Ho On Sho
Gosho Zenshu pag. 55
Gli scritti di Nichiren Daishonin vol. 2 pag. 115
brani scelti
La vecchia volpe non dimentica la collinetta in cui è nata[ref]Un commentario sul Soji di Chu Hsi della dinastia Sung afferma: «La vecchia volpe quando muore si volge sempre verso la collina, perché non dimentica mai il luogo dove è nata».[/ref], e la tartaruga bianca ripagò il favore ricevuto da Mao Pao. Persino gli animali conoscono la gratitudine, a maggior ragione dovrebbero conoscerla gli esseri umani. Perciò Yu Jang, un onorevole uomo del passato, si trafisse con la spada per gratitudine verso Chih Po, e il ministro Hung Yen si aprì il ventre e vi introdusse il fegato del defunto signore, il Duca Yi di Wei. A maggior ragione chi si dedica al Buddismo non dovrebbe dimenticare la gratitudine verso i genitori, verso i maestri e verso il paese.
Ma per ripagare questi grandi debiti, deve assolutamente studiare a fondo la Legge buddista e diventare un saggio. Se un gruppo di ciechi è guidato da un uomo cieco dalla nascita, non potrà attraversare ponti e fiumi. Come può una nave guidata da uno che non conosce la direzione dei venti condurre i mercanti alla montagna dei tesori?
Se uno vuole studiare a fondo la Legge buddista, deve avere tempo a disposizione. E se vuole avere tempo per farlo, non potrà continuare a servire i genitori, i maestri e il suo sovrano. Finché non raggiunge la strada dell’emancipazione, non potrà obbedire ai desideri dei genitori e dei maestri, per giusti che siano. Molti troveranno questo principio in contrasto sia con l’etica della società, sia con lo spirito del Buddismo. Tuttavia, anche il Classico della pietà filiale, una scrittura secolare, sostiene che vi sono casi in cui si può essere un figlio devoto o un ministro leale solo disubbidendo al sovrano o ai genitori. E nelle scritture buddiste si legge: «Rinunciando ai propri obblighi ed entrando nel nirvana, si ripagano veramente tutti i debiti di gratitudine»[ref]Sutra Shoshinji donin. Il sutra è andato perduto, ma questo brano è citato nello Hon jurin, fascicolo 22.[/ref]. Pi Kan, rifiutando di accondiscendere ai desideri del sovrano, si conquistò la fama di uomo saggio e il principe ereditario Siddhartha, disobbedendo al re Shuddhodana, divenne il figlio più devoto del triplice mondo. Questi esempi dimostrano ciò che voglio dire.
[…]
Se la compassione di Nichiren è veramente grande, Nam-myoho-renge-kyo si diffonderà per diecimila anni e più, per tutta l’eternità, perché ha il benefico potere di aprire gli occhi ciechi di tutte le persone del Giappone e sbarrare la strada che conduce all’inferno di incessante sofferenza. I suoi benefici superano quelli di Dengyo e di T’ien-t’ai e anche quelli di Nagarjuna e Mahakashyapa.
I benefici di cento anni di pratica nella terra della perfetta beatitudine non si possono paragonare ai benefici ottenuti in un solo giorno di pratica in questo mondo impuro. Duemila anni di propagazione nel Primo e nel Medio giorno della Legge sono inferiori a un’ora di propagazione nell’Ultimo giorno della Legge. Questo non dipende in alcun modo dalla saggezza di Nichiren, ma semplicemente perché i tempi sono maturi. In primavera sbocciano i fiori, in autunno appaiono i frutti. L’estate è calda, l’inverno è freddo. Questo non è dovuto al tempo?
Cenni storici
Ripagare i debiti di gratitudine è uno dei dieci maggiori scritti di Nichiren Daishonin. Datato 21 luglio 1276, due anni dopo il ritiro a Minobu, fu ispirato dalla notizia della morte di Dozen-bo, il rettore dello Shobutsu-bo del tempio Seicho-ji. Il Daishonin era entrato nel tempio nel 1233 all’età di dodici anni e aveva studiato sotto la guida di Dozen-bo. La lettera è indirizzata a Joken-bo e a Gijo-bo, due condiscepoli anziani del Daishonin, che in seguito divennero suoi seguaci.
