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Per una vita senza rimpianti - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 10:49

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Per una vita senza rimpianti

In questa sedicesima puntata il presidente Ikeda descrive lo spirito di non indietreggiare mai. «Il mio maestro diceva spesso: “Una battaglia bisogna condurla fino alla fine, fino a quando potremo dire che è stata una bella esperienza, che ci ha fatto provare una profonda gioia”». Un incoraggiamento a non lasciare le cose a metà: chi riuscirà a dire a se stesso di essersi impegnato al limite delle proprie possibilità potrà vedere realizzati i suoi obiettivi

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In questa sedicesima puntata il presidente Ikeda descrive lo spirito di non indietreggiare mai. «Il mio maestro diceva spesso: “Una battaglia bisogna condurla fino alla fine, fino a quando potremo dire che è stata una bella esperienza, che ci ha fatto provare una profonda gioia”». Un incoraggiamento a non lasciare le cose a metà: chi riuscirà a dire a se stesso di essersi impegnato al limite delle proprie possibilità potrà vedere realizzati i suoi obiettivi

«Nichiren, trovandosi in questa battaglia, raccolse la grande armata e da allora trascorsero oltre venti anni, ma non indietreggiò mai» (Lettera alla monaca laica di Ben, GZ, 1224)

«Non indietreggiate mai, neanche di un solo passo! Conquistate il futuro di kosen-rufu!» furono queste le parole che il mio maestro, Josei Toda, mi lasciò in eredità.
Aver fede significa impegnarsi fino in fondo nella realizzazione dei propri obiettivi. Se recitiamo con tutto il cuore di fronte al Gohonzon e lottiamo usando la “strategia del Sutra del Loto” non incontreremo mai prove che non potremo superare e sicuramente conseguiremo uno stato di felicità assoluta. Questo è quanto ci assicurano le parole del Gosho, che non potranno mai essere contraddette.
In questa puntata, dal Gosho Lettera alla monaca laica di Ben studiamo in particolare questo brano: «Nichiren, trovandosi in questa battaglia, raccolse la grande armata e da allora trascorsero oltre venti anni, ma non indietreggiò mai». La lettera, indirizzata al signore di Ben – che in seguito diventò uno dei sei preti anziani con il nome di Ben Ajari Nissho – e a una sua parente, la monaca laica di Ben, fu scritta il diciannovesimo giorno del nono mese del 1273, durante il periodo dell’esilio a Sado.
Vivere in un’isola lontana come quella di Sado significava non solo sottostare a una condizione di estrema povertà e privazione, ma soprattutto mettere continuamente a repentaglio la propria vita. Preoccupata per il Daishonin, la monaca laica di Ben mandò da Kamakura fino a Sado un servitore che si occupò del suo maestro, dando prova di una grande lealtà, espressione della relazione di non dualità tra maestro e discepolo. Di fronte a una simile devozione, Nichiren le trasmise parole di profonda lode e gratitudine.

