In questo mese
11 febbraio
1900 Nasce Josei Toda
16 febbraio
1222 Nasce Nichiren Daishonin
febbraio
1952 Campagna di Kamata
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Dovessi trovare le parole per descrivere cosa ho provato quando per la prima volta recitai Nam-myoho-renge-kyo, mi limiterei a dire che è stata la cosa più incredibile che io potessi fare: ha cambiato la mia vita.
Non sono nato in una famiglia buddista, la mia curiosità verso il Buddismo nacque quando, l’ultimo giorno del 2016 al brindisi di Capodanno, per la prima volta vidi il padre di un mio amico che recitava Daimoku. Qualcosa dentro di me, qualcosa che era sempre stata lì, si è risvegliata. Il mio spirito di ricerca mi portò a conoscere nuove persone che mi accompagnarono alle prime riunioni buddiste. Da quel momento cominciò la mia rivoluzione umana.
Durante l’adolescenza ho avuto una forte depressione e ricordo ogni singolo momento di sconforto e ogni crollo nervoso. Mi sentivo solo, soprattutto perché mi sono trovato ad affrontare situazioni che mi hanno causato molta sofferenza: ho un fratello maggiore con delle difficoltà e mi sentivo in colpa per non riuscire ad accettare la sua disabilità, la situazione di salute di mio padre era complicata e il rapporto con mia madre non era sempre rose e fiori. Anche a scuola riscontravo non pochi problemi. Ricordo infatti che in seconda superiore litigai con il mio miglior amico fino a non parlarci più. Inoltre i problemi in classe peggiorarono sia a livello di rendimento scolastico, sia a livello di amicizie. Decisi di cambiare scuola, scegliendo quella per operatori socio sanitari, un indirizzo di studi completamente diverso dal precedente. Studiando molto seriamente, riuscii a superare l’esame e a essere ammesso. Nonostante questo, sentivo che nella mia vita qualcosa ancora mancava.
A febbraio ho iniziato a praticare il Buddismo recitando Daimoku davanti al muro, ad aprile ho ricevuto il Gohonzon. Da quel momento sto rafforzando la mia preghiera ogni giorno e in estate ho partecipato al corso nazionale Futuro a Roma, dove ho fatto grandi amicizie che spero durino in eterno. Sono riuscito a riaprire i rapporti col mio vecchio amico, che si è detto interessato a partecipare a una riunione buddista! Ora mi preparo per superare l’esame di primo livello.
Oggi sono lo studente con la media più alta della classe e tra i sessanta della scuola che parteciperà al corso per Operatori Socio Sanitari, che mi darà un’importante qualifica. Faccio volontariato nella Croce Rossa e condivido il Buddismo sia con i miei colleghi sia con le persone che aiuto. Il mio sogno è fondare un’associazione di volontariato ispirata agli ideali buddisti, per poter dimostrare la forza della pratica. Un altro grande obiettivo è diventare soka-han, fare shakubuku ogni giorno per avvicinare più persone al Buddismo e continuare ad andare alla grande a scuola. Non mi lascerò abbattere da nulla, perché nel mio vocabolario non esiste la parola “arrendersi”.
Nichiren Daishonin afferma: «La legge del Budda riguarda principalmente la vittoria o la sconfitta, mentre la legge del re si basa su ricompensa o punizione. Per questa ragione un Budda ha il titolo di “eroe del mondo”, mentre un re viene chiamato “colui che governa a suo arbitrio”» (RSND, 1, 741). Interpreto questa frase come dire che noi abbiamo la scelta di arrenderci o di vincere, ma io ho scelto e sempre sceglierò la vittoria.
Recentemente ho letto ne La nuova rivoluzione umana una frase di sensei che mi ha incoraggiato molto per il futuro: «Desidero che viviate fino alla fine per adempiere alla vostra missione, continuando ad abbracciare la fede nel Buddismo per tutta la vita. La vita di una persona si decide in modo quasi definitivo verso i venti, trent’anni. Vi esorto quindi a sforzarvi nell’organizzazione di kosen-rufu perfezionando ed elevando voi stessi, e avanzando con l’obiettivo dei prossimi dieci anni di pratica» (NRU, vol. 30, cap. 5, p.ta 33)
Ho deciso di lottare per essere felice e per questo voglio recitare Nam-myoho-renge-kyo per tutta la vita.