Alla scuola materna Fabio ha cominciato a manifestare un forte disagio. La mamma Bruna, che racconta la sua storia, lo ha incoraggiato a diventare forte con Nam-myoho-renge-kyo. E lui l’ha presa in parola
Fabio, il mio bambino, ha sei anni. Aveva frequentato l’asilo nido con molta serenità, ma all’inizio della scuola materna cominciò a manifestare un crescente disagio e problemi di balbuzie. Io recitavo Daimoku, ma non riuscivo a capire dove fosse il problema. Quest’anno, l’ultimo di scuola materna, il disagio si era accentuato, perciò iniziai a recitare con determinazione ancora maggiore, cercando di incoraggiarlo riguardo a tutte le belle esperienze che poteva fare a scuola, ma Fabio era sempre più disperato. Un giorno mi chiese di cambiare scuola dicendomi: «Mamma, se tu fossi me, capiresti!». Allora mi preoccupai seriamente, e davanti al Gohonzon decisi di capire davvero la situazione. Così incontrai un’altra mamma il cui bambino, compagno di classe di Fabio, aveva problemi simili. Parlando insieme ci rendemmo conto che il problema era il metodo educativo della maestra, molto brava tecnicamente, ma severa, e con l’abitudine di alzare troppo spesso la voce. Quella mamma mi disse che aveva parlato con la maestra, e io feci altrettanto, spiegandole bene qual era il problema di Fabio. Sapevo che la maestra era molto creativa, e i bambini con lei facevano tante belle attività, perciò prima di cambiare scuola volevo tentare tutte le strade possibili.
Però, anche dopo questo colloquio, la situazione rimase più o meno la stessa e Fabio continuava a manifestare un forte disagio. Fin da quando mio figlio è nato mi sono chiesta come trasmettere a un bambino piccolo i princìpi buddisti per far sì che vivesse una vita felice: sentivo che mi mancava qualcosa per poter dire a me stessa che avevo fatto tutto quel che potevo. Una mattina, davanti al suo pianto, gli parlai con il cuore: «Noi abbiamo Nam-myoho-renge-kyo, e recitando questa frase tu sarai forte e le urla della maestra non saranno più un problema». Così Fabio recitò insieme a me durante quei cinque minuti di macchina che impiegavamo per andare a scuola. Quando tornai a prenderlo era molto sereno. Il giorno dopo mi disse: «Però, mamma, facciamo Nam-myoho-renge-kyo!», e ha continuato a ricordarmelo anche i giorni seguenti se io, più tranquilla, lo dimenticavo. La situazione è cambiata istantaneamente, la maestra ha indetto una riunione con i genitori perché si era accorta del disagio anche di altri bambini, ha messo in discussione il proprio metodo d’insegnamento e si è perfino scusata. Una mamma, incuriosita, mi ha chiesto: «Ma cosa dice Fabio a mio figlio? Quando è spaventato lo porta con sé in un angolino e dicono insieme delle parole che lo calmano…». Insomma sono venuta a sapere che Fabio incoraggia anche gli altri bambini.
Così è iniziata l’avventura di Fabio con Nam-myoho-renge-kyo: continua a farlo tutti i giorni, la scuola è diventata una gioia e lui vuole essere il primo ad arrivare e l’ultimo ad andarsene.