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Per la vittoria di tutti - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 09:58

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Per la vittoria di tutti

Galia Marzi, Roma

A un certo punto sorsero degli ostacoli burocratici che mi obbligavano a sostenere un’ulteriore prova per ottenere la cattedra. Cercai di ritrovare la mia determinazione, e parlai di Buddismo a tutti i miei colleghi di corso

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A un certo punto sorsero degli ostacoli burocratici che mi obbligavano a sostenere un’ulteriore prova per ottenere la cattedra. Cercai di ritrovare la mia determinazione, e parlai di Buddismo a tutti i miei colleghi di corso

Pratico da dodici anni e l’attività nella Soka Gakkai mi ha permesso di accelerare enormemente la mia rivoluzione umana. Sento un’infinita gratitudine per questo. Sono diabetica da quando ho vent’anni e in seguito a un’esperienza di coma avevo sviluppato molta paura e sfiducia nella vita. A quarant’anni ero avvolta da un senso di fallimento, ed ero insoddisfatta delle condizioni del mio lavoro di insegnante di musica. Credevo di aver già sprecato la mia grande occasione tre anni prima, quando avevo perso per una manciata di punti un concorso di abilitazione per la scuola pubblica al Conservatorio di Latina.
Nel 2012 mi venne proposta la responsabilità di settore donne. In quel periodo fui colpita da un incoraggiamento del presidente Ikeda: «Il coraggio sta sempre nel fare ciò che è giusto; nasce dal desiderio di fare ciò che va fatto, di costruire una società giusta e di essere un buon essere umano» (I protagonisti del XXI secolo, esperia, vol. 2, pag. 79). Iniziai a recitare Daimoku per avere il coraggio di sfidarmi come una discepola di sensei e sperimentare pienamente i benefici del Gohonzon. Decisi di realizzarmi nel mio lavoro di musicista e insegnante di chitarra classica e di ottenere un contratto che mi permettesse di uscire dalla precarietà, anche se mi sembrava impossibile.
Iniziai a fare Daimoku con serietà e determinazione, con il desiderio che tutto il mio settore vincesse insieme a me. Decisi anche di ripartire dallo shakubuku. Non ho mai avuto difficoltà a condividere il Buddismo con gli altri, ma in quel momento desideravo andare fino in fondo accompagnando una persona a ricevere il Gohonzon.
Dopo due mesi una mia amica decise di ricevere il Gohonzon. Fu una grande fortuna per la sua vita in quanto subito dopo scoprì l’insorgere di una grave malattia che poté curare in modo tempestivo. Allora compresi meglio le parole di sensei: «Chiunque io incontri mi impegno sempre al massimo pensando che potrei non avere un’altra occasione di incontrare quella persona. […]. Se non faccio io il primo passo ora, non si aprirà mai un sentiero» (Saggezza, 3, 408).
Uscì un nuovo concorso per l’abilitazione all’insegnamento, questa volta a Roma, ottima occasione in quanto avrei potuto lavorare e frequentare al tempo stesso il Conservatorio. Qualche giorno prima del concorso mi accorsi di un’insensibilità al piede sinistro, e gli accertamenti rilevarono che si trattava di una conseguenza del diabete. Sentii riemergere il senso di impotenza e la paura della malattia, ma decisi di non farmi scoraggiare. Pensavo alla frase del Gosho: «Quando accade un grande male, seguirà un grande bene» (RSND, 1, 992).
Affrontai il concorso recitando Daimoku per assumermi la completa responsabilità di quella vittoria. E questa volta vinsi! Così iniziai a frequentare il corso di abilitazione, lavoravo e facevo attività cercando di creare unità con gli altri responsabili, nonostante la difficoltà di incontrarci e le divergenze di opinione.
A un certo punto sorsero degli ostacoli burocratici: uscì un decreto che metteva in discussione il concorso già fatto e mi obbligava a sostenere un’ulteriore prova selettiva per ottenere la cattedra. Cercai di non perdermi in lamentele e ritrovare subito la mia determinazione, e parlai di Buddismo a tutti i miei colleghi di corso.
Nel frattempo mia madre si ammalò e io e mia sorella la incoraggiammo a praticare, nonostante la sua relazione conflittuale con il Buddismo. Recitò mezz’ora di Daimoku al giorno, per un mese: il beneficio per lei fu la ripresa della chemioterapia che era stata interrotta a causa della sua debolezza. Adesso sta bene. Decisi di aprire la mia casa ogni mattina per recitare Daimoku. In quel periodo due persone del mio palazzo iniziarono a praticare e diverse persone, tra cui due giovani, decisero di ricevere il Gohonzon. Anche quell’anno il mio settore riuscì a realizzare gli obiettivi nazionali.
Grazie al Daimoku avevo uno stato vitale altissimo, così quando uscì il nuovo concorso a cattedre per i docenti abilitati, con una nuova prova di inglese da superare, trovai la forza di superare anche questo ostacolo. Provavo un forte senso di ingiustizia e dispiacere di dover competere con i miei compagni di corso per un posto che già ci spettava. Di nuovo lo shakubuku fu lo strumento migliore per abbattere i muri nel mio cuore. La mattina degli scritti recitai Daimoku insieme a un mio collega perché ci fosse armonia tra noi e per la vittoria di tutti, non solo per la mia.
Intanto mi venne proposta la responsabilità di capitolo. Determinai subito di costruire relazioni forti con gli altri responsabili. Non perdevo occasione per recitare Daimoku, fare visite a casa e creare legami con le persone. Scrissi a sensei per promettergli la mia vittoria.
Il 16 marzo uscì la graduatoria. Ero tra i vincitori, ma per un errore di calcolo ci fu una rettifica e io divenni la prima degli esclusi! Rilanciai il mio obiettivo e decisi che il primo settembre del 2017 avrei firmato per il ruolo nella scuola pubblica.
Era luglio e nonostante facesse molto caldo, recitavo Daimoku con tutta me stessa, con la decisione di essere gioiosa e per la vittoria mia e di tutti i miei colleghi.
Firmammo tutti la proposta di contratto con decorrenza dal primo settembre e io, al di là delle mie aspettative, venni assegnata al Liceo musicale di Latina, proprio dove avevo perso anni prima quel concorso e dove oggi insegno chitarra, come ho sempre desiderato fare. Ora cerco di ripagare la profonda gratitudine che provo dedicandomi con tutto il cuore all’attività del capitolo e ai ragazzi a cui insegno.
È bello, proprio quest’anno, poter sostenere il Gruppo futuro e l’obiettivo dei ventimila giovani anche con il mio lavoro!

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