Trasformare il paese

In questo Gosho il Daishonin spiega che erano passati vent’anni da quando il seguace del Sutra del Loto aveva chiamato a raccolta la grande armata per intraprendere la battaglia per la propagazione della Legge mistica.
Questi “vent’anni” stanno a indicare il periodo intercorso fra la prima volta in cui Nichiren pronunciò Nam-myoho-renge-kyo, il 28 aprile 1253, alla stesura della lettera che stiamo studiando. Da quel giorno di venti anni prima, con la forza del re leone egli continuò a lottare fino all’ultimo, senza indietreggiare mai.
«Non indietreggiò mai»: può esistere una dichiarazione di vittoria spirituale che può rendere più orgogliosi di questa? Sono parole fondamentali, che ci insegnano lo spirito di non retrocedere mai nella vita, ovvero la quintessenza della fede. Quanto alla “grande armata” chiamata a raccolta, quale grande battaglia dovette combattere? Nel passaggio che precede la frase che studiamo in questa puntata, Nichiren afferma: «Il Demone del sesto cielo sprona dieci eserciti alla guerra contro il seguace del Sutra del Loto e l’uno contro l’altro lottano, il primo al fine di impossessarsi, il secondo di proteggere la terra impura del mondo di saha nel mare delle sofferenze della vita e della morte» (GZ, 1224).
Il Daishonin spiega che il Demone del sesto cielo comanda i dieci eserciti composti dalle forze negative della vita e li incita alla guerra, contendendo al seguace del Sutra del Loto il possesso di questo mondo di saha. Nell’espressione «mare delle sofferenze della vita e della morte», il mondo reale viene paragonato alle quattro sofferenze che affliggono gli esseri umani: nascita, invecchiamento, malattia e morte. La battaglia di cui si parla è semplicemente quella che tutte le persone dell’Ultimo giorno della Legge conducono per trasformare l’ambiente in cui vivono, la terra “impura”, in terra “pura”. Kosen-rufu è veramente una lotta senza quartiere tra il Budda, determinato a proteggere il “campo di battaglia”, e il demone che se ne vuole impadronire. I “dieci eserciti” sono i vari desideri e illusioni, rappresentati in modo figurato come eserciti demoniaci.
Nel Trattato sulla grande perfezione della saggezza, [commentario sul Sutra della grande perfezione della saggezza tradizionalmente attribuito a Nagarjuna, vedi DB, 866, n.d.r.] vengono descritti questi dieci eserciti: 1. l’avidità; 2. la tendenza a inquietarsi; 3. la fame e la sete; 4. l’attaccamento alle cinque tendenze illusorie (avidità, collera, stupidità, arroganza e dubbio); 5. il sonno; 6. la paura; 7. la tendenza a dubitare e a portare rancore; 8. la collera; 9. il forte desiderio di beni materiali e l’attaccamento a una fama, una notorietà illusoria; 10. l’arroganza e il disprezzo dell’altro.
Il Demone del sesto cielo, che cerca di imporre il suo dominio sul mondo dove vivono gli esseri viventi, scortato da questi dieci eserciti, utilizza tutti i mezzi a disposizione per opprimere il seguace del Sutra del Loto e influire negativamente sulla sua salute mentale e fisica. Sollevare una potente armata contro questi dieci eserciti significa innanzitutto intraprendere una lotta serrata contro i demoni della propria mente.

Vincete con la sola parola “fede”

Il Daishonin ci insegna come l’atteggiamento che ci consente di vincere sulla natura demoniaca della nostra mente è proprio quello di non retrocedere mai nella fede. Colui che non indietreggia mai e che persegue la sua battaglia nella fede, qualunque situazione si trovi ad affrontare, è un vincitore nella vita.
Il primo presidente della Soka Gakkai, Tsunesaburo Makiguchi, dichiarò: «Il Daishonin ci insegna: “Quando accade un grande male, seguirà un grande bene” e ancora: “Che motivo avete di lamentarvi?” (Grande male e grande bene, RSND, 1, 992). In qualsiasi momento e in qualunque luogo, fate di questo male la molla che farà scattare in voi un grande cambiamento».
Non bisogna mai lamentarsi, neanche minimamente. Solo con quella fede che ci spinge ad avanzare sempre svilupperemo la forza che ci permetterà di sconfiggere il “grande male” e di trasformarlo in “grande bene”.
Non avanzare equivale ad allontanarsi dalla fede. Le forze demoniache si vincono solo attaccandole con costanza e tenacia, un passo dopo l’altro. Finché non abbiamo raggiunto la vittoria finale non dobbiamo smettere di avanzare, neanche per un momento. È importante mantenere questo spirito. È questa determinazione, infatti, che decide la nostra vittoria o la nostra sconfitta.
Il secondo atteggiamento è quello di sfidarsi continuamente, perché per sollevare un “grande esercito” è assolutamente necessaria la nostra ferma determinazione a sfidare la natura demoniaca fondamentale che pervade l’immenso universo, ovvero il Demone del sesto cielo. La vera natura del Demone del sesto cielo è infatti l’oscurità fondamentale. Nella politica, nell’economia, nell’educazione o nella cultura, fin nell’intera comunità internazionale, se le persone non riusciranno ad annientare quest’invisibile natura demoniaca, inerente alla vita umana, non potranno mai conseguire la vera felicità.
Com’è stato per il Daishonin nel corso della sua vita, nell’epoca attuale, profondamente immersa nell’Ultimo giorno della Legge, il progresso dinamico della Soka Gakkai ha suscitato ogni tipo di calunnie e offese. Sono autori di tali azioni persone la cui mente è catturata dall’oscurità fondamentale, riarsa e consumata dalle offese alla Legge. La forza che ci consente di vincere risolutamente contro la dimensione demoniaca della vita è la fede.
Nichiren ci insegna: «La sola parola “fede” è la spada affilata con cui si affronta e si vince l’oscurità fondamentale o ignoranza fondamentale» (BS, 116, 61). La nostra pratica di shakubuku ci consente di recidere l’oscurità fondamentale intrinseca alla vita, proprio grazie alla spada “della sola parola fede”, mentre kosen-rufu è quel movimento che ci permette di trasformare radicalmente il terreno spirituale della nostra società ed edificare la terra del Budda, dove gli esseri umani possono vivere felici e prosperare.

