Il fenomeno del bullismo è in allarmante crescita. Il contesto educativo è il primo luogo dove intraprendere il percorso per un cambiamento soprattutto attraverso il dialogo con i bambini e con gli adulti
A diciannove anni ho avuto la fortuna di incontrare un raro esempio di grande educatore, Josei Toda.
Nella devastata società di un Giappone annientato dalla Seconda guerra mondiale – un conflitto spietato che aveva strappato la vita a un numero incalcolabile di esseri umani – Toda espose a me e ad altri giovani i princìpi della filosofia suprema del rispetto della dignità della vita, il Buddismo di Nichiren Daishonin. Le parole piene di convinzione del mio maestro, che non si sottomise mai al governo militarista giapponese nei due anni di carcere vissuti durante la guerra, risuonavano nelle nostre giovani vite trasmettendoci una speranza assoluta. Egli fronteggiava coraggiosamente gli uomini di potere che avevano sfruttato e sacrificato i giovani perché li amava, credeva in loro e alla loro formazione aveva dedicato tutte le sue energie.
Toda da solo diede l’avvio al movimento per la pace della rivoluzione umana, inimmaginabile a quei tempi, secondo cui ogni persona poteva contribuire alla società facendo emergere saggezza e coraggio. Possiamo quindi affermare, senza timore di esagerare, che le guide da lui date ai giovani erano la quintessenza dell’educazione umanistica.
Io, divenuto suo discepolo, intrapresi dialoghi con le persone che conoscevo deciso a manifestare il coraggio di trasmettere il Buddismo del Daishonin. Anche se mi impegnavo al massimo, all’inizio nessuno si decideva a praticare e alcuni amici si opposero categoricamente alla pratica buddista. Tuttavia non mi arresi e continuai a dialogare con tenacia, finché una persona decise di aderire alla Soka Gakkai: era un insegnante e a lui sono seguiti molti altri giovani educatori.
Nel Gosho si legge: «Recita Nam-myoho-renge-kyo con un’unica mente ed esorta gli altri a fare la stessa cosa; questo resterà il solo ricordo della tua vita presente in questo mondo umano» (Domande e risposte riguardo all’abbracciare il Sutra del Loto, RSND, 1, 58). I sessantacinque anni in cui ho continuato a dedicarmi alla diffusione del Buddismo sono diventati per me una storia che brilla come il “ricordo della mia vita presente in questo mondo umano”.
Impegnandovi nei vostri rispettivi luoghi di lavoro, tutti voi siete insostituibili compagni di fede che, con il mio stesso spirito e in nome della filosofia che condividiamo, state promuovendo un’educazione umanistica. Con profonda commozione, vorrei far sapere al maestro Toda quanto la rete di educatori che abbracciano la Legge mistica sia riuscita a espandersi diventando oggi un grandioso movimento attivo su scala mondiale.
Il punto di partenza
Vorrei parlare del tema del bullismo, un problema sociale che si è aggravato al punto di essere oggetto di molte notizie d’attualità e con cui è necessario confrontarsi in ambito educativo. Quelle che un tempo erano le derisioni, gli scherzi, le prepotenze, attualmente hanno assunto una dimensione molto più preoccupante, minacciando la vita stessa delle persone prese di mira.
Come buddista, recito Daimoku per la pace e la serenità dei ragazzi che si sono tolti la vita poiché vittime di atti di bullismo a scuola, luogo che per sua vocazione dovrebbe invece essere di speranza.
Nichiren dichiarò: «Niente è più prezioso del tesoro che chiamiamo vita. […] Persino tutti i tesori di un intero sistema maggiore di mondi non possono sostituire la vita» (L’offerta del riso, RSND, 1, 997). La vita di un solo individuo è più preziosa di tutti i tesori dell’intero universo e l’educazione è quell’attività che più di ogni altra fa risplendere ogni esistenza della sua magnifica luce. Non esiste una sola vita umana di cui si possa trascurare il valore e nessuno ha il diritto di calpestarla. Un percorso educativo non dovrebbe esimersi dal rifiutare decisamente la violenza e dal giudicare inammissibili forme di prevaricazione come il bullismo. In qualità di fondatore delle Scuole Soka, questo è il mio spirito risoluto e irremovibile. Non tollero il bullismo in nessun caso. Ho già avuto modo di affermare che chi compie atti del genere è sempre nel torto, al cento per cento. Tuttavia, il problema continua a esistere e l’intera responsabilità è degli adulti, poiché i bambini sono il loro specchio e perché gli squilibri della società degli adulti sono all’origine di questo e altri mali.
