I perché di una struttura capillare, lo scopo della comunicazione e il significato del termine responsabilità. Questi i temi affrontati in questo colloquio
Redazione: Qual è il senso dei vari livelli di responsabilità nella Soka Gakkai, gruppo, settore, capitolo, ecc. Perché è stata pensata in questo modo?
Nakajima: Spesso Toda diceva: l’organizzazione militare è molto efficace perché, essendo pensata per vincere, deve essere molto veloce ed esatta. Infatti, in quel caso, se l’informazione è sbagliata è facilissimo perdere. Importante è l’esattezza e la velocità. Ma noi usiamo solo questo aspetto dell’organizzazione militare, perché la Soka Gakkai esiste unicamente per prendersi cura dei membri e per realizzare la pace nel mondo. Essere esatti e veloci è importante; il nostro scopo però non è vincere le battaglie – perché siamo contrari a ogni forma di violenza – ma aiutare i membri, soccorrere le persone. In questo senso ciò che conta è il cuore: cosa potrebbe significare “velocità” per aiutare i membri? L’unica cosa che mi viene da pensare è andare ad aiutare prima possibile chi sta affrontando una difficoltà.
Quando si è in tanti e si diventa un’organizzazione, senz’altro è importante trasmettere velocemente anche le informazioni: ci sono varie cose da trasmettere sulla nostra attività, ma non si usa né la radio, né la televisione, perché anche alla base della trasmissione di informazioni ci deve essere il nostro cuore.
Se non fosse così, basterebbe usare la radio: si leggono i consigli del nostro maestro e siamo a posto… Ma è sempre stato chiaro, fin dai tempi di Toda, che sottolineiamo l’importanza di trasmettere con il cuore da persona a persona: non sono le parole che aiutano le persone, è il cuore di chi parla che le aiuta. Perciò nella nostra organizzazione l’accento è sul cuore con cui si riesce a comunicare con gli altri, non sulla forma gerarchica.
Redazione: Quando parli di cuore a cosa ti riferisci?
Nakajima: Al cuore di Nichiren Daishonin e del nostro maestro Ikeda. Noi dobbiamo sforzarci di comprendere sempre più il cuore del Daishonin con la nostra vita aiutando gli altri.
Formalmente la nostra organizzazione è gerarchica: tre gruppi formano un settore, tre settori un capitolo, tre capitoli un hombu etc. Si basa sempre sul tre perché è una forma più equilibrata, dinamica e si può organizzare facilmente. In quattro è più difficile, in due si possono creare concorrenza e competizione. Ma alla base di tutto c’è l’unico scopo di sostenere i membri nella pratica buddista, attraverso una relazione che nasce dal cuore.
Di fatto è veramente difficile vedere il cuore di una persona: ma col tempo si può vedere se agisce con il cuore o senza il cuore.
L’importante è che ognuno cerchi sempre di migliorare se stesso nel suo comportamento umano. Noi stiamo cercando di realizzare un’utopia: la felicità di tutti gli esseri viventi. Parlando in generale, finora tutti i tentativi di realizzare pace nel mondo sono stati frammentari, ma noi stiamo cercando di realizzare questa utopia basandoci sul cuore.
La nostra organizzazione, dal punto di vista della forma, è gerarchica: in qualsiasi organizzazione c’è una forma strutturale, ma a seconda del cuore delle persone che la compongono, cambiano il suo valore e il suo significato.
Redazione: C’è una frase famosa di Toda in cui diceva: “Chi non comunica è nemico di kosen-rufu”. Cosa significa?
Nakajima: La comunicazione, intesa come flusso di informazioni che riguardano le nostre attività, è una questione complessa. Un responsabile di qualsiasi livello, prendiamo per esempio il gruppo, non è il “proprietario” di quel gruppo: deve comunicare, far sapere ai responsabili di settore come sta andando, quali problemi ci sono. Deve chiedere aiuto: ognuno cerca di fare il meglio possibile, ma parte sempre dal suo punto di vista. Comunicando con gli altri si cerca insieme il modo migliore per aiutare le persone a praticare.
Comunque, ripeto, è importante che tutti abbiano sempre l’atteggiamento di migliorare ogni giorno.
Redazione: Qual è il senso di migliorare?
