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Ritratto di Kaneko Ikeda - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 11:49

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Ritratto di Kaneko Ikeda

Kaneko Ikeda è una ottimista di natura, valuta ogni situazione con ponderatezza e dà particolarmente valore solo agli aspetti positivi della vita. La sua forza gentile e il suo sorriso coraggioso nelle pagine di un libro a lei dedicato, di prossima pubblicazione per i tipi di Esperia. Presentiamo l’introduzione di suo figlio Hiromasa e un breve estratto

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Kaneko Ikeda è una ottimista di natura, valuta ogni situazione con ponderatezza e dà particolarmente valore solo agli aspetti positivi della vita. La sua forza gentile e il suo sorriso coraggioso nelle pagine di un libro a lei dedicato, di prossima pubblicazione per i tipi di Esperia. Presentiamo l’introduzione di suo figlio Hiromasa e un breve estratto

Una forza gentile
di Hiromasa Ikeda

Adoro mia madre e il suo modo di vivere: sincero, onesto, capace di abbracciare con tutta se stessa la missione della sua vita. È una donna che affronta la vita a viso aperto, un esempio di grandezza umana. Non ricordo che abbia mai alzato la voce neanche una volta con me o con i miei fratelli. Ciò che ricordo è il suo perenne sorriso. Una donna che non si fa abbattere dalle difficoltà indipendentemente dalle situazioni. Comunque salda di fronte a qualsiasi tempesta, è sempre andata avanti con forza e coraggio. Non so da dove riesca a tirar fuori il suo meraviglioso sorriso e la forza della speranza che nutre nel cuore, ma so che con essi ha incoraggiato enormemente innumerevoli amici in tutto il mondo.
Circa dieci anni fa, siamo stati più volte invitati da una rivista femminile di grande successo in Giappone a pubblicare un libro su mia madre. Benché lusingata, ella ha sempre rifiutato, il che è comprensibile per una donna come lei che preferisce stare lontana dai riflettori. Tuttavia, per riconoscenza verso l’editore che nel corso degli anni aveva pubblicato diversi articoli e libri sui miei genitori e sulla Soka Gakkai, alla fine ha accettato di pubblicare questo libro. Si tratta di un vero e proprio dialogo col mondo basato su una filosofia di pace, felicità e benessere. Gli argomenti trattati sono vari e molteplici: i ricordi di gioventù, le amicizie, la relazione fra maestro e discepolo, l’adolescenza e il matrimonio, la saggezza e il coraggio necessari per educare i figli, il contributo della donna alla società.
La giornalista è riuscita a farsi raccontare aneddoti che nemmeno in famiglia avevamo mai sentito prima, facendo risaltare in modo affettuoso e delicato la forza del sorriso di mia madre.
Il nome “Kaneko” che appare nel titolo è il nome scelto per lei dal maestro dei miei genitori, Josei Toda. […] Era ancora giovane quando Toda le regalò una copia degli Scritti di Nichiren Daishonin con una poesia a lei dedicata sul frontespizio: «Possa la tua lieve immagine alla luce della luna essere pervasa dalla forza della Legge mistica».
Proprio come suggerisce questa poesia di Toda, mia madre conduce una vita che rallegra coloro che la circondano come la luce lunare. Sono certo che il suo atteggiamento nella vita non cambierà mai. Per la nostra famiglia sarebbe una grande soddisfazione trasmettere ai lettori di questo libro la vivida luce del suo spirito delicato, ma al contempo forte, quale fonte di ispirazione per tutte le donne che avranno un ruolo determinante nel prossimo secolo.