Ora più che mai si avverte la necessità di illuminare l’oscurità che si cela nel cuore dei più giovani, che li spinge a compiere atti di bullismo. Attualmente in Giappone sono state diramate direttive su come affrontare questo problema, tema di molti e approfonditi dibattiti condotti da vari specialisti. Anche i membri del Dipartimento educatori stanno discutendo con grande dedizione e serietà su questo argomento. Stimo moltissimo l’impegno di tutti loro e sono determinato a dare il mio contributo personale a questa opera importante che considero essere l’educazione.
Tsunesaburo Makiguchi, il padre del sistema educativo Soka, affermò: «Quando ti trovi in una situazione senza via d’uscita, ritorna al punto di partenza».
In ambito educativo, qual è dunque il punto di partenza a cui si dovrebbe tornare? Credo che debba essere individuato nel dialogo. È sicuramente possibile affermare che l’educazione parte dal dialogo e ritorna al dialogo. Ne Il sistema della pedagogia creatrice di valore [tradotta in parte in italiano con il titolo L’educazione creativa, n.d.r.], Makiguchi menziona il pedagogo danese Nikolaj Frederik Severin Grundtvig, considerato “il padre dell’educazione moderna”, e il suo discepolo Christen Kold. Grundtvig e Kold, maestro e allievo, aspiravano a mettere in pratica una “educazione al dialogo” intessuto con “parole vive”. Anche il grande educatore svizzero Johann Heinrich Pestalozzi, che per Makiguchi era la figura dell’insegnante ideale, attribuiva grande importanza al dialogo. Nel romanzo pedagogico che lo rese famoso nel mondo, Leonardo e Geltrude, sono descritte vivaci conversazioni tra madre e figlio, in un contesto familiare. L’energia, la gioia e gli stimoli positivi ricevuti attraverso l’educazione, insieme alla saggezza necessaria per una riforma dell’educazione, nascono dal dialogo come acqua che sgorga da una sorgente.
L’attitudine del Budda
Si racconta di come Shakyamuni, considerato un maestro d’umanità, trattasse cordialmente le persone e di come si rivolgesse a tutti con espressione radiosa. Il Budda, risvegliandosi, non impone la sua autorità, anzi, di sua iniziativa si rivolge agli altri in modo schietto e allegro. Questo è il suo comportamento, che dovrebbe fare proprio anche il vero educatore umanistico.
Makiguchi, quando era direttore di una scuola elementare, trovava il tempo di andare, senza farsi notare, a osservare le lezioni, e girando per la scuola si interessava a ogni bambino, osservandone l’espressione e lo stato di salute. Rivolgeva a tutti gentilmente la parola, chiedendo ad esempio: «Che cosa hai fatto?», «Tutto bene?», «Racconta cosa è successo». Egli aspettava con pazienza che i bambini gli dicessero ciò che pesava loro sul cuore e che poteva riguardare lo studio, i rapporti con gli amici o i familiari, e li ascoltava con grande attenzione. Dava loro consigli e incoraggiamenti, ma poi passava subito all’azione per aiutarli. Numerosi furono gli allievi che per tutta la vita fecero tesoro delle sue parole e gli trasmisero la loro gratitudine. «Appena sorge un problema, si deve risolverlo immediatamente nel luogo in cui si manifesta. Se lo si lascia irrisolto, sicuramente si aggraverà. È necessario quindi chiarirlo prima che si acutizzi ulteriormente». Questi erano i princìpi in cui credeva Makiguchi.
Rivolgere costantemente la parola ai bambini, captare con attenta sensibilità i loro segnali, i cambiamenti, le richieste d’aiuto che non possono essere trasmessi a parole: queste interazioni “da cuore a cuore” non stanno forse diventando sempre più cruciali?
