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Per la felicità dei miei studenti - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 10:41

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Per la felicità dei miei studenti

Rita Piperissa, Crotone

Da ragazza era piena di insicurezze che si riflettevano nel suo lavoro di insegnante. Con la pratica buddista e lo studio della teoria del valore di Makiguchi diventa una professoressa che ispira i suoi allievi e trasforma completamente il difficile ambiente scolastico

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Da ragazza era piena di insicurezze che si riflettevano nel suo lavoro di insegnante. Con la pratica buddista e lo studio della teoria del valore di Makiguchi diventa una professoressa che ispira i suoi allievi e trasforma completamente il difficile ambiente scolastico

Mi è sempre stato difficile apprezzarmi, dare valore alle mie idee e ai miei desideri; costantemente accompagnata da un senso di solitudine, credevo di non meritare di essere felice.
Ho incontrato il Buddismo nel 2005, ero al secondo matrimonio ma non ero felice, cercavo sempre l’approvazione degli altri e mi sentivo perennemente in colpa; ero profondamente triste, anche se non si vedeva.
Insegnavo nella scuola secondaria di primo grado ma, nonostante la passione per gli studenti, non ero soddisfatta dei risultati del mio lavoro, e in più non mi sentivo di poter dare consigli ai genitori, visto che non avevo figli.
Con la recitazione di Nam-myoho-renge-kyo il peso delle mie paure si alleggerì, era come se respirassi aria nuova, i miei pensieri erano meno oppressivi.
Quando ho ricevuto il Gohonzon ricordo la grande emozione, le lacrime, provavo una nuova gioia di vivere.
Desideravo sempre di più conoscere il pensiero di Nichiren Daishonin, la sua visione così profonda della vita. Mi incoraggiava la frase: «Non ci sono terre pure e terre impure di per sé: la differenza sta unicamente nella bontà o malvagità della nostra mente» (Il conseguimento della Buddità in questa esistenza, RSND, 1, 4).
La pratica, lo studio del Buddismo e la mia fede crescevano e le mie paure diminuivano; ascoltando le esperienze dei miei compagni di fede, sostenendo e incoraggiando le persone a cui parlavo di Buddismo sentivo sempre di più il mio valore. È vero, non ero diventata mamma, ma sentivo finalmente di poter contribuire alla crescita dei miei studenti.
Fui assegnata a un plesso scolastico per insegnare geografia, proprio come Makiguchi, la sua teoria della creazione di valore mi incoraggiava tanto nella vita e nell’insegnamento. Promisi nel mio cuore di prendermi cura dei miei studenti come lui aveva fatto con i suoi allievi.
Ogni mattina recitavo Daimoku con la fiducia di trasformare le difficoltà e che i miei ragazzi, nonostante i tanti problemi, fossero felici. Nei momenti di sconforto pensavo a Makiguchi e agli ostacoli che aveva affrontato, sentivo crescere in me la forza e il coraggio, e la certezza che volevo aiutarli.
Nel frattempo continuavo a condividere la mia esperienza buddista facendo shakubuku e quando qualcuno iniziava a praticare mi sentivo veramente felice.
Proseguii a insegnare in quella scuola e ovviamente le cose cambiarono, insieme ai miei studenti vivemmo esperienze uniche: abbiamo visitato l’Expo di Milano, nessuno di loro aveva mai preso un pullman o era uscito da Crotone, e tornati a scuola proprio i più difficili ed emarginati tenevano delle “tavole rotonde” in cui spiegavano il loro viaggio, la loro esperienza. Qualcuno di loro ha ricevuto dalla scuola degli attestati di merito per la trasformazione e il miglioramento nel profitto e nella disciplina.
Facevo ogni cosa spinta dal grande sogno di kosen-rufu, ogni giorno parlavo di Buddismo a più persone che mi chiedevano di partecipare agli zadankai. Credo di aver parlato della pratica a più di trecento persone, almeno ottanta hanno partecipato agli zadankai e dieci hanno ricevuto il Gohonzon!
Ovviamente gli ostacoli si manifestarono, anche a livello lavorativo, in due occasioni fui calunniata e in entrambi i casi decisi di sentirmi nonostante tutto felice e a mio agio, come insegna Nichiren Daishonin. Non era importante avere ragione ma creare armonia, per i ragazzi, per la scuola, senza mai rinunciare alle mie convinzioni, continuando a credere, nonostante le situazioni avverse, nel valore della mia vita e nelle parole del mio maestro Ikeda.
Misi in piedi un progetto curriculare di educazione alla cittadinanza su invito dell’amministrazione comunale: il Consiglio comunale dei ragazzi. Coordinai centoquaranta allievi e sette colleghe, con le quali si creò una collaborazione impensabile fino a qualche tempo prima, e così iniziò una delle più belle esperienze nella mia vita di educatrice.
Avviai il Consiglio comunale dei ragazzi con tanto di votazioni primarie, candidature, manifesti, elezioni vere e proprie e proclamazione di una ragazza a sindaco.
Il primo Consiglio dei ragazzi eletto riuscì a organizzare la raccolta differenziata a scuola, la giornata dello sport, quella della solidarietà, la festa dei nonni e la partecipazione alla manifestazione contro la mafia. Ognuno dei ventotto componenti del Consiglio comunale dei ragazzi aveva un ruolo e tutte le classi della scuola partecipavano alle iniziative.
La gioia è diventata il mio stile, sono diventata una figura di riferimento nella scuola dove tutti sanno che pratico il Buddismo.
A febbraio 2018 arrivò la notizia che il Comune di Crotone e l’assessorato alla pubblica istruzione mi avrebbero riconosciuto il premio “Nuova consapevolezza nella scuola” come migliore insegnante dell’anno, con una delibera della giunta e iscrizione negli annali del Comune con la seguente motivazione: “Capace di trasmettere non solo il sapere e la passione per lo studio ai suoi studenti, ma anche di proporre buone prassi innovative capaci di rendere gli stessi protagonisti attivi della vita cittadina”.
Ci fu una cerimonia molto partecipata e la notizia sui social superò ventimila visualizzazioni. Nel mio discorso di ringraziamento rivolto a tutti, ho espresso il mio riconoscimento verso Makiguchi che mi ha indicato la via umanistica dell’educazione, insegnandomi ogni giorno qualcosa e rendendomi meno severa anche con me stessa. Alla fine della cerimonia, uno studente mi ha chiesto: «Prof, ma questo Makiguchi lo possiamo conoscere pure noi?».
Voglio continuare a impegnarmi per far sì che gli studenti, tramite il mio esempio, possano essere ispirati e incoraggiati dall’umanesimo buddista dei nostri maestri Soka.

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