per le riunioni donne di febbraio il materiale di riferimento è il secondo capitolo de Il Mondo del Gosho intitolato “Una vita dedita a un voto”
Di seguito una sintesi dei punti principali del secondo capitolo
- Nel Gosho vengono rivelati due grandi voti formulati dal Daishonin nel corso della sua vita. Il primo lo formula all’età di dodici anni, quando giura di diventare la persona più saggia del Giappone.
- Questo voto origina dal desiderio di ripagare il debito di gratitudine nei confronti dei suoi genitori e di tutti gli esseri viventi in generale. All’età di sedici anni il Daishonin realizza che è possibile liberare le persone dalle sofferenze di vita e morte solo tramite la saggezza del Buddismo. Comincia quindi a studiare il Buddismo per risolvere prima di tutto il problema della morte.
- Il secondo voto, espresso all’età di 32 anni, prima di esporre per la prima volta il suo insegnamento, è refutare le offese al Sutra del Loto e diffondere il corretto insegnamento, incurante delle persecuzioni che avrebbe dovuto affrontare.
- Dopo la persecuzione di Tatsunokuchi il Daishonin rivela la sua identità di Budda dell’Ultimo giorno della Legge e iscrive il Gohonzon per l’Illuminazione di tutte le persone.
- L’incrollabile determinazione del Daishonin abbraccia l’infinito futuro: «Se la compassione di Nichiren è veramente grande e omincomprensiva, Nam-myoho-renge-kyo si diffonderà per diecimila anni e più, per tutta l’eternità…»
La gioia di diffondere gli insegnamenti di Nichiren Daishonin
Giada Garavaglia, vice segretaria nazionale donne e Ofelia Garcia, vice responsabile donne della regione Lombardia Sud, dialogano insieme su alcuni brani del secondo capitolo de Il Mondo del Gosho (in particolare pp. 25-41).


Giada: Questo capitolo ci spiega come possiamo fare in modo di adempiere al nostro voto di kosen-rufu e come questo impegno si traduca nella realizzazione della felicità, per noi e per gli altri. Mi ha colpito in queste pagine come la spiegazione sia tutt’uno con il racconto della vita del Daishonin, fin dalla sua infanzia, in particolare del suo primo voto e delle profonde motivazioni che lo animavano.
Ofelia: Si, infatti Nichiren fece il voto di diventare la persona più saggia del Giappone quando aveva 12 anni e aveva appena iniziato gli studi, e se ci pensiamo questo poteva sembrare il sogno di un ragazzino, come tanti anche al giorno d’oggi ne fanno, ma la motivazione che lo spinge è il desiderio di ripagare il debito di gratitudine nei confronti dei suoi genitori e quindi vederli felici.
Giada: Più profondamente, per il Daishonin i genitori rappresentavano tutta l’umanità e la ricerca di saggezza da parte sua non era mossa da smanie di potere o velleità, bensì era proprio la chiave per la realizzazione del suo voto. Tutto ciò è spiegato nel seguente passo a pagina 25, nel dialogo tra Saito e Ikeda:
SAITO: Perché era necessario diventare un saggio per ripagare il debito di gratitudine verso i propri genitori e le altre persone?
IKEDA: Lo spiega nei suoi scritti. Per far sì che i nostri genitori diventino veramente felici dobbiamo liberarli dalle sofferenze di vita e morte, e il solo modo per farlo è attraverso la saggezza del Buddismo che va oltre la vita e la morte
Credo che tanti di noi sentano profondamente il desiderio di vedere i propri cari felici, e io personalmente mi soffermo spesso a pensare, in modo superficiale, che sia un desiderio impossibile da realizzare. Ma il Buddismo qui ci insegna che è proprio attingendo alla saggezza della Legge mistica che possiamo far sì che questo accada.
Ofelia: Tra l’altro, la cosa meravigliosa è che chiunque può ricercare la saggezza del Buddismo, quindi chiunque può realizzare questo voto, anche perché lo stesso Nichiren si considerava una persona comune.
Il percorso compiuto dal Daishonin nella ricerca della saggezza è quello che lo porta a desiderare che tutti gli essere umani superino le sofferenze di nascita e morte: questo non è altro che il grande desiderio di kosen-rufu, ovvero il desiderio della pace nel mondo e della felicità di ogni singola persona.
