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Piccoli gesti, grandi risultati - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 09:32

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Piccoli gesti, grandi risultati

La nonviolenza non è un principio adatto solo a persone poco focose e inclini alle cose insolite, ma può essere trasmesso e insegnato anche ai bambini. Presentiamo la testimonianza di un papà che si è trovato a mettere in pratica in modo del tutto naturale con la sua bambina le idee nonviolente dei grandi uomini di pace di cui si era fatto portavoce durante la mostra fotografica itinerante. Anche il secondo contributo parte da una testimonianza di vita: un pomeriggio di giochi organizzati per un gruppo di bambini sul tema del superamento delle differenze. Gli ultimi due spunti sono testi che permettono agli adulti e ai bambini di affrontare insieme il percorso autoformativo per imparare a scegliere la nonviolenza quotidianamente

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La nonviolenza non è un principio adatto solo a persone poco focose e inclini alle cose insolite, ma può essere trasmesso e insegnato anche ai bambini. Presentiamo la testimonianza di un papà che si è trovato a mettere in pratica in modo del tutto naturale con la sua bambina le idee nonviolente dei grandi uomini di pace di cui si era fatto portavoce durante la mostra fotografica itinerante. Anche il secondo contributo parte da una testimonianza di vita: un pomeriggio di giochi organizzati per un gruppo di bambini sul tema del superamento delle differenze. Gli ultimi due spunti sono testi che permettono agli adulti e ai bambini di affrontare insieme il percorso autoformativo per imparare a scegliere la nonviolenza quotidianamente

L’anno scorso Certaldo, la città dove vivo, ha ospitato la mostra fotografica Costruttori di pace alla quale ho contribuito come guida. Parafrasando il nostro “motto”, agli ospiti spiegavo che per “costruire la pace” è necessaria una cultura della pace, una educazione, quotidiana e profonda, alla pace. Uno di quei giorni avvenne un episodio che, grazie alla sensibilità acquisita con l’attività della mostra, mi permise di comprendere più profondamente questo concetto. Mia figlia Ilaria di un anno, gironzolando per casa sbatté casualmente la testa nel tavolo di cucina. Mia madre accorse a consolarla dicendole: «Povera Ilaria, il tavolo ti ha fatto male!Guarda, faccio tò-tò al tavolo!». Mi si accese qualcosa dentro. Che assurdità era mai quella?
Primo: non era il tavolo ad aver fatto male a Ilaria, ma se Ilaria fosse stata più attenta non avrebbe sbattuto contro un oggetto che era già lì prima che lei lo urtasse. Secondo: il meccanismo di azione-reazione (lui picchia-io lo ripicchio) era esattamente il contrario di quello che ci sforzavamo di trasmettere alla gente. Lo feci notare a mia madre che, poveretta, si strinse nelle spalle giustificandosi: «Io l’ho sempre sentito dire». «Bene! – replicai – Da oggi si cambia!». Spesso scarichiamo automaticamente sugli altri la responsabilità delle nostre azioni o rispondiamo con violenza alla violenza, solo perché nessuno ci ha mai insegnato “sul campo”. Anche mia moglie, che non è buddista, condivise pienamente la mia opinione e da quel giorno nessuno di noi ha mai più utilizzato quell’infelice frase (che tutti abbiamo sentito migliaia di volte, non è vero?). Adesso ogni volta che a Ilaria capita di cadere o urtarsi con qualcosa o con qualcuno reagisce dicendo a se stessa: «Attenta!». Adesso ha due anni e sta già imparando attivamente ad assumersi le sue responsabilità, più di quanto facciamo noi adulti. Anche un piccolo gesto come quello ha la sua importanza perché crea una tendenza. Recito Daimoku e mi sforzo affinché tutti possiamo riconoscere la grandezza di questi piccoli gesti e su di essi, giorno per giorno, costruire la pace, interiore e nel mondo.
Paolo Leoncini

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Giochi

Oggi giochiamo a fare la pace?

