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Non esiste un muro insuperabile - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 14:48

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Non esiste un muro insuperabile

Leonardo Duricic ripercorre le tappe più significative dello sviluppo del Buddismo in Germania. Parla del crollo del Muro di Berlino, dell’impegno per kosen-rufu nell’Europa dell’Est e dei suoi incontri con Ikeda, sottolineando il potere che può avere un solo grande abbraccio

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Leonardo Duricic ripercorre le tappe più significative dello sviluppo del Buddismo in Germania. Parla del crollo del Muro di Berlino, dell’impegno per kosen-rufu nell’Europa dell’Est e dei suoi incontri con Ikeda, sottolineando il potere che può avere un solo grande abbraccio

Milioni di persone guardarono e applaudirono la caduta del Muro di Berlino nel novembre del 1989. Vedere le persone della Germania dell’Est e dell’Ovest riunite, abbracciarsi e versare lacrime di gioia, è stato uno dei momenti più commoventi della storia recente. I membri della SGI tedesca erano felicissimi e anche il presidente Ikeda lo aveva desiderato fortemente.
L’8 ottobre del 1961, quando Ikeda visitò Berlino e recitò Daimoku davanti al muro appena costrui­to disse: «Sono certo che tra trent’anni il Muro di Berlino non ci sarà più». Questo è accaduto ventotto anni dopo.
Senza che altri ne fossero a conoscenza, aveva pregato sinceramente per la riunificazione della Germania e per il benessere dei tedeschi. E aveva deciso che avrebbe fatto tutto il possibile per realizzare questi scopi. È un leader veramente straordinario.
Ikeda ha visitato la Germania in diverse occasioni nel corso degli anni. Era sempre estremamente gentile e premuroso con tutti quelli che incontrava e faceva il massimo per incoraggiarli, profondamente convinto che la vera pace non può essere realizzata senza considerare la felicità di ogni individuo.
Oggi la SGI tedesca ha una sede centrale nella ex Germania dell’Est, dove in passato non c’era neppure un membro.
Durante una cena tenutasi a Francoforte nel giugno del 1992, il presidente Ikeda passava tra i tavoli per salutare tutti i membri presenti. Quando giunse al mio tavolo, si fermò dietro di me e mi abbracciò calorosamente dicendomi: «Per favore, abbi cura della tua salute». Questo gesto mi commosse profondamente.
Quando avevo quattro anni, mio padre morì lasciando me e mia madre soli. Nel 1965, quando avevo undici anni, fuggimmo dalla Croazia, il mio paese natale, dirigendoci in Italia dove siamo vissuti in un campo per rifugiati. Fu un periodo di grande sofferenza e povertà. Nell’aprile 1966 siamo emigrati negli Stati Uniti dove ho incontrato il Buddismo.
Ikeda mi ha dimostrato l’enorme valore che può avere un abbraccio caloroso. Era come se il suo abbraccio mi avesse trasmesso quella fiducia e premura paterna che io avevo ricercato da sempre. Sentivo che il presidente Ikeda era per me come un padre. In quel momento, decisi di avanzare sempre al suo fianco, qualsiasi cosa fosse accaduta. Il mio voto di impegnarmi per kosen-rufu divenne più forte che mai.
Da allora, come responsabile uomini della SGI tedesca e vice presidente della SGI europea, mi sono sforzato di allargare il nostro movimento e di sostenere i paesi dell’Europa dell’Est.
Nel marzo 2010, ho potuto incontrare nuovamente Daisaku Ikeda durante una riunione nella sede centrale della Soka Gakkai a Tokyo. Gli ero seduto abbastanza vicino e lo guardavo mentre ci parlava e ci consigliava. In questa occasione, mi incoraggiò di nuovo, dicendomi: «Mi piace il tuo sorriso. Non lo dimenticherò mai». Riuscii a stento a trattenere le lacrime.
Il presidente Ikeda ha portato pace e felicità in Germania e ci ha insegnato che non esiste muro che non possa essere superato se perseveriamo con coraggio nella nostra pratica buddista.

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