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Oltre ogni immaginazione - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 12:22

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Oltre ogni immaginazione

Beatrice Mansi, Parma

Il 2013 sarebbe stato il mio anno decisivo, avrei realizzato una grande prova concreta, partendo proprio da ciò che più mi creava sofferenza: l’università. Iniziai ad affrontare gli esami con un atteggiamento diverso. Il mio percorso universitario, infinito e stressante, era la situazione ideale per sfidarmi

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Il 2013 sarebbe stato il mio anno decisivo, avrei realizzato una grande prova concreta, partendo proprio da ciò che più mi creava sofferenza: l’università. Iniziai ad affrontare gli esami con un atteggiamento diverso. Il mio percorso universitario, infinito e stressante, era la situazione ideale per sfidarmi

Ho ventitré anni e ho ricevuto il Gohonzon nel dicembre 2009. In quattro anni di pratica ho realizzato delle bellissime esperienze, ma alla fine dello scorso anno percepivo che c’era ancora qualcosa che stava frenando la mia vita: non mi sentivo mai adeguata e all’altezza delle situazioni, mi sminuivo facilmente al confronto con gli altri e faticavo a percepire il mio valore. Per questo il 2012 si è chiuso con la decisione di cambiare questo modo di vivere e di pensare così radicato in me.
Il 2013 sarebbe stato il mio anno decisivo, avrei realizzato una grande prova concreta, partendo proprio da ciò che più mi creava sofferenza: l’università. Il mio percorso universitario, infinito e stressante, era la situazione ideale per sfidarmi. Il Gosho mi incoraggiava: «Afferra la fede che ti è lontana attraverso la prova concreta che ti è vicina» (Lettera a Horen, RSND, 1, 455).
Volevo essere sempre brava e perfetta e, per ottenere un buon voto, impiegavo mesi a preparare un solo esame. Ciò voleva dire dare tre o quattro esami al massimo l’anno… una media davvero bassa. Per questo ero delusa di me stessa e sentivo un senso di vergogna e di frustrazione. Il fatto di essere così in ritardo nei tempi per me era un fallimento. Ma ciò non accadeva perché non mi impegnavo, anzi. Recitando Daimoku davanti al Gohonzon emerse chiaramente cosa c’era alla base dei miei studi: la paura del fallimento. Fallire, per me, significava rendermi conto di essere incapace. Questo tipo di paura mi ha portato a trincerarmi dietro un ossessivo desiderio di perfezione, come a dimostrazione del mio valore e delle mie capacità. Questa paura era come aver un grosso peso da trascinare e questo mi faceva procedere a passo lento e pesante. La gioia del bel voto ovviamente si esauriva nel momento stesso che il professore scriveva il voto sul libretto. Subito dopo ero già sopraffatta dall’ansia per l’esame successivo.
Il mio studio era oppressivo, non creavo valore né nella mia vita né in quella degli altri e, a riprova della sfiducia verso me stessa… iniziai il mio primo anno fuori corso.
Così davanti al Gohonzon, promisi al mio maestro, il presidente Ikeda, che avrei realizzato un risultato straordinario entro il 18 novembre e iniziai a impegnarmi ancora più seriamente nella pratica.
Il Daimoku che recitavo era sincero, pieno di forza; sentivo il mio cuore legarsi a quello di sensei. Studiavo con attenzione il Gosho e la Rivoluzione umana, mi impegnavo in tutte le attività. Mentre sostenevo le giovani donne e i “tesori” della Divisione futuro sentivo emergere dentro di me forza, coraggio e soprattutto amore verso me stessa. Iniziai ad affrontare gli esami con un atteggiamento diverso: ero felice e a mio agio davanti ai professori, stringevo legami con gli studenti, incoraggiavo gli altri a farcela. Percepivo il valore della mia lotta e finalmente mi sentivo libera.
Nel frattempo mi era stata proposta la responsabilità della Divisione futuro e dopo stati d’animo altalenanti accettai con gioia. All’inizio partecipare ai loro incontri mi spaventava perché pensavo di dover fare qualcosa di particolare in quanto responsabile; invece, al loro primo meeting, mi sono sentita subito a mio agio rimanendo colpita dalla loro spontaneità e sincerità. Sono loro che mi incoraggiano a essere me stessa.
Intanto la sessione d’esami estiva si stava avvicinando. Avevo deciso di sostenere tre esami in un mese, un sogno per me irraggiungibile. In più, dovevo impegnarmi nella realizzazione della prima riunione Futuro di regione e, nonostante la mia paura di sottrarre tempo allo studio, decisi che il meeting sarebbe stato gioioso, fonte di speranza e allo stesso tempo avrei superato brillantemente gli esami. Le due vittorie erano strettamente legate dalla promessa fatta a sensei e dalla mia vita emersero una forza e un coraggio inimmaginabili. La riunione fu un autentico successo e sostenni i tre esami con risultati eccellenti. Ora sono decisa a vincere oltre ogni immaginazione, superando gli ultimi esami e a laurearmi nel 2014.
All’inizio dell’anno avevo inoltre determinato di essere una persona che rappresentasse in ogni momento, con il mio atteggiamento, la Soka Gakkai e il presidente Ikeda, così iniziai a far conoscere il Buddismo a molte più persone. Decisi di diventare il pilastro e il sole della mia famiglia e dei miei amici e la prima cosa fu sentire la mia fede radicarsi sempre di più.
I miei genitori assistevano meravigliati e fieri di me, alla mia esplosione di vita e ai miei traguardi. I momenti a tavola si trasformavano in occasioni di confronto e incoraggiamento sulla base dei princìpi buddisti, tanto che una sera mia mamma disse scherzando: «Se stasera non andassi alla riunione di discussione non sarebbe un problema, l’hai appena fatta con noi!». Mia mamma, da un paio di mesi, recita spesso Daimoku con me. Un obiettivo della Divisione studenti è accompagnare due persone a ricevere il Gohonzon e desidero che uno di questi sia proprio la mia mamma.
I grandi obiettivi e la lotta per realizzarli sono le mie occasioni per ricercare la pratica corretta. La relazione con sensei è il faro che mi guida. Desidero continuare per questa strada e far conoscere a più persone possibili il dono più prezioso che si può ricevere in questa vita, il Gohonzon.

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