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Parlare al cuore - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 15:36

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Parlare al cuore

Non ci sono trucchi per avvicinare un amico al Buddismo. Si tratta di avviare un dialogo tra esseri umani al di là di apparenze e formalità. Unico requisito: desiderare intensamente la felicità della persona davanti a noi

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Non ci sono trucchi per avvicinare un amico al Buddismo. Si tratta di avviare un dialogo tra esseri umani al di là di apparenze e formalità. Unico requisito: desiderare intensamente la felicità della persona davanti a noi

Il Nuovo Rinascimento presenta alcuni estratti dal volume 25, pubblicato sulle pagine del Seikyo Shimbun. Il testo integrale è disponibile su www.ilvolocontinuo.it

Nella narrazione, l’autore, Daisaku Ikeda, rappresenta se stesso con lo pseudonimo Shin’ichi Yamamoto

Tomio Nakamori raccontò al presidente Yamamoto che viveva nella prefettura di Saga e che si trovava a Tokyo per partecipare al raduno dei laureati della sua università. Shin’ichi disse: «Domani si tiene la nona riunione generale della Divisione giovani uomini allo stadio Mitsuzawa di Yokohama. Visto che si trova a Tokyo, non vorrebbe parteciparvi?».
Nakamori annuì e Shin’ichi chiese a uno dei responsabili che lo accompagnavano di dargli un invito per la riunione. Il giorno seguente Tomio partecipò alla riunione e fu letteralmente travolto dall’energia di quei giovani che gremivano lo stadio. Si sentì profondamente ispirato dal discorso di Shin’ichi che esortava tutti a realizzare la pace in Giappone, in Asia e nel mondo. «La Soka Gakkai è davvero incredibile! È davvero una colonna portante per costruire la pace nella società!».
Ne uscì entusiasta ma, una volta a casa, gli impegni di lavoro si fecero pressanti e così tornò ad allontanarsi dalle attività della Gakkai. Un giorno un responsabile di capitolo gli disse con sincerità: «Io capisco che sei molto impegnato con il lavoro, ma quando comincerai a praticare sul serio? La vita è breve. Il momento giusto è adesso. Per quanto tu sia indaffarato, puoi sempre riuscire a ritagliarti del tempo e impegnarti nel movimento di kosen-rufu, così potrai migliorare la tua crescita personale e accumulare benefici. Dovresti prendere al più presto una decisione e agire di conseguenza».
Alcuni giorni dopo, Tomio e sua moglie Emiko furono nominati responsabili di gruppo. Dopo questa nomina, Tomio prese la ferma decisione di dedicarsi seriamente alla pratica buddista.
Shigekatsu Nojima, un responsabile di settore che lavorava in una miniera di carbone, ne fu entusiasta. «Sono davvero felice che lei, signor Nakamori, abbia deciso di fare attività per kosen-rufu. Ho recitato molto Daimoku perché questo accadesse. Niente avrebbe potuto rendermi più felice».
Nojima stava lottando con diversi problemi finanziari, ma continuava a dedicarsi con tutto se stesso alla pratica di shakubuku, senza preoccuparsi delle difficoltà che incontrava. Strinse con forza le mani di Tomio, con gli occhi pieni di lacrime. Tomio sentì in quel momento il valore dell’amicizia dei compagni di fede. Pianse lacrime di gioia e capì che quello era davvero un mondo meraviglioso pieno di un calore umano che non aveva mai sperimentato con i compagni di università, concentrati solo a diventare l’elite della società.
Kosen-rufu è una vasta rete di persone comuni che anelano alla felicità reciproca.
