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Se non ora, quando? - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 13:47

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    Se non ora, quando?

    Kosen-rufu non rappresenta un obiettivo finale o un capolinea, ma si trova nelle azioni che facciamo, istante per istante, per realizzarlo. Kosen-rufu si realizza attraverso il cambiamento che ogni persona riesce a imprimere al suo ambiente avvicinando la propria intenzione, il proprio comportamento e le proprie azioni a quelle del Budda

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    Kosen-rufu non rappresenta un obiettivo finale o un capolinea, ma si trova nelle azioni che facciamo, istante per istante, per realizzarlo. Kosen-rufu si realizza attraverso il cambiamento che ogni persona riesce a imprimere al suo ambiente avvicinando la propria intenzione, il proprio comportamento e le proprie azioni a quelle del Budda

    I corsi europei di studio con Katsuji Saito (quest’anno ero alla mia terza partecipazione) hanno il potere di mandare in frantumi le mie convinzioni su alcuni aspetti fondamentali della fede.
    Qualche anno fa mi sono resa conto di aver costruito una visione della vita e della morte che poco aveva a che fare con il Buddismo di Nichiren Daishonin. Per fortuna, dopo aver ascoltato la spiegazione di Saito, ho potuto approfondire lo studio del Gosho, recitare Daimoku e adottare il nuovo punto di vista prima della morte di mio padre. Affrontare coraggiosamente un evento così doloroso ha rappresentato per me un beneficio di valore inestimabile.
    Quest’anno, invece, è andata in pezzi la mia concezione di kosen-rufu. Fortunatamente, perché la versione sostitutiva è di gran lunga migliore.
    Avevo sempre pensato a kosen-rufu come a una meta, un traguardo, al quale dedicare la vita. Non mi ero mai fatta troppe domande sulla percentuale di buddisti necessaria per realizzare kosen-rufu, né mi sono mai chiesta come si sarebbe configurata la società. Devo confessare di avere sempre nutrito un’idea vaga e nebulosa, alla quale non ho dedicato poi tanti pensieri il che, oggi, mi pare anche paradossale considerando che è lo scopo della mia vita. Kosen-rufu per me era sinonimo di “terra di Budda”, un’età felice in cui la dignità della vita, i tesori del cuore, sarebbero stati il centro di gravità permanente del mondo in cui viviamo.
    Intanto mi sarei impegnata per conseguire questo risultato, che percepivo comunque come qualcosa che si sarebbe verificato a beneficio delle generazioni future. Ma nel frattempo? Sono sempre stata vigile, o almeno così credevo, nei confronti delle fasi di purgatorio che indebitamente inseriamo nella pratica del Buddismo: sarò felice quando avrò risolto ecc… Nel caso di kosen-rufu, tuttavia, la mia intera esistenza si trasformava in un purgatorio e mai avrei ammirato la luna sulla capitale, diventata così la versione orientale del sol dell’avvenire.
    Ho preso coscienza di tutto questo ascoltando la risposta di Saito a una domanda sulla pace “come la intende sensei“. Saito ha riferito che Ikeda non si prefigura il futuro in modo definito e dettagliato, ma si prodiga affinché la dignità della vita metta radici nell’umanità. Quando la dignità della vita sarà il valore di riferimento nella società, ci saranno meno violenza e meno guerre. La vita umana continuerà a manifestare i dieci mondi, quindi si verificheranno sempre eventi e situazioni negative, tuttavia la violenza e la sopraffazione saranno sempre meno influenti e diffuse.
    Ha fatto poi un esempio relativo a Nichiren e i suoi discepoli. Nonostante siano stati colpiti da numerose persecuzioni e abbiano vissuto in un’epoca dominata dall’aggressività e dalla sopraffazione, non hanno mai ceduto all’impulso di reagire con violenza. Quando Nichiren ha fatto ritorno a Kamakura dopo l’esilio di Sado, ha esposto le sue rimostranze al governo, dichiarando che non avrebbero mai potuto esercitare un controllo sul suo cuore, ma solo sul suo corpo. Così egli ha vinto sul suo ambiente e non ne è stato sconfitto.

