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Quella ragazza allegra e spensierata - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 08:35

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Quella ragazza allegra e spensierata

Vincenzo Bertelli, Milano

In seguito alla morte della madre Vincenzo sente nella sua vita un cambiamento: sciogliendo un nodo dopo l’altro ha ritrovato la serenità nei legami con la sua famiglia, ha abbandonato il suo passato per sentire prorompente la forza della rinascita

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In seguito alla morte della madre Vincenzo sente nella sua vita un cambiamento: sciogliendo un nodo dopo l’altro ha ritrovato la serenità nei legami con la sua famiglia, ha abbandonato il suo passato per sentire prorompente la forza della rinascita

Nell’estate del 2014, a settantotto anni e con qualche acciacco normale dell’età, mia madre stava bene sia fisicamente che moralmente. Tuttavia insistenti febbriciattole spinsero il medico a sottoporla a controlli: la tac rivelò delle metastasi ai polmoni. Mi sentii smarrito.
All’ospedale di Treviglio, dove lavora mia sorella, ci dissero che le speranze erano nulle e ci consigliarono di cercare un hospice. Ne parlai subito con i miei corresponsabili di settore e immediatamente si stabilì tra noi una forte rete di sostegno, una corrente continua di affetto e Daimoku. Io recitavo affinché se ne andasse serena, come se dormisse, e così è stato.
Al suo funerale percepii che dentro di me qualcosa si era sciolto: ho deciso di parlare dell’ansia e del dolore per la malattia di mamma con i presenti. Tutto è stato strano, forte; piangevo, certo, ma non ero disperato: ero emozionato, commosso e sentivo dentro la forza della rinascita e, soprattutto, con il sostegno dei miei compagni di fede non mi sono mai sentito solo.
Il giorno dopo il funerale ho ripercorso tutte le strade della mia infanzia, come se la mia vita mi stesse dicendo: «Tua madre ti ha accompagnato fin qui, adesso devi proseguire da solo». È stato un addio ai percorsi del passato, pensavo a morte e rinascita legati e conseguenti ed è stato come se si fosse sciolto qualcosa nel karma profondo di dolore che ha da sempre caratterizzato la vita dei miei genitori. Dopo l’astio che avevo sempre provato verso quella parte di me che reputavo arrogante, finalmente iniziai a farci pace: ho salutato la mia infanzia, cercando i posti dove andavo a giocare da piccolo come in una cerimonia tutta mia di commiato, rendendomi conto che non avevo più niente a che fare con il passato ed era arrivato il momento di guardare avanti. Quietamente si sono dissolti tutti i nodi familiari. Adesso mia nipote mi telefona per raccontarmi quel che succede in famiglia: un miracolo di unione dove prima c’erano solo noia e formalità. La serenità che si è creata dopo la morte di mia madre rimarrà per sempre incisa in me.
La relazione con lei, però, non è sempre stata così serena. Anzi, le nostre discussioni sono state spesso accese e violente. I miei compagni di fede mi dicevano che avrei smesso di odiarla quando l’avessi vista come una donna…
Una volta mia sorella mi fece vedere alcune vecchie fotografie della giovinezza di nostra madre, in vacanza in Val d’Aosta. Di fronte a una sua immagine, giovane e sorridente in motorino, scoppiai a piangere. Finalmente l’avevo sentita “donna” e avevo capito che forse anche lei sognava un futuro diverso. Da giovane odiava le convenzioni, amava la compagnia e ballare, era libera e spensierata. Quella foto ha trasformato il nostro rapporto. Mi sono accorto che l’avevo sempre giudicata senza rendermi conto di quale passato avesse avuto: quella ragazza allegra era mia madre, ma io l’avevo sempre vista come un gendarme, dal carattere cupo e infelice. Invece, pur avendo tutti i sogni della sua vita davanti, aveva deciso di sposare mio padre per amore e avere quattro figli “perché non c’era la televisione”, che comprarono dopo che sono nato io, l’ultimo.
Quando mio padre morì avevo sei anni. Il rapporto con lui purtroppo devo inventarlo, costruirlo, devo fare degli “scavi archeologici”: anche se sarà difficile desidero farlo e farò pace anche con lui.
Rifletto spesso sulle parole del Gosho di Capodanno: «L’inferno è nel cuore di chi interiormente disprezza suo padre e trascura sua madre» (RSND, 1, 1008) e oggi ho come obiettivo la felicità di tutta la mia famiglia.

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