Daisaku Ikeda prende in esame uno dei testi più importanti di Nichiren Daishonin, redatto nella forma di domanda e risposta tra un viaggiatore e chi lo ospita. Nel Rissho ankoku ron il Daishonin indica infatti la strada da seguire per realizzare la pace nel paese
«Se vi preoccupate anche solo un po’ della vostra sicurezza personale, dovreste prima di tutto pregare per l’ordine e la tranquillità in tutti e quattro i quadranti del paese» (Adottare l’insegnamento corretto per la pace nel paese, RSND, 1, 25)
Il mio maestro, il secondo presidente della Soka Gakkai Josei Toda, scrisse: «Il trattato Adottare l’insegnamento corretto per la pace nel paese può essere paragonato a un astro gigante tra tutti gli scritti di Nichiren Daishonin e a un insegnamento estremamente profondo per tutti gli esseri viventi dell’Ultimo giorno della Legge. […] Di fatto deve essere considerato uno specchio limpido, splendido e indistruttibile, che riflette la filosofia del Daishonin».
Nichiren presentò questo trattato il 16 luglio 1260 con l’obiettivo di ammonire e risvegliare alla Legge mistica la massima autorità politica dell’epoca, Hojo Tokiyori. Sono trascorsi settecentocinquantun anni da quella storica rimostranza.
Si dice che l’insegnamento del Daishonin inizi e termini con Adottare l’insegnamento corretto per la pace nel paese. Le battaglie che intraprese Nichiren per il futuro dell’umanità sono state indubbiamente dedicate al grande ideale dell’adozione dell’insegnamento corretto per la pace nel paese.
In questa puntata desidererei soffermarmi su un passaggio importante del trattato, tenendo a mente le grandi persecuzioni che il Budda originale dovette sopportare con tenacia e perseveranza ai fini della propagazione del Buddismo: «Se vi preoccupate anche solo un po’ della vostra sicurezza personale, dovreste prima di tutto pregare per l’ordine e la tranquillità in tutti e quattro i quadranti del paese».
Queste auree parole rivolte al governante dell’epoca, esprimono in tono risoluto il profondo spirito buddista di pregare e agire per la felicità delle persone e per la pace mondiale.
Desiderare la felicità delle persone
Come si presentava l’epoca di Kamakura in cui il Daishonin scrisse queste parole?
All’inizio del trattato appare la seguente descrizione: «Negli ultimi anni si sono manifestate insolite perturbazioni nel cielo e strani fenomeni sulla terra. Carestie e pestilenze affliggono ogni angolo dell’impero e si diffondono in tutto il paese. Buoi e cavalli cadono morti per la strada e le loro ossa ricoprono le vie maestre. Più della metà della popolazione è stata falciata dalla morte e non c’è una persona che non pianga almeno un lutto in famiglia» (ibidem, 6).
Era quindi un periodo in cui regnavano miseria e infelicità, ripetutamente colpito da calamità naturali, carestie ed epidemie, e nel quale persero la vita numerose persone.
Nel 1257, tre anni prima della presentazione del trattato alle autorità del paese, l’intera Kamakura era stata colpita da un disastroso terremoto, seguito da inondazioni e grandi incendi che si erano ripercossi violentemente sulla popolazione. Il Daishonin distinguendo con nitidezza le caratteristiche dell’Ultimo giorno della Legge, ricercò profondamente la causa fondamentale dell’infelicità del popolo. Egli, che desiderava la felicità del genere umano ed era sempre pronto a fronteggiare qualsiasi persecuzione, con il trattato volle ammonire le autorità dell’epoca decidendo di affrontarle direttamente.
Rissho ankoku significa letteralmente: “stabilire la giustizia e portare la pace e la prosperità nel paese”; è questo il desiderio che traspare da questo scritto, e cioè un grande progetto propositivo con funzione di monito.
È evidente che per “paese”, non si intende unicamente il Giappone.