    Lo spirito di Nichiren nelle proposte di pace di Ikeda

    Ikeda agisce nel nostro tempo facendo proprio lo spirito di Nichiren. Quando le persone adottano lo stesso spirito di Nichiren e questa corrente spirituale si diffonde nella società, tutto cambia. Ogni anno Daisaku Ikeda scrive una proposta di pace che invia all’ONU. Le proposte di pace sono divise in due sezioni. Quella iniziale riguarda la filosofia della dignità della vita, la seconda parte, invece, è inerente a dispositivi più tecnici e concreti. Quando Ikeda scrive queste proposte di pace, incoraggia la trasformazione spirituale delle persone. Parla dei problemi sociali, ma anche delle trappole che si possono incontrare nell’affermare la filosofia della dignità della vita. Si tratta di proposte a tema, incentrate sui problemi più urgenti della società.
    L’aspetto fondamentale di queste proposte si può individuare nel modo in cui Ikeda si concentra sul cambiamento di ogni persona. Per quanto tratti temi drammatici, di portata globale, alla fine tutto è ricondotto alla rivoluzione umana, al cambiamento dell’intero pianeta che nasce nel cuore di una singola persona. La vita originariamente si presenta come armonia di tutti i fenomeni, ma l’oscurità fondamentale interferisce, disturba, oscura tale armonia. La Soka Gakkai non vuole raggiungere un ideale di pace, bensì ristabilire, restaurare, curare l’armonia ferita.
    Il Sutra del Loto descrive un mondo di armonia, il mondo della pura terra, e spiega che non è altrove, ma coincide con il mondo in cui viviamo. La terra del Budda è già presente, tuttavia noi non riusciamo a percepirla a causa delle illusioni.
    Dopo aver ascoltato questa risposta, mi sono resa conto che kosen-rufu è in tutti i luoghi e i momenti in cui ristabiliamo l’armonia, in noi stessi e negli ambienti che abitiamo ogni giorno, nella comunità buddista, in famiglia, nel lavoro, nel condominio e nel quartiere. Non esiste un mondo ideale, collocato nel futuro, un modello a cui la società dovrà conformarsi. L’obiettivo è realizzare la pura terra dove siamo ora e in questo preciso momento. Kosen-rufu è un risultato concreto, tangibile, verificabile giorno dopo giorno nel mio ambiente, che riflette il mio cuore. In sostanza è un modo di vivere, non un’utopia, un ideale.
    Per realizzare kosen-rufu occorre lottare incessantemente contro le illusioni e l’oscurità fondamentale, le funzioni negative che non ci permettono di percepire e affermare la dignità della vita, propria e altrui. Quindi occorre lottare dentro se stessi e non “contro” l’ambiente.
    Il richiamo a vincere su se stessi, che inizialmente mi sembrava slegato al discorso più generale, è invece il perno di tutta la vicenda. Se non contrasto la mia oscurità, se non cerco sempre la via del rispetto, kosen-rufu rimane un miraggio all’orizzonte e non si concretizza nel corso della mia vita. Scrive Daisaku Ikeda: «Se ci si focalizza unicamente sulla Legge c’è il rischio che il Buddismo diventi solo una teoria. La Legge si deve manifestare nelle azioni concrete, nel comportamento da essere umano» (D. Ikeda, Il mondo del Gosho, esperia, vol. 2, pag. 145).

