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Obiettivi - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 09:31

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Obiettivi

In queste pagine offriamo alcuni spunti per lo zadankai tra cui scegliere quali utilizzare, in modo creativo, per stimolare il desiderio di sperimentare la pratica buddista e lo scambio di esperienze. Continuate a mandarci i vostri suggerimenti scrivendo a: nuovo.rinascimento@sgi-italia.org

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In queste pagine offriamo alcuni spunti per lo zadankai tra cui scegliere quali utilizzare, in modo creativo, per stimolare il desiderio di sperimentare la pratica buddista e lo scambio di esperienze. Continuate a mandarci i vostri suggerimenti scrivendo a: nuovo.rinascimento@sgi-italia.org

Cosa si legge nel Gosho:

«Sto pregando con tanta convinzione come se dovessi accendere il fuoco con legna bagnata o estrarre l’acqua dal terreno riarso»

da Rimproverare l’offesa alla Lege e cancellare le colpe (RSND, 1, 395)

Daisaku Ikeda commenta:

Qui il Daishonin dimostra come pregare davanti al Gohonzon in un momento di sfida. Se osserviamo la nostra situazione solo con la ragione, non abbiamo nessuna opportunità di vincere. Ma Nichiren ci dice che il Gohonzon ha un infinito potere. Ciò che conta è se ci crediamo o no. Se pensiamo che siamo discepoli di Nichiren, noi per primi dobbiamo pregare per perseguire quel tipo di pratica coraggiosa che rende possibile l’impossibile (RU, 10, 26).

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Cosa si legge nel Gosho:

«Quando fra le persone prevale lo spirito di “diversi corpi, stessa mente”, esse realizzeranno tutti i loro scopi, mentre se hanno uno “stesso corpo e diverse menti” non possono ottenere niente di notevole. […] Perfino una sola persona, se ha scopi contrastanti, finirà sicuramente per fallire. Ma cento o mille persone possono senza dubbio realizzare il loro scopo se hanno un’unica mente»

da Diversi corpi, stessa mente (RSND, 1, 550)

Daisaku Ikeda commenta:

Una persona in conflitto con se stessa e incerta sullo scopo da perseguire non potrà realizzare niente di notevole. Se non decidiamo qualcosa non possiamo sviluppare una forte determinazione, finiremo per essere influenzati dal nostro ambiente e vagheremo senza una direzione: questa è la follia degli esseri umani. Se siamo confusi e nutriamo dubbi sulla questione fondamentale del conseguimento della Buddità non potremo raggiungere la via del Budda e finiremo per imboccare il sentiero dell’infelicità e della sofferenza. Ciò che conta di più è il cuore. Una salda determinazione dentro il nostro cuore ci permetterà di vincere. Tutto parte dal cambiamento del nostro atteggiamento, e ciò è altrettanto vero quando si tratta di costruire una solida unità (BS, 133, 17).

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Daimoku e azione
D. Ikeda, BS, 168, 63

Una freccia non può colpire il bersaglio se non si prende bene la mira. Lo stesso vale per il Daimoku. Le nostre preghiere funzionano quando stabiliamo degli obiettivi chiari e ci sforziamo con impegno e tenacia per ­realizzarli.
La fede nel Buddismo di Nichiren non si limita alla recitazione del Daimoku davanti al Gohonzon nell’attesa passiva che le cose vadano automaticamente bene. Bisogna recitare Daimoku e sforzarsi, sforzarsi e recitare Daimoku: solo in questo modo possiamo attivare le funzioni positive dell’universo che lavorano per il nostro successo. Il mio maestro Josei Toda, parafrasando il Daishonin disse: «Se non siete in grado di attraversare un fossato largo tre metri, come potete sperare di attraversarne uno largo sei o nove? (cfr. RSND, 1, 718). Dovete lavorare con risolutezza e pazienza per realizzare ogni obiettivo che vi siete posti».
Quando perdiamo di vista i nostri obiettivi, cominciamo a girare a vuoto e non andiamo da nessuna parte. Recitate specificamente per i vostri obiettivi futuri, e poi fate del vostro meglio per realizzarli, sforzandovi con tutto il cuore così come si addice alla gioventù.