E ancora più semplicemente, la realizzazione del voto si manifesta con l’azione di shakubuku, che di fatto è l’azione compassionevole di far conoscere il Buddismo per far sì che ogni essere umano possa esprimere lo stesso voto espresso da Nichiren Daishonin.
Giada: Infatti Sensei a pagina 30 afferma:
IKEDA: Più il Daishonin studiava, più aumentava la portata del suo voto, fino a diventare il desiderio di recare felicità a tutti gli esseri umani dell’Ultimo giorno, che si trasformò a sua volta nel grande desiderio di kosen-rufu e lo indusse a dichiarare esplicitamente il suo insegnamento
Nel momento storico che stiamo vivendo, tra guerre, epidemie, superficialità e caos, diventa sempre più urgente e importante comprendere che anche solo una di noi può contribuire al bene dell’umanità, e in questo capitolo troviamo la chiave per farlo.
Il punto è che viviamo in un mondo nel quale si è sempre più concentrati sugli ostacoli, sulle difficoltà e sofferenze che viviamo in prima persona, ma se rileggiamo Gosho dopo Gosho, ci accorgiamo che in realtà sono proprio gli ostacoli e le difficoltà, insieme alla capacità di mantenere vivo il desiderio di realizzare il nostro voto, che ci permettono di conseguire l’Illuminazione, proprio come è successo al Daishonin.
Ofelia: Infatti, il maestro Ikeda a pagina 33 afferma:
IKEDA: Quando nei nostri cuori sorge il grande desiderio di realizzare kosen-rufu, anche le peggiori persecuzioni diventano come polvere al vento. Anzi, ci accorgiamo che gli ostacoli ci conducono all’illuminazione.
Quando lottiamo per diffondere gli insegnamenti del Daishonin, di fronte alle persecuzioni riusciamo a far risplendere il mondo di Buddità nella nostra vita.
Quando stiamo soffrendo vediamo solo ostacoli, ma se in quel momento invece di lamentarci ci rimbocchiamo le maniche e ci diamo da fare per kosen-rufu, allora sarà proprio quella condizione che ci porterà all’Illuminazione. Ecco perché tutte le volte che mi succede di stare così mi sforzo di fare shakubuku, oppure di andare a trovare una persona, o di fare attività al nostro Centro culturale.
Giada: Il capitolo si dipana facendo degli esempi di altre figure storiche che dopo aver attraversato i momenti più difficili della loro vita, oltre ad aver ottenuto l’Illuminazione hanno segnato un punto di partenza per un grande cambiamento epocale.
E riallacciandomi a quello che dicevo prima in merito al momento storico che stiamo vivendo, dobbiamo proprio credere che se noi, come Budda Soka Gakkai, insieme riusciamo a risvegliare al proprio voto sempre più persone grazie all’azione di shakubuku, per far conoscere il Buddismo a quante più persone possibile, allora metteremo un’importante pietra miliare verso la pace dell’umanità.
Ofelia: Per concludere vorrei citare le parole del presidente Toda nel suo discorso del 3 maggio 1951, riportate a pagina 41.
TODA: Se la nostra mente è la stessa del Budda e noi desideriamo dedicarci sinceramente alla causa di kosen-rufu, spinti da un amore sincero per gli esseri umani, dobbiamo necessariamente sviluppare l’azione di shakubuku, la via migliore per realizzare la felicità individuale e contemporaneamente dare un contributo alla prosperità della nazione. Ritengo che lo shakubuku sia la più nobile forma di pratica buddista.
E visto che io desidero assolutamente diventare felice insieme ai miei cari, voglio dare il via a una grande ondata di gioia attraverso lo shakubuku!
Di seguito alcuni brani tratti dal secondo capitolo “Una vita dedita al voto”, che possono essere utili per la riunione donne che si terrà nella terza settimana di febbraio.
Per coloro che desiderano approfondire l’intero capitolo è disponibile il libro edito da Esperia
Da Il mondo del Gosho, pag. 25
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SAITO: Perché era necessario diventare un saggio per ripagare il debito di gratitudine verso i propri genitori e le altre persone?
IKEDA: Lo spiega nei suoi scritti. Per far sì che i nostri genitori diventino veramente felici dobbiamo liberarli dalle sofferenze di vita e morte, e il solo modo per farlo è attraverso la saggezza del Buddismo, che va oltre la vita e la morte.
