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Patrimonio della gente - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 18:19

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    Patrimonio della gente

    In vista della prossima uscita del secondo volume, pubblichiamo una riflessione sugli scritti di Nichiren Daishonin. Nelle sue parole una fonte perenne di incoraggiamento e un validissimo strumento di comprensione della nostra realtà contemporanea

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    In vista della prossima uscita del secondo volume, pubblichiamo una riflessione sugli scritti di Nichiren Daishonin. Nelle sue parole una fonte perenne di incoraggiamento e un validissimo strumento di comprensione della nostra realtà contemporanea

    È il 1200 e il Giappone ha per capitale Kamakura, una piccola ma importante cittadina nelle vicinanze di Tokyo. In quest’epoca, quella in cui visse Nichiren Daishonin, la religione aveva enorme influenza sul potere politico-militare. L’imperatore aveva un ruolo principalmente simbolico: di fatto era lo shogun, il capo militare, che deteneva realmente il potere e le redini del paese e nessuna decisione veniva presa senza consultare preti e monaci. Nella realtà la maggioranza dei preti era ignorante e non aveva una profonda conoscenza dei sutra e delle sfaccettature dell’insegnamento buddista: essere prete infatti era sinonimo di status e di una sicura vita al caldo e agli agi dei templi. In questo contesto Nichiren, a prescindere dalle persecuzioni, dalle umiliazioni e dagli attentati subiti, perseverò nei suoi ideali a costo di venire esiliato, calunniato o di rischiare la decapitazione. Durante l’esilio nell’isola di Sado senza cibo e al freddo, pur essendo considerato alla stregua di un ciarlatano, continuò a incoraggiare i suoi discepoli. Avrebbe potuto fare marcia indietro, come era stato più volte invitato a fare, quindi affiliarsi a un tempio Nembutsu e vivere al caldo senza i morsi della fame, riverito come si era soliti fare con i monaci del tempo; invece non si arrese alle difficoltà che gli si presentavano. Grazie alla sua lotta, oggi abbiamo a disposizione uno strumento potentissimo, il Gohonzon, e beneficiare della profonda comprensione che il Daishonin aveva del Buddismo. E lui, che ha vissuto una vita di stenti, è diventato immortale, non soltanto per i suoi discepoli, ma per aver fondato una scuola di pensiero buddista, oggi riconosciuta e diffusa in tutto il mondo, diventando la reale prova concreta dell’infinito potenziale umano.
    Capita spesso anche a ognuno di noi di vivere situazioni difficili, di sentirsi a un punto morto o davanti a una scelta importante per la nostra vita. Oppure di affrontare difficoltà al lavoro, nelle relazioni con superiori o colleghi, situazioni particolari in famiglia e con gli amici. Ma anche di vivere momenti positivi ricchi di progetti da condividere, speranza, voglia di fare. Sia in un caso che nell’altro possiamo immergerci in un libro che è la testimonianza dell’infinito potenziale umano che è dentro ognuno di noi, un libro che è diventato, almeno per quanto mi riguarda, un imprescindibile compagno di viaggio: gli scritti di Nichiren Daishonin.
    Tornare a casa, mettersi comodi e leggere le parole che Nichiren rivolgeva ai suoi discepoli è una preziosa abitudine. Una consuetudine che mi permette di ricaricare la mia condizione vitale, entrando in contatto con la compassione di un maestro che, senza mai perdere di vista i problemi dei suoi discepoli, li incoraggiava a seguire l’insegnamento buddista per diventare persone di autentico valore.

    Accessibile a tutti

    Anche se per molti di noi può sembrare assolutamente normale poter accedere direttamente alle parole di Nichiren Daishonin non dobbiamo dimenticare che fino a poco tempo fa ciò non era possibile. Grazie alla volontà del secondo presidente della Soka Gakkai, Josei Toda, e all’impegno di tanti membri, oggi in tutto il mondo si può avere diretto accesso alle lettere e ai trattati del Daishonin.
    Il 28 aprile del 1952 la Soka Gakkai pubblicò la raccolta completa degli scritti di Nichiren Daishonin, il cui titolo giapponese è Nichiren Daishonin Gosho Zenshu, in vista delle celebrazioni per i settecento anni della proclamazione di Nam-myoho-renge-kyo (avvenuta il 28 aprile 1253).
    Nella prefazione della stesura definitiva del Gosho Zenshu Toda scrisse: «È mio imperituro desiderio e preghiera che questa preziosa scrittura venga diffusa fra la gente di tutta l’Asia e del mondo intero». Adesso sono più di cinquant’anni che le parole di Nichiren vengono lette e studiate in ogni parte del mondo. Gli scritti del Daishonin sono un vero “patrimonio umano”. Oltre a rappresentare una testimonianza fondamentale per la vita e la fede, hanno messo in moto un movimento basato sul desiderio di studiare insieme. In ogni parte del mondo gruppi di persone si riuniscono per leggere insieme i testi di Nichiren e, così come facevano i suoi discepoli, provano a calare nella propria realtà, la forza del suo incoraggiamento, scambiandosi le proprie esperienze di vita.
    Come afferma Daisaku Ikeda: «Gli scritti del Daishonin sono insegnamenti sulla natura umana e sulla vita. Sono uno specchio che riflette la realtà della vita quotidiana delle persone, ricchi di acute riflessioni sulla società e sulla natura» (Il mondo del Gosho, esperia, pag. 75).

