Il titolo di queste pagine è tratto da uno scritto di sensei dal quale i ragazzi e le ragazze della Divisione futuro della Sardegna hanno preso spunto per decidere di raccontare la loro attività attraverso le esperienze personali.
«Il Buddismo – ci raccontano i responsabili – si riflette nelle persone in modo diverso a seconda del loro modo di vivere e di pensare. Per esempio alcuni ragazzi che vivono nelle zone interne della Sardegna svolgono attività da veri pionieri e grazie a questo stanno realizzando grandissime prove concrete».
Vi proponiamo alcune delle loro preziose storie insieme alle impressioni di Valentina e Andrea di ritorno dal primo corso Futuro che si è svolto a Firenze lo scorso luglio.
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Le nostre storie
Per la mia felicità
Anna, 18 anni, Cagliari
Sono cresciuta accompagnata dal Buddismo e dai suoi princìpi. Tuttavia fino ai sedici anni ero scettica poiché la mia mentalità mi ha sempre allontanato da qualsiasi tipo di spiritualità.
Ma a quell’età dovetti affrontare un grande problema che pian piano stava cominciando a distruggere il mio corpo e la mia mente, l’anoressia nervosa. L’ansia e la mania di perfezionismo che mi avevano accompagnato durante tutta la mia crescita avevano raggiunto il loro culmine e la mia famiglia mi aiutò a rendermi conto della gravità della situazione convincendomi a farmi aiutare. Mia mamma e mia sorella mi invitarono a sedermi davanti al Gohonzon, a cui mi ero avvicinata qualche volta ma con poca convinzione, e a praticare con forza e concentrazione per la mia felicità. Anche se mi ci volle qualche tempo, così feci e grazie al sostegno del Daimoku mio e di chi mi stava intorno e all’aiuto di specialisti, l’oscurità che mi circondava ha iniziato piano piano a diradarsi. Le giornate, scandite dal Gongyo e da altre attività, sono diventate più leggere.
A novembre del 2013 sono diventata membro e ormai sono due anni che pratico con regolarità e convinzione. Per il mio futuro mi sono posta come obiettivo principale quello di vivere con più serenità, perché è ciò che mi è sempre venuto maggiormente difficile, e di prendere più decisioni seguendo il cuore, ovvero ciò che desidero. Sono determinata a proseguire la mia carriera scolastica e andare all’università, e non voglio scegliere unicamente in base alle opportunità lavorative future, ma in base alle mie passioni, così da crescere soddisfatta e senza rimpianti.
All’inizio di quest’anno mi sono posta anche l’obiettivo di fare circa un’ora di Daimoku al giorno; inoltre sosterrò l’esame di primo livello che si svolgerà il mese prossimo e soprattutto, anche se trovo abbastanza difficile fare shakubuku, sto cercando di parlare più apertamente del Buddismo a chi non lo conosce.
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Le nostre storie
Crescere così come sono
Alice, 13 anni, Sennariolo (OR)
Iniziai a recitare all’età di dieci anni e anche se non capivo molte cose quando praticavo ero felice e mi sentivo bene.
Frequento la seconda media e quest’anno ho pensato che la mia fosse la scuola peggiore del mondo.
Tutti i giorni ci andavo quasi con le lacrime agli occhi e chiamavo quel posto “inferno” o “carcere minorile”, non andavo d’accordo con i miei compagni e neanche con alcuni professori. Mi veniva da pensare: «Anche se il mio rendimento è ottimo l’ambiente scolastico mi ha fatto odiare persino il fatto di studiare e imparare cose nuove».
Venivo insultata e disprezzata per quello che ero. All’inizio non rispondevo, ma dopo una dose di pillole di cattiveria quotidiana ho cominciato a trascurare lo studio e a insultare a mia volta. Ogni “bomba” che dicevo però faceva male più a me che agli altri. Inoltre in quel periodo desideravo ardentemente essere un insieme di altre persone, a mio parere perfette, come mia sorella o qualche amica.
A un certo punto, con la forza del Daimoku, ho deciso di smettere con tutti questi comportamenti e le cose sembravano migliorare anche se gli ostacoli continuavano a crescere.
Mio padre, che aveva deciso di smettere di fumare con grande gioia sua e di tutta la famiglia, era molto nervoso e ci scontravamo spesso. Io per cercare di non farlo arrabbiare immagazzinavo a mia volta rabbia e nervosismo. Continuai a frequentare le riunioni giovani a cui partecipavo da circa un anno, iniziai a leggere le riviste con più fervore continuando a fare Daimoku. Così capii che per stare meglio in quell’inferno di scuola e in famiglia avrei dovuto fare la mia rivoluzione umana e anche se ho avuto delle ricadute piano piano sono riuscita a migliorare la situazione. A scuola per esempio ho nuove amicizie sincere e il clima si è fatto meno pesante perché ho cominciato a vedere quel posto non come un carcere, ma come un gruppo di adolescenti stanchi con professori stanchi che desideravano andare in pensione.
