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Non lasciarsi sconfiggere - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 13:26

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Non lasciarsi sconfiggere

Il messaggio ricevuto al corso in Giappone dai delegati della Sgi da tutto il mondo è chiaro: la decisione di vincere su ogni tipo di difficoltà, da coltivare individualmente nel proprio cuore, è ciò che determinerà i prossimi risultati

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Il messaggio ricevuto al corso in Giappone dai delegati della Sgi da tutto il mondo è chiaro: la decisione di vincere su ogni tipo di difficoltà, da coltivare individualmente nel proprio cuore, è ciò che determinerà i prossimi risultati

C’è sempre qualcosa di straordinario nel partecipare a un corso in Giappone: senza dubbio l’incontro con il maestro e il contatto con i suoi discepoli. Al nostro arrivo ci hanno accolto entrambi a braccia aperte e alla partenza ci hanno salutato con l’affetto di amici eterni.
Dal primo al nove marzo alcuni responsabili dell’Istituto Buddista hanno partecipato all’annuale summit generale della SGI: duecentocinquanta delegati da sessanta paesi. Lo sviluppo degli ultimi tempi del movimento di kosen-rufu era palpabile nell’atmosfera che si respirava fra i rappresentanti della SGI e nei loro resoconti, e di quanto il Buddismo del Daishonin e la figura del presidente Ikeda siano sempre più apprezzati nelle società di tutto il mondo. Kosen-rufu è sempre più una realtà. Voglio ricordare le parole di Ikeda nella scorsa edizione del summit di novembre 2007: «Le fondamenta di kosen-rufu mondiale sono state gettate. Ora inizia la seconda fase». Significativa l’esperienza della SGI islandese che, nel pieno della crisi causata dal fallimento delle banche statali, ha trovato lo slancio e l’opportunità per trasmettere sulla rete televisiva nazionale il messaggio di speranza inviato da Ikeda ai membri islandesi (vedi NR, 417, 12).
Il presidente Ikeda è apparso in ottima forma alla riunione generale dei responsabili tenuta a Tokyo il 4 marzo nel Makiguchi Memorial Hall. Ho cercato di incidere ogni frase dentro di me e ricordarla. Ho apprezzato la vastità e varietà della sua saggezza e delle sue argomentazioni, la capacità di recepirle dipende dall’atteggiamento di chi ascolta. Il suo intervento è stato travolgente come un fiume in piena (anche se scherzava sul fatto di essere reduce da una visita dentistica): è iniziato con la presentazione di svariati quadri fotografici con dedica, donati a ogni paese – all’Italia ne ha già regalati due nei mesi scorsi – a seguire poesie, premi e riconoscimenti dedicati a singoli pionieri che uno dopo l’altro sfilavano sul palco, spesso scambiando qualche parola col maestro. Molto bello e molto apprezzato anche da sensei, il coro delle giovani donne. Cantavano in anteprima la canzone del neonato gruppo Ikeda Kayo-kai trasmettendo gioia e determinazione.
Ikeda ha poi rivolto un incoraggiamento a noi uomini chiamandoci la “colonna dorata di kosen-rufu“, e, facendoci alzare, ci ha chiesto di improvvisare “Kurenai no uta”, la “canzone del sole cremisi” per la quale i giovani di trent’anni fa riscrissero i testi venti volte fino alla sua versione definitiva. Per molti di noi è stata una grande emozione cantare di fronte al nostro maestro il canto della passione dei giovani, come già avevamo fatto in gioventù. Ikeda ha aggiunto, rivolto agli uomini, ma in generale a tutti gli adulti, «non c’è differenza fra gli uomini e i giovani, quando vi chiedono quanti anni avete, d’ora in avanti rispondete togliendovi trent’anni». Ha poi aggiunto: «La vittoria è dei giovani e dei gruppi che agiscono con spirito giovanile».
