«Attraverso la fede nella Legge mistica possiamo risolvere le sofferenze fondamentali della vita e della morte» risponde Daisaku Ikeda a una donna che gli chiede come poter superare il dolore per la scomparsa del marito. Questo testo è tratto da Shidoshu, una raccolta di consigli del presidente Ikeda edita dal Seikyo Shimbun
Ho perso mio marito e sono rimasta scioccata da questa terribile esperienza. A volte mi affiorano pensieri negativi e mi sento molto triste. Accade perché la mia fede è debole?
Lo shock che lei ha subìto è profondo ed è naturale che si senta triste, ma non è la sola, tante donne hanno vissuto una situazione analoga. Penso di poter comprendere questo sentimento e mi dispiace molto per quello che le è successo. Le persone che non hanno mai affrontato l’esperienza di una perdita importante non possono comprendere quanto sia profonda la sofferenza che ne deriva, però non è attraverso la commiserazione che potrà trasformare il suo karma. Tutti, prima o poi, moriremo, perciò è importante vivere fino in fondo, contando solo sulle proprie forze, non dimenticando mai che l’insegnamento di Nichiren Daishonin esiste per realizzare pienamente la nostra vita.
Attraverso la fede nella Legge mistica possiamo risolvere le sofferenze fondamentali della vita e della morte. Quando accade qualcosa di molto grave, la fede e il Gohonzon ci permettono di progredire con serenità. Se pensiamo: «Mi sento triste perché il Gohonzon non mi protegge», vuol dire che la nostra fede è debole. La fede non è sentimentalismo. Avere fede significa andare avanti con tenacia verso la felicità, con una determinazione ferma e incrollabile. Molte compagne di fede che hanno perso il marito quando erano giovani sono comunque riuscite a vivere bene facendo prosperare le loro famiglie. È importante decidere di vivere sviluppando una forte fede, convinte che ciò ci permetterà di abbracciare anche la vita dei nostri cari defunti. Il Buddismo comprende tutti i fenomeni, per questo il modo corretto di affrontare e risolvere i problemi è basarsi sulla fede nella Legge mistica.
Spesso utilizzo questa metafora: la vita è come una maratona di diecimila metri e se non si arriva fino al traguardo non si riuscirà a manifestare la Buddità. Chi è fortunato li percorrerà in pianura; chi ha un karma pesante, prima di arrivare al traguardo dovrà superare fiumi, montagne, precipizi; chi ha una fede forte può farlo addirittura correndo, invece, chi ha una fede debole, arrivato a metà strada si riposa, si ferma, o addirittura torna indietro. Non avanzare significa abbandonare il Gohonzon e la fede.
In ogni caso, per combattere e sconfiggere il karma negativo, bisogna arrivare al traguardo dei diecimila metri, altrimenti non si può illuminare la propria vita. Quel percorso si può fare come si preferisce, in qualunque condizione, camminando o correndo. In questo momento lei si trova davanti a un precipizio, ma non può tornare indietro. L’unica cosa che può fare è superarlo e in questo modo potrà manifestare una condizione vitale illuminata proprio grazie a questo grande problema.
Viva con forza, diventando un esempio per le persone che hanno un’esperienza simile alla sua. Quando è stanca si riposi, ma arrivi fino in fondo, correndo, al traguardo dei diecimila metri.
Nella Soka Gakkai quel traguardo rappresenta la realizzazione di kosen-rufu. A livello individuale, ci saranno realizzazioni differenti, poiché ogni persona è diversa e ha il proprio karma e le sue caratteristiche, ma ciascuno ha la sua distanza da percorrere.