Deprecated: Function strftime() is deprecated in /var/www/vhosts/ilnuovorinascimento.org/wp-dev.ilnuovorinascimento.org/site/wp-content/themes/nuovo-rinascimento/functions.php on line 220
Per imparare a vivere meglio - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 10:13

452

Stampa

Per imparare a vivere meglio

Le molte domande presentate dai partecipanti al corso estivo nazionale sono state raggruppate per temi. Ai quesiti hanno risposto Hideaki Takahashi, responsabile della SGI europea, Tamotsu Nakajima, direttore generale dell’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai, e Mitsuhiro Kaneda, direttore generale onorario

Dimensione del testo AA

Le molte domande presentate dai partecipanti al corso estivo nazionale sono state raggruppate per temi. Ai quesiti hanno risposto Hideaki Takahashi, responsabile della SGI europea, Tamotsu Nakajima, direttore generale dell’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai, e Mitsuhiro Kaneda, direttore generale onorario

La responsabilità

Takahashi: Ho ricevuto il mio primo incarico – responsabile di nucleo dei giovani uomini per il gruppo scuole superiori – all’età di quindici anni. Da allora, per quarantacinque anni, le responsabilità che ho ricoperto non sono sempre state facili e divertenti, ma mi sono sempre impegnato per portarle a termine con successo. È grazie a questo se sono diventato la persona che sono oggi. È stato chiesto se la responsabilità abbia un termine temporale: bisogna chiarire bene che un particolare ruolo può avere un termine, ma il senso di responsabilità no. Studiando L’apertura degli occhi abbiamo approfondito il concetto del “voto”, ma cosa significa concretamente, immersi nelle problematiche della vita quotidiana, realizzare il proprio voto, che è lo stesso del Budda e del maestro? La Soka Gakkai esiste per questo, ci offre l’occasione di risvegliare il nostro senso di responsabilità, assumerci un incarico, agire concretamente per portarlo a compimento realizzando il nostro voto in questa esistenza. Se non sfruttiamo quest’occasione, saremo sconfitti dall’oscurità fondamentale. Capita a tutti di non avere voglia di partecipare a una riunione o di incontrare una determinata persona, ma il nostro senso di responsabilità “risvegliato” ci sprona a superare questi limiti. Questo desiderio di sfidarci ci permette di realizzare kosen-rufu adempiendo al nostro voto. Questo è il senso della nostra pratica. Nella SGI, qualsiasi responsabilità significa condividere lo stesso voto del Budda e del maestro. Rinunciare a questo voto equivale a smettere di praticare rinunciando a ottenere la Buddità.
Anni fa, in occasione della mia nomina a responsabile europeo, il presidente Ikeda mi ha chiesto di non mettere piede fuori dalla Germania neppure per recarmi in Giappone finché non avessi raddoppiato il numero dei membri tedeschi. Ho seguito il suo consiglio dedicando ogni attimo a visitare i membri impegnandomi con loro nello shakubuku. Grazie alla loro collaborazione, dopo due anni il loro numero era raddoppiato e finalmente ho potuto recarmi in Giappone e partecipare alla riunione dei responsabili.
Un altro esempio: se un settore rimane senza responsabile e i responsabili di capitolo sono impegnati, un responsabile di Centro (hombu) può decidere di concentrarsi nel seguire tutti i compagni di fede di quel settore finché non emerga un successore.
La causa dell’Illuminazione di Shakyamuni è la sua pratica come Bodhisattva Mai Sprezzante. Questa pratica non conosce termine temporale, è stata portata avanti per centinaia, migliaia di esistenze anche dopo avere conseguito l’Illuminazione. Non esiste un termine temporale per la responsabilità perché la pratica del Bodhisattva Mai Sprezzante comincia nel tempo senza inizio e continua per l’eternità; è grazie alla nostra responsabilità che possiamo portare avanti ogni giorno questo tipo di pratica.
I cambiamenti strutturali dell’organizzazione non rappresentano necessariamente un miglioramento. La struttura è ancora un livello superficiale. Se desideriamo migliorare l’organizzazione, ciascuno si alzi e faccia proprio il grande voto del Budda. Concentriamoci sul contenuto, sulla qualità: la forma cambierà di conseguenza.
Dovremmo provare gratitudine per la responsabilità che ci viene affidata e rinfrescare sempre questo voto, uguale a quello del Budda e del maestro.