Makiguchi ha definito la formazione e la medicina “scienze applicate sorelle”, in quanto l’oggetto di studio di entrambe, il più prezioso che possa esistere, è comune: la vita umana. Benché abbiano approcci diversi, possono dirsi infatti scienze applicate che impediscono l’indebolirsi della forza vitale consentendone invece lo sviluppo. L’esperienza accumulata attraverso numerosissimi casi clinici ha portato a un ragguardevole progresso della medicina, che ha permesso di salvare molte vite. Makiguchi lanciò un appello al mondo dell’insegnamento facendo notare che c’era molto da imparare dal modo accurato di procedere nella ricerca in campo medico. A questo proposito, gli sforzi di tutti voi del Dipartimento educatori che condividete una relazione diretta con Makiguchi, tesi a sperimentare pratiche educative diverse e ad analizzarle per farle diventare tecniche didattiche universali, contribuiscono enormemente ai progressi nel campo dell’educazione e renderebbero sicuramente felice Makiguchi. I medici del gruppo della Soka Gakkai credono che anche nella ricerca clinica il dialogo abbia grande importanza. Oggi è infatti diffusa la pratica del “consenso informato” (i trattamenti sanitari vengono somministrati con l’accordo del paziente e previa adeguata informazione da parte del personale medico-sanitario circa i relativi contenuti e obiettivi). Si ripetono perciò “dialoghi” e spiegazioni fino a che questo accordo non risulta possibile. Anche negli ospedali si sforzano continuamente di trovare nuove idee per promuovere una comunicazione che arricchisca il cuore, fatta di confronti sinceri nel rispetto della cultura del dialogo, dando ascolto ai pazienti, e mostrandosi comprensivi e compassionevoli nei loro confronti.
Nel Gosho il Daishonin spiega: «Insegnare qualcosa a un altro è come oliare le ruote di un pesante carro così che possano girare, o come far galleggiare una barca sull’acqua così che possa procedere senza difficoltà» (Il ricco Sudatta, RSND, 1, 963).
Il significato fondamentale dell’educazione si coglie quindi in quegli orientamenti volti a permettere alle potenzialità innate in ogni individuo di dispiegarsi liberamente perché egli possa progredire senza impedimenti, e non è forse dal dialogo che l’educazione trae in modo flessibile saggezza e impulsi? Per questo motivo, qualunque sia la complessità dell’ambiente, desidero rivolgermi a tutti coloro che si occupano dei bambini, invitandoli a dialogare con loro. Pensando in primo luogo al bene dei bambini, desidero che instaurino con loro un dialogo ponendosi dalla parte di quelli che soffrono più degli altri. Non sono affatto pochi i bambini che si tormentano, senza parlare con nessuno delle proprie angosce per non far preoccupare i genitori o le persone che li circondano. Immaginate quale luce di speranza siano per loro le parole sincere e premurose rivolte da adulti a loro vicini e quanto possano venirne illuminati i loro cuori!
Edificare una società senza bullismo significa lottare per la difesa dei diritti umani basandosi sul rispetto per la dignità della vita.
Esempi concreti
L’ex presidente sudafricano Nelson Mandela, grande difensore dei diritti umani, resistette a ventisette anni e mezzo di prigionia e realizzò ciò che nel ventesimo secolo si riteneva impossibile: l’abolizione della politica di discriminazione razziale dell’apartheid. Egli affermò: «La compassione e la tolleranza esistono nel profondo del cuore di ogni essere umano. Nessuno nasce odiando qualcun altro per il colore della sua pelle, il suo ambiente sociale o la sua religione. Le persone odiano perché hanno imparato a odiare, e se possono imparare a odiare possono anche imparare ad amare».
Questa è una grande verità. È l’occasione per imparare, insieme ai bambini, che l’esistenza di ogni individuo è preziosa e degna di rispetto, che non deve essere né oggetto né soggetto di maltrattamenti, che dovremmo vivere avendo cura di ogni persona coltivando relazioni armoniose e gioiose con gli altri e, infine, che siamo senz’alcun dubbio in grado di farlo.
Sia nella scuola che nella famiglia, nella comunità e più ampiamente nella società, ora più che mai si avverte la necessità che gli adulti proteggano affettuosamente la crescita dei bambini.