Il responsabile di settore Shigekatsu Nojima portò con sé il nuovo responsabile di gruppo, Tomio Nakamori, in lungo e in largo per la zona di Karatsu per incoraggiare le persone a propagare il Buddismo. In questo modo trasmise a Tomio le basi delle attività della Soka Gakkai.
«È molto importante incontrare personalmente i compagni di fede del tuo gruppo. Non pensare mai che sia sufficiente una telefonata per trasmettere le comunicazioni. D’altronde, tu sei forse l’unico ad avere un telefono in casa. Gli esseri umani hanno bisogno di vedersi a quattr’occhi e parlare di persona, altrimenti non possono comprendere come stanno veramente le cose. Se non si dialoga profondamente, non è possibile incoraggiare, né si può offrire un consiglio di fede adeguato. Solo quando c’è un incontro da vita a vita si possono dare consigli e si può fare shakubuku. La cosa più importante è sempre il cuore, in ogni relazione. Il fatto di riuscire a incoraggiare gli altri e parlar loro del Buddismo dipende da quanto profondamente sappiamo comunicare».
Nojima era veramente bravo nel parlare agli altri di Buddismo, mentre Tomio più si impegnava, più le sue spiegazioni si facevano noiose. Anche se l’interlocutore capiva a livello razionale, non si sentiva ispirato dalle sue parole e non manifestava alcuna intenzione di praticare. Per dirla con Nojima, le parole di Tomio “non arrivavano a incidersi nell’animo dell’interlocutore”, mentre i discorsi di Nojima erano semplici e chiari.
«Se credi in una cosa corretta la tua vita si armonizza. Mentre se credi in qualcosa di errato non farai altro che ripetere errori. L’essere umano comunque è influenzato da ciò in cui crede.
La religione è “l’insegnamento essenziale”, è la base del nostro modo di vivere. Solo se viviamo basandoci sul corretto insegnamento possiamo essere felici. Questo nobile insegnamento è il Buddismo di Nichiren Daishonin.
Anch’io da quando ho abbracciato questo Buddismo sono riuscito a guarire da una malattia e a superare numerose sofferenze e problemi. Non sono ricco, sono un semplice lavoratore, ma so con certezza che diventerò felice. Sono assolutamente convinto che diventerò felice. Perché non provi a praticare questo Buddismo insieme a me?».
Nojima si rivolgeva alle persone con questa forte convinzione, e così anche i più riluttanti, dopo averlo ascoltato, decidevano di abbracciare il Buddismo. Tomio comprese allora che fare shakubuku non significa dare spiegazioni teoriche. Nojima gli disse: «Il primo passo è pregare con tutto il cuore affinché quella persona diventi assolutamente felice. Secondo punto: il successo della propagazione dipende dalla nostra convinzione personale. Terzo: essere perseveranti. Se parli di Buddismo a una persona una o due volte e lei ti dice che non vuole praticare, non devi rassegnarti. Bisogna guardare le cose a lungo termine. Non bisogna amareggiarsi, o considerare inutili i propri sforzi solo perché alcuni non rispondono come vorremmo. L’atteggiamento dei membri della Soka Gakkai è di rispondere alle sfide più difficili con uno spirito ancora più ardente e combattivo».
Il punto su cui Nojima insisteva con più vigore e serietà parlando con Tomio Nakamori era la relazione tra maestro e discepolo: «Chiunque studi all’università ha bisogno di un insegnante nelle varie discipline. Anche noi abbiamo bisogno di un maestro nella fede. Non possiamo basarci solamente sul nostro punto di vista personale o sulle nostre interpretazioni.
