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Qual è il punto di vista del Buddismo sulle relazioni? - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 08:10

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Qual è il punto di vista del Buddismo sulle relazioni?

In questo articolo iniziamo ad approfondire il punto di vista del Buddismo sulle relazioni umane. Data la rilevanza di questo tema per la nostra vita e per il nostro percorso di rivoluzione umana, è nostra intenzione continuare ad approfondirne i diversi aspetti, anche seguendo gli spunti di riflessioni che potrete inviarci alla mail nuovo.rinascimento@sgi-italia.org

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Il cambiamento parte da noi stessi

Le relazioni umane possono essere fonte di grandi gioie e grandi sofferenze. A volte ci sembra di toccare il cielo con un dito, altre volte a causa di una relazione possiamo vivere sofferenze laceranti. E spesso ci accade di attribuire la responsabilità della nostra felicità o infelicità a un’altra persona.
Tuttavia, dal punto di vista del Buddismo, l’individuo e il suo ambiente sono “due ma non due”, ovvero apparentemente separati, ma in realtà profondamente uniti. Ogni cosa è il riflesso della nostra vita interiore, compresi i rapporti di lavoro e le relazioni familiari. 
Ogni relazione che viviamo quindi non è che il riflesso delle cause interne presenti nella nostra vita, e quindi è un’occasione preziosa per trasformare il nostro cuore e compiere un passo avanti nel percorso di rivoluzione umana.
A questo proposito Nichiren Daishonin scrive:

«L’ambiente è paragonabile all’ombra e la vita al corpo. Senza il corpo non può esistere l’ombra e senza vita non c’è ambiente» (RSND, 1, 574)

Quindi, cambiando noi stessi naturalmente il nostro ambiente cambia. Anche nel mezzo di una profonda sofferenza, la pratica buddista ci permette di realizzare concretamente questa trasformazione.

Non dualità di vita e ambiente

Il principio buddista di “non dualità di vita e ambiente” (in giapponese esho funi) significa che la vita e il suo ambiente sono inseparabili. Esho è formato da e: ambiente; e sho: individuo. Funi (contrazione di nini funi: “due ma non due”), indica la loro inseparabilità.
Ognuno di noi tende a pensare che la propria vita sia separata dall’ambiente, ma il Buddismo insegna che la nostra vita include la famiglia, gli amici, la società, il luogo in cui viviamo, e persino l’universo. Proprio come le isole sembrano separate una dall’altra, ma in fondo all’oceano fanno parte della stessa terra, così le persone apparentemente sono separate le une dalle altre e dall’ambiente che le circonda, mentre in realtà sono tutte parte della grande vita cosmica.
Per fare un altro esempio, in un boschetto di bambù ogni canna cresce indipendente, dritta e alta verso il cielo. Tuttavia nel terreno, fuori dalla nostra vista, le radici formano un unico intreccio e sono strettamente collegate.

Nel Gosho Il conseguimento della Buddità in questa esistenza, Nichiren ci ammonisce a non cercare mai la Legge “al di fuori di noi”.
In termini concreti, ciò significa ad esempio lamentarsi delle circostanze o aspettarsi che sia l’altro a cambiare, quando una relazione ci crea sofferenza. Ma questo atteggiamento è frutto di una visione distorta della realtà che ci porta a cercare la soluzione fuori di noi e quando ciò accade, di fatto stiamo bloccando la nostra crescita.
Praticare il Buddismo del Daishonin significa costruire un io saldo e risoluto. Se invece focalizziamo altrove le nostre energie finiremo, senza nemmeno accorgercene, col ricercare la Legge all’esterno. 
A questo proposito il maestro Ikeda scrive:

«Per esempio, se recitiamo Daimoku davanti al Gohonzon ma accusiamo sempre gli altri o il nostro ambiente per ciò che ci accade, stiamo evitando la sfida di affrontare la nostra oscurità interiore o ignoranza, e così facendo ricerchiamo l’illuminazione al di fuori di noi. È cambiando noi stessi a un livello più profondo che possiamo iniziare a migliorare la nostra situazione, e la preghiera è la forza motrice di questo cambiamento» (Il conseguimento della Buddità in questa esistenza, Esperia, pag. 50)

Recitare Nam-myoho-renge-kyo ci permette di attingere al potere di trasformazione senza limiti che esiste dentro la nostra vita. 
Nichiren afferma: 

«Lucida con cura il tuo specchio notte e giorno. Come dovresti lucidarlo? Solo recitando Nam-Myoho-Renge-Kyo» (RSND, 1, 5)

Per compiere questo processo è necessario rompere il guscio del nostro piccolo io e dei pregiudizi, per quanto radicati, e affidarsi completamente al Gohonzon: insomma, bisogna essere disposti a scoprire un nuovo punto di vista sulle cose. È necessario essere disposti a crescere, a cambiare.
È solo affrontando un passo dopo l’altro questa sfida di “lucidare” il nostro cuore che possiamo compiere il processo della rivoluzione umana, che è il fine ultimo della pratica buddista.

