Quando iniziai la mia nuova attività imprenditoriale, mi chiedevo continuamente:«Ma chi me l’ha fatto fare?». Oramai avevo intrapreso questa battaglia, dovevo vincere le mie insicurezze legate soprattutto alla tendenza al narcisismo e alla paura di non essere apprezzato perché incapace
Iniziai a praticare nel gennaio del 1992, senza la più pallida idea di quale lavoro fare. Mi sentivo come travolto dalla vita e nello stesso tempo era come se ne fossi spettatore. Dopo circa sei mesi di sconforto, cominciai a recitare molto Daimoku; cercando di assaporarne il gusto, l’aroma, come se fosse un caffè.
Percepii una gioia immensa perché compresi che il mio desiderio era quello di lavorare con i bambini. Sentivo di aver fatto un passo avanti nella fede e nello studio, mi ero abbonato alle riviste che divoravo avidamente, ed era arrivato il momento di agire inviando curriculum e presentando domande di lavoro. Nello stesso periodo mi iscrissi alla facoltà di Scienze dell’educazione.
Nonostante i miei sforzi, dopo un anno di pratica, ero disoccupato e con pochissimi soldi. Una domenica decisi di recitare più che potevo con l’obiettivo di trovare lavoro l’indomani. Rabbia e frustrazione lasciarono il posto alla determinazione. Il lunedì accadde una cosa stupefacente: prima di uscire di casa per cercare lavoro, mentre recitavo Daimoku, mi telefonò una cooperativa sociale per fissarmi un colloquio la mattina stessa e alle ore 16 stavo già firmando un contratto a tempo indeterminato: avrei svolto il ruolo di educatore con bambini dai sei ai dodici anni!
Passarono gli anni e pur lavorando riuscii a laurearmi, ma sentivo che, nonostante la passione verso il lavoro con i bambini, non ero più soddisfatto della mia situazione. Era il 2001 e passai vari mesi a cercare di sciogliere quel senso di insoddisfazione. Parlarne con i miei compagni di fede mi aiutò a non rimanere chiuso in me stesso e ad avere un obiettivo “per kosen-rufu“. Pian piano capii che avrei trovato nell’insegnamento scolastico l’evoluzione del mio lavoro.
Sostenuto dal Daimoku e dalla forza che nasce dall’attività per gli altri, studiai e lavorai contemporaneamente, riuscendo a conseguire nel 2005 la seconda laurea in Scienze della formazione primaria. Poco dopo iniziai a insegnare. Scrive Daisaku Ikeda: «Essere consapevoli della nostra missione fa nascere forza e speranza e diventa l’energia trainante che ci permette di avanzare in mezzo alle difficoltà della vita. Ognuno ha una missione nella vita. Non c’è essere umano che non ne abbia una» (NR, 283, 8).
Nel 2006 decisi che dovevo trovare il modo di arrotondare lo stipendio con un lavoretto extra, ma senza allontanarmi dal mio ambito professionale. Cominciai quindi a recitare Daimoku con la fiducia che qualche cosa sarebbe emersa e continuai a coltivare questo desiderio, finché nel 2008 conobbi un’associazione che teneva corsi musicali per bambini e genitori. Dopo un anno di apprendistato presi l’abilitazione all’insegnamento con l’obiettivo di lavorare per questa associazione. Contrariamente a quanto avevamo stabilito, mi fu detto che non avrei potuto lavorare con loro perché garantivo solo due giorni alla settimana e che non erano più sufficienti. Una profonda sofferenza e un senso di rabbia presero il sopravvento, creando un muro tra me e il Gohonzon, ma in tutti quegli anni avevo imparato quanto sia “altamente sconsigliabile” essere fagocitati da questi stati d’animo e riuscii a trasformare tutto questo veleno in “medicina”.
Decisi di aprire un centro dove poter tenere autonomamente dei corsi. Avviai la pratica per ottenere l’abilitazione dalla casa madre, fondatrice di questo metodo d’insegnamento, e con mia grande gioia, perché la nostra vita quando è illuminata dalla Legge ci sorprende davvero, mi venne accordata. Ero colmo di gratitudine e di nuova determinazione. Nel frattempo, forte di questa vittoria, decisi che entro due anni sarei entrato di ruolo nella scuola primaria.
A gennaio 2010 quando iniziai la mia nuova attività imprenditoriale, mi chiedevo continuamente: «Ma chi me l’ha fatto fare?». Oramai avevo intrapreso questa battaglia, dovevo vincere le mie insicurezze legate soprattutto alla tendenza al narcisismo e alla paura di non essere apprezzato perché incapace.
I primi corsi partirono con meno iscrizioni di quelle previste; cercai di affidarmi nuovamente solo al Daimoku per sciogliere davanti al Gohonzon l’ansia e la preoccupazione che avevo. Una frase di Asa Nakajima, responsabile della Divisione donne italiana, mi ha accompagnato durante tutto quel periodo: «Ora è il momento di risvegliare una consapevolezza più profonda, recitando Daimoku con forte convinzione per rompere il guscio e allargare la nostra condizione vitale, così da far scaturire la nostra Buddità» (NR, 450, 7). La vittoria è arrivata naturalmente davanti al Gohonzon: mi sentivo libero di essere me stesso. Dopo un anno le iscrizioni sono più che raddoppiate e a settembre 2011 ho ottenuto il posto da insegnante a tempo indeterminato nella scuola primaria. Gratitudine è ciò che provo verso l’insegnamento buddista e per tutte le persone che hanno lasciato semi di incoraggiamento nella mia vita.