Uno dei principali motivi all’origine della religione è la ricerca dell’eternità, attraverso cui l’essere umano è in grado di superare la profonda sofferenza causata dal fatto che la vita è breve e limitata.
È la concezione dell’eternità adottata da una data religione a determinare se la spiritualità dell’essere umano venga elevata o meno.
Secondo il Buddismo di Nichiren Daishonin, la “vita” è la condizione manifesta che nasce dall’universo e prende forma come vita individuale. La “morte” è la condizione di latenza, in cui l’energia è dormiente nell’universo. La vita è un ripetersi eterno di queste due condizioni di vita e morte.
Con l’aumentare delle esperienze di fede relative alla vita e alla morte, riusciremo a percepire chiaramente questa visione della vita eterna.
Inoltre, la comprenderemo ancora di più nel momento in cui ci dedicheremo fino in fondo a kosen-rufu basandoci sul legame di maestro e discepolo.
Il Budda è un essere umano che continua a impegnarsi per l’eternità
Nel Sutra del Loto viene dichiarato che il Budda, pur avendo raggiunto l’Illuminazione nell’infinito passato, fa ritorno nel nostro mondo per aiutare tutte le persone a raggiungere a loro volta l’Illuminazione. In altre parole, Il Budda è un essere umano che continua a impegnarsi per l’eternità.
Il maestro Ikeda chiarisce che «non si tratta di una visione pessimistica del ciclo di nascita e morte, in cui si trasmigra da un’esistenza tetra e disperata all’altra, come a volte si intende nella teoria della reincarnazione. Il Buddismo di Nichiren Daishonin insegna che noi possiamo conseguire uno stato di completa e totale libertà attraverso le tre esistenze godendo di pace e serenità assoluta che niente può distruggere» (BS, 190, 49).
Ciò che fino a ora era un ciclo di vita e morte vissuto con illusione e sofferenza, si trasforma in un ciclo di vita e morte pervaso da una condizione vitale di assoluta felicità e libertà.
Questa è la trasformazione del karma.
La vita è gioia, la morte è gioia
Nel primo capitolo del volume 24 de La nuova rivoluzione umana, intitolato “Ode alle madri”, vi è una scena in cui Shin’ichi Yamamoto parla a sua madre, costretta a letto dalla malattia:
«”Così come ci assicura il Daishonin, non c’è da avere paura quando si muore. Siamo in grado di raggiungere uno stato di completa libertà dopo la morte, come un grande uccello che vola in alto e che leggiadro attraversa i cieli”.
Distesa a letto, Sachi annuì, con gli occhi che risplendevano mentre ascoltava il figlio.
Era la prima volta, e sarebbe stata anche l’ultima, che Shin’ichi teneva una lezione di Buddismo a sua madre.
Anche se le condizioni di Sachi non erano più critiche, Shin’ichi sentiva che non le restava molto da vivere. Ecco perché aveva voluto cogliere quell’occasione per parlarle della prospettiva buddista di vita e di morte.
“Mamma, il Daishonin parla anche di chi resta saldo nella fede e nella pratica: “Finché era in vita egli era un Budda vivente e ora è un Budda defunto. Si è Budda sia nella vita sia nella morte. Questa è la profonda dottrina del conseguimento della Buddità nella forma presente” (RSND, 1, 403). Coloro che lottano instancabilmente per kosen-rufu sono Budda nella vita e sono in grado di vivere le loro giornate piene di gioia, senza venire sconfitti da qualsivoglia difficoltà possano incontrare. E dopo la morte, saranno Budda anche nella morte. Questo è il grande insegnamento del conseguimento della Buddità nella forma presente.
La vita è gioia e la morte è gioia. Possiamo sperimentare l’eternità con la gioia più assoluta. Recita Daimoku fino alla fine, facendo risplendere la tua vita come un sole magnifico che permea tutto di riflessi dorati. Le madri Soka, che vivono come emissari del Budda, saranno sempre una sola cosa con il sole della vittoria e della felicità, in tutte e tre le esistenze”.