Mi sento pronta per la terza media e per quello che ci sarà dopo. Ho capito che anche se cado posso rialzarmi e andare avanti senza desiderare di essere qualcun’altra.
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Le nostre storie
Come un supereroe
Matthew, 17 anni, Cagliari
Ho conosciuto il Buddismo a quindici anni grazie al mio migliore amico che mi invitò alla mia prima riunione: il suono del Daimoku mi affascinò e iniziai pian piano a pronunciarlo anch’io. Finita la riunione mi sentii meglio, più leggero e sereno, ma ero estremamente diffidente. Continuai ad andare alle riunioni senza però recitare Daimoku con regolarità, finché un giorno di ottobre dell’anno scorso i responsabili ci chiesero di porci un grande obiettivo per il 18 novembre, giorno della fondazione della Soka Gakkai. Decisi di iniziare a recitare ogni giorno ponendomi lo scopo di cambiare la relazione che avevo con la mia professoressa di spagnolo con la quale mi arrabbiavo in continuazione, giudicandola incapace.
Provai dunque per tutto il mese ad assumere un atteggiamento diverso nei suoi confronti, a volte con successo e a volte no, finché leggendo In cammino con i giovani capii che ogni persona ha un valore e che il compito di noi giovani buddisti è anche quello di cercare di far emergere questo valore, in noi stessi come negli altri. Dopo questa lettura sembrava davvero che qualcosa stesse cambiando, ma il sedici novembre feci un grande passo indietro mancandole di rispetto a tal punto che fui invitato a uscire dalla classe e presi una nota sul registro. Mi sentivo abbattuto, ma decisi di mettere alla prova me stesso e la mia fede: il 18 novembre partecipai alle attività organizzate al centro culturale con entusiasmo decidendo che l’indomani avrei chiesto scusa alla professoressa. Il giorno dopo però, mentre mi stavo per avvicinare alla cattedra, lei cominciò a parlare chiedendo scusa a tutta la classe. Disse di essersi resa conto che non ci stava prendendo nel modo giusto e si scusò perfino con me dicendo di aver avuto una reazione esagerata. Fu la mia prima prova concreta. Il Daimoku divenne il carburante per le mie attività, iniziai a essere costante a scuola e nella capoeira (attività che svolgo tutt’ora) notando progressi e miglioramenti in continuazione. Mi sentivo fortemente determinato e non mi lasciavo scoraggiare facilmente come prima. Il rapporto con la mia professoressa è notevolmente migliorato e di conseguenza anche il mio rendimento.
Il 25 novembre ho ricevuto il Gohonzon e da quel momento la mia fede non ha fatto altro che rafforzarsi. Recitare Daimoku tutti i giorni è stato come indossare il mantello di Superman e iniziare a volare leggero tra tutti gli impegni e le sfide della mia vita.
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Le ali per volare nel mondo / II
Io c’ero
Di ritorno dal primo corso nazionale della Divisione Futuro, che si è tenuto a Firenze lo scorso luglio, Andrea e Valentina raccontano le emozioni che hanno vissuto e l’importanza che questo evento ha avuto nelle loro vite
Andrea: È stata un’esperienza unica dove ho toccato con mano quanto veramente ci si prenda cura degli altri. I punti principali che mi hanno colpito di più sono stati: lo shakubuku, lo studio e l’azione. Durante tutti i tre giorni infatti mi sono sentito spronato ad agire. Con questo stato vitale, di ritorno a casa ho affrontato il test di ammissione per l’università superando le mie aspettative e sono riuscito a parlare seriamente di Buddismo ai miei amici, regalando loro Felicità in questo mondo. Non sapevo proprio che reazione aspettarmi e sono felice che abbia suscitato grande interesse e curiosità.
Valentina: Il corso di Firenze è stata una tappa di vitale importanza per la mia vita perché ho avuto modo di approfondire la mia fede, il rapporto con il maestro e di creare rapporti sinceri con i ragazzi e le ragazze della Divisione futuro provenienti da tutta Italia. Al rientro dal corso ho sentito il desiderio di realizzare kosen-rufu nella mia terra e di impegnarmi per dare vita alla Divisione futuro nel mio paese, Gavoi.