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Sboccia la mia vita in tutto il suo splendore - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 09:29

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Sboccia la mia vita in tutto il suo splendore

Daniele Loffredo, Milano

Iniziai a mettere in pratica i consigli di sensei sul luogo di lavoro e a basarmi sul Gohonzon in qualsiasi situazione

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Iniziai a mettere in pratica i consigli di sensei sul luogo di lavoro e a basarmi sul Gohonzon in qualsiasi situazione

Ho conosciuto il Buddismo quando mi stavo laureando in Infermieristica. Una delle più grandi sofferenze che provavo era il rifiuto da parte della mia famiglia e pensavo che i miei genitori fossero la causa della mia frustrazione. Facendo tanto Daimoku, capii che ero io a non accettare la mia vita e che la trasformazione delle mie sofferenze partiva proprio dal mio nucleo familiare. Avevo sempre in mente le parole di Nichiren Daishonin: «L’inferno è nel cuore di chi interiormente disprezza suo padre e trascura sua madre» (RSND, 1, 1008).
Con enorme sforzo riallacciai un dialogo con la mia famiglia e aprii loro il mio cuore.
Il giorno in cui ricevetti il Gohonzon erano presenti mia madre e mia sorella che arrivò apposta dalla Francia. Mia madre, di profonda fede cattolica, era molto sofferente per la mia fede nel Buddismo, ma a fine giornata mi disse che sentiva una forte pace interiore perché percepiva il valore che stavo creando nella mia vita.
Nei mesi seguenti, facendo attività al Centro culturale, mi resi conto che sostenere i membri era la palestra migliore per incoraggiare mia madre. Proprio in quel periodo lesse I misteri di nascita e morte di Daisaku Ikeda che le piacque particolarmente e ci diede l’opportunità di dialogare con profonda intimità.
Nel frattempo incoraggiai mia sorella a utilizzare la pratica buddista per risolvere un momento difficile. Iniziò a recitare Nam-myoho-renge-kyo, trasformò le sue sofferenze e realizzò grandi obiettivi. Con mia grande gioia, dopo un anno ha ricevuto il Gohonzon in Francia.
Nel 2015 ero infermiere precario che da tre anni lottava per ottenere un posto fisso, ma ai concorsi pubblici accedevano pochissime persone e solo dopo selezioni durissime.
Mi accorsi che i ripetuti tentativi andati a vuoto erano lo specchio del fatto che non avevo ancora profondamente deciso di vivere la mia missione di Bodhisattva della Terra in quell’ambito lavorativo.
Quando presi veramente questa determinazione vinsi non uno ma tre concorsi in tre diverse città italiane, tra cui Varese, la città dove vivevo.
Nel 2017 partecipai al corso nazionale del Gruppo giovani. Durante quei giorni ho sentito che per poter sviluppare un’ondata di gioia per kosen-rufu dovevo realizzare qualcosa di impossibile nella mia vita.
Nel frattempo mi ero trasferito a Milano con il mio compagno, trovando una casa in centro e attualmente ospitiamo le attività Soka.
Per circa un anno e mezzo ho lottato incessantemente per ottenere uno spostamento lavorativo dall’ospedale di Varese a Milano.
Un passo de La rivoluzione umana mi ha incoraggiato molto: «Può darsi che in questo momento pensiate alle vostre difficili situazioni personali come se dovessero durare all’infinito; è certo invece che, se continuerete ad abbracciare questa fede, esse cambieranno profondamente, trasformandosi in una condizione vitale di felicità. Il mutamento del destino umano segue i princìpi della vita universale» (RU, 3, 6).
Così iniziai a mettere in pratica i consigli di sensei sul luogo di lavoro e a basarmi sul Gohonzon in qualsiasi situazione. Ogni giorno, quando varcavo la porta dell’ospedale, mi chiedevo quali azioni avrebbe compiuto un Bodhisattva della Terra. Ripensando al sorriso che ci contraddistingue quando apriamo a qualcuno la porta del Centro culturale, decisi che avrei mostrato lo stesso sorriso ai colleghi, ai pazienti e a chiunque mi trovassi di fronte, sostenendo le difficoltà e le sofferenze delle persone. I colleghi iniziarono a sentire un’energia diversa, non comune, tutti mi chiedevano come facessi a essere sempre sorridente e disponibile. Senza quasi accorgermene parlai a tante persone del Buddismo e oggi tre colleghi recitano Nam-myoho-renge-kyo.
Poco dopo ricevetti una proposta di lavoro a Milano.
Tutti i miei colleghi si videro recapitare dalla dirigente un messaggio di Daisaku Ikeda. Era il messaggio che le avevo mandato quando la informai del mio trasferimento: «Così Toda spiegava l’immenso beneficio della fede: “Conseguire lo stato di Buddità significa rinascere sempre colmi di grande energia vitale; agire a nostro piacimento per realizzare la missione per la quale siamo nati; raggiungere tutti i nostri scopi e possedere una fortuna che nessuno può distruggere”» (Saggezza, 2, 175).
Nei mesi seguenti mi lanciai a capofitto nelle attività della Soka Gakkai, accettai la responsabilità di capitolo dei giovani uomini e quella di referente del gruppo soka-han, che si occupa della protezione del Centro culturale.
Scrissi una lettera a sensei in cui lo ringraziai e gli formulai il mio voto per kosen-rufu, informandolo anche di un grande obiettivo che da un anno preparavo con tanto studio e tanto Daimoku: l’accesso alla facoltà di Medicina. Era la mia sfida impossibile. Che gioia quando ricevetti la sua risposta proprio il giorno in cui firmavo il nuovo contratto di lavoro a Milano!
Arrivò il momento del test d’ingresso a Medicina. Fu durissimo ma ho superato la prova e oggi sono uno studente di Medicina!
Con il Daimoku e una forte determinazione ho stabilito un nuovo obiettivo: superare al primo appello tutti i sei esami previsti nel primo semestre. Grazie a questa sfida sono riuscito a incoraggiare tanti ragazzi del mio corso, quattro dei quali hanno cominciato a praticare il Buddismo. Con grandi sforzi, l’11 febbraio ho superato il sesto esame.
Provo un profondo senso di gratitudine per il maestro Ikeda e la famiglia Soka. Il Buddismo ha trasformato radicalmente la mia vita, facendola sbocciare in tutto il suo splendore.

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