Nakajima: È facile dire “avere cuore”, “avere compassione”, ma quale compassione? Quale cuore?
Quando pensiamo alla felicità delle persone dovremmo comprendere cosa intendeva il Daishonin: lui pensava a ogni singola persona, alla felicità di ogni singolo. Dobbiamo capire bene questo: ogni essere umano ha diritto di essere felice. Un esempio al contrario è la storia della madre del Bodhisattva Mokuren che pensava solo a se stessa e non voleva dividere con gli altri ciò che aveva, e morì nello stato di Avidità.
Spesso ho l’impressione che ancora noi non comprendiamo bene quanto sia potente questa pratica buddista: mi sembra come se noi stessimo praticando una cosa un “po’” buona, che “forse” vale anche per gli altri, per cui la trasmettiamo con difficoltà e con timore.
Ciò vuol dire che non si riesce a credere neanche alle parole del Daishonin.
Redazione: Quando si parla della struttura della Soka Gakkai si dice che è piramidale, ma che noi tendiamo sempre a schiacciare la piramide. Che vuol dire schiacciare la piramide?
Nakajima: Vuol dire che davanti al Gohonzon siamo tutti uguali, che non c’è questa piramide. Chi si assume la responsabilità, prima di tutto si assume la responsabilità di migliorare sempre la sua vita.
Poi, se io seguo tre persone, sto seguendo la “vita” di tre persone, e ogni singola vita ha un valore assoluto, inimmaginabile. Allora la mia decisione deve essere che queste tre persone siano tutte felici. Ogni praticante comunque ha la responsabilità della sua vita, ma, da parte mia, la decisione è quella di incoraggiare, di aiutare: parlando, recitando Daimoku, stando vicino ecc. Oppure vado dal responsabile di settore per farmi aiutare a seguire quella persona: cerco di chiedere aiuto a chi ha più esperienza. Tutti i responsabili, di qualsiasi livello, dovrebbero sempre avere la disponibilità ad aiutare tutte le persone: questa è la Soka Gakkai.
Non ci si deve sentire proprietari di un gruppo, un settore ecc. È totalmente sbagliato impartire ordini. Allora diventa una gerarchia, un esercizio di potere autoritario…
Nella vita di un uomo ci sono tante cellule, tante vite: c’è la vita dentro la vita. Così nella nostra comunità ci sono tante entità – gruppi, settori etc – che compongono una entità più grande finalizzata all’unico scopo di rendere felici le singole persone che la compongono e anche chi non ne fa parte.
Redazione: Per quanto riguarda il termine “responsabile”, questa parola può essere intesa in senso negativo e avere un’accezione che fa pensare al potere.
Nakajima: In giapponese non si usa il termine “responsabile”. Responsabile di gruppo – ad esempio – si dice han-cho, due ideogrammi: han = gruppo, cho = letteralmente capo. L’ideogramma cho è lo stesso che si usa per dire capofamiglia (ka-cho), un termine che non indica potere, ma assunzione di responsabilità, cioè una persona che si assume la responsabilità del benessere della famiglia.
Il riferimento quindi è proprio alla famiglia, ai rapporti di affetto che ci sono in una famiglia.
Redazione: Perché le persone che sono più giovani nella fede sono responsabili di gruppo?
Nakajima: Perché, partendo da una minore esperienza nella fede buddista, possono seguire poche persone, assumersi responsabilità di poche persone. Se si hanno sulle spalle più anni di fede, si hanno anche più esperienze di pratica e quindi si può “abbracciare” un maggior numero di persone.
Per portare avanti la responsabilità c’è sempre da imparare, perché ci sono tante persone diverse, con problemi diversi.
Se si abbandona il punto di vista corretto non si capisce più niente della Soka Gakkai. La Soka Gakkai si basa solo sul rapporto cuore a cuore. Se si esce da qui avviene un disastro…
Redazione: Qual è il ruolo delle Divisioni giovani, adulti etc?
Nakajima: Prima di tutto viene ogni singola vita. Le divisioni vengono dopo. Prima viene l’essere umano. È ovvio che i giovani hanno caratteristiche diverse dagli adulti, ma per prima cosa dobbiamo ragionare tutti insieme sull’attività buddista. Sulle varie Divisioni torneremo più approfonditamente in seguito.