Per oltre un’ora Ikeda ha continuato a parlare, toccando con saggezza e umorismo un’infinità di argomenti tra i quali la forza delle canzoni, l’importanza della gratitudine, il valore della religione per il benessere della società e l’ammonimento rivolto ai politici per essere sempre al servizio dei cittadini. In modo particolare si è soffermato ancora nell’aiutarci a capire cosa sia l’unità di maestro e discepolo attraverso due esempi: il suo rapporto con Josei Toda e gli eventi del ’79 che lo portarono a dimettersi dalla carica di presidente della Soka Gakkai. Questa unità consiste nel fatto che il discepolo realizza concretamente i pensieri e i desideri del suo maestro, uno dopo l’altro. Nel ’79 alcuni alti responsabili, dominati dall’arroganza e dall’egocentrismo complottarono con il clero per costringere Ikeda alle dimissioni e i discepoli di allora non furono in grado di proteggerlo. La riunione si è conclusa con una lunga recitazione di Daimoku, guidata dal maestro, che in cuor nostro non volevamo che finisse mai.
Nel corso di questi giorni abbiamo avuto modo di comprendere i progetti e la visione della SGI attraverso gli incoraggiamenti dei suoi responsabili: Kayoko Asano, Yoshitaka Oba e Hisao Matsuyama. Il presidente della Soka Gakkai, Minoru Harada, ha tenuto una sessione di domanda e risposta mentre il responsabile del Dipartimento di studio, Eiichi Saito, ha approfondito il significato del Gohonzon dal punto di vista della Legge materializzata in esso.
Dopo la riunione con il maestro e il caloroso sostegno dei responsabili della SGI, ci aspettava una tappa importante: l’incontro con i membri del Kansai che per due giorni ci hanno fatto capire con i loro sorrisi, le loro esperienze e le canzoni che cosa sia nel concreto la relazione di unicità tra il maestro e i discepoli: non essere mai sconfitti. Josho Kansai (Kansai sempre vittorioso) è il motto, la spina dorsale e la storia dei membri di Osaka e delle altre province del Kansai. Questo detto è nato dalla famosa “campagna di shakubuku” del 1956 quando Ikeda, allora ventottenne, grazie a una vorticosa attività personale di visite a casa, riuscì in pochi mesi nella storica impresa di avvicinare al Buddismo decine di migliaia di famiglie di Osaka. Il 3 luglio 1957 Ikeda fu ingiustamente arrestato per false accuse dalle quali venne in seguito completamente assolto. Quando il 17 luglio fu poi rimesso in libertà, i membri di Osaka, felici per il rilascio, si radunarono nella sala pubblica di Nakanoshima per ascoltare lui e il presidente Toda. Alcuni di loro non trovarono posto nella sala e nonostante la pioggia scrosciante rimasero ad ascoltare dagli altoparlanti esterni, con gli ombrelli aperti. Molti anni dopo, durante i fatti del ’79, quando Ikeda fu costretto alle dimissioni, i membri del Kansai continuarono a considerarlo il loro maestro. La sala di Nakanoshima ancora esiste, è un monumento pubblico per Osaka e la foto dei delegati SGI, fatta a cinquantadue anni di distanza, sembra voler indicare che le attività di tutto il mondo ripartono dallo spirito del Kansai. Quelli che ho appena citato sono i fatti e lo spirito che a Osaka raccontano persino le pietre dei Centri culturali e che vengono tramandati di generazione in generazione affinché questo patrimonio non vada perduto. Oggi nella zona praticano circa due milioni di famiglie, le loro attività sono sempre caratterizzate da stretti legami interpersonali, e ogni problema viene affrontato e risolto sulla base di una assoluta convinzione nel potere del Gohonzon come a voler provare quello che lo stesso presidente Toda aveva dichiarato nel 1956: «Sono venuto a Osaka per cancellare le parole malattia e povertà». [Per la storia del Kansai, cfr. NR, 315, 12 e NR, 317, 14].