Quando Shin’ichi finì di parlare, prese la mano della madre, e lei gliela strinse con forza, come per esprimere la sua determinazione» (NRU, 24, 41).
Sensei ha anche scritto: «Quando recitiamo Daimoku davanti al Gohonzon, possiamo dialogare liberamente nel nostro cuore sia con i nostri familiari defunti sia con gli amici che hanno dedicato la loro vita a kosen-rufu. La vita e la morte non sono separate: i legami familiari e i legami tra compagni di fede, uniti dalla Legge mistica, continuano nelle tre esistenze di passato, presente e futuro».
La visione della vita e della morte esposta dal Buddismo dà speranza alle persone. È una visione costruttiva, dinamica e aperta. Essa riesce a infondere coraggio verso il futuro vitalizzando l’esistenza, ed esorta tutti ad adempiere alla propria missione. È una visione di vita e morte che equivale alle quattro virtù di eternità, felicità, vero io e purezza.
Ed è il fondamento del forte spirito dei Bodhisattva della Terra che agiscono per la felicità delle persone comuni. Alla radice di questa visione di vita e morte c’è la relazione di maestro e discepolo che trascende le tre esistenze di passato, presente e futuro.
Il legame eterno tra maestro e discepolo
Nichiren Daishonin scrive: «Il sutra afferma: “Le persone che avevano udito la Legge dimorano in varie terre del Budda, rinascendo di continuo insieme ai loro maestri” e “Se una persona sta vicino ai maestri della Legge, conseguirà rapidamente la via del bodhisattva. Se studia seguendo questi maestri, vedrà Budda in numero pari alle sabbie del Gange”» (RSND, 1, 664). Il legame tra maestro e discepolo non si limita all’esistenza presente, ma è eterno e trascende le tre esistenze di passato, presente e futuro. Maestro e discepolo condividono dal remoto passato il voto di propagare la Legge mistica.
E in virtù di questo voto si lanciano coraggiosamente nella difficile realtà del nostro mondo. Grazie agli sforzi instancabili di trasmettere il Buddismo e incoraggiare gli altri, creano una rete di persone fondata sul rispetto per tutti.
La relazione maestro-discepolo si forma attraverso un legame in cui si è connessi dallo stesso spirito e si è dediti allo stesso scopo. È un legame che viene determinato dalla consapevolezza del discepolo.
La non dualità di maestro e discepolo è la base fondamentale per i membri della Soka Gakkai.
Come è scritto nel Gosho: «Se hai la stessa mente di Nichiren, devi essere un Bodhisattva della Terra» (RSND, 1, 341), una persona che fa proprio il grande voto del Daishonin e si alza in perfetta unità con il maestro è un Bodhisattva della Terra.
Proprio perché abbracciamo la missione dei Bodhisattva della Terra siamo in grado di recitare Nam-myoho-renge-kyo. E proprio perché si tratta del Daimoku basato sul voto di realizzare kosen-rufu siamo in grado di realizzare la felicità nostra e degli altri. Grazie a questa pratica per sé e per gli altri possiamo realizzare la nostra rivoluzione umana e agire per il bene delle persone.
Ciò che inizialmente era una preghiera per se stessi si svilupperà naturalmente in una preghiera basata sullo stesso voto del maestro.
Possiamo arrivare a comprendere l’eternità della vita ricercando sinceramente il nostro maestro e dedicandoci alla missione di kosen-rufu. Questa è la profonda consapevolezza che i membri della Soka Gakkai di tutto il mondo hanno raggiunto dedicandosi a kosen-rufu.
È iniziata un’epoca in cui in tutto il globo si è diffusa una profonda comprensione del principio di “rinascere di continuo insieme al proprio maestro”.
Condividendo questo spirito con i nostri compagni di ogni luogo, lavoriamo insieme in salda unità e continuiamo l’eterno viaggio di maestro e discepolo verso la costruzione di un’epoca di pace a cui aspira tutta l’umanità!