Nichikan Shonin infatti puntualizza: «Sebbene lo scritto si riferisca solo al Giappone e al presente, ciò che si deve intendere è tutto Jambudvipa (il mondo intero) e un’epoca che si estende sino al futuro». Gli obiettivi di realizzare la pace nel mondo e di mettere in grado tutte le persone di conquistare la felicità corrispondono al nostro voto fondamentale in quanto buddisti.
In un’indagine condotta dal quotidiano Yomiuri Shimbun nel novembre del 2000, denominata “Un libro da tramandare nel ventunesimo secolo”, il trattato del Daishonin appare secondo nella graduatoria delle famose opere letterarie giapponesi. Adottare l’insegnamento corretto per la pace nel paese è una grande opera filosofica che deve essere presa come punto di riferimento non solo nel ventunesimo secolo, ma per sempre.
Promuovere il dialogo
Com’è noto, il trattato è in forma di dialogo, con dieci domande e nove risposte, tra un viaggiatore e il suo ospite. Al viaggiatore, che deplora le miserie dell’epoca, l’ospite parla con tono persuasivo affermando che per trovare una soluzione a tali problemi si rende indispensabile l’adozione dell’insegnamento corretto. Il viaggiatore che all’inizio ribatte con scetticismo alle spiegazioni dell’ospite, comincia a prestare attenzione ai princìpi filosofici esposti, gradualmente li approfondisce e infine si risveglia alla fede nell’insegnamento corretto. Lo scritto prende così la forma di un “dialogo buddista” che porta alla convinzione e alla comprensione reciproca. Il Buddismo di Nichiren è indubbiamente una grande religione basata sul dialogo.
Il mio maestro diceva spesso: «Quella del Daishonin non fu semplice capacità di persuasione, poiché scaturiva dalla compassione e dal coraggio. Qui risiede la sua grandezza».
Il dialogo nato dalla compassione e dal coraggio di un individuo, è l’arma più potente, capace di commuovere le persone e di trasformare un’epoca. Il movimento della Soka Gakkai si basa sul dialogo e si fonda sul corretto insegnamento buddista ereditato direttamente dal Daishonin.
La “sicurezza personale” menzionata in questo brano del Gosho, indica la felicità raggiunta a livello individuale, mentre per “ordine e tranquillità in tutti e quattro i quadranti del paese” si intendono la pace e la tranquillità in tutti i quattro punti cardinali e quindi nell’intera società.
Se si desidera la felicità a livello individuale, si dovrà innanzitutto pregare per la pace nella società e quindi agire per questo scopo con serietà e impegno.
Una vera religione persegue e mira alla realizzazione di questi due obiettivi.
Facendo un paragone con il movimento dei pianeti, la “sicurezza personale” corrisponde alla rotazione intorno al proprio asse, mentre “l’ordine e la tranquillità in tutti e quattro i quadranti del paese” al moto di rivoluzione. Le orbite dei pianeti sono armonicamente tracciate nell’immenso universo grazie al sincronismo di questi due moti. Un movimento non può esistere senza l’altro.
Il Daishonin spiega che nella sua epoca le varie scuole buddiste diffuse nel paese, a partire da quella Nembutsu, miravano unicamente alla propria sopravvivenza e a una felicità egocentrica. Tuttavia il Buddismo insegna che la propria salvezza o felicità può essere realizzata solamente grazie al consolidamento di uno stato vitale incrollabile e che, senza la trasformazione della propria vita, è impossibile conseguire una vera felicità. Il dedicarsi agli altri fa parte di questo cammino.
Il potere della gente comune
Nell’epoca in cui Nichiren scrisse il trattato, tra la gente si diffondeva «il suono lamentoso del Nembutsu» (GZ, 96) insieme a un senso di impotenza e a una visione pessimistica della realtà, e la forza vitale delle persone continuava ad affievolirsi. Proprio come indica il Gosho, «oggi viviamo in tempi difficili, nei quali la gente comune può fare ben poco» (Il corpo e la mente delle persone comuni, RSND, 1, 1006).
