«Ognuno di voi deve essere certo nel profondo del cuore che sacrificare la vita per il Sutra del Loto è come scambiare sassi con oro o immondizia con riso».
(Nichiren Daishonin, Le azioni del devoto del Sutra del Loto, RSND, 1, 679)
Nichiren Daishonin ha scritto questo Gosho nel 1276. Si tratta di un racconto autobiografico di un periodo cruciale della sua vita, i nove anni che vanno dalla persecuzione di Tatsunokuchi all’esilio a Sado, fino al suo ritiro sul monte Minobu. In quel periodo di dure lotte il Daishonin dimostrò, sia con le parole sia con le azioni, di essere il Budda dell’Ultimo giorno della Legge.
Questo passo del Gosho ha sempre avuto un forte impatto su di me. Lo sento familiare, lo sento risuonare nella mia vita.
All’inizio del mio percorso nella Soka Gakkai lo riconducevo principalmente all’offerta in denaro che facevo con il desiderio di contribuire a kosen-rufu ma poi, andando avanti nella mia rivoluzione umana e approfondendo la fede, ho capito che c’era molto di più: è lo spirito di non lesinare la mia vita a prescindere dalle circostanze in cui mi trovo che, insieme allo shakubuku, mi permette di “scambiare sassi con oro”.
Queste parole mi accompagnano sia nei momenti difficili in cui sembra che niente stia cambiando e il tempo si dilata in una notte sempre più buia, sia nel quotidiano, piuttosto impegnativo un po’ per tutti. E mi aiutano a tenere la barra del timone dritta, orientata verso la creazione di valore, cercando di sostituire la rabbia con la pazienza e la gentilezza.
Quando mi vengono in mente queste parole del Daishonin mi sento leggera, piena di speranza e di fiducia.
Questo passo del Gosho mi ha insegnato una cosa fondamentale: dare importanza al “qui e ora”. Offrire il mio tempo e la mia voce per incoraggiare chi sta affrontando sofferenze e difficoltà mi permette di percepire, più o meno profondamente, ma sempre con speranza, che non ho niente di cui preoccuparmi perché il cambiamento, la trasformazione della mia oscurità nella potente, innata natura di Budda, è assicurato. Non scontato, ma certo. Come effetto del mio non mollare mai, della mia ricerca del cuore di Sensei, come conseguenza naturale del mio voto.
Nichiren Daishonin nel Gosho L’apertura degli occhi dichiara:
«Sebbene io e i miei discepoli possiamo incontrare varie difficoltà, se non nutriamo dubbi nei nostri cuori, raggiungeremo naturalmente la Buddità» (RSND, 1, 241)
Sensei spiega così questo passo:
«Nichiren dice che anche se incontriamo molte difficoltà, purché perseveriamo senza essere sconfitti e restiamo fermi nella nostra fede, il beneficio del conseguimento della Buddità arriverà da sé in modo naturale» (L’apertura degli occhi, lezione sugli scritti di Nichiren Daishonin, Esperia, p. 239).
Questa “naturalezza” di cui parlano sia Nichiren che il maestro Ikeda mi fa sentire al sicuro, protetta. E questo pensiero, questo stato d’animo, mi fa sorridere di gioia e tranquillità.
Che sia questa «la gioia che deriva dalla Legge» di cui parla il Daishonin? (cfr. Felicità in questo mondo, RSND, 1, 607).
E allora, ancora di più e per l’eternità, voglio continuare a rafforzare il mio legame con il maestro e avere come primo e fondamentale scopo quello di condividere il Buddismo con più persone possibili, affinché il grido di dolore del mondo diventi un canto di gioia.
Perché l’umanità ha il diritto di essere felice, di vivere con la speranza e non con la paura. Il diritto di sentirsi fortunata, proprio come mi sento io che ogni giorno posso recitare Nam-myoho-renge-kyo.