    Niente viene prima delle persone

    A volte il desiderio di realizzare un obiettivo ci porta a preferire il progetto alle persone che dovrebbero farne parte, le quali quindi dovrebbero trasformarsi per entrare a far parte del disegno partorito dalla nostra mente. Ma se ci ricordiamo che nulla viene prima delle persone e che l’armonia è il risultato e non il mezzo, tutto si ricompone e ogni cosa assume il giusto valore. Allora l’unità non è ciò che serve a realizzare il mio progetto, ma è la meta alla quale ognuno concorre così com’è. Senza il rispetto per gli altri, non possono esistere l’unità e l’armonia, ma solo dei rapporti di forza.
    La mia fede, la mia decisione di contribuire alla pace nel mondo, si misurano allora in modo molto semplice: quanta armonia sono in grado di realizzare intorno a me? Quale resistenza interna oppongo a tutte le forze che cooperano per portare disgregazione e disunità in famiglia, al lavoro e nella comunità buddista? Con quanto sereno accanimento mi impegno per apprezzare, lodare e sostenere il contributo di tutti nella realizzazione dei nostri obiettivi comuni?
    Nel messaggio del 3 maggio, Daisaku Ikeda ci ha esortati a essere delle persone dalle «parole toccanti e incoraggianti» e non dalle «parole amare e offensive». Quanto riesco a mettere in pratica questo invito del mio maestro quando incontro qualcuno che ha un punto di vista opposto al mio?
    «La “terra di Budda” – ha scritto Daisaku Ikeda – è nello spirito del bodhisattva quando fa voto di beneficare tutti gli esseri e opera con determinazione per realizzarla. In altre parole, la “terra del Budda” va interpretata non come un risultato da ottenere, quanto piuttosto nello slancio che si mette nel realizzarlo, o come il processo della sua acquisizione» (Daisaku Ikeda, Buddismo, il primo millennio, Milano, Bompiani, 1986, pag. 96).
    Credo che non si possa dire meglio di così che la terra del Budda è il riflesso nel nostro ambiente del voto di rendere felice la nostra vita e quella degli altri. Quindi la terra del Budda, o kosen-rufu, è questo mondo pieno di problemi e difficoltà, se abbiamo lo stesso cuore di Nichiren e non ci pieghiamo davanti all’oscurità fondamentale.
    Dalle parole di Saito ho compreso che lottare tutta la vita, ma anche di più, eternamente, per kosen-rufu è un modo di vivere piacevole, pieno di valore e significato, non è una corsa affannosa verso un obiettivo e poi un altro ancora in vista del premio finale. Da questo punto di vista gli obiettivi, le responsabilità, non sono progetti a termine, impegni che assorbono tutte le nostre risorse per poi lasciarci esausti, ma sono espedienti che ci aiutano a sviluppare un modo contributivo, vincendo continuamente su noi stessi. Dato che siamo in rete con il genere umano e con l’ambiente, infatti, non può non starci a cuore la felicità degli altri.
    Kosen-rufu non è solo il momento in cui saremo riusciti a convertire tante persone alla pratica del Buddismo di Nichiren Daishonin, ma risiede nella pratica quotidiana di vivere e trasmettere la Legge.
    Nella Saggezza del Sutra del Loto, Daisaku Ikeda spiega perché ha deciso di convertirsi al Buddismo dopo aver incontrato il presidente Toda attraverso una citazione di Goethe: «Non è sufficiente camminare passo dopo passo sulla via che porterà un giorno alla meta. È necessario che ognuno di questi passi sia la meta e che ognuno di questi passi abbia un valore» (Daisaku Ikeda, La saggezza del Sutra del Loto, esperia, vol. 2, pag. 40).
    La storia della vita di Ikeda è una testimonianza luminosa di questa affermazione. Mai come in questo momento è chiaro che adesso occorre trasformare in azioni tutto ciò che il nostro mae­stro ci ha trasmesso.
    C’è un detto talmudico che collega con chiarezza esemplare i tre passaggi che vanno dalla propria rivoluzione umana, al vivere contributivo e alla necessità di farlo qui e ora: «Se non sono per me stesso, chi sarà per me? Se sono per me stesso soltanto, che cosa sono? Se non ora, quando?».

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