Il Daishonin proclamò con la potenza del re leone l’insegnamento corretto al fine di annientare questa tendenza del mondo religioso e rafforzare il potere della gente comune.
La missione della religione, oltre naturalmente a garantire la felicità dei singoli individui, dovrebbe essere quella di contribuire alla pace e alla prosperità della comunità, della società, della nazione e del mondo dove essi vivono. Inoltre, in una vera religione, la preghiera e la pratica dovrebbero avere il potere necessario per conseguire tali obiettivi.
Le preghiere fra le mura dei templi, volte unicamente al benessere e alla tranquillità personali, non hanno niente a che vedere con i princìpi fondamentali dell’insegnamento buddista.
Non c’è un istante in cui la Terra smetta di ruotare, come non esiste un giorno in cui il sole non sorga. Una fede corretta è una sorgente di gioia e di vitalità per la creazione di valore nella vita e nella società, una fonte di progresso e di azione.
La futurologa americana Hazel Henderson, con la quale ho condotto un dialogo, afferma: «In ultima analisi si può comprendere come l’edificazione di una società positiva per tutti sia vantaggiosa per se stessi. È quindi importante fare di questo obiettivo il proprio modo di vivere».
Impegnarsi per “l’ordine e la tranquillità in tutti e quattro i quadranti del paese” assicurerà in modo naturale la vera “sicurezza personale”: questo è il modo di vivere a cui tendono le persone di buon senso in tutto il mondo. I nostri compagni della Soka Gakkai che, giorno dopo giorno, continuamente dialogano e agiscono con il massimo impegno per le persone e per la società, ne rappresentano un magnifico modello.
In particolare, le attività condotte dai membri della nostra Divisione donne possono paragonarsi a un sole che illumina la loro comunità e l’intera società.
Senza pensare a loro stesse, accorrono immediatamente ad aiutare le persone che soffrono, a cui dedicano le loro preghiere sincere, e offrono incoraggiamenti espressi dal profondo del cuore, prendendo insieme a loro la decisione di lottare per la trasformazione del karma. Esiste forse un’altra rete di persone mosse da una compassione così nobile?
Tutti i nostri amici della Soka Gakkai, nell’epoca attuale, sono realmente degli esempi lodevoli di persone che adempiono alla missione di Adottare l’insegnamento corretto per la pace nel paese. Più di qualsiasi individuo che mira al compiacimento di sé, devono essere considerati dei preziosi modelli di umanità. Colgo l’occasione per esprimere loro dal profondo del cuore tutta la mia ammirazione.
La Legge mai udita prima
Il Buddismo di Nichiren è capace di trasformare radicalmente la realtà religiosa giapponese della sua epoca.
Il Daishonin spiega nel trattato: «Senza dubbio i templi del Budda e le biblioteche dei sutra si ergono in file ininterrotte. I preti sono numerosi come fusti di giunco e di bambù e i monaci sono comuni come le piantine di riso e di canapa. I templi e i preti vengono onorati fin dai secoli passati, e ogni giorno tale rispetto viene rinnovato. Ma i preti di oggi sono adulatori e falsi, e ingannano la gente conducendola sulla strada sbagliata. Il re e i suoi ministri mancano di comprensione e non sanno distinguere ciò che è corretto da ciò che è distorto» (Adottare l’insegnamento corretto per la pace nel paese, RSND, 1, 11).
Nonostante il benessere che si possa apparentemente ostentare, non si creerà alcun valore se non si propagherà un insegnamento corretto che conduce alla vera felicità, alla pace e alla prosperità. Ciò che si deve ricercare è una filosofia realmente valida. Nonostante i progressi scientifici e tecnologici e una vita materialmente agiata, se il pensiero filosofico che risiede alla base di un’epoca è superficiale o erroneo, la visione che avremo della vita, della politica, dell’economia, della cultura, dell’educazione e di ogni cosa, sarà completamente deformata. E infine l’intera società si troverà inevitabilmente a un punto morto, senza alcuna via d’uscita.
