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Pionieri, tesori per l'eternità - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 11:27

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Pionieri, tesori per l’eternità

Il presidente Yamamoto paragona il flusso di kosen-rufu, iniziato anni addietro da alcuni pionieri, a un piccolo ruscello che scorrendo diventa un fiume imponente fino a divenire un mare immenso. E sottolinea la necessità di osservare il cambiamento dell’epoca e trovare le modalità di praticare più adatte al tempo

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Il presidente Yamamoto paragona il flusso di kosen-rufu, iniziato anni addietro da alcuni pionieri, a un piccolo ruscello che scorrendo diventa un fiume imponente fino a divenire un mare immenso. E sottolinea la necessità di osservare il cambiamento dell’epoca e trovare le modalità di praticare più adatte al tempo

Il Nuovo Rinascimento presenta alcuni estratti dal volume 25, pubblicato sulle pagine del Seikyo Shimbun.
Il testo integrale è disponibile su www.ilvolocontinuo.it

Nella narrazione, l’autore, Daisaku Ikeda, rappresenta se stesso con lo pseudonimo Shin’ichi Yamamoto

Shin’ichi replicò con un tono leggermente severo: «Io stavo pensando agli abitanti di Iwate. Loro in questo momento si trovano in una situazione di grave difficoltà a causa dell’inondazione, non è vero?».
Dal 15 al 17 maggio, si erano abbattute delle piogge torrenziali sulla zona costiera della prefettura di Iwate, fra cui i comuni di Miyako, Kamaishi e Ofunato, provocando allagamenti e causando danni di vario tipo, e nel comune di Rikuzen-takada una persona era rimasta uccisa da una frana.
Per soccorrere le vittime, la Soka Gakkai aveva organizzato il 16 maggio un centro di emergenza per l’alluvione all’interno del Centro di Kamaishi, dove venivano prestati i primi soccorsi. Anche Shin’ichi, oltre a dare varie indicazioni per l’emergenza, aveva inviato telegrammi di partecipazione sincera a coloro che vivevano nei comuni colpiti dall’inondazione. E continuava a recitare Daimoku in ogni ritaglio di tempo.
Poi Shin’ichi sottolineò: «I responsabili più alti devono sempre pensare alle persone che in tutto il mondo stanno soffrendo maggiormente e che stanno affrontando grandi difficoltà, e devono farsene carico. Possiamo sviluppare uno spirito compassionevole, che è poi il cuore del Daishonin e quello della Soka Gakkai, solo soffrendo insieme alle persone che si trovano in serie difficoltà. È in questo tipo di cuore che si trova l’umanesimo buddista. «Anche ieri sera ho recitato Daimoku a lungo pensando ai nostri membri nelle zone alluvionate».
La cosa che Shin’ichi temeva più di ogni altra, era che i responsabili perdessero lo spirito di interessarsi veramente a coloro che stavano soffrendo. Il giorno che avessero perso questo cuore, l’organizzazione avrebbe iniziato a riempirsi di formalità e burocrazia.
Durante la riunione con i responsabili di centro presso il Centro di Kyushu per la pace, Shin’ichi Yamamoto affermò che il flusso di kosen-rufu, che aveva preso avvio nella fase pionieristica come un piccolo ruscello, era diventato nel frattempo un fiume maestoso e, man mano che si avvicinava il ventunesimo secolo, sarebbe cresciuto fino a diventare un mare immenso.
Sottolineò quindi che, per quanto riguardava le attività di kosen-rufu, era indispensabile osservare e comprendere il cambiamento dell’epoca, nonché individuare un modo di praticare che fosse adeguato al tempo e in grado di creare valore.
La grande filosofia della vita, che è il Buddismo, così come lo spirito Soka, non cambieranno mai, mentre invece un’epoca può essere soggetta a trasformazioni radicali. Di conseguenza, è importante riflettere sul modo in cui si portano avanti le attività e si tengono corsi e riunioni; bisogna mirare sempre alla creazione di valore e a trovare le modalità più adatte al tempo, cercando di migliorare continuamente. La missione dei successori è quella di assumersi con saggezza questa responsabilità e assicurarsi che l’insegnamento corretto del Buddismo si diffonda per l’eternità.
