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Penetrando la roccia più dura - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 12:37

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    Penetrando la roccia più dura

    Due giovani responsabili dell’Abruzzo, voci fresche e concrete, raccontano storie di crescita personale ma anche di una regione che sta risorgendo dalle macerie. Quale è il loro segreto? Affidarsi ai consigli del presidente Ikeda e stabilire profondi legami di fede con gli altri

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    Due giovani responsabili dell’Abruzzo, voci fresche e concrete, raccontano storie di crescita personale ma anche di una regione che sta risorgendo dalle macerie. Quale è il loro segreto? Affidarsi ai consigli del presidente Ikeda e stabilire profondi legami di fede con gli altri

    Le fondamenta si gettano in famiglia
    di Consiglio Sciascio

    Ho conosciuto il Buddismo il 2 maggio 2002 e il giorno seguente ho iniziato a recitare Daimoku.
    Nel gennaio del 2009 mi è stata offerta la responsabilità di regione dei giovani uomini e tre mesi dopo c’è stato il terremoto.
    Questo evento mi ha causato una grande sofferenza, che sono riuscito a superare grazie al Daimoku recitato assieme ai miei compagni di fede e ai continui incoraggiamenti del presidente Ikeda.
    Al termine del 2009 mi sono reso conto che, come Divisione giovani uomini, era stato consegnato un solo Gohonzon in tutto l’anno.
    Inizialmente non sapevo bene cosa fare: pregavo insieme ai giovani uomini e facevo shakubuku; mi sembrava di fare il massimo. Nel 2010 abbiamo raddoppiato: due giovani uomini hanno ricevuto il Gohonzon.
    Ma mentre continuavo a recitare Daimoku, una vocina nella mia testa diceva: «Con questo ritmo, per realizzare kosen-rufu in Abruzzo ci vorranno parecchi secoli!».
    Per questo motivo ho determinato che nell’anno successivo avremmo consegnato dieci Gohonzon ad altrettanti giovani uomini.
    «Quando intraprendi una battaglia puoi vincere o perdere ma, a dispetto del risultato a breve termine, il fatto di continuare a lottare è la prova della tua vittoria». Mantenendo questo incoraggiamento del presidente Ikeda nel cuore, facevo un’attività mirata a costruire legami basati sulla fede e sul cuore. In questo modo tutti, naturalmente, si sono sentiti motivati a impegnarsi ognuno al meglio delle proprie capacità. Il primo risultato è stata la consegna del Gohonzon a quattro giovani uomini e tra gennaio e febbraio abbiamo raggiunto lo stesso incredibile risultato. A giugno abbiamo realizzato l’obiettivo dei dieci Gohonzon con sei mesi di anticipo.
    Nel frattempo ho realizzato personalmente dodici shakubuku con Gohonzon e ho scritto una lettera a sensei per ringraziarlo. Il 19 agosto, il giorno del mio compleanno, ho ricevuto la sua risposta e questo è stato in assoluto il regalo più bello.
    A ottobre abbiamo raddoppiato le presenze alle riunioni di discussione e al termine del 2011 abbiamo consegnato in totale tredici Gohonzon a giovani uomini.
    Nel frattempo anche la mia rivoluzione umana ha fatto molti passi avanti: la fortuna accumulata recitando Daimoku e facendo attività con i miei compagni di fede mi ha permesso di aprire uno studio di medicina naturale e comprare un terreno dove costruire la casa in cui andare a vivere con la mia compagna. Ma c’era un piccolo particolare che bloccava la realizzazione di questo sogno: non avevo i soldi per costruire la casa, li avevo finiti e non sapevo dove andare a prenderli!
    Il padre della mia ragazza possiede una piccola impresa edile, ma non voleva aiutarci; tra l’altro non era molto favorevole al fatto che avessimo abbracciato il Buddismo. Alla fine di ottobre, improvvisamente, è stato colpito da un malore provocato dall’innalzamento dell’indice gli­cemico: è svenuto cadendo a terra, senza per fortuna riportare traumi, ma il suo stato era tale che rischiava il coma diabetico. Sebbene i valori non accennassero a scendere, si rifiutava categoricamente di andare in ospedale e ha chiesto a me se potevo curarlo con le terapie naturali. Abbiamo analizzato il suo regime alimentare, e con una dieta molto accurata è riuscito ad avere un considerevole calo di peso in breve tempo e il suo valore glicemico è tornato nella norma.
    Era veramente felice di aver raggiunto questo risultato e, senza che noi gli avessimo mai chiesto qualcosa in cambio, ha deciso di sua spontanea volontà di costruirci la casa: in sole tre settimane il seminterrato è quasi pronto!
    I miei obiettivi per il 2012 sono: consegnare a livello di regione venti Gohonzon a giovani uomini, realizzare due shakubuku con Gohonzon e, il 18 novembre, sposarmi!