    Una guida a portata di mano

    Ikeda scrive ancora: «Negli scritti del Daishonin è contenuta la suprema filosofia universale che le persone cercano ovunque. Vi si trovano consigli che ci proiettano verso il futuro e tanti messaggi di speranza in grado di rivitalizzare chi ne è privo. Contengono una saggezza che arricchisce la vita di ognuno, incoraggiamenti che spronano ad agire e una compassione che conduce tutte le persone alla felicità. Esprimono il coraggio di combattere le forze negative e la spada affilata della ragione in grado di sconfiggere la natura demoniaca intrinseca alla vita. Hanno la passione che alimenta il progresso, la sincerità di apprezzare la premura degli altri, la forte convinzione che spezza l’illusione e insegnano come guidare le persone verso la vittoria» (ibidem).
    Il Gosho rappresenta quindi una guida a cui ognuno di noi può attingere. Anche i nostri maestri Makiguchi, Toda e Ikeda sono sempre tornati al Gosho e da lì ripartiti per trasmettere come attraverso la decisione individuale possiamo fare degli insegnamenti di Nichiren Daishonin un vero motore per la creazione della pace.
    «Il Buddismo di Nichiren – afferma ancora Ikeda – è la religione di kosen-rufu. Senza la decisione di diffondere la Legge mistica e gli sforzi pratici per metterla in atto, gli insegnamenti del Daishonin rimangono parole vuote» (ibidem, pag. 77).
    L’impegno nel mettere in pratica ciò che impariamo dalle lettere del Daishonin è ciò che rende l’insegnamento di Nichiren una religione viva che ha la forza di influenzare positivamente la società: è questo che rende il Gosho un patrimonio per tutta l’umanità.
    Nella prefazione al primo volume de La raccolta degli scritti di Nichiren Daishonin, Ikeda scrive: «Quando facciamo emergere il cuore del re leone dentro di noi, quando vinciamo sulle sofferenze e quando viviamo tutta l’esistenza coerenti con gli ideali di giustizia del Daishonin, solo allora possiamo dire di aver letto con la nostra vita i suoi scritti. Lo studio del Gosho, dunque, ha lo scopo di approfondire la fede arrivando al cuore del Daishonin. Ha lo scopo di sviluppare la convinzione che la propria vita possiede speranza, pace e felicità eterne, comprendendo i supremi princìpi del Buddismo» (RSND, 1, xiv).

    ha collaborato Riccardo Patrissi

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    A fianco dei discepoli di Nichiren

    Sono nato in una famiglia che pratica il Buddismo. È stato mio padre a regalarmi il primo volume degli Scritti di Nichiren Daishonin quando sono diventato membro dell’Istituto Buddista nel dicembre 2009. Leggendo ogni giorno alcuni brani di Nichiren sento una profonda vicinanza con i suoi discepoli.
    I miei preferiti sono Nanjo Tokimitsu, che considero come il primo rappresentante della Divisione futuro, Shijo Kingo, che è coraggioso e sempre fedele a se stesso e al suo maestro, e la signora Nichinyo che mi colpisce sempre per la sua fede e la sua eleganza.
    A volte sento di essere di fronte a ingiustizie e in quei momenti di difficoltà leggo più volte il Gosho, come per esempio
    Gli otto venti, Lettera a Niiike, Le quattordici offese e Gli argini della fede.
    In questo modo cerco di sviluppare il coraggio e la saggezza per fare l’azione più giusta possibile. Recitando Daimoku e studiando il Gosho provo una grande gioia perché sento di vivere una vita senza rimpianti.

    Mirko Lugli

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