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Quattro punti essenziali nella fede - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 14:51

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Quattro punti essenziali nella fede

La preghiera, l’azione, l’unità e la non dualità di maestro e discepolo sono gli elementi necessari indicati in questo discorso, rivolto ai responsabili e non solo, per ottenere una vittoria assoluta nella vita

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La preghiera, l’azione, l’unità e la non dualità di maestro e discepolo sono gli elementi necessari indicati in questo discorso, rivolto ai responsabili e non solo, per ottenere una vittoria assoluta nella vita

Un importante periodo si apre ora davanti a noi, e io sono determinato a dare gli ultimi ritocchi a ogni aspetto del nostro movimento e della nostra organizzazione. Il Buddismo è vincere o perdere, così è la vita. È necessario vincere, perché l’alternativa sarebbe l’infelicità. Consapevoli di ciò, ovunque i nostri membri stanno lottando con tutte le forze nelle proprie famiglie e comunità. Lo scopo della fede è vincere. Il nostro movimento è portato avanti dagli sforzi che ognuno di noi compie per trasformare la propria vita e aiutare gli altri a realizzare la felicità. Questo percorso della rivoluzione umana è la strada verso la vittoria assoluta.
Oggi vorrei ribadire con voi i quattro punti cruciali per lo sviluppo del nostro movimento nella “nuova era”: 1) preghiera, 2) azione, 3) unità e 4) unicità di maestro e discepolo. Mettendo in pratica questi quattro punti potremo vivere una vita senza eguali.

La preghiera

Il primo elemento è la preghiera. Nulla è più potente di una preghiera forte e corretta al Gohonzon. Il Daishonin insegna che nessuna preghiera rimarrà senza risposta: niente supera la strategia del Sutra del Loto, cioè la fede nella Legge mistica. Ogni lotta, ogni sforzo deve iniziare con la preghiera, deve essere sostenuto da una costante preghiera e portato a termine, fino in fondo, con la preghiera. Vorrei citare un passo molto famoso dal Gosho Sulle preghiere per riflettere ancora una volta sull’infinita convinzione che ci viene trasmessa dal Daishonin: «Può accadere che uno miri alla terra e manchi il bersaglio, che qualcuno riesca a legare i cieli, che le maree cessino di fluire e rifluire o che il sole sorga a ovest, non accadrà mai che la preghiera di un praticante del Sutra del Loto rimanga senza risposta» (RSND, 1, 306). Qui il punto cruciale è la frase: «la preghiera di un praticante del Sutra del Loto». L’espressione: “praticante del Sutra del Loto” si riferisce a colui che pratica la Legge mistica insegnandola agli altri e affrontando grandi ostacoli. In termini contemporanei, si riferisce a noi membri della Soka Gakkai che portiamo avanti il movimento di kosen-rufu in virtù del legame diretto che ci unisce a Nichiren Daishonin.
Il fondatore del movimento Soka, Tsunesaburo Makiguchi, era solito spiegare la distinzione tra “vero praticante” e “fedele”. Coloro che si preoccupano solo del proprio benessere personale evitando di lottare contro i tre ostacoli e i quattro demoni, diceva Makiguchi, sono i semplici fedeli. Mentre chi si esercita nella pratica del bodhisattva in nome di kosen-rufu, chi si sfida affrontando con coraggio i tre ostacoli e i quattro demoni è il vero praticante, il “praticante del Sutra del Loto”. Questi sono i nobili membri della Soka Gakkai.
Perché le preghiere del devoto del Sutra del Loto ottengono sempre una risposta? Il Daishonin dichiara che gli dèi celesti hanno un grande debito di gratitudine verso il Sutra del Loto e che se non riuscissero a proteggere coloro che lo propagano, commetterebbero una grave offesa nei confronti dello stesso Shakyamuni. Per ripagare il loro debito gli dèi celesti proteggono quindi tutti coloro che propagano il Sutra del Loto nell’Ultimo giorno della Legge. Se non lo facessero, sarebbero colpevoli di mancanza di rispetto nei confronti del Budda.
La Legge mistica è la legge fondamentale dell’universo. Le preghiere di coloro che recitano, praticano e proteggono questa Legge incomparabilmente profonda sono in armonia con il ritmo essenziale della vita e riceveranno certamente una risposta. I devoti del Sutra del Loto saranno difesi e protetti dalle divinità celesti e da tutti i Budda e i bodhisattva dell’universo.