Poi Shin’ichi rivelò ai presenti il suo stato d’animo e i suoi pensieri di presidente della Soka Gakkai: «Il mio desiderio più grande è che tutti voi possiate condurre un’esistenza lunga e felice, contraddistinta da tanta fortuna e buona salute, basandovi costantemente sul principio di “fede è uguale alla vita quotidiana” e desidero che adorniate il capitolo finale della vostra esistenza con un trionfo scintillante. A tal fine sono determinato a dedicarmi anima e corpo per aprire la strada alle vostre realizzazioni, impegnandomi fino in fondo a costo della vita.
«Affinché anche le persone più giovani nella fede diventino felici, vorrei invitare tutti voi a sforzarvi, impegnarvi con tutte le forze e combattere con un atteggiamento uguale al mio. Per favore, fate in modo che i membri più giovani nella fede possano fare commenti del tipo: “Sono diventato veramente felice. Ho fatto proprio bene a praticare”.
«Vi prego di incidere profondamente nel vostro cuore che questo è il compito di un responsabile e proprio grazie a questo tipo di impegno noi, anziani nella fede, troviamo la chiave per diventare felici”».
Shin’ichi quindi proseguì sottolineando l’importanza di far crescere persone capaci.
Nel pomeriggio del 19 maggio, il giorno seguente la riunione con i responsabili di centro, Shin’ichi Yamamoto partì dalla stazione di Hakata, nella prefettura di Fukuoka, prendendo un treno ad alta velocità, per raggiungere la stazione di Ogoori, l’odierna stazione Shin-Yamaguchi, nella prefettura di Yamaguchi.
La sua prima visita in quella prefettura risaliva a dieci anni prima, nel 1967, quando si recò nella città di Hagi a marzo, mentre in agosto andò nelle città di Kudamatsu e Houfu.
Durante questa visita, invece, aveva in programma di partecipare, tra le altre, alla riunione celebrativa presso il Centro culturale di Yamaguchi, inaugurato pochi giorni prima, il 10 maggio.
Il 19 maggio, che coincideva casualmente col giorno dell’arrivo di Shin’ichi, era stato scelto per commemorare la prima riunione generale tenutasi nella prefettura di Yamaguchi tre anni prima, e quindi era stato chiamato il “giorno di Yamaguchi”. Non potendo partecipare a quella storica riunione, Shin’ichi inviò un messaggio per l’occasione, augurandosi di poter avere presto un’altra opportunità per approfondire ulteriormente il significato del “giorno di Yamaguchi”.
Inoltre, il 1977 segnava il ventesimo anniversario della campagna di Yamaguchi, una vasta campagna di propagazione che si era svolta in tutta la prefettura, sotto la guida di Shin’ichi, a ottobre e novembre del 1956 e a gennaio del 1957, che portò a risultati inaspettati e straordinari nella storia di kosen-rufu. Da tutte le parti del paese erano affluiti i compagni di fede che avevano un qualche legame con Yamaguchi per promuovere risolutamente la propagazione dell’insegnamento di Nichiren Daishonin. Nella prefettura le famiglie di praticanti che inizialmente erano poco meno di quattrocento, grazie a questi sforzi pionieristici a cui presero parte tantissimi membri, decuplicarono, arrivando a superare le quattromila famiglie: era una crescita formidabile.
Venti anni erano trascorsi da quel momento e la prefettura di Yamaguchi aveva fatto nel frattempo passi da gigante, tenendo sempre al centro delle attività quei compagni di fede che avevano interiorizzato lo spirito pionieristico.
Una persona diventa forte dopo aver fatto l’esperienza di lottare fino in fondo, con ogni oncia del suo essere, dando tutta se stessa, anima e corpo. I compagni di fede che parteciparono a quella fase di propagazione percepirono nettamente il potere della preghiera sincera e delle azioni tenaci, e coltivarono il proprio senso di missione e di responsabilità, aprendo così un nuovo corso alla realizzazione di kosen-rufu e costruendo una convinzione assoluta nella fede.