Il tempio Seicho-ji apparteneva in origine alla setta Tendai che si basava sul Sutra del Loto, ma poi subì l’influenza della setta Shingon con i suoi rituali esoterici e della setta Jodo che venerava il Budda Amida. Dopo vari anni di studio nei principali templi dell’epoca per chiarire la confusione dottrinale che regnava nel mondo buddista, il Daishonin tornò al Seicho-ji e il 28 aprile del 1253, dichiarò pubblicamente che Nam-myoho-renge-kyo è l’unico insegnamento valido nell’Ultimo giorno della Legge. Nello stesso tempo denunciò le quattro sette allora più seguite: Jodo, Shingon, Zen e Ritsu. Il signore del luogo, Tojo Kagenobu, ardente seguace della Jodo, si infuriò e comandò ai sui uomini di uccidere Nichiren. Dozen-bo non ebbe il coraggio di difendere apertamente il suo discepolo, ma incaricò Joken-bo e Gijo-bo di aiutarlo a mettersi in salvo. Nel 1264, durante una visita nella provincia natale dopo il perdono dall’esilio a Izu, Nichiren incontrò nuovamente Dozen-bo, il quale gli chiese se la recitazione del Nembutsu, l’invocazione del Budda Amida, lo condannava all’inferno. Il Daishonin gli rispose che solo affidandosi al Sutra del Loto avrebbe potuto evitare la retribuzione per aver offeso la Legge. In seguito seppe che Dozen-bo aveva intagliato una statua di Shakyamuni e se ne rallegrò moltissimo. Nonostante i difetti di Dozen-bo, egli sentì sempre una profonda riconoscenza per il maestro che lo aveva iniziato allo studio del Buddismo.
Spiegazione
La vecchia volpe non dimentica la collinetta … Questi esempi dimostrano ciò che voglio dire.
In questo brano Nichiren Daishonin spiega le due scelte fondamentali della sua vita: quella di lasciare i genitori all’età di dodici anni per andare a studiare al tempio Seicho-ji, giurando a se stesso di diventare la persona più saggia del Giappone (vedi il Gosho L’erudito Shan-wu-wei, SND, 6, 29) e quella di allontanarsi dal suo maestro Dozen-bo, decidendo, con un voto solenne, di diffondere l’ insegnamento di Nam-myoho-renge-kyo, per la felicità di tutte le persone. Si era allontanato dalla famiglia e dal suo maestro proprio per poter ricambiare la gratitudine verso di loro: «A maggior ragione chi si dedica al Buddismo non dovrebbe dimenticare la gratitudine verso i genitori, verso i maestri e verso il paese».
Anche nel mondo animale ci sono comportamenti che esprimono la gratitudine verso gli altri, a maggior ragione, dice Nichiren Daishonin, dovrebbero esserci nel mondo umano. La gratitudine però non può rimanere solo a un livello astratto o formale; se è autentica, sarà seguita da un’azione per ricambiare il favore ricevuto. Quale azione aveva in mente Nichiren Daishonin per ricambiare la gratitudine verso i genitori e il maestro? Lo dice nella frase seguente: «Ma per ripagare questi grandi debiti, deve assolutamente studiare a fondo la Legge buddista e diventare un saggio».
«Perché era necessario diventare saggio per ripagare il debito di gratitudine verso i propri genitori e le altre persone?» chiede Saito a Ikeda, ne Il Mondo del Gosho e Ikeda risponde: «Per far sì che i nostri genitori diventino veramente felici dobbiamo liberarli dalla sofferenza di vita e morte e il solo modo per farlo è attraverso la saggezza del Buddismo, che va oltre la vita e la morte» (MDG, 1, 22). Per noi esseri umani la questione della vita e della morte è centrale e decisiva per assaporare una vera felicità, indipendente dagli aspetti mutevoli della vita (per approfondire vedi MDG, 2, 321 e segg.).