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Affrontare l’emergenza della crisi

Ecco alcuni punti salienti emersi durante la riunione generale con Shigeo Hasegawa, vice presidente della Soka Gakkai. La “ricetta” per affrontare e superare la crisi economica è da ricercarsi nella convinzione del cuore

Il mondo è afflitto da una gravissima crisi economica e sono sicuro che tutti voi state lottando per affrontare questo momento difficile. Quando il presidente Ikeda ha ricevuto il resoconto dei responsabili islandesi sul crollo dell’economia che aveva travolto il loro paese, ha risposto con un messaggio di sostegno: «Il Daishonin afferma che “quando accade un grande male, seguirà un grande bene” e che “la sfortuna sarà trasformata in fortuna”. Siate certi che io e mia moglie stiamo pregando con tutti noi stessi affinché ognuno di voi, senza alcuna distinzione, possa trasformare il negativo in positivo, cambiando il veleno in medicina».
È un messaggio di incoraggiamento a lottare nonostante questa crisi. La lotta della SGI è vincere attraverso questo spirito indomito di non lasciarsi sconfiggere. Con questo spirito dovremmo affrontare di petto la tempesta, perché chi vive in questa epoca non dovrebbe semplicemente vivere, ma dare valore alle nostre vite, infondendo coraggio e speranza nel cuore della gente. Per esempio, possiamo incoraggiare le persone con parole del tipo: «Non ti preoccupare, recitiamo Daimoku insieme, e insieme riusciremo sicuramente a vincere!». Magari sarà proprio l’Islanda la prima nazione a uscire dalla crisi diventando un esempio per gli altri paesi.
Il presidente Ikeda ripete spesso che non esistono difficoltà che non possano essere superate, l’importante è crederci davvero. Dobbiamo pregare per qualsiasi problema perché la fede, la forza di credere, è in grado di aprire ogni porta. Noi abbiamo il Gohonzon, abbiamo il maestro e abbiamo dei meravigliosi compagni di fede che sono Bodhisattva della Terra. Ora è il momento che ognuno di voi diventi come un “sole di vittoria” e un “faro di speranza”. Dobbiamo essere convinti nel nostro cuore, è lì che si decide tutto.
Non arrendiamoci mai e crediamo veramente nel fatto di essere in grado di diventare felici e aiutare le persone a diventarlo, utilizzando la nostra voce per incoraggiare gli altri, visto che la «voce svolge il lavoro del Budda». Con il suo slogan “Yes, we can”, il presidente statunitense Obama è riuscito a infondere speranza e a incoraggiare la gente a credere che è possibile cambiare. Con la voce, con parole che nascono dalla fede, possiamo infondere speranza e coraggio che nascono dalla compassione dei bodhisattva. Il compito dei membri della SGI è proprio quello di trasmettere speranza e coraggio, sconfiggendo la paura.
Il fondamento di Nichiren Daishonin è la fede che si basa sulla relazione fra maestro e discepolo. Solo con questo tipo di fede possiamo risvegliare il potere del Buddismo e della Legge, allora si manifesta questa forza in noi che è speranza, coraggio, saggezza e felicità.

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Un motto per il futuro

L’arrivo nel Kansai è stata un’esperienza eccezionale e rigeneratrice. Ne avevo sempre sentito parlare ma per la prima volta toccavo con mano la loro allegria. Tutte le persone incontrate, dai membri ai responsabili, erano espansive, calorose, dalla battuta pronta e informali, rapidi sia nelle azioni che nelle comunicazioni e soprattutto si percepiva il legame fortissimo con sensei. La loro forza è “non arrendersi mai e creare una forte unità”. Uno degli slogan dei membri del Kansai è “Non perdere mai”. Ho deciso che da ora in poi questo sarà il motto della mia vita, come se avessi sensei che da dietro le spalle me lo ripete costantemente!
Valeria Venturi

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Pensando ai giovani

Al termine del suo discorso, prima di recitare Daimoku con noi, sensei ci ha invitato a pensare ai nostri scopi. Ho guardato dentro di me e ho stabilito i miei obiettivi. Ho sentito che la necessità fondamentale era “saldare” definitivamente la mia vita al maestro, per l’eternità. Poi ho pensato ai miei nipoti, al mondo giovanile e ho capito che ora la missione è far crescere dei giovani leader, autentici e coraggiosi, che guideranno il futuro di kosen-rufu. Sono felice di accompagnare il mio maestro in tutte le esistenze e in tutte le terre dell’universo!

Marita Bombardieri

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