Nel suo editoriale di aprile il presidente Ikeda ci scrive: «”È il cuore che è importante”, ci insegna il Daishonin. La Soka Gakkai, dove i cuori dei membri sono uniti dal grande voto di realizzare kosen-rufu, è la sintesi di “diversi corpi, stessa mente”. È un gruppo armonioso di credenti in perfetto accordo con la Legge mistica».
Ora è arrivato il momento di realizzare il grande sogno di un mondo pacifico che da secoli l’umanità insegue. Nichiren Daishonin ci ha lasciato il suo insegnamento proprio per realizzare la pace in tutto il mondo e la felicità di ogni singola persona. Se siamo convinti di aver abbracciato l’insegnamento che ha questa potenzialità non dobbiamo essere timidi nel portare avanti la pratica di shakubuku. Finché non cambia il cuore di ogni essere umano, infatti, non ci potrà essere nessuna trasformazione stabile: noi che abbiamo abbracciato il Buddismo possiamo cambiare radicalmente tutto.
Per avere un risultato è importante credere al 100% perché la Legge universale comprende tutto. Se si crede al 99,9999 periodico, per quanti 9 possiamo aggiungere il numero ottenuto non sarà mai il 100%. Lo stesso Shariputra, considerato il più intelligente tra tutti i discepoli di Shakyamuni, ottenne l’Illuminazione con la fede, non con la saggezza.
Per quale motivo il presidente Ikeda sta insistendo continuamente su itai doshin? Perché, afferma: «L’unità di intenti è la regola immutabile per il successo in ogni paese e organizzazione. In particolare nella pratica buddista, non saremmo in grado di produrre forza o alcun vero beneficio se non seguissimo questo nobile principio. “Siamo come i passeggeri di una nave che navigano con uno stesso cuore e uno stesso scopo. Dobbiamo rispettarci, considerandoci vicendevolmente Onorati dal mondo” scrive T’ien-t’ai in Grande concentrazione e visione profonda. Nel regno della fede non c’è distinzione tra superiori e inferiori, tutti i membri sono uguali, sono tutti Budda degni del massimo rispetto. Tutti nobili paladini».
Leggendo queste parole del nostro maestro è facile essere d’accordo con lui, ma la cosa fondamentale è sforzarsi di metterle in pratica. Sensei continua il suo editoriale scrivendo: «Non dobbiamo permettere a nessuno di seminare zizzania intenzionalmente nel nostro armonioso gruppo di fedeli, che si sta dando da fare con lo spirito compassionevole di condividere quanto più possibile i princìpi e gli ideali del Buddismo di Nichiren Daishonin per la felicità dell’umanità intera».
A volte possono sorgere problemi con i responsabili, ci possono essere comportamenti o azioni che involontariamente possono causare sofferenza: cerchiamo di risolvere queste situazioni col Daimoku e col dialogo, senza allontanarsi dalla Soka Gakkai, mantenendo sempre la fiducia nella natura di Budda presente negli altri.
A proposito dell’importanza del dialogo per la trasformazione dei conflitti, vorrei chiudere lasciandovi un passaggio della Lectio magistralis che sensei ha preparato per l’Università di Palermo: «Questo processo circolare (del dialogo, n.d.r.), dalla riflessione introspettiva al risveglio della coscienza dell’altro, corrisponde al meccanismo dialogico, per cui si riflette continuamente su se stessi e allo stesso tempo si crede e si fa appello alla natura positiva dell’altro. Il dialogo è allo stesso tempo un processo in cui si consolida, mediante un “allenamento spirituale”, il potere dell’autocontrollo. I due fattori principali che formano la sua base sono la fiducia e la certezza nell’esistenza della natura positiva in ogni essere umano e lo spirito della perseveranza, necessario per far apparire questa natura positiva. (…) Ho maturato la forte convinzione che il vero valore del dialogo si trovi non tanto nel risultato che si può ottenere quanto nel suo processo, durante il quale avviene un incontro spirituale tra esseri umani».
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