In un altro Gosho Nichiren afferma: «Quando un uomo lascia i suoi genitori e la casa per divenire monaco, dovrebbe sempre avere come scopo la salvezza di suo padre e di sua madre» (SND, 1, 84; vedi anche SND, 4, 115).
Il desiderio di alleviare le sofferenze di vita e morte, prima rivolto ai genitori e poi a tutti gli esseri umani, è stata la causa della saggezza che Nichiren Daishonin sviluppò fin da giovanissimo e che gli permise non solo di comprendere l’insegnamento di tutti i sutra e delle varie scuole buddiste durante gli anni di studio, ma di percepire lui stesso la vera realtà dell’esistenza.
Nella Legge esposta dal Sutra del Loto trovò conferma alla sua illuminazione e allora decise di proclamare Nam-myoho-renge-kyo il 28 aprile del 1253 e di denunciare gli errori delle altre sette che, negando l’importanza fondamentale del Sutra del Loto, erano incapaci di salvare gli esseri umani. Il Gosho che stiamo studiando parla proprio del dilagare di queste errate interpretazioni.
Anche noi possiamo coltivare il sentimento della gratitudine, a partire dai nostri genitori fino ad apprezzare tutti, anche le persone che ci creano più difficoltà, oppure che sono molto diverse da noi, perché ci danno occasioni preziose per migliorare noi stessi e vedere il lato positivo di ognuno (vedi MDG,1,142).
È la condizione di “interdipendenza” (giapp. engi, vedi Buddismo e Società, n. 106, pag. 60), di cui spesso siamo totalmente inconsapevoli, che rende la gratitudine il più naturale dei sentimenti verso tutte le forme di vita e che ci dovrebbe motivare a ricambiare il favore dedicandoci alla pratica del Buddismo per essere in grado di salvaguardare la vita su questo pianeta.
La gratitudine infatti, come sottolinea in questo Gosho Nichiren Daishonin, rafforza lo stato vitale del bodhisattva, caratterizzato dal desiderio della felicità degli altri, oltre che della propria. Quando superiamo il limite dell’egoismo e dell’egocentrismo, riusciamo a vincere anche sulle nostre cause interne generatrici di illusioni e infelicità e vediamo sciogliersi problemi prima considerati insuperabili.
Se la compassione di Nichiren è veramente grande, … quelli di Nagarjuna e Mahakashyapa.
Qui Nichiren dice che la diffusione eterna della Legge dipenderà dalla forza della sua compassione. Egli aveva stabilito dentro di sé di dedicarsi a proteggere la Legge e diffondere Nam-myoho-renge-kyo, il seme per l’ottenimento della Buddità, proprio basandosi sul desiderio pieno di compassione della felicità di tutte le persone. Questo voto gli permise di affrontare con un altissimo stato vitale tutte le difficoltà e le persecuzioni, senza mai retrocedere e riuscì a lasciare in eredità la grande Legge, sotto forma del Gohonzon, per permettere di ricevere i benefici della Legge mistica, nell’infinito futuro (vedi MDG, 1, 37).
Anche noi possiamo sperimentare sempre di più un grande stato vitale pieno di forza vitale e di benefici, “imitando” il comportamento del Budda, facendo cioè conoscere la Legge mistica alle altre persone, secondo le nostre capacità, parlando con semplicità e con coraggio dei nostri cambiamenti (sulla gioia di propagare la Legge e sull’atteggiamento per parlare agli altri, vedi Saggezza, 3, 287 e 289).
Toda diceva che un altro termine per compassione è “coraggio”, il coraggio di comportarci giorno dopo giorno come dice Nichiren soprattutto per quanto riguarda il nostro atteggiamento verso gli altri: così sviluppiamo la compassione. Ikeda dice a questo proposito: «Solo quando preghiamo col grande desiderio di realizzare kosen-rufu stiamo vivendo in accordo con lo spirito col quale Daishonin iscrisse il Dai-Gohonzon per il bene di tutta l’umanità. Quando agiamo così, l’immensa condizione vitale del Budda risponde. Per questo la fede abbracciata dai membri della Soka Gakkai dona benefici immensi e illimitati» (MDG, 1, 37).
