Pratico il Buddismo da ventinove anni e vivo a Roma.
Sono sceneggiatrice e il mio lavoro da oltre un anno si era completamente bloccato. Mio marito non ne poteva più del suo, dopo quarant’anni in azienda, ma era troppo presto per andare in pensione. Mia figlia, ventitré anni, soffriva da tempo di un grave disagio psicologico (chiamato hikikomori), che la portava all’isolamento totale, tanto che non usciva più da casa, stava tutto il giorno in pigiama chiusa in camera sua: dalla fine del liceo, non ha più potuto affrontare nessuna attività di studio o di lavoro, né vedere gli amici.
A sedici anni era entrata nel Gruppo futuro ma se ne era allontanata proprio per questi problemi. Io e mio marito, disperati, abbiamo iniziato a frequentare anche un gruppo di psicoterapia per genitori.
Non solo: si era infilata in una relazione sentimentale fatta di umiliazioni e violenza fisica durata due anni. Mi sentivo orribilmente infelice e non vedevo assolutamente una via d’uscita.
Allora ho scritto a Sensei promettendogli la mia vittoria di madre per incoraggiare qualsiasi genitore disperato come ero io. E gli ho promesso che mi sarei anche realizzata come sceneggiatrice.
La sofferenza che provavo mi ha comportato non pochi problemi di salute, tanto che a novembre 2019 sono stata ricoverata d’urgenza per un ictus che mi ha paralizzato la parte destra del corpo.
La protezione del Gohonzon è stata grandissima: in quel momento ho sentito il sostegno di tutti i membri del mio capitolo che recitavano Daimoku per me! In qualche mese ho recuperato tutte le funzioni compromesse.
Eppure i miei problemi continuavano ad angosciarmi. Recitavo Daimoku più che potevo. Anche se non avevo soldi, ho fatto e rifatto l’offerta per sconfiggere la paura del domani.
Il Gosho dice che “l’inverno si trasforma sempre in primavera”, e io volevo crederci con tutta me stessa, ma mi pareva di non vedere nessun risultato concreto.
All’inizio della pandemia ho aderito alla campagna “Be The Light”: facevo Daimoku per “sentire” chi aveva bisogno di sostegno, e poi gli telefonavo.
Spesso mi veniva da piangere per le difficoltà che stavo affrontando, ma facevo comunque le mie tre telefonate di incoraggiamento e questo mi faceva sentire subito meglio. “Fede per una famiglia armoniosa” era la guida che tenevo in mente ogni giorno.
Inaspettatamente, a primavera 2020, in pieno lockdown, mi hanno chiesto di scrivere il soggetto per un film del Natale 2021, in gara con altri sceneggiatori.
Dapprima mi sono scoraggiata, non avevo mai scritto per il cinema, ma poi ho pensato che adoro i film di Natale e che volevo vincere quella gara.
Non solo l’ho vinta: ho venduto il soggetto al produttore e poi ho potuto collaborare col regista alla sceneggiatura. Mi hanno anche pagato subito, cosa che avviene difficilmente, tanto più in questo periodo di crisi!
Così ho potuto dare un’indiscutibile prova concreta al mio co-autore a cui avevo parlato di Buddismo.
Il film lo stanno girando in questi giorni e spero che sia il primo di una lunga serie.
Questa vittoria mi ha ridato la fiducia di poter trasformare qualsiasi cosa e questo si è trasmesso al mio ambiente: prima di tutto a mio marito e a mia figlia. L’atmosfera in famiglia è migliorata, ma io praticavo per una vittoria completa, convinta che si vince tutti insieme perché nessuno è separato dall’altro.
A giugno mio marito, a sorpresa, è andato in pensione e ora si dedica al volontariato come desiderava.
Ma è mia figlia che ha fatto il cambiamento più strabiliante: malgrado la sua autoreclusione, sognava da tempo di entrare in una prestigiosa scuola internazionale in California, per “talenti informatici”.
A luglio ha scoperto che grazie alla LUISS questa scuola avrebbe aperto anche a Roma. Per di più è gratuita! Ha fatto subito il difficilissimo test di accesso… e non è passata.
Grazie al Daimoku combattivo recitato in questi mesi l’ho incoraggiata con tutto il cuore a non darsi per sconfitta fino all’ultimo istante.
E lei non si è arresa, anzi questa difficoltà ha rafforzato la sua determinazione: riuscendo a far valere la sua prova nonostante un primo giudizio negativo, dopo pochi giorni l’hanno ammessa.
Ha trasformato l’impossibile in possibile, e io con lei.
Ora mancava solo l’ammissione definitiva, dopo un mese di prova durissimo a dicembre.
Davanti al Gohonzon ho deciso di amarla e accettarla così com’è, smettendo di desiderare la figlia “perfetta“.
Quindi ho messo l’obiettivo che arrivasse il risultato giusto per la sua felicità, al di là delle mie aspettative e delle mie paure.
Lei era convinta di non farcela, si sentiva proprio come me prima della gara per il film di Natale. Invece il giorno del suo compleanno le hanno detto che ce l’ha fatta! E al primo esame ha preso 114 su 100!
Ora frequenta altri studenti, ha smesso di giocare ai videogiochi tutta la notte e di girare in pigiama per casa. Io e mio marito abbiamo ripreso a respirare.
È stato bellissimo vincere insieme, madre e figlia.
La mia determinazione è che anche tutti i membri del mio amato capitolo possano fare esperienze straordinarie e realizzare immensi benefici. Il mio maestro Daisaku Ikeda, a cui sono enormemente grata, scrive: «Superiamo la rassegnazione che emerge dalla nostra oscurità fondamentale e creiamo insieme un brillante futuro!» (ilvolocontinuo.it). Quindi coraggio, ripartiamo sempre dal Daimoku e vinciamo.
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