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Scavando nella mia vita - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 10:32

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Scavando nella mia vita

Giambattista Parodi, Casella (Ge)

Più di una volta avevo avuto la tentazione di mollare tutto, condizionato dalla mia tendenza a mettere tutto in discussione e a nutrire dubbi sul mio stesso progetto. La situazione però si sbloccò all’inizio del 2008

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Più di una volta avevo avuto la tentazione di mollare tutto, condizionato dalla mia tendenza a mettere tutto in discussione e a nutrire dubbi sul mio stesso progetto. La situazione però si sbloccò all’inizio del 2008

Mi ritengo una persona fortunata, senza particolari problemi e con una famiglia meravigliosa. Mio papà è mancato quando avevo solo nove anni, ma l’affetto che mi hanno dato e continuano a darmi mia mamma, mia sorella e i miei nonni è immenso. Ciononostante la mia vita era caratterizzata dalla paura di vivere, e quindi di essere felice; mi sentivo sempre attanagliato dall’indecisione, dal dubbio, dalla paura di sbagliare e di essere giudicato. Quindi, per evitare tutto questo mi ero chiuso sempre più in me stesso. Anche in ambito sentimentale ero molto frenato da questa paura che avvolgeva tutti gli aspetti della mia vita. Pratico questo Buddismo dal 2001 e ho ricevuto il Gohonzon nel 2003. Le cose iniziarono veramente a cambiare tre anni fa quando, dopo l’ennesimo fallimento amoroso, decisi di recitare il mio primo milione di Daimoku e di dedicarmi all’attività soka-han. La mia vita iniziò a muoversi e conobbi Daniela, la mia attuale ragazza. Contemporaneamente cominciai a percepire un malessere indefinito e a soffrire di ansia, ma, grazie a una pratica costante, all’inizio del 2008 ho provato delle sensazioni bellissime: una forza e una determinazione incredibili, mai provate prima. Il 2 gennaio, in occasione dell’ottantesimo compleanno di sensei, gli feci una promessa: «Quest’anno vincerò in tutti gli aspetti della mia vita!». Il 16 marzo, in occasione del meeting europeo dei giovani a Milano, feci parte della squadra ligure dei soka-han: un’esperienza fantastica. Durante i mesi di preparazione eravamo stati incoraggiati a porci obiettivi impossibili e così avevo fatto. Uno riguardava mia mamma che non aveva una vita sentimentale felice: sul foglio degli obiettivi scrissi che per mia madre desideravo un uomo «sensibile, intelligente e altruista». A giugno conobbe una persona speciale. Vedendola felice le chiesi com’era quest’uomo e le mostrai quello che avevo scritto. Lei era incredula e tra le lacrime mi raccontò che lui era veramente «una persona sensibile, intelligente e altruista!». Per la prima volta percepii cosa significasse coltivare la terra del Budda. Oggi la sua relazione sta andando avanti felicemente e io ho un rapporto meraviglioso con il suo compagno.
In quel periodo però aumentarono le mie crisi d’ansia ed ebbi due attacchi di panico tremendi. Ne fui condizionato a tal punto da avere paura a viaggiare con i mezzi pubblici e soprattutto avevo il terrore di guidare in autostrada da solo, e questo era davvero un problema dato che vivo in un paese fuori Genova. Continuai comunque a recitare Daimoku e a fare attività di protezione. Quando mi venne proposto di partecipare lo scorso agosto a un corso al Centro culturale di Firenze capii di avere l’occasione per realizzare altri obiettivi impossibili, tra cui la fine del mio malessere. Il giorno prima di partire mi svegliai con un mal di schiena tale da non riuscire nemmeno ad alzarmi dal letto. In quel momento riuscii a riconoscere chiaramente il mio “demone” che, estremamente ragionevole, mi suggeriva quanto fosse poco saggio partire in quelle condizioni. Tuttavia decisi di partire a qualunque costo e andai a Firenze. Per una settimana mi sforzai al massimo nella fede, nella pratica e nello studio, con lo spirito di “non risparmiare la mia vita” e percepii una gioia, un coraggio e una forza mai provati fino a quel momento: per la prima volta sentii di essermi alzato da solo!
