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Quell'istante decisivo - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 09:15

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    Quell’istante decisivo

    L’anno in corso sta volgendo al termine e sicuramente gli uomini impegnati nella prima linea di kosen-rufu in Italia stanno valutando i risultati di tutto l’impegno profuso durante l’anno per sostenere i loro compagni di fede e far conoscere il Buddismo del Daishonin a quante più persone possibile

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    L’anno in corso sta volgendo al termine e sicuramente gli uomini impegnati nella prima linea di kosen-rufu in Italia stanno valutando i risultati di tutto l’impegno profuso durante l’anno per sostenere i loro compagni di fede e far conoscere il Buddismo del Daishonin a quante più persone possibile.
    L’aver realizzato o meno i nostri obbiettivi non è una mera questione di tempo o circostanze, ma dipende da quanto basiamo la nostra vita sulla via della non dualità di maestro e discepolo.
    Da questo momento in poi, in un solo istante di vita tutto si può trasformare: «Se in un singolo istante di vita esauriamo le sofferenze e gli sforzi di milioni di kalpa, allora istante dopo istante sorgeranno in noi i tre corpi del Budda di cui siamo eternamente dotati. Nam-myoho-renge-kyo è proprio una tale pratica diligente» (BS, 124, 56).

    Il sentiero di maestro e discepolo
    Questo ha sperimentato personalmente il giovane Ikeda nella campagna di propagazione del Kansai:

    «Toda desiderava sinceramente formare molti responsabili capaci con la sua guida, ma il tempo non era ancora maturo. I suoi discepoli conoscevano la via del maestro e del discepolo, ma pochi comprendevano che cosa veramente fosse la via della non dualità di maestro e discepolo, una unità che significa fusione completa.
    Affrontando la campagna del 1956 i discepoli di Toda si rivolgevano a lui per essere indirizzati. Tuttavia avevano già deciso di avvalersi delle stesse tattiche che venivano utilizzate dalle altre persone coinvolte nella campagna elettorale. E questa fu proprio la ragione per cui le sue parole venivano recepite solamente come un suggerimento per portare avanti decisioni già prese. Per dire le cose con chiarezza, i loro piani in realtà portavano in tutt’altra direzione rispetto alle guide di Toda. Da ciò è possibile comprendere che è facile seguire il sentiero del maestro e del discepolo, ma è estremamente difficile attenersi strettamente al sentiero di non dualità tra maestro e discepolo. […] Nel momento in cui a Shin’ichi fu affidata la piena responsabilità dell’area di Kansai egli comprese istantaneamente che cosa Toda si aspettava da lui. Non aveva bisogno di sentirsi dire dal presidente che cosa occorreva fare, perché grazie ai molti anni di allenamento percepiva esattamente ciò che il maestro desiderava da lui. Affrontando un’esperienza dolorosa dopo l’altra, aveva portato a compimento i suoi piani senza l’aiuto di nessuno; la sua strategia si accordava esattamente con le direttive di Toda in tutti i particolari. Erano realmente un’unica persona. […]
    L’insegnamento del Daishonin si basa sulla non dualità di maestro e discepolo. Dato che tutte le leggi sono parte del Buddismo, è naturale che il sentiero della non dualità di maestro e discepolo pervada ogni azione che si intraprende nella vita quotidiana per realizzare concretamente l’adozione dell’insegnamento corretto (rissho ankoku)».
    (Daisaku Ikeda, La rivoluzione umana, vol. 10, cap. 1 “La determinazione”, pag. 36)

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