Deprecated: Function strftime() is deprecated in /var/www/vhosts/ilnuovorinascimento.org/wp-dev.ilnuovorinascimento.org/site/wp-content/themes/nuovo-rinascimento/functions.php on line 220
Qualunque cosa accada - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 16:27

556

Stampa

Qualunque cosa accada

Andrea Caimmi, Ancona

Affrontavo ogni giorno sfide nuove, cercavo di sostenere chi mi era vicino per non chiudermi nelle mie preoccupazioni che mi portavano a isolarmi, stimolando la mia parte oscura, portandomi alla lamentela e a vedere tutto nero. In realtà, fare attività per gli altri è stato un sostegno soprattutto per me

Dimensione del testo AA

Affrontavo ogni giorno sfide nuove, cercavo di sostenere chi mi era vicino per non chiudermi nelle mie preoccupazioni che mi portavano a isolarmi, stimolando la mia parte oscura, portandomi alla lamentela e a vedere tutto nero. In realtà, fare attività per gli altri è stato un sostegno soprattutto per me

Ho cominciato a praticare perché un mio collega in tournée mi chiese se volevo provare a recitare Daimoku con lui. Era la fine del 1999 e da allora non ho più smesso e ho ricevuto il Gohonzon l’anno successivo. I miei obiettivi riguardavano soprattutto il lavoro. L’amore e la mia carriera di attore mi avevano portato a Milano, anche se lavoravo sempre di più nella mia regione, le Marche, nella compagnia regionale. La situazione nelle Marche sembrava diventare sempre più allettante e piena di buone prospettive tanto che a gennaio 2006 ci trasferimmo tutti, io, moglie e due figli.
Ci sembrava di coronare un sogno, andare a vivere in campagna nella casa di famiglia e allo stesso tempo poter svolgere il mio mestiere e la mia passione, tutto perfetto! A febbraio 2006, a trasloco ultimato, saltò tutto: persi il lavoro, spettacoli, progetti avviati e soprattutto contatti con l’esterno.
La mia paura più profonda si era avverata. Col Daimoku cominciai ad approfondire cosa volesse dire tutto questo. Ho affrontato ogni sfida col massimo dell’energia che potessi dare, assumendo la responsabilità di gruppo e trovandomi referente per l’attività artisti in regione. Essendo rimasto solo cominciai a occuparmi di tutto. Scrivevo gli spettacoli, li allestivo, tenevo laboratori. Tutte cose che non avrei mai immaginato di fare. Tenendo sempre nel cuore il monito del presidente Ikeda di non lasciarsi sconfiggere, di determinare al di là della situazione contingente, e manifestare il potere della Buddità, andai avanti. Affrontavo ogni giorno sfide nuove, cercavo di sostenere chi mi era vicino per non chiudermi nelle mie preoccupazioni che mi portavano a isolarmi, stimolando la mia parte oscura, portandomi alla lamentela e a vedere tutto nero. In realtà, fare attività per gli altri è stato un sostegno soprattutto per me. Nel 2010, dopo tanto Daimoku, azioni e curricula spediti, realizzai una vittoria importante: il “Napoliteatrofestival”, una manifestazione internazionale che si svolge ogni anno nel mese di giugno. I primi giorni a Napoli furono intensi, conobbi meravigliosi membri napoletani e recitai con loro, la compagnia di cui facevo parte era costituita anche da attori stranieri, era tutto bellissimo! Il mio cuore era gonfio di gioia. A una settimana dal debutto, durante le prove, mi si strappò una parte del muscolo del polpaccio. Il debutto lo feci appoggiandomi a un bastone con grande dolore. Lo spettacolo non venne apprezzato dal pubblico, non venni ripreso, la compagnia si sciolse e io me ne tornai a casa, scendendo goffamente dal treno, davanti ai miei figli che osservavano il loro padre smagrito, con le stampelle e la sconfitta nel cuore.
In quei giorni ho determinato di non smettere di praticare, che quell’attacco feroce lo avrei respinto. Ho ripreso l’attività, continuando a sostenere le persone. Anche se parlare agli altri di prova concreta mi faceva sentire ridicolo, cercavo di convincere e convincermi che anche il solo fatto di continuare ad avanzare è in sé vittoria.