I benefici di cento anni di pratica … un’ora di propagazione nell’Ultimo giorno della Legge
Questo brano ci porta a riflettere sul significato che Nichiren dava al termine “beneficio” e sul perché ci incoraggia con tanta passione a diventare consapevoli che quelli ottenuti in questa epoca impura e piena di conflitti, sono più grandi che mai. Incontrando il Buddismo di Nichiren Daishonin, uno dei primi termini di cui si sente parlare e da cui si è attratti è proprio questo: beneficio. Capita anche che questo stesso termine all’inizio susciti in alcuni diffidenza, perché li induce a pensare al Buddismo come un insegnamento preoccupato solo del guadagno materiale.
A questo proposito Ikeda chiarisce: «Molti nutrono il pregiudizio che la religione riguardi solo il mondo soggettivo, la vita spirituale. Ma poiché è la Legge della vita, il Buddismo si occupa anche del mondo oggettivo, della vita pratica. Considerare solo la soggettività è idealismo, considerare solo l’oggettività è materialismo. Il Buddismo non cade in questi due estremi: purificando e rafforzando il nostro essere, la vita quotidiana migliora».
Quindi il miglioramento nella vita concreta deriva dal cambiamento del nostro stato interiore. Dovremmo chiederci qual è la strada per purificare e rafforzare il nostro essere e orientare la nostra vita verso i benefici “immensi e illimitati”, promessi dal Budda.
Cosa dice più esattamente Nichiren Daishonin riguardo i benefici della pratica buddista?
«Nichiren Daishonin affermò: “Per beneficio s’intende la grande ricompensa della purificazione dei sei sensi […] Beneficio è l’ottenimento della Buddità nella forma presente, è la purificazione dei sei sensi”. Purificare i sei sensi – vista, udito, olfatto, gusto, tatto e pensiero – equivale a purificare la propria vita e a trasformare il destino. […] Per il principio di unicità di soggetto e ambiente, purificando la vita appaiono vari benefici visibili nell’ambiente» (Saggezza, 3, 258).
Nel Gosho Nichiren Daishonin usa anche il termine giapponese kudoku per indicare l’azione che serve a ottenere merito o beneficio e scrive: «Ku significa eliminare il male, doku significa produrre il bene» (GZ, 762). Quindi kudoku si riferisce all’azione di liberare la vita dall’oscurità fondamentale, che è ignorare la natura di Budda, il valore supremo insito nella vita, e far emergere il bene, che è credere nella nostra e altrui Buddità e manifestare nel comportamento il rispetto verso questa natura originaria della vita.
L’azione che più rappresenta questo cambiamento della visione della vita è shakubuku, far conoscere la Legge mistica agli altri con lo scopo che anche gli altri siano felici. Così facendo, man mano, eliminiamo il male e creiamo il bene anche nella nostra vita. Tutto comincia a funzionare per la nostra felicità, sia le cose positive che negative, la nostra vita diventa più forte e sensibile allo stesso tempo, non rimane influenzata e condizionata dalle circostanze esterne, ma sviluppa un’intrinseca saggezza e forza vitale per utilizzarle, migliora la qualità dei desideri, più rivolti al benessere degli altri e godiamo di una comprensione sempre più profonda della vita stessa.
Dice Daisaku Ikeda: «Più ci dedichiamo a trasmettere la legge per la felicità degli altri, più diventiamo felici noi. Questo è il significato di beneficio nel Buddismo» (ibidem, 259). È difficile esaurire con le parole il cambiamento che possiamo sperimentare in ogni aspetto della vita, né può essere circoscritto ai soli benefici materiali o al fatto che si abbiano o meno delle difficoltà o dei problemi. La vita quotidiana di ogni persona è importantissima e nell’affrontare e risolvere con il potere della fede e della preghiera i problemi e le difficoltà più comuni alla gente di questa epoca, così come nel realizzare i nostri desideri, ci alleniamo a scoprire e testimoniare il potere immenso, intrinseco alla vita, godendo dei suoi benefici, tuttavia non dovremmo dimenticare quanto dice Nichiren Daishonin riguardo ai benefici più profondi, quelli che riguardano la soddisfazione di vivere, il significato della nostra vita e della propria missione. (Per approfondire, vedi Felicità in questo mondo, SND, 4, 157 e Saggezza, 3, 37).