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L’impossibile diventa possibile
RU, 10, 9

Quando Shin’ichi seppe ciò che Toda si aspettava da lui per la campagna del Kansai, rispose al desiderio del maestro senza un attimo di esitazione. Naturalmente era consapevole del fatto che l’obiettivo poteva considerarsi praticamente irrealizzabile, alla luce dei fatti, e sulle prime sprofondò nella disperazione.
[…] Poi, uno dopo l’altro, come nuvole nel cielo, cominciarono ad apparire nella sua mente alcuni passi del Gosho. Passi che mettevano chiaramente in evidenza come si potesse trasformare ciò che apparentemente era impossibile in una cosa possibile. Quelle frasi gli dicevano che la chiave per la vittoria non risiedeva necessariamente nella forza numerica, quanto nell’indistruttibile unità di un gruppo anche piccolo, e rivelavano che il potere della fede non conosceva limiti. […] Non affermava forse il Gosho: «Usa la strategia del Sutra del Loto prima di ogni altra»? Shin’ichi adesso comprendeva pienamente che le uniche cose sulle quali poteva contare erano il Gohonzon e il Gosho.

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Sogni e obiettivi di grande portata
D. Ikeda, BS, 160, 18

Il mio maestro Josei Toda scrisse: «Se osserviamo i grandi del passato, vediamo che non si lasciarono abbattere dalle onde impetuose delle difficoltà della vita ma rimasero aggrappati a speranze che ad altre persone sembravano solo dei sogni bizzarri. Nulla li poteva fermare o scoraggiare nella realizzazione delle proprie aspirazioni, e sono certo che la ragione di questo atteggiamento sia il fatto che le loro speranze non erano dirette al conseguimento di desideri o interessi personali bensì orientate verso la felicità delle persone, cosa che li riempiva di convinzione e fiducia straordinarie». Toda evidenziò una verità di fondamentale importanza: l’autentica speranza emerge laddove ci si impegna puntando a sogni e obiettivi di grande portata, come un mondo senza guerra e violenza, un mondo in cui ognuno possa vivere con dignità. I problemi che il mondo deve affrontare sono scoraggianti nella loro vastità e complessità, tanto che a volte può essere difficile capire da dove o come cominciare ad affrontarli. Ma non possiamo lasciarci paralizzare dalla disperazione, dobbiamo invece muoverci verso gli obiettivi che ci siamo fissati e in cui crediamo. Anziché accettare passivamente le cose come stanno, dobbiamo sfidarci per creare una nuova realtà. È in questo impegno che si trova un’autentica e incessante speranza.

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Le illusioni e i desideri sono Illuminazione
CFR.: BS, 168, 12-14

Questo principio spiega che desideri e Illuminazione non sono separati. Tutte le sofferenze possono diventare energia per la nostra crescita

Il Buddismo insegna che “le illusioni e i desideri sono Illuminazione”; con “illusioni e desideri” ci si riferisce alle sofferenze, ai desideri che causano sofferenza, mentre per “Illuminazione” si intende uno stato vitale di felicità.
Di solito si pensa che desideri e Illuminazione siano due cose distinte: la sofferenza sembra l’esatto contrario della felicità. Ma non è così nel Buddismo di Nichiren Daishonin, secondo il quale solo bruciando la “legna” dei problemi e delle sofferenze potremo ottenere la “fiamma” della felicità. In altre parole, usando la sofferenza come combustibile otteniamo la luce e l’energia della felicità. Ed è attraverso la recitazione di Nam-myoho-renge-kyo che “bruciamo la legna dei desideri terreni”, quindi tutti i problemi e le sofferenze si trasformano in energia per la nostra felicità, in carburante che ci permette di avanzare. La cosa meravigliosa dell’abbracciare il Buddismo è che tale fede permette a coloro che soffrono maggiormente di ottenere la più grande felicità, e a coloro che stanno affrontando i problemi più gravi di condurre vite piene di significato.
Ci sono problemi di ogni tipo. Potete avere problemi personali o interrogarvi su come aiutare i vostri genitori, o desiderare che gli amici malati o depressi guariscano. O potreste essere profondamente angustiati dalla questione della pace mondiale o dalla direzione che sta prendendo l’umanità nel ventunesimo secolo. Queste sono preoccupazioni davvero nobili.
Con il Daimoku potete trasformare tutte queste preoccupazioni e problemi in carburante per avanzare, in energia vitale, in profondità di carattere e in fortuna. Spero perciò che affrontiate ogni tipo di problema recitando molto Daimoku e migliorando voi stessi. Avere fede significa porsi degli obiettivi e sforzarsi di rea­lizzarli tutti. Se immaginiamo ogni obiettivo o sfida come una montagna, la fede è il processo di crescita che accompagna ogni scalata.

