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«Non essere mai sconfitto» - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 10:32

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«Non essere mai sconfitto»

Grazie al Buddismo, Leonardo sta vincendo le sue paure diventando il sole della sua famiglia

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Grazie al Buddismo, Leonardo sta vincendo le sue paure diventando il sole della sua famiglia

I miei genitori hanno cominciato a praticare il Buddismo venticinque anni fa.
A me e mia sorella hanno lasciato libertà di religione. Mia sorella infatti si è battezzata due anni fa, io invece da quando sono piccolo pratico il Buddismo perché da sempre mi rende felice.
Mio padre, di origini marocchine, seguendo il desiderio della madre che in punto di morte gli chiese di praticare l’Islam, smise di praticare sei anni fa. Quattro anni fa mia madre vide peggiorare la sua malattia, la bulimia, e purtroppo anche lei smise di praticare. Io comunque ho continuato a praticare il Buddismo con l’obiettivo che mia madre guarisse e che mio padre ricominciasse a praticare.
Un anno fa ho scoperto di avere dei disturbi nell’apprendimento. Prima di allora mi sentivo stupido perché non riuscivo a capire le lezioni e passavo per quello che non si impegna al massimo. Lo stesso anno avrei dovuto superare gli esami di terza media, una cosa che pensavo impossibile viste le mie difficoltà. Così recitai tanto Daimoku per riuscire a vincere le mie paure. Grazie al sostegno dei compagni di fede sono riuscito a passare gli esami con la sufficienza e voti alti nelle lingue. È stata una vittoria che ha aperto la strada a molte altre.
Dopo gli esami, per motivi economici, abbiamo dovuto traslocare. Scoprii che il nuovo gruppo in cui frequentavo gli zadankai era stato fondato dai miei genitori vent’anni prima.
Così proposi a mia madre di accompagnarmi e lei accettò: un’altra grande vittoria perché da quel giorno ha ricominciato a praticare.
Un mese dopo essere tornata nel gruppo fu chiamata da una clinica specializzata in disturbi alimentari: finalmente poteva curarsi e venne ricoverata per sei mesi.
A novembre 2018 sono diventato membro della famiglia Soka. Pochi giorni dopo ho ricevuto la risposta di Sensei a una mia lettera: mi inviava affettuosi saluti insieme a un regalo.
Sono andato con mio padre al Centro culturale per riceverlo: si trattava di una cartellina con una foto scattata da Sensei e una sua poesia, che recita così: «Non essere mai sconfitto. / Prego ancora che i miei preziosi amici / godano di una forza indomabile / e di una vittoria gioiosa».
Mi è arrivata dritta al cuore e mi ha fatto pensare a quanto è bello e importante avere un maestro per tutta la vita. Mentre tornavamo a casa ho chiesto a mio padre perché aveva smesso di praticare, lui mi ha risposto di non aver mai abbandonato la fede, che aveva smesso dopo la richiesta della madre ma che non avrebbe avuto problemi a praticare con me. Mi veniva da piangere. Nei giorni seguenti ho fatto Gongyo e Daimoku con lui, un’emozione che non provavo da sei anni.
Dopo qualche mese papà ha ricominciato a praticare costantemente con me e mia mamma, tornata dalla clinica. Un’altra vittoria assoluta.
Nel frattempo ho iniziato le scuole superiori e ho passato il primo anno senza debiti!
Mi sto impegnando nel partecipare a manifestazioni e assemblee studentesche riguardanti i diritti umani. Sono convinto che noi giovani abbiamo un potenziale enorme, che possiamo cambiare il futuro affinché ogni persona sia felice, portando valori di umanità e pace.

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