Toda diceva: «Supponendo che il beneficio che ho ricevuto io sia grande quanto questa sala, i benefici di cui parlate voi in realtà non superano la punta del vostro dito mignolo» (ibidem, 258).
Cosa intendeva dire? Non certo sminuire i benefici ottenuti dagli altri, ma piuttosto risvegliare l’aspirazione delle persone che praticavano già da un po’ di tempo a un tipo di beneficio più grande che scaturisce nella vita di chi si dedica a diffondere e proteggere la Legge, che è in grado di cambiare il destino del genere umano, un beneficio che ci fa sentire la grandezza e profondità delle nostre esistenze e che riceve naturalmente protezione e favore dall’ambiente.
Ikeda chiarisce come possiamo fare: «Il Daishonin dichiara esplicitamente che dedicando la vita a questo grande voto possiamo ottenere la Buddità in questa vita, addirittura senza cercarla attivamente. Vivere per un voto è l’essenza della nostra umanità. Quando viviamo basandoci sul grande voto del Budda, allora, qualsiasi vicissitudine possiamo incontrare, saremo sempre protetti e le nostre vite inizieranno a risplendere di una luce sempre più intensa. Il potere che scaturisce dal vivere in accordo con questo voto permette a tutte le persone di condurre esistenze dignitose e significative nella malvagia epoca dell’Ultimo giorno della Legge, contaminata dalle cinque impurità».
E ancora spiega come, con questo atteggiamento, possiamo migliorare noi stessi e rafforzare la nostra vita: «Rivelando il suo grande voto, egli [Nichiren Daishonin] vuole indicare ai discepoli la strada per la vittoria. Perché formulare un grande voto crea un io forte. La promessa di lavorare per un nobile scopo ci permette di superare le nostre debolezze, diventa una forte base di appoggio che ci aiuta ad affrontare qualsiasi difficoltà» (MDG,1,14).
Aiutandoci con un’immagine visiva, pensiamo di costruire una torre: più la base d’appoggio sarà larga, più la torre potrà essere alta, allo stesso modo per costruire la nostra vita ricca di fiducia e di speranza, traboccante di benefici, occorre allargarne la base, facendo proprio il voto di Nichiren Daishonin e utilizzare la propria vita per migliorarsi, sempre.
È necessario che le nostre preghiere non rimangano limitate unicamente ai propri affanni e desideri personali, ma che abbraccino anche la felicità di chi ci sta intorno; solo così potremo apprezzare la grandezza di questo buddismo.
Questo non dipende in alcun modo dalla saggezza di Nichiren, … Questo non è dovuto al tempo?
Secondo Nichiren Daishonin la nostra è l’epoca adatta per diffondere questo insegnamento, proprio perché si manifestano al massimo grado gli effetti dell’ignoranza del valore intrinseco alla vita sia a livello individuale che collettivo: guerre, ingiustizie, fame, povertà, discriminazioni, disprezzo per la vita, malattie, disagi psicologi, solitudine, conflitti di ogni genere, degrado ambientale ecc. sono i mali “globalizzati” del nostro pianeta.
Noi siamo nati adesso e abbiamo incontrato il Buddismo di Nichiren Daishonin: da ciò possiamo trovare conferma che la nostra opportunità è quella di fare qualcosa perché la nostra epoca cambi, e si possa invece far vincere la forza positiva e integratrice della vita.
Concludiamo con le parole di Ikeda, che sta dimostrando questa convinzione con tutta la sua vita: «Abbiamo la grande opportunità di diffondere questo insegnamento in tutto il globo perché tutti possano godere i benefici nella propria vita. Non facciamoci sfuggire questo momento. Non c’è motivo di indugiare; non ci sono ostacoli davanti a noi» (MDG, 1, 277).