Una convinzione irremovibile

La funzione del demone è far soffrire e mettere in difficoltà le persone. Per questo motivo bisogna combatterla e, qualunque sia la strategia che adottiamo, alla base è assolutamente necessaria una forte preghiera. Se il nemico che affrontiamo è il demone, dovremo recitare per manifestare la nostra Buddità. Solo in questo modo potremo recidere la natura demoniaca alla radice.
Il presidente Toda ha detto: «Fatevi avanti demoni, non vi permetterò di sconfiggermi»; «Se li affrontiamo con questa determinazione, i demoni si ritireranno» e anche: «Il Budda non lascerà soffrire per sempre chi lotta con tutte le sue forze». I codardi non potranno mai ottenere benefici. Siate certi che se manifesterete una determinazione incrollabile nell’impegnarvi, nello sfidarvi e nel vincere a ogni costo in ogni situazione, riuscirete sicuramente a far emergere dal profondo della vostra vita uno stato di felicità assoluta. Il Daimoku e la fede nella Legge mistica sono delle spade potenti, invincibili. Anche “dieci eserciti” non potranno evitare la sconfitta di fronte alla spada della fede: il potere della Legge mistica è veramente straordinario.
Il presidente Toda una volta disse: «Nonostante l’esilio, e qualunque altra cosa gli accadesse, il Daishonin continuò a lottare fino all’ultimo per aiutare la gente, per lui così preziosa, a diventare felice. Può quindi essere definito una grande e nobile persona. In mezzo alle persecuzioni continuò a impegnarsi con tutte le forze, senza mai retrocedere di un passo, per il bene di tutta l’umanità. Non dobbiamo dimenticare questo suo immenso, nobile spirito».
Se continuiamo ad avanzare imperturbabili nel cammino di kosen-rufu, qualunque sia la circostanza in cui ci troviamo, vinceremo le nostre battaglie e risulteremo davvero vincitori nella vita.
Se agiamo per kosen-rufu la nostra esistenza ne trarrà beneficio. La decisione di non agire con questo obiettivo tornerà invece a nostro discapito. Questo è il “meccanismo” della fede e della Legge buddista.
Le persone che s’impegnano per kosen-rufu con «la stessa mente di Nichiren» (Il vero aspetto di tutti i fenomeni, RSND, 1, 341), accumulano nella propria vita le cause per la vittoria futura. Le attività che compiamo nel presente, la pratica che conduciamo in quest’esistenza, ci permetteranno di ottenere dei grandi benefici nelle tre esistenze di passato, presente e futuro.
Non ci sarà sconfitta per le persone che agiscono per la giustizia; non ci sarà infelicità per le persone che agiscono con coraggio! Voi tutti che, senza chiedere nulla in cambio, mostrate agli altri la vera strada che porta alla felicità, realizzate la suprema filosofia di “adottare l’insegnamento corretto per la pace nel paese”. Vivete con la convinzione e il senso di giustizia capaci di permeare l’eternità della vostra vita. Non può esistere una missione più nobile, una vita più gloriosa. Tutti voi, siete dei veri bodhisattva, dei veri Budda.
Lasciando le cose a metà si avranno solo rimpianti. Il mio maestro Toda diceva spesso: «Una battaglia bisogna condurla fino alla fine, fino a quando potremo dire che è stata una bella esperienza, che ci ha fatto provare una profonda gioia». Chi riuscirà a dire a se stesso di essersi impegnato al limite delle proprie possibilità potrà veder realizzati tutti i suoi desideri nell’esistenza presente e in quella futura (cfr. Lettera al prete laico Domyo, RSND, 1, 665), per l’eternità. La realizzazione di tali desideri implica lo sforzo di non «lesinare il corpo o la vita» (Sulle preghiere, RSND, 1, 304).
Un grande maestro come il Daishonin lottò sempre con la determinazione di non retrocedere mai nella fede. Tuttavia, quando egli fu vittima di grandi persecuzioni, molti dei suoi seguaci dimenticarono il senso della gratitudine verso il proprio maestro e abbandonarono vigliaccamente la fede.
Nel Gosho oggetto del nostro studio, Nichiren osserva amaramente: «La maggior parte dei miei discepoli e seguaci laici è composta da codardi; alcuni di loro si sono ritirati dal fronte, alcuni vogliono abbandonare l’armata» (GZ, 1224). Tra queste persone la monaca laica di Ben si distinse perseverando con costanza e tenacia nel cammino della fede. Il Daishonin apprezzò ed elogiò i suoi sforzi: «Non riesco a esprimere a parole la mia gioia di fronte a questa monaca laica, che pur non conoscendo i sutra buddisti, finora non ha mai indietreggiato nella fede» (GZ, 1224).
Nichiren la ringrazia inoltre per la devozione dimostratagli durante il suo esilio a Sado, dicendo: «Shakyamuni, Molti Tesori e tutti i Budda delle dieci direzioni ne saranno sicuramente a conoscenza» (GZ, 1224).
Nei momenti critici sono le donne a rivelare la loro vera forza. Nelle avversità traspare il valore autentico delle persone. Fu proprio durante le grandi persecuzioni che Nichiren percepì la sincerità della fede dei suoi discepoli.

