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Per i responsabili - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 13:46

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Per i responsabili

Utilizzando brani di recenti discorsi del presidente Ikeda, Kayoko Asano, responsabile donne e giovani donne SGI, ha sviluppato due temi fondamentali nel portare avanti la responsabilità

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Utilizzando brani di recenti discorsi del presidente Ikeda, Kayoko Asano, responsabile donne e giovani donne SGI, ha sviluppato due temi fondamentali nel portare avanti la responsabilità

Questo agosto si è tenuto il corso per i rappresentanti del Consiglio nazionale giapponese al quale ha partecipato il presidente Ikeda. Vorrei approfondire insieme a voi alcuni incoraggiamenti ricevuti da sensei in quella occasione, sviluppando due argomenti: la relazione fra maestro e discepolo e l’atteggiamento dei responsabili [discorso di prossima pubblicazione, n.d.r.].

Relazione fra maestro e discepolo

Uno dei punti focali del corso è stato il legame fra maestro e discepolo. Ecco alcuni brani dove Ikeda ne ha parlato:
«La cosa fondamentale da trasmettere ai successori è lo spirito di maestro e discepolo e la storia di questo tipo di relazione all’interno della Soka Gakkai. In ogni tempo e paese, persone che si impegnavano nella giustizia sono state perseguitate solo a causa delle proprie idee. Ecco perché è cruciale creare un’epoca in cui possano trionfare verità e giustizia. Esaminando la storia delle persecuzioni, esse sono solitamente motivate da invidia, arroganza e tornaconto personale, come nel caso del primo incidente col clero [vedi NR, 344, 22, n.d.r.]. Nel 1979, infatti, alcuni preti corrotti e traditori, senza un briciolo di gratitudine, avevano unito le loro forze per cercare di prendere il controllo della Soka Gakkai con un complotto assolutamente vile e spregevole. Tuttavia non mi feci intimidire: sono un vincitore e un discepolo di Toda. Credere nel proprio maestro significa mettere in pratica le sue guide e coloro che percorrono il sentiero del maestro non hanno paura di niente. Come scrive Nichiren Daishonin: “Quanto più grandi saranno le difficoltà che incontrerà, tanto più grande la gioia che egli proverà, grazie alla sua forte fede” (Una nave per attraversare il mare della sofferenza, SND, 4, 261). Lo chiedo a voi, miei successori: non è compito di qualcun altro, sta a voi. Costruite una personalità indomita, siate saldi come il monte Fuji. Non importa che tipo di tempeste possano abbattersi su di voi, lottate come leoni pieni di grinta, aprendo la strada a una vittoria duratura».
Sensei ha raccontato quale fosse il suo stato d’animo e le sue azioni conseguenti alle sue dimissioni da terzo presidente della Soka Gakkai [mantenendo solo la carica di presidente della Soka Gakkai Internazionale, n.d.r.], il 24 aprile del 1979. «Dal Centro culturale di Kanagawa, da cui si gode un’ampia vista dell’oceano, [il 3 maggio] progettai il movimento di kosen-rufu nel mondo e cominciai a compiere azioni per metterlo in pratica. I paesi che allora facevano parte della SGI erano circa novanta, mentre oggi sono centonovanta; la causa di questo sviluppo è da ricercare nella lotta che condussi in quel periodo». E ha proseguito: «Toda aveva dichiarato: “Il terzo presidente rimarrà in carica finché vivrà, in modo che la Soka Gakkai possa percorrere una strada di vittorie continue”. Toda diede severe istruzioni ai responsabili della Gakkai, affinché sostenessero per tutta la vita il terzo presidente, dicendo che se lo avessero fatto si sarebbe realizzato kosen-rufu. Alcune persone, però, cedendo alla tentazione di fama e ambizione, accecati dall’invidia e corrotti dalla natura demoniaca del potere, mi scacciarono, mi perseguitarono e cercarono di prendere il controllo della Soka Gakkai».
Quando questo accadde, mi amareggiai profondamente per non aver potuto prestare fede alla richiesta espressa dal presidente Toda. Il fatto che proprio nel periodo in cui sta costruendo le fondamenta eterne per kosen-rufu, Ikeda abbia ricordato i fatti che lo costrinsero alle dimissioni, suona da monito per il futuro.
A quel tempo, quando Ikeda dovette dimettersi dalla carica di terzo presidente, io avevo assunto la responsabilità della segreteria nazionale della Divisione donne ed ero ignara di cosa stesse realmente accadendo. Dieci giorni prima delle dimissioni, quando mi dissero che il presidente Ikeda si sarebbe dimesso, rimasi così scioccata che ancora oggi non trovo le parole per descrivere la tristezza che provai. Dopo oltre un mese dalle dimissioni, ebbi l’occasione di assistere a un incontro tra Ikeda e un ospite cinese, e quando lo incontrai, piansi di commozione. Mi ricordo ancora che, nel vedermi, sensei disse: «Questo è ciò che provano le persone».
Oggi, che conosco come realmente si sono svolti i fatti, mi rammarico di non aver saputo proteggere il mio maestro. E mi sono anche resa conto che, in tutti questi anni sensei e sua moglie mi hanno sempre protetta. Per esprimere la mia gratitudine come discepola, ho deciso fermamente di mettere in pratica le sue guide e di far conoscere la loro grandezza, di allenare successori di valore trasmettendo loro questo spirito che sta alla base della relazione fra maestro e discepolo.