La rete di Indra

Le scritture buddiste ci offrono una metafora della profonda interconnessione della vita:

«Sospesa sopra la reggia del dio Indra, simbolo delle forze naturali che nutrono e proteggono la vita, vi è una vastissima rete. A ognuno dei suoi nodi è legato un gioiello. Ogni gioiello riflette in sé l’immagine di tutti gli altri, rendendo la rete meravigliosamente luminosa» (cfr. D.Ikeda, Proposta di pace 1997, DU, 61, 12)

Ognuno di noi rappresenta un nodo di questa infinita rete di relazioni reciproche. E quando un nodo si muove, tutto comincia a muoversi creando un effetto a catena.
Percepire l’esistenza delle miriadi di interconnessioni che ci legano alle altre vite, inoltre, ci aiuta a comprendere che la nostra esistenza può migliorare proprio grazie alle relazioni con gli altri.
Come nella “Rete di Indra” ogni gioiello diventa più luminoso riflettendo la luce degli altri, anche la nostra vita può arricchirsi e diventare sempre più luminosa sostenendo e rispettando gli altri. A questo proposito il Daishonin scrive:

«Se si accende un fuoco per gli altri, si illuminerà anche la propria strada» (RSND, 2, 996)

Guardare le circostanze da questo punto di vista pensando: “grazie a questa persona, io posso svilupparmi”, aiuta a superare i conflitti nelle relazioni.Ogni singola esistenza è in relazione con tutte le altre: chi riesce a comprendere questo prova gratitudine e può trasformare ogni cosa in uno stimolo per un’ulteriore crescita personale. 

ogni relazione può essere trasformata

Il voto del Budda e dei Bodhisattva della Terra è condurre tutte le persone alla felicità, nessuna esclusa. Ogni relazione, ogni persona che incontriamo sul nostro cammino è legata a noi da profonde relazioni karmiche, anche quelle che ci fanno più soffrire. 
Per questo il presidente Ikeda ci incoraggia a recitare Daimoku anche per la felicità di queste persone:

«È importante recitare anche per quelle persone che non vi piacciono, con cui trovate difficile avere a che fare, o per cui nutrite rancore. All’inizio potrebbe risultarvi difficile, perfino impossibile farlo. Ma se sfidate voi stessi e recitate Daimoku per loro, le ruote del cambiamento cominceranno a mettersi in moto. Sia voi sia l’altra persona cambierete. In ogni modo, sarete in grado di aprire un sentiero che conduce in una direzione positiva. Molti lo hanno sperimentato istantaneamente. È assolutamente importante promuovere una propria trasformazione, per essere in grado di pregare per chi non ci piace o ci crea problemi: diventerà la vostra più grande fortuna» (Amore amicizia, Esperia, pag. 9)

Un chiaro esempio di questo atteggiamento è rappresentato nel Sutra del Loto dal Bodhisattva Mai Sprezzante che si inchinava in segno di rispetto di fronte a ogni persona che incontrava, perché riusciva a percepirne la natura di Budda. Ciò significa non fermarsi a ciò che una persona sta manifestando in questo momento ma riuscire a guardare oltre, credendo nella natura illuminata latente nella sua vita, con la certezza che prima o poi si manifesterà. 

Anche quando veniva assalito o deriso, il Bodhisattva Mai Sprezzante non si scomponeva, non si arrabbiava e, una volta prese le dovute distanze per mettersi al riparo, tornava a ripetere:

«Nutro per voi un profondo rispetto; non oserei mai trattarvi con disprezzo o arroganza. Perché? Perché voi tutti praticherete la via del bodhisattva e sarete allora in grado di conseguire la Buddità» (SDL, 365).

Il Sutra del loto attesta che la sua perseveranza finì per produrre un effetto visibile nel comportamento degli altri, che cambiarono atteggiamento nei suoi confronti e si convertirono al Sutra del Loto.
Ciò significa che questo atteggiamento di rispetto “a oltranza”, che è l’essenza della compassione buddista, ha il potere di richiamare e attivare la Buddità non solo nella nostra vita, ma anche in quella dell’altro. 
Nell’editoriale di maggio il presidente Ikeda scrive:

«Il nostro comportamento sincero, come quello del Bodhisattva Mai Sprezzante, attiva e risveglia nella vita di ogni persona la natura di Budda, la condizione vitale più elevata. Ciò fa scaturire “la più grande di tutte le gioie” (BS, 124) e crea una rete solidale sempre più ampia di individui saggi che affrontano le sfide della vita e della società con spirito positivo e coraggioso. 
[…] Il mio maestro Josei Toda affermò: “Non dimenticate mai che nel cuore delle persone possono verificarsi cambiamenti incredibili se interagite con loro animati da una profonda compassione. Più di ogni cosa, è essenziale mostrare la massima cortesia e pazienza quando ci relazioniamo con gli altri”» (NR, 808)

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