Pregare per la realizzazione di kosen-rufu è la chiave di tutto. Con questo intendo una preghiera pervasa dal voto di sostenere e proteggere la Soka Gakkai – l’organizzazione che compie il mandato del Budda – e di contribuire al suo brillante sviluppo; una preghiera basata sullo spirito vincente del Buddismo, così da poter mostrare la prova concreta della grandezza di questa Legge nelle nostre vite; una preghiera diretta a confutare il falso e a rivelare il vero, tale da sconfiggere quelle potenti forze che ostacolano il movimento di kosen-rufu. Questo tipo di preghiera è fondamentale.
Il Gohonzon reca incise queste solenni parole: «Coloro che vessano e angustiano [i devoti del Sutra del Loto] avranno la testa spaccata in sette pezzi». Dobbiamo lottare contro l’ingiustizia e la malvagità per evitare che le persone accumulino karma negativo andando incontro a dolorose conseguenze. È essenziale inoltre che continuiamo a pregare con coraggio e compassione per la felicità di tutti i nostri compagni membri, senza eccezione. Sul Gohonzon troviamo scritto inoltre: «Coloro che fanno offerte [ai devoti del Sutra del Loto] godranno di una fortuna che supera i dieci titoli onorifici [del Budda]». Il beneficio della Legge mistica è immenso.
Il Daishonin afferma: «Non c’è dubbio che le preghiere di coloro che credono nel Sutra del Loto saranno esaudite in questo mondo e che nella prossima esistenza essi godranno di buone circostanze» (Ibidem, 307). «Le preghiere di coloro che credono nel Sutra del Loto» si riferisce alle preghiere dei membri della Soka Gakkai che si impegnano per realizzare kosen-rufu. Non c’è il minimo dubbio che realizzeremo nella nostra esistenza presente una condizione di felicità tale da perdurare nelle esistenze future. Nichiren Daishonin ci fa una solenne promessa: «Le sfortune di Kyo’o Gozen si trasformeranno in fortuna. Raccogli tutta la tua fede e prega questo Gohonzon. Allora, che cosa non può essere realizzato?» (Risposta a Kyo’o, RSND, 1, 366). Le preghiere dei praticanti del Sutra del Loto riceveranno sempre una risposta. Qualunque sia la situazione, una persona che recita un forte Daimoku può trasformare qualsiasi veleno in medicina e non ha nulla da temere.
Il Daishonin dichiara: «Nam-myoho-renge-kyo è come il ruggito di un leone. Quale malattia può quindi essere un ostacolo?» (Ibidem, 365). Il ruggito del leone del Daimoku è il suono originario della vita che può sconfiggere la malattia, così come tutti gli altri ostacoli e le funzioni demoniache. «Perciò, quando recitiamo una volta Myoho-renge-kyo, con questo singolo suono chiamiamo e manifestiamo la natura di Budda di tutti i Budda, di tutte le esistenze, di tutti i bodhisattva e gli ascoltatori della voce, di tutte le divinità come Brahma, Shakra e re Yama, il sole, la luna e le miriadi di stelle, di tutti gli dèi celesti e terreni, di tutti gli abitanti dell’inferno, degli spiriti affamati, animali, asura, esseri umani e celesti e di tutti gli altri esseri viventi. Questo è un beneficio immenso, incalcolabile» (Come coloro che inizialmente aspirano alla via…, RSND, 1, 789).
In accordo con il profondo principio dei tremila regni in un singolo istante di vita, la recitazione di Nam-myoho-renge-kyo ha la capacità di risvegliare la natura di Budda nella vita di tutte le persone. È il potere fondamentale che attiva le funzioni protettive della vita ovunque ci troviamo. Il Daishonin dichiara: «Non c’è luogo nei mondi delle dieci direzioni che non venga permeato dal suono delle nostre voci che recitano Daimoku [Nam-myoho-renge-kyo]. Le nostre voci possono anche essere deboli, ma quando intoniamo il potente suono del Daimoku, non c’è angolo dell’universo che non venga raggiunto. Ad esempio, anche se la nostra voce è debole, quando soffiamo dentro una conchiglia il suono si diffonde in lontananza. E mentre il suono di un singolo battito di mani è lieve, quando usiamo le mani per percuotere un tamburo quel suono si propaga a grande distanza. Questo è l’insegnamento fondamentale di un singolo istante di vita che comprende tremila mondi» (GZ, 808). Questo è l’immenso potere del Daimoku. È il potere supremo che muove l’universo. Il suono del Daimoku risveglia la natura di Budda dentro di noi e nel cosmo. Coloro che recitano Daimoku con vigore brillano di energia e vitalità e sono in grado di influenzare positivamente la vita dei loro amici e tutto l’ambiente che li circonda, indirizzando la società verso la pace e la prosperità.
