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Quando l'impossibile diventa possibile - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 11:56

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Quando l’impossibile diventa possibile

Paola Biondi

Tre frasi dal Gosho che raccontano di sfide intense realizzate nel mondo del lavoro. L’ambiente di lavoro può diventare il luogo migliore per mettere in pratica i consigli di Nichiren e una preghiera determinata

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Tre frasi dal Gosho che raccontano di sfide intense realizzate nel mondo del lavoro. L’ambiente di lavoro può diventare il luogo migliore per mettere in pratica i consigli di Nichiren e una preghiera determinata

  1. «Quando il Budda, nel Sutra del Loto, scartò onestamente tutti gli espedienti, affermò che si può riuscire “ad accedervi solo grazie alla fede”» (pag. 123)
  2. «Anche la donna che ha fede nel Sutra del Loto entrerà direttamente nella Pura terra d’occidente in virtù del singolo carattere myo» (pag. 132)
  3. «[Il Sutra del Loto è] come un grande medico in grado di trasformare il veleno in medicina» (pag. 129)

Il daimoku del Sutra del Loto, RSND, 1, 123

1. Faccio la giornalista da venticinque anni con l’unica raccomandazione… del Gohonzon ricevuto nel 1980!
Mi sono occupata a lungo di design e ho scritto un libro, ma non sono sempre state rose e fiori.
In questi anni cinque miei colleghi hanno ricevuto il Gohonzon. Lo hanno deciso perché, nei momenti difficili, hanno visto da parte mia un atteggiamento diverso da quanto si sarebbero aspettati: io utilizzo il Daimoku.
Ad esempio quando sono finita in cassa integrazione, dopo l’improvvisa chiusura del giornale di arte fotografica internazionale in cui ero caporedattore. Non avevo più la targhetta sulla porta e neppure la scrivania. Ma un altro Gosho famoso raccomanda di non farsi sviare dagli “otto venti”.
Inviato il curriculum in un’altra azienda, mi assunsero in un settimanale di gossip: si trattava di ricominciare da zero, con umiltà, e diventare molto più veloce. Il direttore, una giornalista molto nota, iniziò a stimarmi, dopo un po’ avevo una rubrica seguitissima, viaggiavo anche all’estero e scrissi un secondo libro. I miei amici e colleghi iniziavano a praticare ed ero molto contenta.

2. Ma non si può mai stare tranquilli… Nel 2009 il direttore del giornale cambiò e il nuovo, sottolineando il proprio potere maschile, con strani pretesti prese a non pubblicare i miei articoli, chiuse la mia rubrica senza farmi scrivere altro, senza spiegare i motivi e isolandomi dai colleghi. Decisi di usare la pazienza, aspettando inutilmente più di un anno il dialogo, per sentirmi dire che la mia ribrica non valeva niente. Quindi venne il momento dell’autocritica, per migliorare comunque.
Provai poi con il coraggio: domandai udienza al direttore generale e gli chiesi di trasferirmi in un’altra rivista del gruppo mettendo a frutto le esperienze precedenti, ma non era possibile. Alla fine scrissi una lettera all’editore, che mi rimandò al direttore generale. In sintesi, non c’era verso di smuovere la situazione.
In tutto questo i “buddisti riluttanti” che continuavo a incoraggiare mi osservavano fare alti e bassi, arrabbiarmi, disperarmi, anche se sostanzialmente non mollavo. Ma un episodio in particolare mi fece capire che era arrivato il momento di andare per vie legali perché la mia professionalità andava rispettata.

3. Quando persi la causa, il direttore riprese a farmi mobbing ancora più pesantemente. In quella fase, una delle colleghe che aveva ricevuto il Gohonzon addirittura lo restituì.
Dove stavo sbagliando? Stranamente, però, l’azienda fu condannata a pagare metà delle spese legali. Ero ancora io a mettere limiti al Gohonzon! Così ho “ripassato” che bisogna usare la strategia del Sutra del Loto prima di ogni altra, e non dopo, e che un Budda deve vedere il vero aspetto di tutti i fenomeni, per manifestare la Buddità in questa esistenza.
Nei mesi successivi recitai con più profondità, cercando la guida del maestro, con l’unico desiderio di andarmene da lì, anche se non sapevo come. Così è successo l’”impossibile”. Una mattina il direttore generale mi convocò per chiedermi, se volevo ancora trasferirmi. Incredibile ma vero… Ora sono tornata a occuparmi di arte, scrivo non su una ma su due riviste del gruppo, il nuovo direttore è contento, i colleghi mi stimano e l’editore in persona mi ha fatto i complimenti. I membri ne sono stati incoraggiati e la collega che aveva restituito il Gohonzon ha ricominciato a praticare.

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