Trasformare il veleno in medicina

La vita comprende inevitabilmente sia la vittoria che la sconfitta. Possono esserci momenti di dolore e di sofferenza. […] Più grandi sono i nostri problemi e le nostre sofferenze, più grandi saranno la gioia e la felicità in cui potremo trasformarli grazie alla nostra pratica buddista.
Pratichiamo il Buddismo per la nostra felicità. Lo scopo della fede e della pratica è vivere rimanendo noi stessi, accrescendo la fortuna e aprendo la strada verso la felicità. Ciò premesso, se veniamo facilmente sviati da questioni di poco conto e cambiamo umore da un momento all’altro, non possiamo dire che stiamo davvero praticando il Buddismo di Nichiren. Nel regno della Legge mistica possiamo con il tempo trasformare tutto il veleno in medicina, qualsiasi cosa ci accada.
Non c’è infatti una linea divisoria netta tra ciò che è veleno e ciò che è medicina. La stessa sostanza può agire come veleno o medicina, dipende dal dosaggio e dalla forza vitale dell’individuo che l’assume. Qualcuno ha anche definito la medicina come un “veleno che salva la vita”. Allo stesso modo, non c’è una distinzione precisa tra ciò che nella vita funzionerà da veleno o da medicina, se una cosa porterà alla vittoria o alla sconfitta.
Se alla fine vinciamo, tutto ciò che abbiamo sperimentato può essere visto come medicina, se invece siamo sconfitti, allora tutto, anche ciò che lungo il cammino sembrava fungere da medicina, diventa un veleno. Cosa vuol dire vincere alla fine? Significa vincere nella fede. Questo è il vero trionfo come esseri umani, che ci porta alla vittoria attraverso le tre esistenze di passato, presente e futuro.

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Qual è lo scopo della vita?
D. Ikeda, BS, 170, 65

Il presidente Toda spesso parlava dello scopo della vita. È piuttosto comune per noi stabilire scopi basati sui nostri desideri di felicità futura: i nostri progetti per il prossimo anno, obiettivi come ottenere un lavoro, sposarsi, trovare una nuova casa e così via. Toda disse: «È vero, questi sono tutti obiettivi che ci poniamo naturalmente nel corso della nostra vita ma, considerati in termini di scopo supremo, non sono altro che mezzi per raggiungere un fine. Se non avete uno scopo fondamentale, non potete stabilire i mezzi appropriati». Esiste lo scopo fondamentale della vita e poi ci sono le varie sfide che affrontiamo lungo la strada. Lo scopo fondamentale e supremo è la grande impresa di kosen-rufu. Abbracciare e propagare Nam-myoho-renge-kyo, la Legge per il conseguimento della Buddità, significa che noi e gli altri condividiamo la suprema felicità. Una volta che ci è chiaro il nostro vero scopo nella vita, possiamo creare il massimo valore possibile da ogni sfida che ci capita lungo il cammino. Quando ci dedichiamo a realizzare il grande voto di kosen-rufu possiamo trasformare qualsiasi cosa, senza eccezioni, in una fonte da cui scaturisce qualcosa di positivo.

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