Mettendo al centro la preghiera per kosen-rufu, la relazione con il maestro e il desiderio di incoraggiare i compagni di fede, Azzurra realizza il suo sogno di diventare un’esperta di economia di genere. Con il coraggio che scaturisce dal Daimoku si attiva per l’empowerment femminile e ottiene risultati che vanno ben oltre la sua immaginazione
Ho iniziato a praticare nel 2013, dopo aver perso la mia prima figlia di soli tre anni, per un tumore. Fino ad allora la mia vita era stata fortunata. Avevo trentadue anni, due splendide figlie e il lavoro che avevo sempre desiderato. Dopo la perdita di mia figlia, però, tutto mi sembrava senza senso. Iniziare a praticare il Buddismo è stato come rinascere. Ho avuto un’altra figlia, poi un’altra.
La mia professione marciava a pieno ritmo. Fin da piccola avevo l’obiettivo di insegnare all’università, e ci ero riuscita. Ma avevo un sogno nel cassetto, mai realizzato: diventare un’esperta di economia di genere. Raccontare, dati alla mano, le disparità che le donne si trovano ad affrontare ogni giorno, in famiglia e nel lavoro. Quando avevo iniziato a lavorare, il mio professore era stato chiarissimo: l’economia di genere no, non in questo paese, non mi avrebbe consentito di pubblicare, di progredire nella carriera.
Così avevo accantonato il mio sogno.
Ma grazie alla pratica buddista, a quarant’anni ho deciso di rilanciare. A marzo, con l’arrivo del lockdown, mi sono ritrovata di fronte a uno stop. E si è affacciata di nuovo la tentazione di abbandonarmi alla mia tendenza: mi sarei occupata degli altri, trascurando me stessa, con l’idea di dover scegliere, di non poter fare tutto.
E invece no. Questa volta ho puntato al cento per cento, nonostante le condizioni di fatica oggettiva, ho deciso di sperimentare fino in fondo la frase del Gosho «l’inverno si trasforma sempre in primavera» (RSND, 1, 477), di impegnarmi per il mio maestro, per realizzare un’esperienza che incoraggiasse tutti a credere nel potere del Gohonzon, nei meccanismi incredibili che si attivano quando si prega con l’obiettivo di kosen-rufu.
Ciò che è accaduto è stato superiore a ogni aspettativa.
Già dall’anno scorso facevo parte di un gruppo di lavoro alla Camera dei Deputati che si occupa di empowerment femminile, un beneficio della pratica buddista. Nell’immancabile chat in cui ci confrontiamo tra colleghi, a seguito del lockdown abbiamo iniziato a scambiarci i nostri punti di vista e abbiamo scoperto che noi donne ci sentivamo tutte frustrate, sottovalutate.
E così abbiamo lanciato una campagna, DateciVoce, che ha raggiunto quasi quarantotto milioni di persone, chiedendo che nelle task force e nei luoghi in cui si prendono decisioni importanti per il nostro paese, le donne fossero rappresentate al cinquanta per cento. Abbiamo scritto al Presidente del Consiglio, smuovendo mari e monti.
E l’impossibile è diventato possibile: sono infatti state chiamate nove nuove esperte perché entrassero nelle task force per fronteggiare la pandemia. E io sono stata intervistata dal TG3 nazionale in qualità di esperta di economia di genere, oltre che promotrice di DateciVoce. Subito dopo ho partecipato a un programma tv in prima serata perché volevano una donna che parlasse di economia, di donne, di mercato del lavoro. E poi, a seguire mi hanno contattata da Il Messaggero, la Canadian Broadcasting Corporation, GR Parlamento, Marco Montemagno…
L’ho sentita come una risposta alla mia determinazione e allora ho rilanciato ancora: voglio che tutto questo diventi il fulcro della mia professione, voglio anche essere retribuita. Ho determinato di fare una grande esperienza per trasmettere alle mie compagne di fede e a tutte le donne che ce la possiamo fare.
Il Buddismo insegna che si diventa felici solo insieme agli altri. Lo trovo profondamente vero. Iniziavo ogni mattina studiando un incoraggiamento del maestro Ikeda e forse per la prima volta ho iniziato a credere davvero di essere un Budda perfettamente dotato.
All’improvviso ricevo una mail da Unicredit, che ogni anno lancia, in un grande evento nazionale, tre temi fondamentali indispensabili per la crescita dell’Italia. Quest’anno hanno scelto me come relatrice, per parlare di economia di genere. E questa volta sarò retribuita!
Passano pochi giorni e ricevo un’altra telefonata, da un’europarlamentare tedesca. Mi chiede se voglio accettare un incarico importante per la Commissione Europea: valutare come i fondi stanziati dalla UE per la crisi post-Covid impatteranno diversamente su uomini e donne, portare alla luce le disuguaglianze, proporre come utilizzare questi fondi per raggiungere l’equità.
Questo lavoro mi dà la possibilità di precisare con numeri concreti il messaggio di equità che cerco di trasmettere. E di renderlo più solido e credibile. Oltre a questo, acquisisco una grande visibilità.
Fondo un nuovo gruppo di pressione per chiedere che i fondi europei siano utilizzati anche a beneficio delle donne, lanciamo una petizione che in pochi giorni raccoglie oltre quarantacinquemila firme, i parlamentari ci ricevono e iniziano a sostenerci, ci ricevono i ministri.
La telefonata più recente è arrivata dall’assistente di Serena Dandini: mi invita a un evento per parlare della situazione delle donne nel mondo e soprattutto in Italia, per proporre soluzioni. Sento di essere profondamente unita al mio maestro e recito Daimoku ogni giorno con l’obiettivo di essere portatrice della sua visione delle donne come cardine di una nuova società basata sull’umanesimo buddista, in ogni occasione.
Tutto questo non sarebbe mai successo senza il coraggio che ho tirato fuori grazie al Daimoku. Molte persone mi chiedono come riesco a portare avanti tutto quello che faccio nella mia vita. Io rispondo sempre che tutto ciò deriva dalla mia pratica buddista.
Sono felice, grata e determinata a mostrare sempre più prove concrete per trasmettere coraggio e speranza nella società.