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    Il sole di una promessa
    di Roberta Bramante

    Dal 6 al 13 settembre 2011, come responsabile regionale delle giovani donne d’Abruzzo, ho avuto la fortuna di partecipare al corso internazionale dei giovani in Giappone. Durante una sessione di domande e risposte, una ragazza argentina ha chiesto al vice direttore della Soka Gakkai Shigeo Hasegawa di spiegarle il significato di una guida data dal presidente Ikeda ai giovani argentini, con la quale li esortava a non accontentarsi di seguire semplicemente la strada tracciata dai loro predecessori.
    Hasegawa ha spiegato che con queste parole il presidente Ikeda intendeva trasmettere ai giovani l’importanza di sfidarsi nell’aprire strade sempre nuove per kosen-rufu, come lui stesso ha fatto per sessant’anni.
    Questo aspetto mi ha colpito, e tornando a casa ho deciso di mettere in pratica questa guida anche in Abruzzo. Il direttore generale Yoshitaka Oba, durante la riunione del 22 ottobre a Roma, ha incoraggiato i giovani a non perdere mai lo spirito dei pionieri. Perciò ho scritto una lettera a sensei, promettendogli che l’Abruzzo avrebbe realizzato l’obiettivo di consegnare il Gohonzon a venti giovani donne e che, per quanto riguardava me stessa, avrei coltivato nel cuore il mio spirito pionieristico.
    A fine ottobre mi sono resa conto che eravamo ben lontane dal realizzare l’obiettivo, visto che solo nove giovani donne avevano ricevuto il Gohonzon. Tuttavia non mi sono lasciata scoraggiare dall’evidenza: avrei vinto, mi sono detta, per il mio maestro e avrei incoraggiato tutte le giovani donne della mia regione a vincere a loro volta.
    Così ho cominciato a fare shakubuku senza mettermi alcun limite, in qualsiasi situazione, e mi sono impegnata al cento per cento nell’attività, concentrando le mie energie nella zona in cui vivo, Avezzano, dove c’era un solo gruppo e nessun giovane. Mentre recitavo Daimoku immaginavo che questo avesse il potere di richiamare i Bodhisattva della Terra, facendoli “emergere” al di là dei miei dubbi: erano già tutti lì, pronti e presenti, dicevo a me stessa, e aspettavano solo di essere risvegliati dal mio Daimoku.
    Qualche tempo dopo sono venuta a sapere che si erano trasferite nei pressi di Avezzano due giovani donne che avevano conosciuto il Buddismo a Roma e inoltre, sempre lì nella mia zona, un’altra ragazza aveva iniziato a praticare. Contemporaneamente anche una ragazza alla quale mia sorella aveva parlato di Buddismo ha iniziato a recitare Daimoku, proprio ad Avezzano.
    Ho deciso di sostenerle tutte, anche se alcune di loro abitavano in luoghi veramente impervi e per raggiungerle dovevo percorrere strade tortuosissime, attraverso boschi pieni di animali selvatici, cosa che mi spaventava un po’!
    Ogni volta, mentre pregavo con loro, sentivo proprio che stavo “impregnando la terra” con la preghiera e stavo aprendo nuove strade per kosen-rufu. Da questi sforzi sono emersi meravigliosi risultati: una di queste ragazze ha deciso di ricevere il Gohonzon entro l’anno, mentre un’altra che aveva smesso di praticare ha deciso di riaprire il Gohonzon e di ripartire con fede rinnovata. Proprio a casa sua abbiamo organizzato una riunione alla quale hanno partecipato dieci persone, tra cui sua madre, e sei giovanissimi della zona.
    Il gruppo di Avezzano ha visto per la prima volta la presenza di cinque giovani donne alla riunione di discussione e la cosa meravigliosa è che tutte sono animate dal desiderio di contribuire a far avanzare kosen-rufu nelle rispettive zone.
    Anche nel resto dell’Abruzzo c’è stata una crescita incredibile: nel giro di soli tre mesi i Gohonzon consegnati alle giovani donne sono stati sedici, di cui sette nel solo mese di dicembre, realizzando, anzi superando, l’obiettivo che avevo promesso a sensei.
    Sempre nel mese di dicembre ho ricevuto la risposta alla mia lettera a sensei e ho sentito con tutta me stessa che quando il nostro cuore entra in sintonia con il cuore del Budda e manteniamo un intimo dialogo con il nostro maestro, condividendo i suoi stessi obiettivi, emergono in noi e nell’ambiente che ci circonda potenzialità inimmaginabili.
    A febbraio di quest’anno avrebbe dovuto svolgersi il corso della regione Abruzzo, ma le condizioni metereologiche avverse hanno portato alla decisione di rimandarlo: questo fatto mi ha procurato molta sofferenza perché mi ha fatto rivivere le sensazioni provate nel 2009, quando il corso fu annullato a causa del terremoto. L’unica differenza era che questa volta a bloccare la nostra vita e kosen-rufu erano delle forti e copiose nevicate.
    Leggendo il primo capitolo del volume 25 della Nuova rivoluzione umana, ho compreso profondamente che un vero campione di kosen-rufu non è chi non incontra ostacoli o sofferenze nel proprio percorso ma, al contrario, chi, nonostante le circostanze avverse, non si arrende mai e con uno spirito indomito è capace anche di “penetrare una parete rocciosa”.
    Grazie al Daimoku che tutti nella regione abbiamo recitato, il corso si è svolto a marzo e la presenza dei giovani è stata superiore alle aspettative: infatti hanno partecipato oltre cento giovani e così anche la promessa fatta al presidente Ikeda è stata mantenuta [vedi foto a pagina 18, n.d.r.].
    Ad accoglierli c’era un bellissimo sole primaverile.

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