Il principio buddista della non dualità di corpo e mente (in giapponese shiki shin funi) significa che il corpo e la mente sono inseparabili. Shiki indica i fenomeni fisici, compreso il corpo umano, shin i fenomeni spirituali, compresa la mente, le emozioni, la volontà. Funi (contrazione di nini funi: due ma non due) indica la loro inseparabilità
Il principio di “non dualità di corpo e mente” spiega che per il Buddismo la vita è un’unità indissolubile di aspetti fisici e spirituali. Ogni fenomeno, materiale o spirituale, visibile o invisibile, è manifestazione della Legge fondamentale, Nam-myoho-renge-kyo.
Essenzialmente il Buddismo vede gli aspetti fisici e spirituali come manifestazioni della stessa forza vitale inerente all’universo.
Nell’essere umano la Legge della vita si manifesta attraverso i due aspetti del corpo e della mente. L’interrelazione profonda intuita dal Buddismo è confermata oggi anche dalla fisiologia, dalla psicologia e da altre branche della scienza.
Come scrive il Daishonin: «Mutua inclusione tra un singolo istante di vita e tutti i fenomeni significa che la vita in ogni singolo istante abbraccia il corpo e la mente, l’io e l’ambiente di tutti gli esseri senzienti dei dieci mondi e anche di tutti gli esseri insenzienti dei tremila regni: le piante, il cielo e la terra, fino al più piccolo granello di polvere. La vita in ogni singolo istante permea l’intero regno dei fenomeni e si manifesta in ognuno di essi» (RSND, 1, 3).
La salute e la felicità interessano sia l’aspetto fisico sia quello spirituale. Ad esempio, lo stato d’animo di una persona si rivela nel suo aspetto fisico: il vissuto interiore di qualcuno che si trovi in uno stato gioioso si può leggere nel suo viso, o anche nella sua andatura. Allo stesso modo un portamento sofferente e il viso teso di una persona comunicano il suo tormento interiore.
La condizione vitale influisce anche sul funzionamento del corpo. Lo stress mentale o psicologico è stato collegato a una vasta gamma di malattie.
La depressione e la disperazione abbassano la resistenza dell’organismo, rendendoci vulnerabili a tutta una serie di malanni. D’altra parte, la determinazione a superare la malattia può “guidare” i nostri organi e persino le singole cellule verso la guarigione.
«Quando la nostra determinazione cambia – scrive Daisaku Ikeda – tutto comincerà a muoversi nella direzione che desideriamo. Nel momento in cui decidiamo di essere vittoriosi, ogni nervo e fibra nel nostro essere si dirigerà immediatamente verso il nostro successo. Se invece pensiamo che “non ce la faremo mai” allora in quell’istante, ogni nostra cellula sarà come svuotata e soccomberà» (Giorno per giorno, esperia, 20 settembre).