Al mio ritorno mi attendevano tante sfide tra cui i miei studi. Nel 2004 avevo vinto un dottorato in archeologia medievale a Siena, la migliore università italiana in questo campo. Dopo avere recitato per un anno ero riuscito a entrarvi senza alcuna raccomandazione, con un progetto sull’archeologia della zona dove abito. Con gli anni però il dottorato si era trasformato in una montagna insormontabile: non trovavo i dati di cui avevo bisogno per la tesi e avevo un rapporto difficile con alcune persone della Soprintendenza. Più di una volta avevo avuto la tentazione di mollare tutto, condizionato dalla mia tendenza a mettere tutto in discussione e a nutrire dubbi sul mio stesso progetto. La situazione però si sbloccò all’inizio del 2008, nel momento preciso in cui decisi di essere felice nonostante tutto. Grazie a questa promessa fatta al mio maestro, è emersa dalla mia vita la decisione di portare in fondo il mio progetto e anche la decisione di ottenere dei risultati concreti: fare uno scavo e scoprire un sito archeologico sconosciuto. In autunno iniziai, senza grosse aspettative, un piccolo saggio di scavo che presto si rivelò molto importante perché mi permise di portare alla luce parte di un villaggio sconosciuto, che poi si è rivelato unico nel suo genere. Senza neanche rendermene conto i miei obiettivi si erano concretizzati al di là della mia immaginazione. Dopo aver ricevuto l’autorizzazione ministeriale, nell’estate 2009 ho iniziato la prima campagna di scavo e nel frattempo mi si sono presentate alcune opportunità professionali che fino a qualche mese fa erano impensabili.
Dopo l’esperienza fatta a Firenze ho dovuto affrontare nuovamente i miei attacchi d’ansia e la paura di guidare. Un giorno mi si presentò l’occasione, visto che avrei partecipato a una riunione al Centro culturale di Genova che iniziava di mattina. Il solo pensiero di prendere l’autostrada mi terrorizzava, ormai non guidavo quasi più. Ero arrivato al punto di essere così spaventato all’idea di prendere l’auto che secondo me era impossibile fare un viaggio “normale”. La sera prima però decisi che l’indomani mi sarei alzato presto per fare un’ora di Daimoku “affidandomi” completamente al Gohonzon. Salito in macchina provai un po’ di paura, poi pensai che se avessi dovuto accompagnare al Centro il presidente Ikeda avrei solo desiderato che arrivasse sano e salvo a destinazione. Così iniziai a recitare Daimoku immaginando sensei seduto al mio fianco mentre gli stringevo forte la mano. Si sciolse qualcosa di profondo dentro di me e piangendo provai una gioia incredibile.
Durante i momenti difficili mi ha dato molto coraggio un brano de La nuova rivoluzione umana dove Ikeda incoraggia un responsabile con un grave problema di salute: «”Tutto scaturisce dal Daimoku. È arrivato per lei il momento di sconfiggere il karma negativo e determinare con tutto se stesso di dedicarsi a kosen-rufu. Questo le darà lo slancio e l’energia necessaria per cambiare il karma”. Quando facciamo di kosen-rufu la nostra missione e ci sforziamo con tutto il cuore, la meravigliosa forza vitale di un Bodhisattva della Terra comincia a pulsare dentro di noi, permettendoci di rompere le catene del karma» (Il Volo Continuo, 283).
Nel 2008, Daniela, la mia ragazza, e uno dei miei migliori amici hanno ricevuto il Gohonzon.
Ora sto costruendo basi solide per il mio futuro lavorativo e affettivo e ho sempre di più il desiderio di aprirmi alla vita. Nella mia zona sono l’unico giovane e per realizzare il sogno del mio maestro il mio desiderio è che prima di passare alla Divisione uomini vengano consegnati ai giovani del nostro capitolo quindici Gohonzon. Sono conscio che questo implica un salto di qualità nella fede, ma come ci insegna il presidente Ikeda la chiave è sfidarsi avanzando sempre per arrivare alla sera pensando: «Più di così non potevo fare». Tempo fa scrissi: «Voglio provare gioia di vivere»: è esattamente quello che sento ogni giorno.

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