Da vero discepolo

Nel marzo del 1979 mia moglie partecipò a una riunione di discussione nel quartiere di Nerima a Tokyo. Quando le fu chiesto di scrivere qualcosa in ricordo di quella riunione, scrisse: «Non abbandoniamo la fede proprio nell’anno che segna il termine del periodo delle Sette Campane» [un ciclo di sette anni che segna le tappe fondamentali nello sviluppo dell’organizzazione fin dal suo esordio, n.d.r.].
Oggi, a più di trent’anni da allora, continuate a impegnarvi avanzando proprio con lo spirito di non retrocedere mai nella fede. Il trionfo della Soka Gakkai che oggi viviamo è frutto dell’impegno della nostra Divisione donne. Mia moglie e io preghiamo ogni giorno con tutto il cuore per la vostra felicità e la vostra vittoria.
«Ogni cosa diventerà piacevole e divertente se l’affrontiamo con spirito indomito, senza mai demoralizzarci» furono le parole dello scrittore francese del diciannovesimo secolo Gustave Flaubert. Se il maestro non retrocede, non dovrà retrocedere neanche il suo discepolo e se il maestro avanza, avanzerà anche il discepolo. In questo tipo di atteggiamento sta la vera relazione di non dualità tra maestro e discepolo. Quando il nostro impegno è basato su questa relazione di unità, i Budda, i bodhisattva delle tre esistenze e delle dieci direzioni, gli déi celesti e le divinità benevole opereranno a nostro beneficio e faranno di tutto per proteggerci. I Budda e i bodhisattva osservano e conoscono perfettamente tutti i nostri sforzi.
Il presidente Toda espresse questo desiderio: «Fate sì che il vostro nome rimanga nella storia, fatevi conoscere nel tempo come i coraggiosi difensori di kosen-rufu». Avevo ventidue anni quando il 3 giugno 1950 annotai sul mio diario un passaggio del Gosho Lettera alla monaca laica di Ben, insieme ai miei commenti: «Giovani, siate delle persone vigorose e gioiose, avanzate seriamente verso i vostri ideali»; «Mi osservi, maestro Toda. Realizzerò sicuramente i suoi desideri». Così, mi sono impegnato a fondo nelle attività con questa determinazione. Ho avuto un vero maestro e ho voluto rispondere alle sue aspettative da vero discepolo. Mi sono perciò dedicato anima e corpo, tenace e instancabile, alla realizzazione di kosen-rufu, il desiderio del mio maestro.
Durante la campagna di Osaka del 1956, insieme ai miei compagni di fede del Kansai, ho potuto realizzare in un mese un’impresa che rimarrà in eterno nella storia di kosen-rufu, la consegna del Gohonzon a 11.111 nuclei familiari.
Ho incoraggiato tanti amici, imprimendo nel loro cuore la decisione di lottare sempre con coraggio e ho dato origine a una corrente umana di persone risvegliate alla Legge mistica che ha dissipato le tenebre in cui era avvolta la società giapponese del dopoguerra.
Nel luglio del 1957, cioè l’anno successivo, avvenne l’incidente del sindacato dei minatori di Yubari, seguito da quello di Osaka. Proprio come indicano le parole del Gosho, non si potrà realizzare kosen-rufu senza lottare contro i tre potenti nemici e non ci potrà essere una vera alba di democrazia in Giappone senza la vittoria della gente che lotta per la propagazione della Legge mistica. Questa è la convinzione che ho ereditato dal mio maestro, il quale voleva stabilire un movimento pacifista nel paese.
