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Se non mi rispetto io, non mi rispetti tu - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 21:07

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    Se non mi rispetto io, non mi rispetti tu

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    Al corso giovani del 2010, a Chianciano, la regione Veneto non si era ancora formata, ma i giovani responsabili dei due territori presenti in quell’occasione crearono l’acronimo VENETO = Vinciamo Eternamente, Non Esitando Trionfiamo Ora! Per me quello fu il primo atto della Divisione giovani della regione Veneto. L’anno successivo mi venne proposta la responsabilità giovani di regione.
    Da lì in poi ho affrontato la separazione da mia moglie, il ritorno a casa dai miei genitori e la precarietà del mondo del lavoro, fatti che hanno messo in luce diversi aspetti della mia vita permettendomi di decidere di cambiarli utilizzando la pratica buddista. Per esempio, l’incomunicabilità con mia moglie mi ha spinto a recitare due ore di Daimoku al giorno e a decidere di incoraggiare le persone con la mia lotta, perché ho capito che la mancanza di rispetto nei miei confronti dipende dal fatto che io stesso non mi rispetto: ho recuperato il dialogo con lei e ho affrontato la separazione migliorando il nostro rapporto. Nel lavoro, dopo aver realizzato il mio sogno di insegnare, ho partecipato al “concorsone” per passare di ruolo, recitando nuovamente molto Daimoku, approfondendo lo studio e affrontando la sfiducia in me stesso. Non avendolo superato ho sentito ancora una volta la paura del fallimento e ho lottato per non sentirmi sconfitto: «Non dobbiamo essere sconfitti. Rifiutarsi di essere sconfitti è già vittoria. Una persona che persevera fino alla fine è vittoriosa» (D. Ikeda, Giorno per giorno, 7 aprile). Lo scorso novembre, all’inizio della nuova era di kosen-rufu, ho rideterminato di dedicarmi a questa nobile causa e il mese successivo la sorella di un mio caro amico, cui avevo parlato della pratica ben tredici anni prima e che ho sempre continuato ad incoraggiare, ha ricevuto il Gohonzon. Questo nuovo slancio mi ha fatto sentire una grande forza, così a dicembre, insieme al mio corresponsabile della Divisione uomini abbiamo deciso di iniziare a recitare un milione di Daimoku ciascuno per l’unità tra i membri e di approfondire la relazione maestro-discepolo. Attività e vita quotidiana non sono distinte, perciò ecco un problema di unità in famiglia: sono venute a galla sofferenze di vecchia data legate a difficoltà di relazione tra i miei fratelli e i miei genitori. Insomma proprio l’ambiente ideale per sperimentare il primo eterno principio della Soka Gakkai: fede per una famiglia armoniosa. E non per una famiglia da pubblicità, ma una dove tutti sono felici, nessuno escluso. Mi sembrava di sperimentare quanto detto da Nichiren Daishonin: «Accettare è facile, continuare è difficile. Ma la Buddità si trova nel mantenere la fede. Colui che abbraccia questo sutra dovrebbe essere pronto a incontrare difficoltà. È comunque certo che “conseguirà rapidamente l’insuperata via del Budda”» (RSND, 1, 417). Lo scorso gennaio ho rilanciato anche gli obiettivi nel lavoro, certo che tutti gli sforzi fatti per migliorare me stesso avrebbero sicuramente dato prova concreta del potere del Daimoku anche ai miei familiari. Nel giro di un paio di settimane ho trovato un impiego con esattamente lo stipendio “impossibile” che avevo determinato.
    Il mio desiderio, prima del passaggio alla Divisione adulti, è quello di lasciare in eredità alla Divisione futuro una famiglia Soka che permetta ai giovani di esprimere tutto il loro potenziale e una Divisione giovani con una forte identità, decisa a prendersi la responsabilità di guidare il movimento di kosen-rufu nel Veneto.

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