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Occasioni di felicità - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 09:30

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Occasioni di felicità

Francesco Catalano, Catania

I benefici che ho realizzato con i miei figli sono arrivati quando ho veramente messo in pratica il principio buddista di “fede uguale a vita quotidiana”

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I benefici che ho realizzato con i miei figli sono arrivati quando ho veramente messo in pratica il principio buddista di “fede uguale a vita quotidiana”

Praticavo da dieci anni quando mio figlio Giuseppe, poco più che maggiorenne, attraversa una crisi profonda: perde la testa per una ragazza, non gli rinnovano il contratto nella Marina Militare, abbandona gli studi e rompe il legame sia con me che con mia moglie.
Facendo Daimoku con questa sofferenza, mi sono ricordato di come stavo prima di iniziare a praticare: ero da poco felicemente sposato ma sul lavoro stavo subendo una sorta di stalking da parte di una donna che cercava di importunarmi in tutte le maniere.
Per fortuna mia nipote mi fece shakubuku, così con la pratica e lo studio degli scritti di Nichiren Daishonin, in poco tempo riuscii a rasserenare la mia mente. Mi aveva colpito una frase: «Prenditi cura di te e non affliggere la tua mente» (RSND, 1, 585).
Ricordando la mia esperienza, ho potuto comprendere profondamente la sofferenza di mio figlio e ho desiderato che praticasse.
Sono partito da me, facendo il massimo sia nel Daimoku che nell’attività per gli altri.
In un brano de La nuova rivoluzione umana il presidente Ikeda scrive: «Noi purifichiamo e forgiamo la nostra vita nella misura in cui sfidiamo i nostri limiti personali. E ogni attività che facciamo per il progresso di kosen-rufu diventa per noi una fonte di buona fortuna» (NRU, 15, 79). Un giorno finalmente mio figlio mi chiese se potevo aiutarlo a superare quel momento difficile perché non sapeva come uscirne. Fu facile in quel momento parlargli della pratica.
Da allora è iniziato un bellissimo percorso: ha ripreso gli studi, è rientrato in Marina e ha incontrato una splendida ragazza. Questo risultato mi dà la spinta a sfidarmi ancora di più nell’attività buddista.
Due anni fa mi trovai di nuovo a un bivio: scegliere se soffrire passivamente o reagire con determinazione: mio figlio, mentre si allenava correndo sul lungomare di Lerici, a La Spezia, cadde nel vuoto perché un costone gli crollò sotto i piedi, fece una caduta di sei metri rimanendo incastrato tra la scogliera e l’acqua, e nell’impatto perse i sensi. Fortunatamente, sebbene fosse tardo pomeriggio, due persone si accorsero dell’incidente e chiamarono subito i soccorsi. Era giovedì, e mio figlio mi chiamò dall’ospedale poco prima dello zadankai per raccontarmi che aveva rischiato la vita e che si era fratturato le gambe. Con mia moglie restammo sgomenti, ma con coraggio decisi di andare comunque alla riunione, anzi riuscii a portarci anche mia moglie e mia figlia che non praticavano, per non lasciarle sole in preda al panico. Naturalmente uscimmo tutti incoraggiati da quello zadankai.
Dopo una settimana Giuseppe, dimesso dall’ospedale, tornò a casa in convalescenza accompagnato dalla sua ragazza. Il brutto incidente si tramutò in un’occasione perché mia figlia, incuriosita dalla determinazione del fratello e della sua fidanzata, decise di iniziare a praticare!
Mio figlio, guarito molto prima del previsto, venne addirittura scelto per la parata militare del 2 giugno a Roma, davanti al presidente della Repubblica, dove siamo andati con tutta la famiglia passando dei giorni meravigliosi.
Ma la vita è una continua sfida: subito dopo dovetti affrontare la malattia di mio padre. Ancora una volta, unendo Daimoku e attività, tutta la famiglia riuscì a vivere quel momento con serenità, arrivando anche a festeggiare il suo ottantesimo compleanno tutti insieme prima che morisse. In quell’occasione ho constatato nuovamente quanto la fede sia fondamentale per superare le situazioni più difficili. Mi ha incoraggiato una frase del presidente Ikeda: «È grazie alla Legge che la nostra vita continua eternamente da un’esistenza alla successiva. Se abbiamo fede nella Legge mistica e la pratichiamo, arriveremo a capire che la nostra vita è eterna» (I misteri di nascita e morte, esperia, 2010, pag. 102).
Circa un mese dopo, mentre uscivo da casa di un praticante che ero andato a trovare in un paese lontano, ricevetti una telefonata in cui mi chiedevano se ero disponibile per andare a un corso SGI in Giappone. Accettai subito! È stata una meravigliosa esperienza in cui ho potuto approfondire ancora di più la mia fede e il legame con il nostro maestro.
Una settimana prima della partenza mia figlia, che non era sposata, ci comunicò di aspettare un bambino. Lì per lì io e mia moglie ci siamo sentiti un po’ impreparati… Comunque, grazie al fatto che stavo recitando tanto Daimoku per il corso, il giorno stesso ho trasformato quel sentimento negativo, ho ripensato alla frase di sensei sull’eternità della vita, alla morte di mio padre, alla mia determinazione che rinascesse subito… perciò ora non potevo non essere felice per questa nascita annunciata, perché è un evento meraviglioso.
Elisa è nata, splendida e meravigliosa bambina! Mia figlia si è sposata e vive in una bellissima casa. Il primo gennaio di questo anno, nella commozione generale, ha ricevuto il Gohonzon e sono stato proprio io a consegnarglielo.
Dopo il corso in Giappone mi hanno affidato la responsabilità degli uomini del Territorio Sicilia Est.
Oggi sono ancora più determinato a sforzarmi nell’attività per kosen-rufu nella mia terra realizzando i miei sogni e quelli del nostro maestro, impegnandomi sempre per costruire una famiglia armoniosa per kosen-rufu.

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