Il Daishonin ponendosi dal punto di vista della Legge mistica, attraverso l’occhio del Budda individuò la dinamica fondamentale degli eventi della sua epoca ed espose, con coraggio e solennità, l’insegnamento corretto alle massime autorità del tempo.
Un buddista deve essere in grado di distinguere nettamente ciò che è corretto da ciò che è erroneo e ciò che è bene da ciò che è male, ed enunciare apertamente tali distinzioni. Senza confutare ciò che è erroneo non si potrà dimostrare la correttezza di un insegnamento.
Nichiren attaccò direttamente le funzioni demoniache celate nei religiosi ipocriti che avevano dimenticato l’importanza di distinguere gli insegnamenti corretti da quelli erronei e che, spinti dall’avidità, adulavano servilmente i potenti, e nei politici che facevano della religione uno strumento per dominare la gente comune.
Nel Gosho, Nichiren dichiara: «Adesso, più di settecento anni dopo che il Buddismo è stato introdotto in Giappone nel regno del trentesimo imperatore Kimmei, la grande Legge mai udita nelle ere precedenti si sta propagando in questo paese e tutte le persone, anche quelle dell’India, della Cina e dell’intero paese di Jambudvipa, potranno conseguire la Buddità! È meraviglioso!» (L’insegnamento, la pratica e la prova, RSND, 1, 429).
Erano passati più di settecento anni da quando il Buddismo era stato introdotto in Giappone e, in Adottare l’insegnamento corretto per la pace nel paese, il Daishonin enunciò questo principio mai udito nelle epoche precedenti, ovvero che adottare la Legge mistica permette di realizzare la pace in tutto il mondo.
Inoltre, dopo altri settecento anni, la Soka Gakkai, che agisce secondo il desiderio del Budda e in perfetto accordo con esso, ha propagato questa grande Legge esposta nel trattato, proprio secondo l’insegnamento del Daishonin.
Il nostro grande movimento Soka promuove con forza sia il credo religioso espresso nel termine rissho o “adottare l’insegnamento corretto” sia l’ideale sociale sottinteso nel termine ankoku, ovvero “la pace nel paese”. E, avendo sempre ben chiari questi due obiettivi, come ci esorta Nichiren, ci impegniamo nella società al fine di rimuovere gli attaccamenti e far sorgere il dubbio sulle idee sbagliate.
Una “religione viva e vitale” suscita ammirazione
Nel 1956 a Osaka conseguimmo un successo inimmaginabile nella propagazione della Legge che attirò l’ammirazione di tutto il paese.
Josei Toda disse subito dopo: «Grazie alla nostra Soka Gakkai, la società giapponese si è potuta rendere conto, con grande sorpresa, che le religioni sono vive, che esistono religioni vive e vitali».
Queste parole del mio maestro furono pronunciate subito dopo il brillante successo conseguito. Il Buddismo di Nichiren non è altro che una religione “viva e vitale”, colma dell’energia e del coraggio di persone che riescono a trasformare la loro epoca e la loro società. È quindi inevitabile che si attiri grandi persecuzioni.
Nella riunione generale di Osaka del 7 luglio 1957, mi rivolsi a ventimila compagni di fede giunti ad accogliermi dopo essere stato scarcerato dicendo: «Il presidente Toda ha affermato che fra i tre potenti nemici si è manifestato quello peggiore, rappresentato da falsi saggi arroganti, ovvero preti che pretendono di essere saggi e quando incontrano i praticanti del Sutra del Loto inducono le autorità secolari a perseguitarli. Ma come ci insegna Nichiren Daishonin, “quando accade un grande male, seguirà un grande bene”, e io intendo approfondire ulteriormente la mia fede dedicando il massimo impegno alla recitazione di Daimoku, e insieme a tutti voi sforzarmi e lottare per realizzare kosen-rufu». [Incidente di Osaka: il 3 luglio 1957 il presidente Ikeda venne ingiustamente arrestato in seguito all’accusa infondata di aver violato le leggi elettorali, n.d.r.]. L’essenza della fede si manifesta nel momento in cui le funzioni demoniache fanno a gara per ostacolarci, in una preghiera sempre più forte e decisa e in un’azione portata a termine lottando fino in fondo.