«Dal momento in cui Shin’ichi Yamamoto è diventato il terzo presidente della Soka Gakkai, ho scelto lui come mio maestro e ho deciso di praticare esattamente come insegna. Ho inciso nel mio cuore tutte le sue guide, pubblicate sul Seikyo Shimbun. Ho studiato gli insegnamenti del Buddismo seguendo le sue spiegazioni e mi sono dedicato con tutto me stesso a fare shakubuku. Come risultato ho imparato a leggere il Gosho, nonostante abbia soltanto la licenza elementare. Posso aiutare le altre persone e sono felice, anche se vivo in una casa popolare. Non bisogna mai perdere di vista il maestro. In ogni momento e in ogni situazione, teniamo sempre sensei nel cuore!».
Circa quattro mesi dopo che Tomio aveva iniziato le sue attività, Nojima si trasferì nella prefettura di Fukushima. Fino alla sera prima del trasloco, Nojima aveva continuato a spostarsi insieme a Nakamori per incontrare insieme le persone. «Non preoccuparti del mio trasloco. Non possiedo molti mobili né pacchi. Diciamo che mi porto via solo i vestiti che indosso».
Nakamori fu colpito dalla sincerità di Nojima che si sforzava di incoraggiarlo, e promise a se stesso che avrebbe ripagato quel debito di gratitudine diventando un vero campione di kosen-rufu.
Per far crescere successori non sono necessari titoli di studio, posizione sociale o responsabilità istituzionali nella Soka Gakkai. L’unica cosa che conta è trasmettere la pratica buddista mettendola in pratica e pregare sinceramente per la crescita delle persone, impegnandoci insieme a loro con passione, perseveranza e sincerità.
Tomio Nakamori si immerse nello studio delle guide di Shin’ichi Yamamoto e partecipò alle attività della Soka Gakkai con entusiasmo, proprio come gli aveva insegnato Shigekatsu Nojima. Con perseveranza continuò a sostenere i compagni di fede e a far visita ai membri della sua zona per incoraggiarli.
In quel periodo, come fonte di energia, il carbone stava gradualmente perdendo valore in confronto al petrolio. Di conseguenza le miniere di carbone, che si trovavano ad affrontare seri problemi economici, erano costrette a chiudere una dopo l’altra.
Tomio continuò a sforzarsi con tutte le sue forze fino alla fine. Lavorava nei tunnel ricoperto dalla polvere di carbone e molto spesso partecipava alle attività senza cambiarsi d’abito perché dopo doveva rientrare al lavoro.
In questa situazione continuava a portare avanti al meglio il suo impegno come responsabile di gruppo, poi di settore e di capitolo. Nella lotta per realizzare kosen-rufu non indietreggiò mai di un solo passo. Tuttavia, nel 1966 non gli restò altra scelta che chiudere la sua miniera di carbone. Affrontò tutte le sfide a testa alta, lavorando prima in un’impresa di ingegneria civile e poi come agente immobiliare.
Quando Shin’ichi arrivò nella prefettura di Saga, il 25 maggio del 1977, Nakamori andò a prenderlo in auto alla stazione di Tosu. Mentre viaggiavano, Shin’ichi domandò a Tomio della sua vita e dopo aver ascoltato la sua storia, disse: «Quindi lei ha fatto attività insieme al signor Nojima. Ottimo. È un vero leader della gente comune. Nella Gakkai ci sono tanti membri che pur non avendo ricevuto un’educazione scolastica superiore, sono riusciti a far crescere numerose persone di valore attraverso la sincerità e la serietà.
Dopo tutto, è il calore umano che incoraggia e fa crescere le persone. Quando i responsabili più anziani nella fede si concentrano solo sugli aspetti più superficiali dandosi delle arie, i più giovani nella fede non crescono.