Il Daishonin dice che cominciò a studiare il Buddismo da bambino, convinto che prima di tutto si doveva risolvere il problema della morte e poi tutti gli altri. (vedi RSND, 1, 714) E in un altro Gosho scrive: «Sin dalla fanciullezza, io non ho mai pregato per le cose secolari di questa vita, ma ho desiderato unicamente diventare un Budda» (RSND, 1, 746). Diventare un Budda significa soprattutto superare le sofferenze di vita e morte. E queste frasi rivelano che la questione della vita e della morte era senza dubbio un elemento fondamentale alla base del voto del Daishonin.
Il Daishonin nutriva il profondo desiderio di condurre i suoi genitori, che avevano faticato così tanto per allevarlo, e i loro amici che avevano lavorato sodo al loro fianco, sul sentiero della vera felicità. Fu per un profondo senso di gratitudine che egli giurò di impadronirsi dell’essenza del Buddismo e di comprendere la verità fondamentale della vita e della morte.
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Da Il mondo del Gosho, Esperia, pag. 28
SAITO: Dunque è possibile ottenere l’illuminazione anche a soli sedici anni?
IKEDA: Il Daishonin ricevette il «gioiello di saggezza» perché pregò con grande ardore e sincerità per trovare il modo di condurre le persone all’illuminazione. La cosa importante è che non considerò questo dono come un risultato finale, ma come un punto di partenza per ricercare ulteriormente la via.
SAITO: Fino alla prima esposizione del suo insegnamento, all’età di trentadue anni (il ventottesimo giorno del quarto mese del 1253), aveva compiuto approfonditi studi a Kamakura, sul monte Hiei, centro della scuola Tendai in Giappone, e in altri luoghi.
IKEDA: Più il Daishonin studiava, più aumentava la portata del suo voto, fino a diventare il desiderio di recare felicità a tutti gli esseri umani dell’Ultimo giorno, che si trasformò a sua volta nel grande desiderio di kosen rufu e lo indusse a dichiarare esplicitamente il suo insegnamento. Sarebbe facile, per qualcuno che ha ottenuto l’illuminazione, godersi da solo la pace e la stabilità di una simile condizione vitale. Ma il viaggio del Daishonin non ebbe termine con l’ottenimento dell’illuminazione ed egli continuò a ricercare senza posa la saggezza per condurre le persone alla felicità e trasformare davvero l’epoca in cui viveva. L’illuminazione comincia sempre con un voto. Dopo aver fondato il suo insegnamento, il Daishonin si mantenne fedele al suo voto mentre lottava per superare grandi persecuzioni. Questa lotta gli permise di approfondire la sua illuminazione e infine rivelare la sua vera identità di Budda dell’Ultimo Giorno della Legge.
SAITO: Potrebbe spiegare più dettagliatamente la relazione tra voto e illuminazione?
IKEDA: La ricerca del Daishonin ebbe inizio con la preghiera che espresse quand’era al Seichoji e per la quale ricevette un «gioiello di saggezza». Ciò corrisponde alla trasformazione del voto in illuminazione. Basandosi su questa illuminazione egli cominciò la ricerca sui testi buddisti, a Kamakura, sul monte Hiei e in altri luoghi, che lo portò a formulare il grande voto di realizzare kosen rufu e poi a proclamare il suo insegnamento. In altre parole, il grande voto derivò dalla sua illuminazione. Dopo aver istituito il suo insegnamento, il Daishonin incontrò e superò terribili persecuzioni in quanto devoto del Sutra del Loto deciso a realizzare kosen rufu. Grazie all’altruistica dedizione di diffondere la Legge di fronte a qualsiasi ostacolo egli poté abbandonare la sua identità provvisoria e rivelare la sua identità originale, quella di comune mortale che manifesta lo stato di Buddità che esiste dentro di lui sin dal tempo senza inizio.
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Da Il mondo del Gosho, Esperia, pag. 33
SAITO: Nei ventun anni che intercorrono dalla fondazione del suo insegnamento all’età di trentadue anni, al ritiro sul monte Minobu, il Daishonin dovette fronteggiare una serie di difficoltà, fra cui quattro grandi persecuzioni.