Rosa Parks, l’eroina americana dei diritti civili che coraggiosamente seppe opporsi a discriminazioni ingiuste, violente oppressioni, maltrattamenti iniqui e che cambiò radicalmente la storia, disse ai giovani: «Credo che tutti, adulti e bambini, debbano avere una persona da rispettare come modello di vita. Mia madre, Leona McCauley, mi ha fatto da guida in modo che crescessi fiera di me stessa e orgogliosa di essere nera. Mia nonna Rose è stata per me un magnifico modello di riferimento: colmando d’amore i suoi figli e suoi nipoti, ha vissuto mostrando sempre la sua grande forza di volontà. Grazie a lei sono potuta diventare anch’io una donna forte. […] Il pastore Martin Luther King mi ha insegnato, attraverso la sua vita, l’importanza di vivere ogni giorno con orgoglio e determinazione». Anche la madre di Rosa Parks era un’insegnante.
Una rete di persone che stanno vicine ai bambini, alle quali essi possono aprire il proprio cuore, chiedere consigli verso cui nutrono rispetto spingendoli a pensare: «Se al mio posto ci fosse quella persona, come si comporterebbe?», non ha forse il potere di proteggere, direttamente e indirettamente, la vita dei bambini e di sostenerli?
In ogni caso, «quando fra le persone prevale lo spirito di “diversi corpi, stessa mente”, esse realizzeranno tutti i loro scopi» (Diversi corpi, stessa mente, RSND, 1, 550). Nel momento in cui si creerà un’unione in base al principio di “diversi corpi, stessa mente”, congiungendo i cuori di allievi, genitori o tutori, insegnanti, persone nella scuola e nella comunità per la felicità dei bambini, si potrà infallibilmente inaugurare una nuova epoca. Una tale unione potrà nascere grazie al dialogo, e una società animata da una cultura del dialogo potrà essere chiamata “società per l’educazione”.
Aprire le porte al futuro
Oggi, in un clima di fiducia e aspettative, le attività e l’impegno dei giovani educatori della Soka Gakkai brillano in ogni angolo del Giappone e del mondo intero.
Il sole del secolo, serenamente
risplende negli occhi pieni di speranza:
noi abbiamo l’orgoglio di coltivare il futuro
affinché tutti, nessuno escluso, diventino felici.
Il sole del secolo, la canzone preferita dei giovani educatori della Soka Gakkai, insieme a La marcia del sole del Dipartimento educatori, risuonano vigorosamente nel mio cuore. Voi educatori siete paragonabili al sole che sorge ogni mattina, disperdendo ogni oscurità, che brilla di luce propria, generosamente illuminando ogni individuo. Così si conclude la canzone dei giovani educatori:
Il cuore vivo della Soka
è la missione di intessere legami di pace
nel mondo intero.
Come indicano queste parole, la luce dell’educazione che unisce e permea il mondo intero si diffonde oggi in un’epoca di cruciale importanza. Verso la fine del 2011, alcuni rappresentanti del nostro Dipartimento, parte della delegazione degli educatori per l’amicizia sino-giapponese, hanno visitato Pechino e Tientsin in Cina e sono stati accolti con entusiasmo. Erano presenti anche numerosi giovani educatori che hanno svolto splendidamente la loro missione portando a termine scambi significativi in materia pedagogica. Sia in Giappone che in Cina si stanno compiendo sforzi sinceri in questo campo. In queste occasioni, dialogare e apprendere gli uni dagli altri riveste un significato insondabile. Se in una dimensione politica o economica può accadere che insorgano attriti o contrasti, gli scambi che avvengono in tema di educazione hanno carattere di universalità e aprono nuove prospettive per il futuro.
Sono convinto, e continuerò a esserlo, che i dialoghi che avvengono a un livello spirituale tra educatori trascendendo divisioni nazionali ed etniche permetteranno di edificare ponti dorati di speranza e fiducia che si estenderanno nel futuro dell’umanità. Tra questi vari scambi educativi, non sarò sicuramente l’unico a ricordare l’incontro tra il giovane Lu Xun, venuto a studiare in Giappone, e l’amato maestro Genkuro Fujino. Gu Mingyuan, presidente onorario dell’Istituto cinese dell’educazione con cui ho pubblicato una serie di dialoghi sulla rivista The Journal of Oriental Science, descrive così l’educazione che Lu Xun impartiva: «La prima cosa che si deve apprendere da lui è lo spirito di abnegazione con il quale si è dedicato all’insegnamento, sforzandosi come quando si avanza in mezzo al fango». Credo fermamente che fino a quando si riuscirà a mantenere vivo lo spirito inflessibile dell’educazione umanistica dedicandosi con impegno costante a far crescere giovani vite, qualsiasi muro che ci troviamo davanti potrà essere abbattuto.