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Durante la riunione al Centro culturale di Saga, Tomio Nakamori fece un resoconto dettagliato a Shin’ichi Yamamoto sulla crescita del movimento di kosen-rufu nella prefettura di Saga. Nel frattempo sopraggiunsero gli studenti dell’Università Soka e gli altri laureati che Katsuhiko Teratsu e Shizuya Dei erano andati a chiamare. Erano sette in tutto.
«Benvenuti. Vi stavo aspettando. Accomodatevi – disse Shin’ichi con un largo sorriso -. Vi conosco molto bene».
Si rivolse quindi a Kazutoshi Ozaki, uno studente del terzo anno: «Ti trovo bene. Ora sei molto più alto di quando eri una matricola».

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Lo studente a cui Shin’ichi si era rivolto tirò un profondo respiro per allentare la tensione e disse: «Sensei, noi abbiamo creato un gruppo di membri della Divisione studenti dell’Università Soka provenienti dalla prefettura di Saga. Per l’unità che c’è tra noi, penso che siamo il numero uno in Giappone!».
«Capisco – disse Shin’ichi -, i membri della Divisione studenti della stessa prefettura si riuniscono per incoraggiarsi a vicenda. È meraviglioso! Io considero tutti voi che siete venuti a studiare all’università che ho fondato come veri discepoli che stanno lavorando insieme a me per realizzare i miei ideali».
Poi, rivolgendosi ai laureati Soka, aggiunse: «Vorrei che un fiume ininterrotto di laureati dell’Università Soka si riversasse in tutto il mondo, ma credo che sia importante anche quello che state facendo voi: dedicare le proprie energie lavorando per lo sviluppo della propria terra di origine. Vi esorto a ripagare il debito di gratitudine verso i vostri genitori e familiari che vi hanno cresciuto, e verso tutti i concittadini.
«Qualsiasi cosa accada in futuro, siate sempre orgogliosi di esservi laureati all’Università Soka, contribuite al benessere della società e continuate a perseverare nel fare del vostro meglio per la felicità degli altri e la prosperità della vostra comunità. Io conto su di voi».
Shin’ichi si rivolse quindi al responsabile della prefettura, Tomio Nakamori: «Deve essere molto rassicurante veder rientrare nella prefettura di Saga questi giovani che frequentano le università fuori, in particolare dall’Università Soka, giovani la cui fede si è forgiata nella Divisione studenti. Ciò renderà l’organizzazione molto forte da queste parti.
«Inoltre, è mio desiderio che la prefettura di Saga diventi all’interno della Gakkai la “numero uno” in qualcosa. Ad esempio nella propagazione, o negli abbonamenti, oppure nello studio del Buddismo…
«Se la prefettura di Saga riuscirà a vincere in un ambito specifico, quel successo diverrà una tradizione di cui andare orgogliosi, una fonte di fiducia e fierezza. In seguito, da lì si aprirà la strada alla vittoria in ogni altro aspetto».
Shin’ichi si rivolse nuovamente ai laureati Soka: «Che lavoro fate?».
Katsuhiko Terazu lavorava presso il comune, Shigeru Sugise, un membro che era stato fra i primi a laurearsi, lavorava nell’ufficio amministrativo di una scuola elementare e faceva attività, quel giorno, dietro le quinte, nello staff organizzativo.
Un altro laureato dello stesso anno lavorava presso l’ufficio demoscopico gestito dal padre.
Tutti affermarono che trovare lavoro, una volta tornati nella prefettura di Saga, era stato davvero difficile, una grande sfida.
Come accadeva in molte zone del Giappone, anche nella prefettura di Saga c’erano poche grandi aziende. Poiché le opportunità di lavoro erano piuttosto limitate, i concorsi per i posti di lavoro nella pubblica amministrazione, nelle scuole e nei servizi locali erano molto competitivi.
Nonostante questa situazione, i laureati all’Università Soka che erano tornati nelle loro zone d’origine si sforzavano seriamente per riuscire a trovare un lavoro.
Questi laureati avevano tutti in comune la forte decisione di voler contribuire al benessere della propria comunità e di portare gioia e felicità nella vita dei genitori e dei compagni di fede.
Nutrivano profonda gratitudine verso i genitori e i familiari per aver loro permesso di studiare all’Università Soka di Tokyo, soprattutto perché la maggior parte delle loro famiglie non era benestante.
Per esempio, il padre di Katsuhiko Teratsu lavorava in una banca quando Teratsu era ancora piccolo, ma fu coinvolto in uno scandalo sul posto di lavoro e dovette dare le dimissioni. Era una persona estremamente corretta e onesta, e personalmente non aveva nulla a che fare con quello scandalo, ma ciò che successe gli fece perdere la speranza. Dopo aver attraversato un periodo duro e pesante si unì finalmente alla Soka Gakkai. Quindi riuscì a trovare diversi lavori, ma solo con il suo salario era difficile mantenere la moglie e i quattro figli. La moglie perciò continuò a lavorare come insegnante di scuola elementare, mentre si prendeva cura della crescita dei figli, così con lo stipendio di entrambi potevano mantenere tutta la famiglia.
Teratsu era il figlio maggiore. Sin dalle scuole medie iniziò a impegnarsi nella pratica buddista e crebbe nel giardino della famiglia Soka. I genitori sapevano del suo desiderio di studiare nell’università fondata dal presidente Yamamoto, perciò fecero molti sacrifici per risparmiare i soldi necessari.
Poiché dovevano pensare anche agli studi delle altre tre figlie, sapevano che non sarebbe stato affatto facile mandare Teratsu all’università a Tokyo. Ma quando lui superò gli esami di ammissione ne furono felicissimi e lo salutarono con un grande sorriso, raccomandandogli di impegnarsi al massimo all’università.
L’ammissione di Teratsu all’Università Soka fu annunciata anche a una riunione locale e i membri si congratularono con calore per la bella notizia. Una donna, asciugandosi gli occhi commossa, lo incoraggiò dicendo: «Tu sei l’orgoglio di Saga. Qualsiasi cosa accada, impegnati il più possibile!».
Katsuhiko Teratsu partì per Tokyo sostenuto dalla sua famiglia e dai compagni di fede.

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