Il Daishonin afferma: «Quanto più grandi saranno le difficoltà che incontrerà, tanto più grande la gioia che egli proverà grazie alla sua forte fede» (Una nave per attraversare il mare della sofferenza, RSND, 1, 29). Manifestando una fede sempre più forte ed energica, e senza temere nessuna persecuzione, i maestri e i discepoli della Soka Gakkai hanno aperto in Giappone e in tutto il mondo il grande cammino che porta all’adozione dell’insegnamento corretto per la pace nel paese.
In un dialogo tenuto insieme a Ved Nanda, vice rettore della prestigiosa Università di Denver, egli afferma: «Noi dobbiamo rendere servizio alla nostra comunità. Il “risveglio” in origine, non è semplicemente finalizzato a scopi egocentrici, ma riveste un significato molto più profondo, che implica l’impegno a dedicarsi alla felicità di qualcosa più grande di noi, della società e dell’umanità. Da questo punto di vista, è per me una grande gioia vedere come la SGI si stia attivamente impegnando nella risoluzione di vari problemi che affliggono la società».
L’importanza del movimento della Soka Gakkai non sfugge agli occhi delle personalità di grande rilievo e intelletto.
Il professore Nur Yalman dell’Università di Harvard, antropologo culturale di fama mondiale, parla del nostro movimento in questi termini: «I meriti della Soka Gakkai risiedono nell’aver mostrato una giusta direzione a una società caotica che ha perso ogni punto di riferimento morale e nell’aver saputo infondere una forza rigeneratrice in tutti i campi: sociale, politico, economico e culturale» (Dal Seikyo Shimbun, 8 maggio 1996).
Queste sono tutte espressioni della fiducia che ci dimostrano personalità del mondo intero.
In un altro brano del trattato leggiamo: «Piuttosto che offrire diecimila preghiere, sarebbe meglio semplicemente bandire questo unico male» (Adottare l’insegnamento corretto per la pace nel paese, RSND, 1, 16). A una lettura più approfondita, cogliamo il pensiero acuto e l’atteggiamento severo del Daishonin che dichiara che se si perde il coraggio di lottare contro l’”unico male” o le filosofie malvagie che rendono le persone infelici, non ci potrà mai essere una vera gioia o una vera pace.
Se si perdono di vista gli esseri umani, perno fondamentale di qualsiasi attività, non ci potrà essere né adozione dell’insegnamento corretto, né pace nel paese. Senza il vessillo della giustizia, rappresentato dall’adozione dell’insegnamento corretto, non ci saranno né pace né prosperità.
Questa è la grande convinzione della Soka Gakkai, sin dai tempi del primo presidente Tsunesaburo Makiguchi e del secondo presidente Josei Toda. Creare una corrente di persone capaci che trasmettono questo spirito equivale a ereditare e perpetuare l’insegnamento di Adottare l’insegnamento corretto per la pace nel paese.
Il 16 luglio 1979, nella prefettura di Kanagawa, scrissi una poesia a dei compagni di fede con cui condivido un legame karmico molto profondo, e che facevano parte di gruppi selezionati di studenti, denominati “giovani fenici” (giapp.: hosu-kai).
Miei amati discepoli,
mie giovani fenici,
il giuramento che compiamo questo giorno
non sarà dimenticato.
Qualsiasi situazione si presenti,
porterete sicuramente a termine
le vostre imprese,
con grandiosa, energica fede,
con un senso di missione che arde nel cuore.
Ci credo fermamente, le mani giunte in preghiera.
Penso con affetto a voi
che, in mezzo alle più infondate calunnie
avete resistito
e da soli avete issato il vessillo della giustizia.
A più di trent’anni da quel periodo di prove burrascose, le piccole fenici sono diventate dei maestosi uccelli, che in varie regioni del mondo prendono coraggiosamente la guida per Adottare l’insegnamento corretto per la pace nel paese.
(continua)