto: individuare il lavoro dei miei sogni, trovare una persona con cui creare una famiglia di valore, trasformare il rapporto con i miei genitori.
Determinai che tutte le giovani donne sperimentassero una vittoria senza precedenti, e di risolvere il problema di amenorrea di cui soffrivo da tre anni.
Iniziai l’anno chiudendo una relazione, chiedendo un aumento di stipendio e determinando di stare più vicina alla mia famiglia e partecipare ai compleanni di nipoti, fratelli e genitori che vivono a Ragusa.
Ho abbracciato subito la campagna delle giovani donne per le celebrazioni dell’Ikeda Kayo-kai, decidendo di accompagnare almeno due shakubuku a ricevere il Gohonzon: uno entro il 2 giugno e l’altro entro il 18 novembre. Sono arrivata al 2 giugno, a Milano, stremata ma felice. Le giovani donne erano tutte felici e qualche mese prima una mia amica aveva deciso di ricevere il Gohonzon! Nel frattempo al lavoro mi hanno offerto di firmare un patto di stabilità che mi garantiva un aumento di stipendio che coincideva esattamente con la cifra che avevo offerto per kosen-rufu l’anno precedente.
Inoltre, proprio a giugno mi è tornato il ciclo, per la prima volta dopo tre anni, e l’amenorrea è sparita.
Da quel momento la mia vita ha preso una direzione diversa.
A fine mese mi hanno proposto di partecipare al corso giovani europeo a Francoforte. Ho colto questa occasione per determinare ancora più forte di vincere assolutamente. A Francoforte ho rinnovato il voto fatto al Daiseido nel 2017 e ho consolidato una certezza nel mio cuore: niente e nessuno, nemmeno io, può mettere in dubbio il mio valore.
Con Sensei nel cuore avrei vinto ogni sfida, perché non esiste lotta intrapresa con il nostro maestro che non si vinca.
Sensei vince sempre, e io con lui.
Sono tornata a Firenze, ho aumentato il Daimoku e, forte della determinazione di vincere assolutamente, in breve tempo sono riuscita a trasformare la relazione con i miei genitori.
Inoltre ho deciso di non scappare di fronte all’attrazione che provavo per una ragazza, ma di affrontarla davanti al Gohonzon. Mi sono buttata a capofitto nell’attività nella Soka Gakkai che, come affermava Toda, è un vero acceleratore della rivoluzione umana. Ho parlato di questa relazione con i miei genitori e da un atteggiamento iniziale di rifiuto, a suon di Daimoku e di dialogo, praticamente adesso la adorano.
Sempre ad agosto ho fatto shakubuku a una mia collega e dopo tre mesi l’ho accompagnata a ricevere il Gohonzon.
Il 2020 è iniziato con una polmonite che mi ha costretta a un riposo forzato di un mese. Ma Nichiren Daishonin scrive: «La malattia stimola lo spirito di ricerca della via» (RSND, 1, 833). Ho deciso di usare quel tempo per fare Daimoku, studiare e tirare fuori una profonda gratitudine per quella malattia, per la mia famiglia e per il mio lavoro.
Poco dopo è scoppiata la pandemia e l’azienda ha messo subito me e solo altri dieci colleghi in smart working. Seppur grata, ho iniziato a recitare Daimoku con forza affinché tutti e tutte avessero questa opportunità.
Pochi giorni dopo è arrivata la comunicazione: smart working per tutti!
Durante questi mesi di emergenza e paura, ho sperimentato un potere della fede diverso e una sfida nella pratica quotidiana senza precedenti. Non poter vedere la mia famiglia, riuscire a partecipare con entusiasmo alle attività online, vivere in una libertà ristretta ha spalancato le porte a un tempo nuovo, dove la sfida era trovare felicità in ogni cosa e gratitudine per quell’esilio forzato che mi dava l’occasione di sperimentare “una gioia senza limiti” (RSND, 1, 342).
Non solo, mi sono resa conto che proprio quel patto di stabilità che sembrava incatenarmi a un lavoro che volevo cambiare si è rivelato un sostegno prezioso in questi mesi, dandomi modo di capire meglio dove desidero lavorare per dare un contributo all’economia del Paese. Inoltre, lo smart working ha permesso a me e alla mia compagna di iniziare subito a vivere insieme progettando il nostro futuro.
Come scrive Sensei: «Quando cambia il nostro ichinen, noi cambiamo. Quando noi cambiamo cambia il nostro ambiente, cambia il mondo» (NR, 666, 9).
Adesso, mentre continuo ad affrontare questo primo anno del decennio che ci separa dal 2030 determino, entro il 18 novembre, che mio fratello inizi a praticare il Buddismo, di svolgere il lavoro dei miei sogni e di ampliare la famiglia che insieme alla mia compagna desideriamo costruire.

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