Kaneda: È preferibile conoscere il proprio Centro girando da un gruppo all’altro o è meglio concentrarsi su un gruppo o su un settore? A questa domanda rispondo: entrambe le cose.
È necessario girare nel Centro, ma fermandosi almeno tre mesi in un gruppo, decidendo tra responsabili dove andare. Quando abbiamo due impegni contemporanei, di solito scegliamo quello più facile. La pratica buddista, invece, è un allenamento e il nostro sforzo dev’essere indirizzato a riuscire in tutte e due le cose. Il nostro senso di responsabilità dovrebbe spingerci a compiere la nostra missione, cioè il nostro ambito di attività. Queste frasi di Gosho sono fondamentali nella Soka Gakkai: «Uno è la madre di diecimila» (RSND, 1, 117) e «L’Illuminazione della figlia del re drago non rappresenta l’Illuminazione di una sola persona, ma rivela che tutte le donne conseguiranno la Buddità, questo è un esempio che vale per tutti» (L’apertura degli occhi, RSND, 1, 242).
Il presidente Ikeda spiega a questo proposito: «Ciascun membro della Soka Gakkai rappresenta l’intera Soka Gakkai. Incoraggiare con tutto il cuore ogni praticante che incontriamo servirà quindi a rinvigorire l’intera organizzazione. Fintanto che coltiveremo un dialogo aperto, da persona a persona, la nostra organizzazione continuerà a prosperare» (BS, 140, 51). Questo ci ha insegnato il presidente Ikeda quando, durante la campagna del Kansai, ha basato la sua attività sui piccoli gruppi arrivando a partecipare a ventisette riunioni in un solo giorno. Il miglioramento di un gruppo influenza l’intero capitolo, l’intero Centro. Invece, spesso, noi pensiamo: «Quel gruppo è problematico, per adesso lasciamolo stare». Ci manca quella convinzione che il presidente Ikeda, invece, ha avuto fin dall’inizio preoccupandosi di incoraggiare ogni singolo membro e ogni singolo gruppo. Prima di tutto, noi responsabili affrontiamo le nostre attività (visite a casa, consigli sulla fede, riunioni di discussione ecc.) con questo pensiero in mente: «Uno è la madre di diecimila».

Nakajima: Quello che la SGI sta facendo oggi, nel ventunesimo secolo, non è diverso rispetto ai tempi del Daishonin o di Shakyamuni. Il voto è identico: la felicità di tutte le persone. Non siamo stati nominati dai nostri responsabili locali, la nostra responsabilità ci è stata affidata dal presidente Ikeda. Il punto non è cosa bisogna fare, ciascuno può studiare il modo migliore di adempiere al suo voto usando la sua creatività, piuttosto aiutare gli altri sulla base del Daimoku. Inutile cercare un altro compito, abbiamo già quello di aiutare tutti i membri a diventare felici.