L’amore e il matrimonio con un uomo vulcanico

Il giovane che stava per forgiare il destino della diciannovenne Kane Shiraki era l’esatto opposto di Shineji, il padre della ragazza. Si chiamava Daisaku Ikeda, era molto magro e di debole costituzione per via della tubercolosi contratta in giovanissima età. Si dice che lo stesso Josei Toda abbia detto tra le lacrime: «Probabilmente Daisaku non vivrà oltre i trent’anni», ma anche se malato, Ikeda era un giovane straordinario che incantava chiunque lo conoscesse. Egli aveva una personalità forte e comunicativa. «C’era qualcosa di molto attraente in lui» osserva Kaneko descrivendo la sua prima impressione. Il giovane Ikeda era incurante del giudizio degli altri e sembrava sempre calmo e controllato e Kaneko ne fu molto colpita.
[…] Nelle memorie pubblicate sul Nihon Keizai Shimbun (il maggior quotidiano finanziario giapponese), Ikeda scrive: «Notai per la prima volta la mia futura moglie nell’estate del 1951. Era una donna giovane e attraente. Durante la guerra, suo fratello Shiraki, uno studente inviato con il programma di mobilitazione scolastica, lavorava nel mio stesso stabilimento. Seppi più tardi che la sua famiglia faceva parte della Soka Gakkai già prima del conflitto bellico. Una sera di quell’estate, dopo una riunione, egli mi presentò sua sorella. Da quella volta, abbiamo avuto diverse occasioni di incontrarci».

Che impressione ha avuto del suo futuro marito durante quell’incontro al rientro dalla riunione?

La riunione era una di quelle volute da Toda per studiare gli scritti di Nichiren. Si tenevano ogni venerdì nella sede della Soka Gakkai a Nishi-Kanda, Tokyo, e si chiamavano “Le lezioni del venerdì”. Erano talmente famose che chi arrivava in ritardo non riusciva neanche a entrare nella stanza. C’era sempre talmente tanta gente che le persone si ammassavano fuori fino alle scale. Io e mio fratello maggiore non ne perdevamo una.
Un giorno, mio fratello e Daisaku si riconobbero e si misero a parlare. Durante la guerra, quando mio marito lavorava per la Niigata Ironworks, con degli amici aveva formato un gruppo di discussione. Anche mio fratello lavorava allo stabilimento con il programma di mobilitazione scolastica, ed era stato invitato a unirsi al gruppo. Dopo la guerra, ognuno era andato per la sua strada, e non avevano più avuto occasione di rincontrarsi fino a quel momento.
Alla fine delle lezioni sia noi che il mio futuro marito facevamo la stessa strada, per cui salimmo tutti sullo stesso treno. Io ero dietro mio fratello e mi tenevo alla maniglia. Shiraki si voltò verso di lui e fece le presentazioni. Daisaku disse qualcosa come, «Ciao!», ci scambiammo un inchino, e riprese a parlare con mio fratello. Questo fu il nostro primo incontro.
Dopo quella volta ci furono altre occasioni per tornare a casa insieme. Anche il signor Tsuji, il mio insegnante delle scuole elementari, prendeva lo stesso treno, così io parlavo con lui, e mio fratello col mio futuro marito. A quell’epoca, né lui né io ci eravamo accorti dell’esistenza dell’altro.
A Kamata, mio marito era nello stesso gruppo della Soka Gakkai della mia famiglia. Per il settecentesimo anniversario della proclamazione del Buddismo di Nichiren, la Soka Gakkai pubblicò il volume che raccoglieva tutti gli scritti di Nichiren (Gosho Zenshu). Sia singolarmente che come gruppo si facevano le prenotazioni per l’acquisto. Mio marito, che aveva dato una mano con la stesura, disse che ne avrebbe prese cento copie. Al prezzo di due yen a copia, a quei tempi, era una piccola fortuna.
La maggior parte delle altre persone ne stava ordinando due o tre copie, al massimo cinque. Poi arrivò mio marito e disse che ne voleva cento!
Mio marito era così, diverso da tutti gli altri. Quando mia madre seppe di questa cosa, visto che entrambi erano responsabili dello stesso settore della Soka Gakkai, lo definì “un gran furoshiki” (stoffa usata per avvolgere e trasportare oggetti) che era un modo carino per dargli dello sbruffone. Mentre mia madre lo definiva un gradasso, io ebbi una reazione totalmente diversa: mi colpì come una persona carismatica e volitiva. Queste qualità mi attirarono verso di lui. Ciò che mia madre e gli altri volevano davvero dire era: «Il signor Ikeda esagera». Ma come disse una volta mio marito, «Non preoccuparti, userò quel grande furoshiki per trasportare i miei progetti».
Di tanto in tanto, quando ci incontravamo, passeggiavamo insieme lungo le sponde del fiume Tamagawa e parlavamo di tutto. Le nostre conversazioni spaziavano dal cielo stellato alla situazione della Soka Gakkai e alle possibili iniziative future. Io ascoltavo tentando di capire tutto, ma in realtà potevo solo tentare di tenere il passo con la grandezza dei suoi pensieri.