Attraverso la determinazione di proteggere fino all’ultimo il mio maestro senza lasciarmi fermare da qualsivoglia ostacolo, sono riuscito a suscitare, dal profondo del mio animo, una “grande armata”. In qualità di discepolo diretto del presidente Toda, con cui avevo costruito una relazione di non dualità, decisi di seguirlo fino in prigione, senza mai indietreggiare nella fede.
Fui incarcerato il 3 luglio, per strana coincidenza nello stesso giorno e nella stessa ora in cui fu liberato il mio maestro dodici anni prima, nel 1945.
Uscii di prigione due settimane dopo, il 17 luglio. Alla riunione generale di Osaka dichiarai: «Decidiamo insieme di metterci all’opera con la convinzione che alla fine il Buddismo e coloro che si sono impegnati fino in fondo nella fede saranno loro a vincere!». Oggi continuo a guidare il movimento di kosen-rufu con la stessa determinazione e lo stesso fervente desiderio di vincere ogni battaglia.
Nichiren insegna: «L’elemento ku nella parola kudoku significa buona fortuna o felicità. Si riferisce anche ai meriti ottenuti eliminando il male, mentre l’elemento toku o doku si riferisce alla virtù che si acquisisce operando il bene» (BS, 118, 52). Quando lottiamo per distruggere il male e generare il bene, possiamo ottenere grandi benefici.
Se non reprimiamo il male, il bene non potrà svilupparsi; se non lottiamo contro le funzioni demoniache e gli insegnamenti erronei, non potremo conseguire né i benefici né la Buddità. Il presidente Toda affermò: «Il nostro grande desiderio è che la marea della Soka Gakkai fluisca in tutto l’Oriente e l’Occidente lasciando al suo passaggio terre felici». Sono passati più di cinquant’anni dall’eco di quelle potenti parole.
Ereditando la guida della “grande armata” per la propagazione della Legge mistica, sollevata dal primo presidente Makiguchi e dal secondo presidente Toda, ho fatto in modo che una rete di nobili Budda si stendesse su centonovantadue tra aree e nazioni.
Oggi la Soka Gakkai è riuscita a diffondersi simile a una “grande marea per la pace”, e finalmente il sipario del nostro movimento si è aperto su kosen-rufu mondiale.

Infondere coraggio all’umanità

Il filosofo Neelakanta Radhakrishnan, discepolo diretto del Mahatma Gandhi, padre dell’indipendenza indiana, ha sottolineato nel corso di un nostro dialogo: «L’atteggiamento risoluto e il pensiero imperturbabile rivolto al proprio maestro anche di un solo discepolo che agisce in unità con lui lo rendono, qualsiasi cosa accada, capace di superare con facilità anche ostacoli inimmaginabili, che implacabilmente si presentano per ostacolarne il progresso. Questo suo comportamento rimarrà nella storia, più di ogni altra cosa perché ha il potere d’infondere coraggio nel cuore delle persone. La Soka Gakkai ha creato in tutto il mondo una rete di milioni e milioni di giovani, tutti, nessuno escluso, grandi difensori della nonviolenza. Sono quindi fermamente convinto che la direzione che prenderà il mondo di domani dipenderà dal progresso dinamico di questi giovani della SGI risvegliati al Buddismo, che si dedicano alla realizzazione della pace». Il destino del pianeta è nelle mani dei giovani della SGI. La SGI è la speranza dell’umanità! Con questa convinzione e lo spirito di non retrocedere mai nella fede scriviamo, vi prego, pagine di storia piene di continui progressi e vittorie.

Vittorie su vittorie
ha accumulato
la Soka Gakkai
grazie alle vostre battaglie
e al vostro coraggio
.

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