Lo spirito dell’offerta

Kaneda: Prima di tutto voglio ringraziare le persone che stanno sostenendo il movimento di kosen-rufu in Italia e hanno contribuito per lungo tempo al mantenimento del Centro culturale europeo di Trets.
L’atteggiamento corretto nell’offrire in giapponese si dice kisha che significa “gettare via con gioia”, ma cosa dobbiamo gettare via con gioia? “Il nostro attaccamento alle cose”, cioè dobbiamo superare la nostra avidità, offrendo Daimoku, la casa per le riunioni, soldi, il nostro tempo per fare attività che, ai giorni nostri, è la cosa più preziosa che abbiamo. In ognuno di noi c’è l’oscurità innata, la causa originale della nostra infelicità, che si manifesta tramite “i tre veleni (Avidità, Collera e Stupidità)”. Questi tre veleni sono collegati tra loro, infatti quando non riusciamo a ottenere qualcosa ci arrabbiamo e di conseguenza facciamo qualche azione o diciamo qualche parola stupida, che ci rovina.
La parola “avidità” si dice in giapponese ken-don, che significa “avidità dura e solida” (come coperta da un’armatura). È molto difficile sgretolare l’avidità, ma offrendo qualcosa alla Legge mistica si possono gettare via con gioia tutti i nostri attaccamenti.
Il requisito fondamentale è un cuore sincero; è la sincerità che crea il valore dell’offerta, non la cifra. Fin dalle origini del Buddismo, la prima delle sei paramita (DB, 709) è la donazione e tramite l’azione di donare al Gohonzon riceviamo benefici.
Nel Gosho si legge: «Potresti pensare di aver fatto offerte alla torre preziosa del Tathagata Molti Tesori, ma non è così. Le hai offerte a te stesso. Tu stesso sei un Tathagata da sempre illuminato e dotato dei tre corpi» (RSND, 1, 264). E ancora: «Ciò che dai agli altri diventerà il tuo stesso nutrimento. Se accendi una lanterna per un’altra persona, la sua luce illuminerà anche il tuo cammino» (WND, 2, 1060).
Lo spirito dell’offerta è nei confronti del Gohonzon, ma in Italia chi riceve materialmente le offerte è l’Istituto, che ha una grande responsabilità verso chi offre, per esempio evitando ogni spesa inutile. Ogni anno nei Centri culturali è disponibile il bilancio.
Qualcuno si preoccupa di come vengono utilizzate le offerte e chiede una maggiore trasparenza. Nel dopoguerra il Taiseki-ji versava in gravi difficoltà finanziarie e Toda propose l’istituzione di un’offerta per visitare il Dai-Gohonzon. Il rappresentante della Hokke-ko [credenti laici della Nichiren Shoshu che non fanno parte della Soka Gakkai, n.d.r.] si disse d’accordo a condizione di poter controllare i bilanci, al che Toda rispose: «Vuoi chiedere al Dai-Gohonzon il bilancio? Se i preti faranno cattivo uso delle offerte, riceveranno le adeguate retribuzioni negative».
Se c’è qualche dubbio rispetto allo zaimu, invito tutti a chiarire dentro se stessi il significato dell’offerta, perché “è il cuore che è importante”, non la cifra. Vi chiedo perciò di partecipare allo zaimu quando avrete chiarito questo punto, allora ricevere benefici sarà più facile. Tutto dipende dal nostro cuore, solo la sincerità con cui offriamo qualcosa al Gohonzon creerà valore nella nostra vita.

La malattia

Nakajima: Generalmente si pensa che vincere significhi guarire, ma il Buddismo la vede diversamente. A causa della malattia si risveglia in noi il desiderio di ricercare la via, di comprendere la vita. Di fronte a una malattia grave spesso è in gioco la vita stessa; la malattia è quindi un’occasione per chiarire cos’è la vita. Il Buddismo si occupa della comprensione della vita, non della malattia o della guarigione. Secondo il principio dei tre tipi di tesori, la malattia riguarda il tesoro del corpo, ma ci dà l’occasione per arricchire il tesoro del cuore. Recentemente un nostro membro è morto dopo una malattia durata sette anni: stava bene, era tranquillo, faceva shakubuku ovunque, in ogni situazione. Grazie alla malattia aveva rafforzato la sua compassione, lo spirito del bodhisattva. L’unica via per affrontare la malattia è aumentare la fede recitando Daimoku e facendo shakubuku. Il punto è come usiamo la nostra vita e la strada giusta è dedicarla a kosen-rufu. I problemi non si presentano per farci soffrire, ma per darci l’occasione di imparare a usare bene la vita.