Il professor Gu Mingyuan ha espresso grandi aspettative e profondo interesse nei confronti della registrazione delle relazioni sulle pratiche educative promosso dal nostro Dipartimento educatori in base a una mia proposta, incoraggiandoci con calore: «È importante apprendere da ogni singolo caso, e identificarvi caratteristiche universali. Anche in futuro continuerò a nutrire con tutto il cuore speranze nelle vostre attività».
Il dottor Jim Garrison e il dottor Larry Hickman della John Dewey Society hanno altamente apprezzato le relazioni sulle pratiche educative dei membri del nostro Dipartimento: la loro iniziativa, che promuove la registrazione e archiviazione di tali relazioni per renderle fruibili a tutti, ottiene oggi riconoscimenti mondiali. Prego dunque tutti i membri del Dipartimento di continuare anche in futuro a impegnarsi con fiducia per il miglioramento delle tecniche didattiche ed educative.
Tutti, con il massimo impegno, ricercano una luce di speranza capace di disperdere il senso di soffocamento che pervade l’epoca caotica in cui viviamo oggi, in Giappone e in tutto il mondo.
Le scuole Soka nel mondo
Verso la fine degli anni Venti, una grave crisi sconvolse l’economia mondiale. Inazo Nitobe individuò nell’educazione un barlume di speranza. Quest’anno [2012] si festeggia il centocinquantesimo della sua nascita. Diplomatico e pedagogista, egli scrisse la prefazione del testo originale de Il sistema della pedagogia creatrice di valore, opera cardine dell’educazione Soka edita nel 1930, elogiandola con queste parole: «Credo senza alcun dubbio che quest’opera contribuisca considerevolmente a una riforma della società attuale, giunta in una fase di stallo».
Lo scritto di Makiguchi venne originariamente presentato in quattro volumi, due dei quali vennero ripubblicati dopo la guerra da Josei Toda con il titolo La teoria del valore e donati a più di quattrocentoventi università e centri di ricerca di circa cinquanta paesi del mondo. Mi sono occupato personalmente della spedizione dei libri mentre trattenevo lacrime di commozione pensando allo spirito sincero del mio maestro, che aveva deciso di far conoscere a tutto il mondo la grandezza di Makiguchi. Quell’attività divenne una delle cause della diffusione mondiale che conosce oggi la pedagogia Soka, diventando l’oggetto di un’attenzione sempre più ampia come filosofia educativa generatrice di speranza.
In Brasile, al programma educativo basato sulla pedagogia Soka di Makiguchi hanno aderito più di un milione di allievi. Nel 2001 è stata inaugurata la scuola materna Soka brasiliana e attualmente le Scuole Soka del Brasile includono scuole elementari e medie. Sempre in Brasile è stato fondato l’Istituto tecnico Makiguchi per la sanità pubblica (Escola técnica de saúde pública Professor Makiguti). In Argentina, un liceo che ha adottato i princìpi educativi Soka ha scelto, con mio grande onore, di intitolarsi a mio nome e ho saputo che sta formando ammirevoli persone capaci.
In India, l’Università Soka Ikeda College of Arts and Science for Women mostra un continuo sviluppo e, insieme a essa, tante altre istituzioni scolastiche nel mondo intero che adottano i princìpi pedagogici Soka stanno formando una rete in incessante espansione.
Alcune scuole materne Soka sono state aperte in Brasile, a Hong Kong, Singapore, Malesia e Corea del Sud e sono altamente apprezzate nella società come esempi i modelli di eccellenza. La scuola materna Soka di Hong Kong, inaugurata nel 1992, è ammirata per gli ottimi risultati didattici degli insegnanti e gode di un proficuo ambiente educativo, tanto da essere stata premiata con il riconoscimento per l’eccellenza didattica assegnato dal governo della circoscrizione amministrativa speciale.
Un punto essenziale dell’educazione Soka è la formazione di cittadini globali. Molti dei nostri amici del Dipartimento educatori hanno contribuito significativamente a questo scopo, svolgendo ad esempio le loro attività nelle scuole giapponesi all’estero. Lavorando con spirito di solidarietà insieme a tutti gli educatori della SGI, con una visione internazionale continuano incessantemente a tracciare la grande via della pace, della cultura e dell’educazione.