L’atteggiamento dei responsabili

Il presidente Ikeda ha affrontato il tema dell’atteggiamento dei responsabili da vari punti di vista:
«Il presidente Toda disse: “È importante che i responsabili si impegnino ogni giorno nel far risplendere la propria vita, combattendo contro la propria debolezza e sconfiggendo uno dopo l’altro i propri limiti. […] Se avete la forza vitale indebolita, sarete sconfitti nella lotta”. Toda era molto severo con i responsabili privi di entusiasmo, che delegano agli altri senza agire in prima persona. Alcuni erano intimoriti dal ruggito del maestro che risuonava come un tuono. Era severo con i responsabili perché a loro è stato affidato il compito di proteggere le persone. Erano incoraggiamenti severi ma scaturiti dall’affetto e dal desiderio che queste persone crescessero. Sia Makiguchi sia Toda davano grande importanza alle riunioni di piccole dimensioni. Attraverso il dialogo individuale, stimolavano ad agire con convinzione. Per questo motivo la Soka Gakkai ha avuto un grande sviluppo. Lo scambio diretto da persona a persona permette di tirare fuori una magnifica forza inerente a ogni singolo individuo. I responsabili devono andare a incontrare singolarmente le persone per incoraggiarle, non cercare sempre di riunirle. Toda disse ancora: “Se vi prendete cura degli altri come fareste per voi stessi, emergeranno senz’altro persone di valore. Il Buddismo esiste per permettere alle persone di ottenere benefici copiosi e di godere della vita; la lotta dei responsabili sta in una preghiera sincera e nel fare tutto il possibile affinché ciò si realizzi”».
Ogni giorno il presidente Ikeda incoraggia i membri di tutto il mondo.
Recentemente è stata pubblicata sul quotidiano Seikyo una foto scattata ventisette anni fa a una festa sportiva delle scuole medie e superiori Soka del Kansai. In questa foto, insieme a Ikeda e alle studentesse, c’era un’insegnante che sorrideva. Guardando questa foto, sensei ha chiesto come stesse questa persona. Gli hanno spiegato che questa donna aveva una figlia quattordicenne a cui due anni prima era stato diagnosticato un tumore e le erano stati dati tre mesi di vita. Erano ormai due anni che combatteva contro la malattia, pur continuando a frequentare la scuola con gioia, ma proprio in questo periodo era ricoverata in ospedale a causa di un aggravamento delle sue condizioni.
Alla notizia, Ikeda recitò Daimoku per loro e inviò subito un messaggio di incoraggiamento: «La vita è eterna. Poiché il potere della Legge mistica è grande, se la sua scomparsa è la cosa migliore, sebbene sia un fatto doloroso e triste, terminerà la sua esistenza e rinascerà immediatamente in ottima salute». Poche ore dopo il ricevimento del messaggio, la ragazza esalò l’ultimo respiro. Sensei scrisse ancora un incoraggiamento ai genitori: «Rinascerà immediatamente, in ottima salute e bellissima. Se non potrà rinascere come vostra figlia, rinascerà vicino a voi». I responsabili dovrebbero prendersi cura di ogni singola persona, fino in fondo. Quando ci troviamo di fronte a un amico che soffre, o siamo noi a soffrire in prima persona, cerchiamo di pensare come il presidente Ikeda incoraggerebbe il nostro amico o cosa farebbe al posto nostro, cercando così di avvicinarci al cuore del nostro maestro.

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