Il Daishonin scrive: «I benefici del Sutra del Loto che recito da tanto tempo devono essere più vasti del cielo» (Il luogo del cumulo di benefici, RSND, 1, 949). I luoghi permeati dal suono del Daimoku prosperano sempre perché le funzioni protettive della vita sono attive. Niente è più potente del Daimoku forte e concentrato delle donne. La Divisione donne recita Daimoku più a lungo di tutti e si impegna moltissimo. Nessuno è più nobile dei membri della Divisione donne. Nessun uomo dovrebbe mai trattare le donne con atteggiamento dispotico; le donne devono essere oggetto di costante rispetto e apprezzamento. Questo è un elemento fondamentale per il futuro sviluppo della Gakkai. La Soka Gakkai continuerà a crescere finché i responsabili sapranno apprezzare coloro che danno il massimo in prima linea. Solo così può risplendere la nostra organizzazione. Se nella Gakkai dovesse attecchire una cultura di servilismo e subordinazione o se i responsabili dovessero cedere all’ambizione personale, il nostro movimento sarebbe perduto. Dovete fare in modo che la felicità dei membri non venga mai compromessa da individui corrotti e interessati solo al tornaconto personale. Chiunque mostri un atteggiamento discriminatorio nei confronti delle donne non possiede i requisiti necessari per essere un responsabile. Questo principio deve essere sempre severamente osservato. Le Divisioni donne e giovani donne sono il sole luminoso, la speranza della nostra organizzazione. Lo stesso Daishonin ha dedicato sempre l’elogio più alto alle sue discepole apprezzandole più di chiunque altro.
Il Buddismo è una battaglia per la pace e la felicità. Le voci di coloro che non si impegnano attivamente in questa battaglia risuonano vuote e false. Ascoltate con sincerità le voci di chi sta lavorando con impegno per kosen-rufu e rispondete rapidi con l’azione. Vi prego di ricordare che questa è la via per una crescita duratura e per il successo della nostra organizzazione. Trattiamo sempre con la massima considerazione donne e giovani donne e diamo vita a un gioioso secondo atto di kosen-rufu in cui possano risplendere di una luminosità ancora più intensa.
Toda era solito dire: «Una forte preghiera al Gohonzon verrà sicuramente esaudita. Tuttavia, esistono tre condizioni: Daimoku, Daimoku e ancora Daimoku». Diceva anche: «Recitare Daimoku sviluppa la condizione di Buddità […] il potere del Daimoku è immenso. Può trasformare una vita impregnata di karma negativo in una passeggiata in un giardino meraviglioso o in un piacevole sogno». Il potere del Daimoku è l’essenza del Buddismo del Daishonin e può essere direttamente percepito e sperimentato da ogni singola persona. Un profondo malessere pervade la nostra epoca. Condividiamo dunque l’ineguagliata medicina della Legge mistica con quanti più amici riusciamo ad avvicinare.
Toda raccomandava: «Non siate gelosi dei giovani, pregate per la loro crescita! Il vostro compito è coltivare persone di valore che siano in grado di contribuire al benessere della società, al loro paese e a tutta l’umanità. Questo è lo scopo della Gakkai». La vita di coloro che pregano sinceramente per la felicità degli altri sarà colma di gioia. Coloro che pregano con la determinazione di respingere il falso e combattere il male brilleranno di un vivace spirito di giustizia e verità. Coloro che pregano con una grande promessa per kosen-rufu svilupperanno un’ampia condizione vitale. Coloro che pregano con l’impegno di ingaggiare una battaglia condivisa con il maestro riusciranno a far scaturire dalla loro vita la stessa infinita forza vitale del maestro. Toda diceva anche: «Recitare Daimoku e vivere con una forte convinzione nella fede, giorno dopo giorno, è come far fluire un fiume di diamanti nella vostra vita». Trionfiamo dunque su qualsiasi difficoltà recitando un Daimoku risonante che galoppa con il ritmo di un nobile destriero.