Qualche giorno fa un’educatrice torinese, che da anni si occupa di educazione alla pace e alla gestione nonviolenta dei conflitti con bambini e adulti, ha organizzato un pomeriggio di attività con un gruppetto di bambini dagli otto ai dodici anni, figli di buddisti e non. L’unica informazione che tutti avevano ricevuto era che sarebbero stati fatti insieme alcuni giochi di educazione ai rapporti e alla pace, nient’altro. La scelta di non spiegare di più era motivata dal non voler rischiare di condizionare troppo le risposte dei piccoli, che sarebbero stati poi intervistati al termine dell’esperienza fatta. I giochi proposti sono stati tratti dal libro di Daniele Novara Scegliere la pace, di cui si propone la recensione in queste pagine. Perché il gioco per educare alla pace? Non è più istruttivo e veloce dare delle informazioni, spiegare? Il gioco-esercizio coinvolge completamente i partecipanti: con la mente, il corpo, le emozioni. Non ha solo una funzione ricreativa, ma stimola emozioni e suscita riflessioni diventando così un’occasione di apprendimento e di cambiamento.
Infatti sono bastate meno di due ore di attività insieme per far emergere risposte davvero significative e profonde. I giochi scelti si articolavano su un percorso che prevedeva due giochi di conoscenza che aiutassero a formare il gruppo, due di fiducia reciproca, due di valorizzazione di sé e degli altri, uno di sintonizzazione, uno di cooperazione e, per concludere e salutarsi, un momento di affetto di gruppo. Cosa hanno risposto i bambini, stupendoci ancora una volta della loro capacità di comprendere e coinvolgersi profondamente? Hanno detto di essersi divertiti, che avrebbero voluto altre situazioni come questa, e che è stata un’occasione per conoscere e diventare amici in pochissimo tempo di bambini per la maggioranza sconosciuti e apprezzare gli aspetti positivi degli altri. Non pensavano di riuscire ad aprirsi così facilmente con altri e a raccontare così tanto di sé. Hanno affermato che questi giochi comunicano messaggi positivi e che anche gli adulti, se li sperimentassero, potrebbero migliorare i rapporti fra di loro. Questi giochi divertenti, hanno detto, aiutano a conoscersi meglio e persone che litigano potrebbero avere l’occasione di comprendere le cause dei comportamenti degli altri che danno loro fastidio e, magari, riuscire a far la pace. Qualcuno di loro era quasi rammaricato che i genitori o i nonni, che hanno difficoltà a fidarsi di loro e permetter loro di fare anche i più piccoli spostamenti senza un diretto controllo, non li avessero visti quando a coppie, a turno, conducevano il compagno con gli occhi chiusi a spasso nel salone in cui si svolgeva l’attività, preoccupandosi di proteggerlo, rassicurarlo, mentre lo accompagnavano nell’esplorazione dello spazio. Forse, chissà, avrebbero avuto più fiducia in loro, vedendoli capaci di essere responsabili non solo di se stessi, ma anche di altri. Al termine, dei parenti, che erano stati “confinati” in un altro spazio della casa, ascoltando alcune battute dell’intervista e vedendo l’entusiasmo dei bambini hanno chiesto di avere anche loro occasioni come questa. Ringraziamo Ersilia, Rebecca, Alice, Martina, Denise, Matteo e Fabio che hanno riempito di risate e parole profonde la casa.

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Libro

La nonviolenza spiegata ai giovani

Jaque Semelin, ed. Archinto, Milano, 2000

In questo breve libro, organizzato in forma di domande e risposte, l’autore, spiega alle figlie, di tredici e otto anni, che cos’è la nonviolenza. Nel dialogo, nato dalla lettura comune di una storia a fumetti della lotta di Martin Luther King e dei neri americani, si nota la differenza tra l’atteggiamento del padre e quello delle ragazzine, che sembrano più interessate alla possibilità di applicare la nonviolenza nella propria realtà quotidiana. Molte domande infatti riguardano i rapporti nella scuola. Come reagire – chiedono – se qualcuno mi aggredisce? Diversamente l’adulto servendosi di vari esempi (dalla Marcia del Sale di Gandhi a quella dei giovani “beurs” della periferia di Lione nel 1983), definisce concetti e principi. «Ho voluto chiarire – precisa Semelin – che nonviolenza non significa passività: è un modo di essere e di agire che si propone di comporre i conflitti, combattere l’ingiustizia, costruire una pace durevole».

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Libro

Scegliere la pace, educazione ai rapporti

Daniele Novara, ed. Gruppo Abele, Torino, 1997

Il testo contiene una scelta di materiali di carattere operativo che possono aiutare a costruire rapporti fondati sulla nonviolenza. L’educazione alla pace privilegia la fiducia al potere, la reciprocità al controllo, il dialogo all’imposizione, il confronto alla soppressione del conflitto. I giochi-esercizi sono preceduti da un approfondimento psicologico. Da un punto di vista pedagogico occorre tener presente l’importanza delle componenti socio-affettive nei processi di apprendimento e la particolare metodologia educativa che richiede un coinvolgimento bilaterale. Si vuole dare un supporto e delle indicazioni pratiche a chi, genitore o insegnante, intende fare dell’educazione un’attività promozionale e non di puro contenimento, a chi crede che anche gli adulti possano imparare da coloro a cui hanno il compito di insegnare.

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