[…]

Ha una fede nuziale?

Si. Nel darmi l’anello mio marito mi disse, «Guarda, sono diamanti! Simboleggiano noi due» e c’erano davvero due pietre che brillavano. Nel corso degli anni però i “diamanti” hanno iniziato a perdere la loro lucentezza. Scoprimmo più tardi che in realtà erano zirconi, un minerale cristallino che somiglia al diamante. Solo al pensiero mi viene la nostalgia.

Ha avuto altri regali importanti?

Dal suo primo viaggio negli Stati Uniti nell’ottobre del 1960, mio marito mi portò un regalino: un piccolissimo portapillole con delle pietre simili a smeraldi incastonate sul coperchio. Mentre me lo porgeva mi disse, «Queste pietre sono vere e la scatola costa molto!».
Poi successe che quando andai anch’io con lui negli Stati Uniti, trovai lo stesso oggetto venduto su una bancarella, ed esclamai, «Guarda! Costa un dollaro!» Lui scoppiò a ridere dicendo: «Sono stato scoperto!» Nessuno dei due riusciva a smettere di ridere.
La prima volta che mio marito andò negli Stati Uniti, non si poteva portare più dell’equivalente di trentacinque dollari al giorno pro capite in valuta straniera. Per via di questa restrizione sia mio marito che quelli che lo accompagnavano fecero il possibile per limitare al minimo le spese in modo da poter contribuire alle necessità dei membri del posto. Perciò ritengo che quella piccolissima scatoletta da un dollaro abbia un valore inestimabile che nessuna cifra potrebbe mai comprare.

Nel romanzo La rivoluzione umana, sono citate le parole del discorso di Toda al vostro matrimonio «non c’è nulla di peggio di una moglie che rovina il proprio marito». Disse che avrebbe fatto tutto il possibile per proteggervi e che sperava accettaste i suoi migliori auguri. Il testo continua: «Queste calde parole di affetto toccarono profondamente il cuore della giovane coppia».

Sì, è stato proprio così. Fino a quel momento non avevo ricevuto consigli personali dal signor Toda. Il giorno del mio matrimonio mi diede un suggerimento importante: «Tieni un libro contabile. Ogni giorno, quando tuo marito esce per andare al lavoro e quando rientra la sera, salutalo con un sorriso – anche se durante il giorno sono accadute cose sgradevoli». Fortunatamente, questi moniti sono stati facili per me da seguire.
Così, sin dal giorno del matrimonio ho sempre tenuto un diario personale e un libro contabile aggiornato (ho scoperto presto che se lasciavo che le voci da registrare si accumulassero, al momento di inserirle diventava difficile ricordarsi cosa fossero esattamente). Questo aggiornamento del libro contabile è stato fonte di ulteriori benefici. Il libro, infatti, aveva anche una colonna in cui annotavo i nomi degli ospiti che erano venuti a farci visita, il prezzo del biglietto del treno ecc. Quando mio marito finì in tribunale, i legali si trovarono a esaminare anche le cose più banali. La mia dettagliata documentazione fu determinante per fornire loro le prove necessarie che consentirono a mio marito di essere prosciolto e dimostrare la sua innocenza. [Ikeda venne accusato di violazioni della legge elettorale, durante le elezioni del 1957 a Osaka. Nel 1962, la causa si concluse con una piena assoluzione, n.d.r.]. Da ciò ho imparato che non si può mai sapere cosa può tornare utile in caso di bisogno. Avevo già l’abitudine di scrivere brevi note nella sezione appunti nel libro contabile, ma dopo quell’episodio ho cominciato a scrivere note più dettagliate in un’agenda vera e propria. Di recente ho iniziato a usare un’agenda che comprende cinque anni, molto più comoda. Se non scrivo il mio diario anche solo per un giorno mi sento a disagio, perciò faccio in modo di scrivere almeno un passaggio al giorno anche se sono in viaggio.
Adesso uso un’agenda con gli stessi giorni di anni diversi su una stessa pagina. Quando dico a mio marito “Ecco quello che è accaduto esattamente un anno fa” o “due anni fa”, lui pensa che sia un genio.

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