Durante il viaggio in treno verso Yamaguchi, Shin’ichi pensava fra sé e sé: «Questa volta, la mia permanenza nella prefettura di Yamaguchi sarà di quattro giorni e tre notti. Pur essendo poco tempo, voglio dare il via alla seconda campagna di propagazione a Yamaguchi, che permetterà ai compagni di fede di tutta la prefettura di raccogliere la forza per fare il salto nel ventunesimo secolo. Nel cuore di ogni singola persona farò ardere lo spirito combattivo della fede in modo che nessuno di loro si lasci mai sconfiggere da nessuna difficoltà!».
E così dicendo, strinse forte il pugno.
Quando Shin’ichi arrivò alla stazione di Ogoori ad accoglierlo c’erano il responsabile della prefettura di Yamaguchi, Yoshimi Umeoka e altri responsabili del posto. Yoshimi era un uomo di quarant’anni ed era stato nominato responsabile di prefettura nel settembre del 1973. Si era impegnato tantissimo per costruire le basi della Soka Gakkai a Yamaguchi.
«Cominciamo innanzitutto col far crescere un individuo di talento, che abbia delle spiccate capacità. Così facendo, intorno a quella singola persona se ne riuniranno sicuramente molte altre, che a loro volta faranno emergere le loro qualità e peculiarità. Se ora perdiamo del tempo prezioso e non facciamo crescere giovani capaci, l’organizzazione alla fine si indebolirà e giungerà a un punto morto su tutti i fronti».
Dal momento che in varie parti del paese erano stati nominati a livello di prefettura e di territorio numerosi responsabili delle Divisioni uomini e donne, ancora piuttosto giovani, Shin’ichi Yamamoto parlò di come rapportarsi con i membri anziani che avevano dato un contributo importante all’attività.
«Dietro lo sviluppo della Soka Gakkai, l’organizzazione buddista diffusa ormai in tutto il mondo, così dinamica ed energica, c’è stata la totale dedizione di alcune centinaia di illustri sconosciuti, pionieri nella fede.
«Pur avendo una vita poco agiata, continuavano a girare in lungo e in largo per far conoscere il Buddismo, fino ad arrivare al punto di non sentirsi più le gambe. Spesso e volentieri erano bersagliati da calunnie spregevoli e critiche infondate. Nonostante ciò, continuavano a dedicarsi instancabilmente a kosen-rufu. È grazie a loro se la Soka Gakkai è diventata l’organizzazione solida che è oggi. A voi responsabili, che avete ancora tanti anni davanti, chiedo di non dimenticare mai coloro che si sono impegnati anima e corpo durante gli albori del nostro movimento.
«Tra di loro ci sono state alcune persone che si sono dovute ritirare dalla prima linea dell’organizzazione per motivi di età o per problemi di salute. Tuttavia, a prescindere dalla loro attuale posizione all’interno dell’organizzazione, sono persone eccellenti che un tempo hanno affrontato battaglie indescrivibili in nome della Legge e si sono dedicate in maniera ineguagliabile allo sviluppo di kosen-rufu come inviati del Budda, proteggendo il Gohonzon con coraggio e decisione. Sono i pionieri del movimento Soka, i nostri tesori per l’eternità.
«Perciò prego voi responsabili centrali, a cominciare dai responsabili di prefettura, di avere grande considerazione e rispetto per tutti loro. Fate il possibile per dare loro tutto il vostro appoggio pieno di calore e umanità, sia da dietro le quinte che direttamente, affinché riescano a completare la loro vita nel migliore dei modi, adornando la fase dorata della loro esistenza con preziosi momenti di vittoria.
«Tra venti o trent’anni una buona parte di voi, riuniti qui oggi, avrà la loro stessa età, e dovrete mettervi da parte lasciando le posizioni centrali dell’attività alle generazioni più giovani, esattamente come oggi stanno facendo questi pionieri di kosen-rufu.
«Desidero manifestare il massimo rispetto a tutte quelle persone che hanno costruito la Soka Gakkai, impegnandosi al massimo delle loro capacità e contribuendo enormemente allo sviluppo di kosen-rufu, anche quando avranno lasciato i ruoli centrali dell’attività. Anche dopo la loro morte continuerò a parlarne ai giovani, elogiando le loro virtù. Questo è il mio profondo desiderio.
Portiamo avanti, fino in fondo, la nostra missione in questa esistenza, tutti insieme, mentre consolidiamo sempre di più questa tradizione caratterizzata da uno spirito nobile e meraviglioso».
La sala fu inondata da un lunghissimo applauso.

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