L’azione

Qual è la chiave della crescita della Soka Gakkai? L’atteggiamento e la determinazione dei suoi responsabili centrali. È fondamentale che i responsabili mantengano lo spirito dell’unicità di maestro e discepolo, trascorrendo la loro esistenza insieme alla Gakkai. La serietà nell’impegno e nell’azione sono determinanti. Quando i responsabili centrali recitano con tutto il cuore e si impegnano con energia per kosen-rufu, l’organizzazione non può che svilupparsi. D’altra parte, quando essi si comportano in modo dispotico e arrogante senza compiere alcuno sforzo per condividere il Buddismo del Daishonin con le altre persone, inevitabilmente l’organizzazione ristagna.
Prendete l’iniziativa e uscite a incontrare la gente, stringendo nuovi legami di amicizia. Raccontate con spontaneità alle persone quanto è meravigliosa la Soka Gakkai e quanto è fondamentale avere un maestro nella vita. Questo è il modo per aprire una nuova era. Se i responsabili centrali si impegnano con sincerità e tenacia creando valore ogni giorno nella propria vita, la loro energia si trasmette a tutti coloro che li circondano. Ondate di gioia si propagheranno anche all’esterno e tutti ne saranno influenzati. La condizione di un’organizzazione dipende dai suoi responsabili centrali. Oggi vorrei riaffermare con voi proprio questo punto. Quando parlo di impegno serio, non intendo che dovete andare in giro con un’espressione cupa sul viso. In questo modo allontanereste chiunque. Mantenete invece un forte spirito combattivo per kosen-rufu nei vostri cuori, mentre salutate le persone con un sorriso amichevole e le incoraggiate con calore. La pratica buddista si basa sul fatto di agire per diventare felici. Il Buddismo vive nell’azione. Il secondo dei quattro punti che abbiamo elencato all’inizio per ottenere la vittoria assoluta è proprio l’azione.
Si avvicina il 28 aprile, anniversario dell’istituzione dell’insegnamento di Nichiren Daishonin. Quel giorno il Daishonin, spinto dalla sua grande compassione, proclamò Nam-myoho-renge-kyo per la felicità di tutta l’umanità nell’Ultimo giorno della Legge. Questa azione segnò l’inizio di una lotta per diffondere la Legge che sarebbe durata per tutta la sua vita. Prima di quel momento, il giovane Daishonin aveva concentrato tutte le energie nello studio. Scrive infatti: «Per un periodo di circa vent’anni, da quando avevo dodici o sedici anni fino ai trentadue, ho viaggiato di provincia in provincia, di tempio in tempio, visitando Kamakura, Kyoto, il monte Hiei, Onjo-ji, il monte Koya e Shitenno-ji, e studiando le loro dottrine» (WND, 2, 766).
Qual è il vero grande insegnamento del Budda che pone tutte le persone nella condizione di ottenere l’Illuminazione? Dai venti ai trentadue anni – cioè da quando aveva imboccato il sentiero del Buddismo fino alla proclamazione definitiva del suo insegnamento – il Daishonin viaggiò per il paese approfondendo i suoi studi, alla ricerca di una risposta a questa domanda. In uno dei suoi scritti troviamo il passo che segue: «Un uomo di nome Chang-an, un discepolo del Gran Maestro T’ien-t’ai, viaggiò per diecimila miglia per ascoltare il Sutra del Loto, il Gran Maestro Dengyo percorse tremila miglia per poter apprendere la pratica della concentrazione e dell’intuizione, e il Maestro del Tripitaka Hsüan-tsang viaggiò per duecentomila miglia per trovare i sutra della Saggezza. Le grandi distanze che queste persone hanno percorso sono indicative della loro devozione [al Buddismo]» (WND, 2, 1030).