IKEDA: E ciò nonostante riuscì a lasciare in eredità la grande Legge che recherà benefici all’umanità nell’infinito futuro. Come afferma il Daishonin: «Le difficoltà sorgeranno e dovrebbero essere considerate come “pratiche pacifiche”». Quando nei nostri cuori sorge il grande desiderio di realizzare kosen rufu, anche le peggiori persecuzioni diventano come polvere al vento. Anzi, ci accorgiamo che gli ostacoli ci conducono all’illuminazione. Quando lottiamo per diffondere gli insegnamenti del Daishonin di fronte alle persecuzioni riusciamo a far risplendere il mondo di Buddità nella nostra vita. Ed è grazie a questo processo che coltiviamo il nostro supremo potenziale di esseri umani. Questa è la strada diretta per conseguire la Buddità così come siamo, la strada suprema per ottenere l’illuminazione in questa vita. Nichiren Daishonin fu il primo a percorrerla all’inizio dell’Ultimo Giorno della Legge e diede prova concreta di questa verità fondamentale con la sua stessa vita. Per questo lo riveriamo come il Budda dell’Ultimo giorno. Studieremo dettagliatamente le varie persecuzioni subite dal Daishonin in un’altra occasione.
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Da Il mondo del Gosho, Esperia, pag. 41
SAITO: L’illuminazione di Toda in carcere fu il punto di partenza dell’incredibile crescita della Soka Gakkai dopo la Seconda guerra mondiale.
IKEDA: Fu l’aver compreso la sua missione come Bodhisattva della terra che indusse Toda ad assumere l’incarico di secondo presidente della Soka Gakkai, come i membri desideravano.
In occasione della sua nomina, dichiarò con la forza di un leone ruggente il grande e storico voto della Soka Gakkai di realizzare 750mila famiglie di membri. Mi piacerebbe parlare di quella guida di Toda che forse i membri più giovani non conoscono.
SAITO: Nel suo discorso d’investitura del 3 maggio 1951, Josei Toda disse: «Se la nostra mente è la stessa del Budda e noi desideriamo dedicarci sinceramente alla causa di kosen rufu, spinti da un amore sincero per gli esseri umani, dobbiamo necessariamente sviluppare l’azione di shakubuku, la via migliore per realizzare la felicità individuale e contemporaneamente dare un contributo alla prosperità della nazione.
Ritengo che lo shakubuku sia la più nobile forma di pratica buddista.
«Dato che lo shakubuku è dedicato alla felicità di tutti gli esseri umani e rappresenta il concetto buddista della salvezza, manifesta la condizione vitale del Budda. Coloro che si dedicano a questa attività non dovrebbero mai dimenticare che la loro azione è un atto di compassione. Shakubuku non equivale a sostenere un dibattito religioso, né mira ad accrescere il numero dei seguaci in modo strumentale. È invece il modo più diretto per mettere in pratica la compassione del Budda originale, Nichiren Daishonin, e ci consente di agire esattamente come fece lui, come persone che dal Budda hanno ricevuto un compito. Non bisogna mai dimenticare questo atteggiamento essenziale.
«Sulla base di questa convinzione ho deciso di promuovere una grande campagna di shakubuku, cui ognuno di voi dovrà partecipare con coraggio. I tempi sono maturi, dato che il prossimo anno celebreremo il settecentesimo anniversario della fondazione del Buddismo di Nichiren. Ripensando a tutto questo, possiamo trovare nei sette secoli passati un’organizzazione come la Soka Gakkai? C’è forse mai stato qualcosa di simile? Desidero che voi tutti ne siate profondamente orgogliosi. Io, per parte mia, voglio consacrare la mia vita alla causa di kosen rufu. «Nel corso della mia esistenza convertirò settecentocinquantamila famiglie e mi auguro che il clero sia pronto ad accogliere tanti nuovi seguaci. Se alla fine della mia vita non sarò stato in grado di raggiungere lo scopo che oggi ho dichiarato davanti a voi, non celebrate il mio funerale, ma gettate semplicemente le mie ceneri nella baia di Shinagawa, avete capito?».
IKEDA: Fu una grande dichiarazione pronunciata con una condizione vitale equivalente a quella del Budda ed esattamente in accordo con il Gosho. Così il voto del Daishonin assurse a nuova vita nell’epoca attuale.
