Riflessioni contro la pena di morte

Il 27 novembre il carcere fiorentino di Sollicciano ha ospitato una tavola rotonda sul tema della pena di morte legata alla “Giornata mondiale delle città per la vita / Città contro la pena di morte” promossa dalla Comunità di Sant’Egidio. Questa ricorrenza, che si tiene il 30 novembre di ogni anno, rappresenta la più grande mobilitazione contemporanea a livello mondiale che mira a una forma più alta e civile di giustizia, capace di rinunciare definitivamente alla pena capitale.
Hanno partecipato Suezann Bosler – che ha vissuto in prima persona il dramma dell’aggressione e omicidio del padre e che si è pur sempre opposta alla condanna a morte sentenziata negli Stati Uniti nei confronti dell’assassino -, l’imam Izzedin Elzir, il parroco della Comunità ortodossa romena di Firenze Ionut Coman e Alessandro D’Alessandro per la Soka Gakkai italiana. D’Alessandro ha esposto il punto di vista del Buddismo che insegna come «ogni singola vita sia sacra perché è manifestazione dell’unica Legge che dà la vita all’universo. In quanto tale ogni singola vita è perfettamente dotata di un potenziale innato che la rende capace di creare valore. In virtù di tale sacralità ogni vita in qualsiasi paese del mondo e in qualsiasi tipo di società è naturalmente depositaria di diritti fondamentali che costituiscono la sua specifica dignità. Distruggere una vita significa distruggere il suo potenziale innato che la rende capace di creare valore. In questo senso la distruzione di una vita da parte di un singolo o la pena di morte inflitta da uno Stato costituiscono la più grave violazione della sacralità e della dignità della vita».