La gamba non tornava a posto nei mesi a seguire, non riuscivo più a correre e a saltare, “è stata sforzata troppo”, dicevano i medici. Nel frattempo sostenevo mio padre che stava affrontando un tumore a ottant’anni. Recitavo per non piangere quando lo accompagnavo per le terapie. Però questa dura esperienza ci diede modo di approfondire sempre più il nostro rapporto incrinato da tanti screzi, e scoprii un padre con una forza interiore che non avrei mai immaginato. Un giorno ci ritrovammo bloccati da un grosso ramo abbattuto dalla neve che ci impediva di andare a fare le terapie. Dissi a papà che probabilmente avrebbe saltato la terapia. Lui mi guardò e disse: «Vai e prendere l’ascia». Insieme disintegrammo il ramo e raggiungemmo l’ospedale col sorriso sulle labbra. Papà nel 2011 vinse la sua battaglia. Adesso toccava a me. Dopo aver partecipato all’attività a Firenze per festeggiare i venti anni dell’apertura del Centro culturale, venni “inspiegabilmente” chiamato da un regista per uno spettacolo. Piccolo allestimento, ma ricominciai a fare il mio lavoro, che avevo quasi dimenticato. La gioia fu tale che desiderai ripagare il debito facendo shakubuku a molti colleghi e una di questi, Alessandra, si mostrò molto interessata. Così mi aprii di nuovo al mondo. Dopo due anni dalla sua battaglia papà ne affrontava un’altra. Lui è fatto così, gli piacciono le sfide. Quella volta fu più dura, papà era più vecchio e più stanco. Recitavo affinchè entrambi potessimo manifestare la Buddità, per non disperdere il rapporto meraviglioso che avevamo creato negli ultimi anni, perché lui fosse forte, e per continuare a sostenerlo. In quel periodo stavo scrivendo e allestendo un nuovo spettacolo, un’altra sfida in cui mi ero lanciato quando credevo di avere ormai la carriera alle spalle. Ero anche nell’organizzazione del corso Marche che si sarebbe tenuto a Gabicce Mare il 13 e 14 aprile del 2013. Indeciso se mollare la responsabilità, alla fine determinai di portarla avanti, contemporaneamente alle lunghe assistenze a mio padre. Considerai tutto come un’offerta al Gohonzon e alla vita di mio padre. Papà se ne andò nella notte del primo aprile. Al suo funerale leggemmo un pezzo di una poesia anonima che aveva regalato a tutti i figli prima di andarsene: «Tu sei giovane quanto la tua fede e vecchio quanto il tuo dubbio, sei giovane come la fiducia in te stesso, vecchio quanto le tue paure, giovane come le tue speranze e vecchio quanto il tuo abbandono».
Infine partecipai al corso Marche. Vorrei dire quanto l’organizzazione della parte artistica fosse impeccabile ma non è stato così. Il colpo è stato duro e tante cose mi sono sfuggite, ma il corso fu un successo. C’era una grande gioia nei membri e sentii forte il sostegno dei compagni di fede. Tornando a casa, a corso finito, sentii di aver offerto qualcosa di importante alla vita di mio padre, alla mia, al Gohonzon. Che anche papà sarebbe stato contento che non mi fossi tirato indietro. Sentivo tanto dolore nel cuore ma anche tanta gratitudine. Nei giorni successivi la mia collega Alessandra decise di ricevere il Gohonzon, il mio spettacolo vinse un premio nazionale e venni scelto per un ruolo in un importante film sulla vita di Giacomo Leopardi, poeta della mia regione, e non ultimo il mio polpaccio malandato è ritornato a posto. Ancora tutto di nuovo in moto.
Una volta pensavo che un “bravo” buddista dovesse riportare vittorie strabilianti e definitive, ora mi guardo indietro e vedo tutta la strada percorsa, quanto sia cresciuta la mia capacità di apprezzare me stesso e gli altri, di poter gioire della vita e della fortuna di avere incontrato il Gohonzon, di poter assaporare “la gioia senza limiti della Legge”.
Qualunque cosa accada.

©ilnuovorinascimento.org – diritti riservati, riproduzione riservata