Dalla sua terra natale, il pensiero di Makiguchi si è protratto verso il mondo intero nutrendosi degli insegnamenti dei vari paesi, e ritornando poi al punto di origine per contribuire allo sviluppo e alla prosperità della sua comunità.
Nel febbraio del 1932, Makiguchi donò alla scuola elementare dove egli studiò, ad Arahama nella prefettura di Niigata, il secondo volume della sua opera Il sistema della pedagogia creatrice di valore. Questo gesto evidenzia quanto egli ebbe a cuore l’educazione nella sua terra d’origine.
Il dottor Dayle M. Bethel (ex professore dell’ateneo americano The International University), una delle figure di primo piano all’estero nella ricerca sul lavoro pedagogico di Makiguchi, a proposito della lungimirante visione dell’educazione Soka ha sottolineato l’importanza di creare una nuova umanità, un sistema sociale più umanitario. Ha dichiarato: «Se l’umanità sopravvivrà in futuro su questa terra, si renderanno necessari degli esseri umani “nuovi”, capaci di una comprensione più profonda e un sistema sociale maggiormente umanitario. Pensando alla situazione attuale, la pedagogia di Makiguchi riveste proprio per quest’epoca un profondo significato e una grande importanza». Dalle affermazioni di Bethel sono già trascorsi quasi quaranta anni e possiamo senz’altro dire di essere entrati in un’epoca in cui deve essere manifestato l’autentico valore dell’educazione Soka.
Da quando fu aperta la Scuola elementare Soka, desiderio a lungo accarezzato dai presidenti Makiguchi e Toda, ogni giorno c’erano momenti di gioia. Quando gli alunni del primo anno passavano accanto alle aule, da dentro si potevano sentire le loro scoppiettanti voci, allegre e gioiose. All’epoca dissi a un insegnante che era con me: «Chi percepisce queste voci come un capolavoro di Beethoven, è sicuramente un educatore di prima categoria!».
Le energiche voci dei bambini sono il simbolo della vita che cresce e si sviluppa. Sono una musica di speranza per la pace nel mondo. Sono il progresso dell’umanità e l’origine di ogni creazione.
Unendo le mani a quelle di tutti i compagni del Dipartimento educatori, desidero rinnovare la decisione di fare ogni sforzo possibile per inaugurare un “secolo dell’educazione”, dove possano risuonare le voci gioiose di questi bambini. Colmi di speranza, apriamo dunque le porte a una nuova educazione! Per la felicità dei bambini, per un luminoso futuro dell’umanità!
21 settembre 2012
(traduzione di Marcella Morganti)
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Kiva, il programma contro il bullismo
Un esempio virtuoso di lotta al bullismo condotta in Europa è la dimostrazione che quando scendono in campo buone pratiche educative i risultati sono incoraggianti
L’aggressività fisica e verbale sistematica nei confronti di chi non è in grado di difendersi è bullismo. Il fenomeno sta dilagando in modo preoccupante: in Italia circa il 10% degli ragazzi tra gli undici e i tredici anni ne sono vittima.
Nel 2006 la Finlandia, paese all’avanguardia su molti fronti dell’istruzione, ha elaborato il programma Kiva per contrastare questo triste fenomeno. Gli esiti più che positivi – circa il 50% in meno di episodi di violenza – hanno spinto la Finlandia a esportare tale metodo all’estero e nel 2013 anche l’Italia, con la facoltà di Scienze della formazione dell’Università di Firenze, ha raccolto tale opportunità. Le sfaccettature del bullismo si evolvono continuamente (basti pensare al cyberbullismo tipico dell’era dei social network) ma la sua peculiarità rimane invariata: essere un fenomeno di gruppo. Pertanto Kiva parte dal presupposto che è agendo sul gruppo che si possono disinnescare questi giochi di affermazione di potere all’interno della comunità sociale. Formazione degli insegnanti, incoraggiare i testimoni di tali episodi a prendere posizione anziché “chiudere gli occhi”, un messaggio pubblico e chiaro di presa di coscienza della gravità della situazione e dell’adozione di misure adeguate.
Ciò che emerge con chiarezza è che l’unico modo per vincere sulla violenza è assumersi la responsabilità del ruolo che si può svolgere in quel momento e agire insieme in diversi modi con un unico obiettivo.