Per questi discepoli era naturale percorrere lunghe distanze alla ricerca delle verità del Buddismo, mossi dal desiderio di comunicarle anche agli altri. Erano capaci di viaggiare per miglia e miglia pur di trovare l’insegnamento definitivo per l’Illuminazione di tutte le persone. Percorsero il grande sentiero della ricerca della via per la propagazione della Legge nel mondo. Non esiste Buddismo senza azione. L’impegno con cui lavoriamo per realizzare kosen-rufu è la sola misura della nostra fede. Le distanze che abbiamo percorso per apprendere il Buddismo e diffonderne gli insegnamenti è l’espressione della profondità della nostra determinazione. «È il cuore che è importante», afferma il Daishonin (La strategia del Sutra del Loto, RSND, 1, 889). Una sincera determinazione si manifesta immancabilmente nell’azione. Viceversa, una fede senza azione manca di una sincera determinazione.
Non hanno nessuna importanza i titoli o la posizione. Coloro che lavorano concretamente per kosen-rufu sono i più nobili e degni di rispetto, e i responsabili devono nutrire il più vivo apprezzamento per simili persone. Il Daishonin loda la fede sincera di un discepolo che ha compiuto un lungo viaggio per portargli delle offerte con le seguenti parole: «Anche per chi ha una solida determinazione, può risultare difficile agire in base a essa. Tuttavia, a giudicare dalla determinazione che stai mostrando, vedo che la tua fede è fuori dal comune» (WND, 2, 805). Dice anche: «Osservando come […] le persone fossero intrappolate nel ciclo di sofferenza a causa della loro opposizione al Sutra del Loto, ho viaggiato per tutto il Giappone per diffondere Nam-myoho-renge-kyo» (GZ, 816). Shakyamuni e i suoi discepoli viaggiarono senza posa, così come fecero il Daishonin e i suoi discepoli. Anche il primo e il secondo presidente della Soka Gakkai, Tsunesaburo Makiguchi e Josei Toda, erano sempre in movimento.
Toda dichiarò: «Coloro che agiscono costantemente per kosen-rufu sono veri discepoli del Daishonin – quindi sono anche miei discepoli». Seguendo queste parole, mi sono impegnato senza sosta, percorrendo tutto il globo. È grazie a questi sforzi che il Buddismo del sole del Daishonin è stato trasmesso correttamente e si è diffuso in centonovanta paesi e territori. Toda era solito dire: «Potete parlare a vostro piacimento di sincerità e integrità, ma se le vostre azioni non riflettono le vostre parole, è tutto inutile». Io trasformo continuamente la mia fede in azione: è l’unica cosa in cui confido.
Nei suoi scritti il Daishonin cita spesso questo passaggio dal decimo capitolo del Sutra del Loto, “Maestro della Legge”: «Se [un individuo] … sarà in grado di trasmettere segretamente il Sutra del Loto a una sola persona, anche solo una frase, allora sappi che egli o ella è l’inviato del Tathagata. È stato inviato dal Tathagata a proseguire la sua opera» (SDL, 209). Sono gli sforzi compiuti per insegnare e condividere la Legge mistica con gli altri che portano una persona a conseguire la Buddità. Questa è una verità eterna e immutabile.
Assistere ad azioni che ostacolano kosen-rufu rimanendo in silenzio per interesse personale costituisce una grave offesa nel Buddismo. Il Daishonin scrive: «Se una persona vede un nemico del Sutra del Loto ma non si pronuncia per paura del mondo, allora è un nemico del Budda Shakyamuni. Per quanto saggio o buono, egli cadrà certamente nell’inferno dell’incessante sofferenza» (WND, 2, 772). Non dimenticate mai questo ammonimento. Dobbiamo prendere la parola con forza per denunciare coloro che cercano di distruggere il Buddismo.

L’unità

Che cosa rende splendente, profondo e forte il regno del Buddismo di Nichiren Daishonin? La sua insuperata unità, l’unità di “diversi corpi, stessa mente”. Come ricorderete, il terzo dei quattro punti elencati per una vittoria assoluta è l’unità. L’unità è l’elemento chiave per realizzare kosen-rufu. Le organizzazioni che sono solidamente legate da un obiettivo comune sperimentano uno sviluppo garantito. Mentre là dove non c’è unione o dove ci sono obiettivi contrastanti, si verifica il fallimento.