I problemi economici

Nakajima: Quasi tutti abbiamo problemi economici, più o meno gravi: anche queste sono occasioni per usare il Gohonzon. Il Daishonin ci insegna che se ci sforziamo di agire come il Budda, sicuramente riceveremo protezione. Nel Giappone del dopoguerra, la situazione era davvero critica, era difficile anche procurarsi il cibo e i problemi di salute, denaro, alcolismo erano la normalità. La risposta del presidente Toda era: «Fai shakubuku. Conduci una persona al mese a ricevere il Gohonzon e se dopo dodici mesi non hai risolto i tuoi problemi torna da me, ti darò la mia vita. Nessuno si è presentato a reclamare la vita di Toda, tutti hanno superato le loro difficoltà. La Soka Gakkai era derisa come l’associazione dei poveri e dei malati, dopo qualche anno era già criticata perché troppo ricca a causa delle generose offerte dei membri che avevano trasformato la propria vita». La cosa importante è praticare con serietà. Credere è difficile, ma per andare avanti anche di fronte al dubbio abbiamo bisogno dei compagni di fede per sostenerci a vicenda, dialogare, andare avanti insieme. È importante avere legami all’interno della Soka Gakkai. Ciascuno di noi sta praticando per realizzare la felicità, quindi, per favore, non pensate male dei compagni di fede, perché con una sola parola potete distruggere tutto quello che di buono avete costruito. Ognuno ha la sua missione, ogni singola persona è importante e degna di lode.

È vero che il presidente Ikeda si è ritirato dall’attività e ha affidato a noi kosen-rufu?

Takahashi: Sensei non si ritirerà mai dall’attività. Come sapete, alla fine degli anni Settanta è stato costretto a dimettersi da terzo presidente della Soka Gakkai, ma neppure in quell’occasione si è ritirato. Già trent’anni fa ha affidato ai discepoli il futuro di kosen-rufu. Nel giugno di quest’anno non ha partecipato alla riunione mensile dei responsabili di Centro limitandosi a inviare un messaggio nel quale spiegava la sua assenza con la necessità che i discepoli si alzino e prendano l’iniziativa. E non è la prima volta: anche nel giugno dell’81, mentre si trovava a Parigi, decise di non partecipare alla riunione generale della Divisione giovani che si teneva nel sobborgo di Sceaux, presso il Centro culturale della capitale francese inviando invece un messaggio e una poesia. In quell’occasione mi trovavo con lui. Invece di salire sull’auto che l’attendeva, Ikeda si è diretto verso la stazione della metropolitana e, nel rumore della folla e nel trambusto dei treni, in quarantacinque minuti ci ha dettato un poema dedicato ai giovani francesi. Nel messaggio di accompagnamento ha scritto: «Questo fa parte dell’allenamento dei miei discepoli». In questi trent’anni, il presidente Ikeda si è impegnato affinché la nostra pratica possa rimanere corretta per l’eternità. Anche Shakyamuni, poco prima di morire disse: «Dopo la mia scomparsa, fate della Legge il vostro maestro». Quindi, i discepoli si impegnarono a trascrivere la Legge, cioè l’insegnamento del Budda, permettendo che giungesse fino a noi. Sensei si è impegnato in prima persona per mettere sulla carta gli insegnamenti ricevuti dal suo maestro. Gli oltre trenta volumi della Rivoluzione umana e della Nuova rivoluzione umana sono condensati delle guide del suo maestro. Inoltre ha scritto saggi, lezioni sul Gosho, guide, incoraggiamenti e più di cento libri di dialoghi realizzati con leader mondiali. Sensei afferma che ha trasmesso tutto ciò che poteva trasmettere e ha scritto tutto ciò che poteva scrivere. Adesso ci sta esortando a uscire dalla “casa paterna” e intraprendere la nostra strada reggendoci sulle nostre gambe. È il momento che ognuno di noi si senta in grado di dire a sensei: «Ci penso io».

©ilnuovorinascimento.org – diritti riservati, riproduzione riservata