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Il potenziale incredibile di ogni studente
Nell’aprile 2014 l’Università Soka ha inaugurato la Facoltà internazionale di arti liberali (FILA). Qui gli studenti vengono preparati con una formazione umanistica in diverse aree di studio: storia e cultura, relazioni internazionali, politica, economia e commercio. Emiliano Bosio ha intervistato per Il Nuovo Rinascimento Maria Guajardo, la neo preside
Maria Guajardo, laureata in psicologia clinica presso l’Università di Harvard, oggi è preside della Facoltà internazionale di arti liberali dell’Università Soka. Figlia di messicani analfabeti emigrati negli USA, si è impegnata ad aiutare gli adolescenti a migliorare la propria vita e ha intrapreso una professione in difesa dei diritti dei bambini a livello locale, nazionale e internazionale.
Emiliano Bosio: La Facoltà di arti liberali (FILA), inaugurata recentemente, è un grande risultato. Riguardo a questa esperienza cosa vorresti condividere con gli educatori italiani?
Maria Guajardo: Prima di tutto vorrei parlare dell’intento della nostra facoltà: far sì che gli studenti della prossima generazione si formino come leader globali. Come possiamo riuscirci? Come possiamo trasmettere ai nostri studenti un senso di missione tale che diventino capaci di creare valore in questioni di primaria importanza per l’umanità? Questo è ciò che ci dobbiamo chiedere.
Bosio: Che cosa significa educazione Soka per te e perché l’Università Soka e la Facoltà internazionale di arti liberali si differenziano da altri istituti o programmi accademici?
Guajardo: Quando si lavora con gli studenti, il punto è mettere in pratica la teoria della creazione di valore. Che cosa succede nelle classi? Che cosa accade nella relazione tra studenti, e tra professori e studenti? Per me Soka vuol dire scoprire il potenziale che ogni studente possiede. Questo è ciò che ci chiede il presidente Ikeda. Il motto dell’Università Soka è “Scopri il tuo potenziale” e noi lo prendiamo sul serio. Ogni studente ha un potenziale incredibile e il lavoro dell’insegnante è farlo emergere, così che gli studenti possano capire in quale modo potranno contribuire al futuro del mondo.
Bosio: Maria, tu sei la preside di facoltà, ma sei anche un’insegnante. Qual è la tua filosofia educativa?
Guajardo: Ho il piacere e il privilegio di insegnare Educazione umanistica ed educazione Soka. Per me educare significa essere un facilitatore, credo sia questo il mestiere dell’insegnante. I due punti fondamentali sono: facilitare il processo di apprendimento e aiutare gli studenti a scoprire la gioia di imparare e continuare a ricercare la conoscenza per tutta la vita.
Se incoraggiamo gli studenti in questo modo, allora possiamo dire di essere educatori Soka.
Bosio: Che cosa significa “Leadership umanistica”? Il concetto sembra riferirsi allo sviluppare leader dell’umanità.
Guajardo: Il mondo ha bisogno di leader che guidino la società. Per me il concetto di “Leadership umanistica” si basa su tre princìpi: compassione, saggezza e coraggio. Un leader è una persona capace di fare propri questi tre princìpi e condividerli sinceramente con chi gli sta accanto. Un leader rispetta ogni essere umano e allo stesso tempo ha una visione che anche gli altri possono condividere.
Bosio: In Italia non abbiamo ancora scuole Soka. Tu hai avuto un’esperienza importante all’Università Soka americana sin dalla sua fondazione. Che tipo di lavoro avete svolto nel 2001? Mi chiedo quale determinazione sia necessaria per contribuire allo sviluppo di una scuola o di una Università Soka…
Guajardo: Ogni insegnante può essere un educatore Soka, non è necessaria una scuola o un’università fondata da Daisaku Ikeda. Ogni insegnante ha la possibilità di vivere e respirare l’educazione Soka. Fondamentalmente si tratta di credere e rispettare l’immenso potenziale di ogni studente. Però sono molto felice di sapere che gli educatori italiani stanno approfondendo le tradizioni dell’educazione Soka con il cuore e, se possono contribuire con la loro saggezza, coraggio e compassione, allora naturalmente contribuiranno anche alla creazione della prossima generazione di leader.