Riguardo all’importanza dell’unità il Daishonin scrive: «Quando fra le persone prevale lo spirito di “diversi corpi, stessa mente”, esse realizzeranno tutti i loro scopi, mentre se hanno uno “stesso corpo e diverse menti” non possono ottenere niente di notevole» (Diversi corpi, stessa mente, RSND, 1, 550). Questa è una grande verità, una regola d’oro che non dobbiamo mai trascurare. Non è esagerato affermare che il nostro successo dipende unicamente dalla creazione di un’organizzazione in cui tutte le persone siano unite nell’impegno per kosen-rufu.
Vorrei condividere con voi un altro famoso passo del Daishonin. Lo abbiamo analizzato molte volte, ma è così importante che vale la pena di ripeterlo e spero che lo imprimerete nelle vostre vite. Esso afferma: «Perfino una sola persona, se ha scopi contrastanti, finirà sicuramente per fallire. Ma cento o mille persone possono senza dubbio realizzare il loro scopo se hanno un’unica mente. Benché numerose, le persone del Giappone difficilmente realizzeranno qualunque cosa, poiché hanno uno stesso corpo, ma diversa mente. Al contrario, sebbene Nichiren e i suoi discepoli siano pochi di numero, poiché hanno lo spirito di “diversi corpi, stessa mente”, realizzeranno sicuramente la loro grande missione di propagare ampiamente il Sutra del Loto. Un solo scroscio di pioggia spegne molti fuochi ruggenti, e una singola verità dissolve molte forze malvagie» (Ibidem). Quando siamo saldamente uniti nello spirito, kosen-rufu può essere realizzato. Questa era la convinzione del Daishonin. In un altro famoso scritto, L’eredità della Legge fondamentale della vita egli dichiara: «In generale, che i discepoli di Nichiren, preti e laici, recitino Nam-myoho-renge-kyo con lo spirito di “diversi corpi, stessa mente”, senza alcuna distinzione fra loro, uniti come i pesci e l’acqua, questo si chiama eredità della Legge fondamentale della vita. In ciò consiste il vero scopo della propagazione di Nichiren. Se è così, anche il grande desiderio di un’ampia propagazione potrà realizzarsi» (RSND, 1, 190).
Kosen-rufu è una battaglia contro l’oscurità. Per quanto un castello sia ben fortificato, se esiste un solo punto debole nelle sue mura, il nemico troverà il modo di penetrarvi. Se non vi è unità tra le persone, sarà facile per il nemico impadronirsi del castello. Come dice più avanti il passaggio citato: «Ma se qualcuno dei discepoli di Nichiren distrugge l’unità di “diversi corpi, stessa mente” sarà come chi distrugge il proprio castello dall’interno» (Ibidem). Non è casuale che proprio un anno prima del culmine della persecuzione di Atsuhara, nel 1279, il Daishonin scrivesse a uno dei suoi seguaci che vivevano nella zona: «Dì alla gente di Suruga [la provincia che comprende il villaggio di Atsuhara] che siano tutti uniti nella fede» (Lettera a Misawa, RSND, 1, 793). Anche Toda sottolineava spesso l’importanza dell’unità, dichiarando: «Come si legge negli scritti del Daishonin, lottare “con lo spirito di ‘diversi corpi, stessa mente’, senza alcuna distinzione fra loro, uniti come i pesci e l’acqua” è il solo modo per ereditare la Legge fondamentale di vita e morte e raggiungere la Buddità».
L’espressione “uniti come i pesci e l’acqua” con la quale il Daishonin si riferisce ai suoi discepoli (L’eredità della Legge fondamentale della vita, RSND, 1, 190) deriva dal Romanzo dei tre regni che descrive l’amicizia tra l’imperatore Liu Bei e il suo abile e saggio generale Zhuge Liang (Chuko K’ung-ming). Zhuge Liang aveva vent’anni meno di Liu Bei, ma Liu Bei non lo guardò mai dall’alto in basso per questo. Mostrò sempre il più profondo rispetto per quel giovane, impegnato a sostenere gli ideali di verità e giustizia. Nell’unità di “diversi corpi, stessa mente” non esistono distinzioni di età, né livelli gerarchici. Si tratta di un’unità nella diversità, dove l’individualità unica e preziosa di ognuno è rispettata e valorizzata, mentre tutti lavorano insieme con lo stesso spirito, in quanto simili.
Toda diceva: «Se ci domandiamo che tipo di unità ha permesso alla Soka Gakkai di raggiungere l’attuale sviluppo, la risposta è l’unità basata sulla fede, e nient’altro. L’unità di molte persone diverse che condividono lo stesso impegno. Il cuore umano è volubile, si lascia facilmente influenzare dalle circostanze. Non è facile unire i cuori delle persone verso un obiettivo comune. Non è qualcosa che si può ottenere con l’imposizione». Unirsi agli altri con un obiettivo comune non è possibile finché ci facciamo dominare da pensieri e sentimenti effimeri, finché restiamo concentrati sulla nostra persona. Dobbiamo aggrapparci con forza alle nostre incrollabili convinzioni, salde e inamovibili come il monte Fuji. Dobbiamo sviluppare una condizione vitale vasta come l’oceano per riuscire ad abbracciare e incoraggiare i nostri compagni membri. Toda spiegava che l’unità di “diversi corpi, stessa mente” significa semplicemente unirsi agli altri che stanno sperimentando difficoltà e sofferenze simili alle nostre e recitare insieme a loro di fronte al Gohonzon.
Il Daishonin scrive: «Coloro che abbracciano il Sutra del Loto non dovrebbero, per nessun motivo al mondo, insultarsi l’un l’altro, perché chi ha fede nel Sutra del Loto diventerà sicuramente un Budda e chi offende un Budda commette una grave colpa» (Le quattordici offese, RSND, 1, 670). «Se [qualcuno] spiega anche un singolo verso o frase del Sutra del Loto, come dice il sutra stesso […] “Dovrai alzarti e salutarla di lontano, mostrandole lo stesso rispetto che mostreresti a un Budda” (SDL, 28, 435). Dovete rispettarvi l’un l’altro come fecero Shakyamuni e Molti Tesori nella cerimonia del capitolo “Torre preziosa”» (Le quattordici offese, RSND, 1, 671).
C’è un altro elemento importante che rafforza l’unità: vigilare e prevenire le azioni di quei guerrieri che distruggono “il proprio castello dall’interno” (L’eredità della Legge fondamentale della vita, RSND, 1, 190). Dobbiamo assumere una posizione molto ferma rispetto a coloro che tentano di distruggere l’unità della nostra organizzazione, comportandosi come “vermi nel corpo di un leone,” e fermare definitivamente i loro diabolici complotti [l’analogia vuole sottolineare che i membri dell’ordine buddista, più dei non buddisti, sono capaci di annientare il Buddismo, n.d.r.].
Toda insegnava: «Per quanto alta possa essere la posizione di una persona nell’organizzazione, se perde di vista kosen-rufu e inizia a creare fazioni e gruppetti per il tornaconto personale, tutti gli altri responsabili devono unirsi e accompagnare alla porta questi personaggi opportunisti e concentrati solo su se stessi». È fondamentale proteggere per sempre l’unità armoniosa della Soka Gakkai, l’organizzazione che Josei Toda considerava più preziosa della sua stessa vita. Vorrei ribadire che solo in questo modo la linfa vitale di kosen-rufu continuerà a fluire intensamente. Dieci milioni, forse più, / Di nobili compagni di fede / Incarnano l’unità nella diversità, / Per sempre invincibile.

Unicità di maestro e discepolo

Se vogliamo progredire in unità, è essenziale alimentare il nostro impegno coltivando lo spirito di maestro e discepolo. La chiave per far sì che i membri riescano a raggiungere una profonda unità di intenti è quella di abbracciare lo spirito del maestro. Questo è il quarto elemento necessario per una completa vittoria.
Rivolgendosi ai fratelli Ikegami, due discepoli che praticavano la fede affrontando circostanze assai difficili, il Daishonin scrive: «Potrei sembrare immodesto nel dirlo, ma dovreste unirvi insieme nella devozione a Nichiren. Se non riuscite ad agire in armonia, state certi che cesserete di godere della protezione del Sutra del Loto» (WND, 2, 914). La vera unità è possibile solo quando ogni persona condivide lo stesso spirito del maestro e approfondisce il proprio impegno per kosen-rufu. Questo è il solo modo di dimostrare lo straordinario potere benefico della Legge mistica. Vorrei condividere con voi altri passi del Gosho: «Se maestro e discepolo non hanno la stessa mente, non realizzeranno nulla» (Fiori e frutti, RSND, 1, 808); «Coloro che si definiscono miei discepoli e praticano il Sutra del Loto devono tutti praticare come me. Se lo faranno, Shakyamuni, Molti Tesori e tutte le emanazioni di Shakyamuni nelle dieci direzioni, come pure le dieci fanciulle demoni, li proteggeranno» (Istituire i quattro bodhisattva come oggetto di culto, RSND, 1, 869); [Il Sutra del Loto afferma:] «”Se una persona sta vicino ai maestri della Legge, conseguirà rapidamente la via del bodhisattva. Se studia seguendo questi maestri, vedrà Budda in numero pari alle sabbie del Gange” [SDL, 10, 218]» (WND, 2, 375); «Se i credenti laici e il loro maestro non pregano con la stessa mente, le loro preghiere saranno inutili come voler accendere un fuoco sull’acqua» (Gli otto venti, RSND, 1, 706); «Se uno dimentica il maestro originale che gli portò l’acqua della saggezza dal grande mare del Sutra del Loto e ne segue invece un altro, sicuramente sprofonderà nelle sofferenze infinite di nascita e morte» (Gli elementi essenziali per conseguire la Buddità, RSND, 1, 663).
La relazione fra maestro e discepolo è il cuore del Buddismo di Nichiren Daishonin. Nikko Shonin, erede diretto del Daishonin, scrive: «Nell’insegnamento del Daishonin, si raggiunge la Buddità seguendo correttamente il sentiero della relazione tra maestro e discepolo. Se ci si allontana dal sentiero di maestro e discepolo, allora anche sostenendo il Sutra del Loto, si cadrà nell’inferno dell’incessante sofferenza».
Impegnarsi nella fede con lo stesso spirito del maestro è fondamentale per raggiungere la Buddità. È il grande sentiero per assicurare l’eterno flusso di kosen-rufu. Come ho detto più volte, lo spirito di unità tra maestro e discepolo è il fattore decisivo che distingue Nikko Shonin dai cinque preti più anziani che tradirono il Daishonin. Nikko Shonin si definiva con orgoglio un discepolo di Nichiren, che considerava correttamente il Budda dell’Ultimo giorno della Legge. Invece i cinque preti più anziani, temendo la persecuzione e cercando di accattivarsi i favori delle autorità, si definivano scioccamente preti della scuola Tendai. I cinque preti anziani arrivarono a distruggere molte lettere che il Daishonin aveva scritto a persone del popolo usando il linguaggio più comune e quotidiano, considerandole imbarazzanti o indegne di essere tramandate. Solo Nikko Shonin raccolse e custodì con grande cura gli scritti del Daishonin, convinto che prima o poi nel futuro sarebbero stati tradotti e diffusi in Cina, in India e nel resto del mondo.
Nikko Shonin era impegnato a tramandare con fede gli insegnamenti del maestro, mentre i cinque preti anziani non lo erano. Kosen-rufu è possibile quando i discepoli fanno proprio lo stesso spirito del maestro. Senza questo impegno condiviso, è fin troppo facile cadere preda delle proprie emozioni o delle circostanze esterne, e si può facilmente crollare quando la fede è messa a dura prova dalle difficoltà. Per più di cinquant’anni dopo la morte del Daishonin, Nikko Shonin condusse una coraggiosa e nobile battaglia per proteggere e tramandare ai posteri lo spirito originale del suo maestro. Determinato a rifiutare il falso e rivelare il vero, fu in grado di confutare fino in fondo gli insegnamenti erronei dei cinque preti più anziani. Cinquant’anni sono passati dalla morte di Toda. Come suo diretto successore, ho dimostrato cosa significa essere un discepolo che agisce in perfetto accordo con il maestro, creando così un modello di riferimento che brillerà luminoso per sempre. Trionfiamo / In questo mondo / Come re leoni, / Mentre percorriamo il grande sentiero / Di unità tra maestro e discepolo.
Ovunque nel mondo le persone stanno cercando la grande filosofia del Buddismo di Nichiren Daishonin. Vorrei chiudere il mio discorso promettendo insieme a voi di continuare ad aprire la strada con orgoglio, con coraggio, con fiducia e con gioia, realizzando il viaggio della vita pervasi dalle quattro nobili virtù di eternità, felicità, vero io e purezza.

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